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9/5/2024 Diocesi di Verona - Inventario dei beni culturali immobili
Palazzo Vescovile <Verona>
Data ultima modifica: 24/05/2019, Data creazione: 8/3/2011


Tipologia e qualificazione palazzo vescovile


Denominazione Palazzo Vescovile


Altre denominazioni Palazzo del Vescovado;Vescovado


Ambito culturale (ruolo)  architettura altomedievale (origini e costruzione)
architettura romanica (ricostruzione )
architettura romanica (ricostruzione )
architettura romanica (cappella di S. Zeno, costruzione)
architettura gotica (ampliamento e rinnovamento )
architettura gotica (prospetto ovest, soprelevazione)
architettura rinascimentale (ampliamento e rinnovamento )
architettura rinascimentale e barocca (Sala dei Vescovi recenti, costruzione)
architettura tardo-rinascimentale (loggia orientale, costruzione)
architettura contemporanea (restauro)



Notizie storiche  III sec. - IX sec. (origini e costruzione intero bene )
La primitiva sede del cristianesimo veronese si organizzò fuori le mura cittadine, presso il sepolcreto romano lungo la Via Gallica, sul quale sorsero le chiese di S. Procolo e S. Zeno. Successivamente, almeno fino all'VIII sec. la chiesa di S. Stefano (anch'essa "extra moenia"), ricoprì il ruolo di cattedrale. Sul finire dell'VIII sec. la sede episcopale fu definitivamente stabilita presso la chiesa di S. Maria Matricolare "intra moenia". Si ritiene pertanto che il primo vescovo a trasferire la propria residenza presso il luogo attuale (e ad essere seppellito presso la chiesa di S. Maria Matricolare) fu Annone (750-780). In età carolingia (IX sec.) il palazzo vescovile era chiamato "Domuns Sancti Zenonis".
X sec. - XI sec. (ricostruzione intero bene )
Da alcune lettere del vescovo di Verona Raterio (931-968) si evince che nel 965 la "Domus Sancti Zenonis" fu saccheggiata. Successivamente, tra la fine del X e l'XI sec. l'edificio fu restaurato e rinnovato.
1117 - 1117 post (ricostruzione intero bene )
Nel 1117 l'edificio fu gravemente lesionato da un violento terremoto. Successivamente fu integralmente riedificato e rinnovato in forme romaniche. Appartiene a tale fase costruttiva il massiccio torrione edificato in conci squadrati di tufo faccia a vista, originariamente utilizzata come struttura difensiva e carcere.
1172 - 1172 (costruzione cappella di S. Zeno)
Nel 1172, prima che la città di Verona fosse "combusta" da un violento incendio, il vescovo Ognibene (1157-1185) fece costruire all'interno della torre una cappella dedicata a S. Zeno. L'evento è ricordato da una lapide murata sulla parete occidentale della torre, il cui testo recita: "AD MCLXXII OM(N)E BONUM VERONENSIS EP(ISCOPU)S HOC FECIT FIERI OPUS AD HONORE (M) DEI ET EODE (M) ANNO VII DIE INTRANTE IULIO COMBUSTA EST CIVITATIS VERON(A)E".
XIII sec. - XIII sec. (ampliamento e rinnovamento intero bene )
Nel corso del XII sec. il complesso fu ampliato con la costruzione di due nuovi corpi di fabbrica, uno a nord ed uno a ovest.
XIII sec. - XIV sec. (soprelevazione prospetto ovest)
Tra la fine del XIII ed i primi anni del XIV sec. il prospetto ovest fu sopraelevato alla quota attuale (in corsi alternati di tufo e cotto).
XV sec. - XV sec. (ampliamento e rinnovamento intero bene )
Nel corso del XV sec., grazie all'opera innovatrice dei vescovi Ermolao Barbaro (1453-1471) e Giovanni Michiel (1471-1503) il complesso fu ampliato e rinnovato. Il Barbaro sopraelevò e decorò il corpo centrale del palazzo e il torrione romanico dotandolo di merlature (ricavando all'interno tre prigioni, due sopra l'oratorio di S. Zeno ed una al pian terreno), fece edificare le scuderie, la loggia che collega l'abitazione del Vescovo al battistero di S. Giovanni in Fonte e la Sagrestia dei Cappellani del Duomo, il Salone dei Vescovi (nel 1566 Domenico Brusasorzi vi affrescò 101 vescovi veronesi, da S. Euprepio a Sebastiano Pisani I), la loggia a due piani sull'Adige (prospetto nord) e principiò la loggia a ridosso dell'ingresso. Il Michiel completò e fece decorare ad affresco la loggia porticata (furono riutilizzate colonne e capitelli provenienti dalla cattedrale romanica) e rinnovò la facciata ed il portale d'ingresso nelle forme attuali.
XVI sec. - XIX sec. (costruzione Sala dei Vescovi recenti o della Memoria)
Tra la fine del XVI sec. ed i primi anni del XIX sec. fu realizzata e decorata la Sala dei Vescovi recenti o della Memoria, adiacente al Salone dei Vescovi.
XVII sec. - XVII sec. (costruzione loggia orientale)
Nel XVII sec. la loggia orientale fu rinnovata nelle forme attuali.
XIX sec. - 2006 (restauro intero bene )
Il XIX sec. fu un secolo di degrado per il Vescovado, dismesso ed ammalorato in alcune delle sue parti. Nel XX sec. i vescovi Girolamo Cardinale (1923-1954) e Giovanni Urbani (1955-1958), principiarono il restauro del complesso con il ripristino di alcuni spazi interni e la pulitura delle decorazioni ad affresco. Tra il 1958 ed il 1978 il vescovo Giuseppe Carraro ripristinò l'antico profilo della loggia occidentale e rimodernò il salone d'ingresso al primo piano e restaurò il lato nord-est. Tra il 1978 ed il 1992 il vescovo Giuseppe Amari rifece le coperture e restaurò gli ambienti del primo piano. Nell'ultimo ventennio il palazzo ha beneficiato di un complesso ed organico intervento di restauro. I lavori si sono conclusi nel 2006.



Descrizione  La primitiva sede del cristianesimo veronese si organizzò fuori le mura cittadine, presso il sepolcreto romano lungo la Via Gallica, sul quale sorsero le chiese di S. Procolo e S. Zeno. Successivamente, almeno fino all'VIII sec. la chiesa di S. Stefano (anch'essa "extra moenia"), ricoprì il ruolo di cattedrale. Sul finire dell'VIII sec. la sede episcopale fu definitivamente stabilita presso la chiesa di S. Maria Matricolare "intra moenia". Si ritiene pertanto che il primo vescovo a trasferire la propria residenza presso il luogo attuale (e ad essere seppellito presso la chiesa di S. Maria Matricolare) fu Annone (750-780). In età carolingia (IX sec.) il palazzo vescovile era chiamato "Domuns Sancti Zenonis". Nel corso dei secoli il complesso ha subito ampliamenti, manomissioni, distruzioni e ricostruzioni che lo hanno portato all'attuale armoniosa configurazione. Importante è stata l'opera innovatrice ed edificatoria dei vescovi Ermolao Barbaro (1453-1471), Giovanni Michiel (1471-1503), Agostino Valier (1565-1606) e Innocenzo Liruti (1807-1827). Vi hanno soggiornato illustri ospiti come i papi Lucio III, Urbano II e più recentemente Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, S. Carlo Borromeo e gli imperatori Federico Barbarossa, Federico II, Federico III, l'imperatore di Gerusalemme Balduino e altre personalità. Negli ultimi trent'anni il complesso ha beneficiato di un organico intervento di restauro conclusosi nel 2006. Il piazzale antistante il complesso è chiuso a meridione da un muro coronato da una merlatura veneziana, al centro del quale si apre il portale d'ingresso. Il palazzo del Vescovado si sviluppa sul lato orientale del complesso architettonico della chiesa cattedrale di Verona con il battistero di S. Giovanni in Fonte e la chiesa di S. Elena, prospetta con il fronte principale meridionale verso piazza Vescovado, ed è delimitato sul lato opposto dalla sponda del fiume Adige. Si compone di un aggregato edilizio che occupa un’area di sedime a sviluppo planimetrico pressoché trapezoidale, che si svolge attorno ad un ampio cortile centrale. Il lato settentrionale è occupato dal corpo di fabbrica principale, articolato su tre piani fuori terra, caratterizzato sul fronte meridionale prospiciente il cortile d’onore dalla presenza del torrione romanico centrale in blocchi di tufo, da due arconi romanici a piano terra, porte-finestre e bifore trilobate in stile veneziano e finestre rettangolari con contorni in marmo rosso Verona modanato, ornate con gli stemmi vescovili; il prospetto, coronato da un cornicione dipinto, è impreziosito da ampi lacerti di una vivace decorazione policroma; l’impronta veneziana contraddistingue anche il corpo edilizio centrale del prospetto verso l’Adige, con intonacatura “a regalzier” che simula un paramento in laterizio a vista, e la serie di finestre e trifore trilobate del primo e del secondo piano. Il loggiato di ingresso, nel suo prospetto rivolto verso il cortile, presenta al livello inferiore un colonnato costituito da colonne e capitelli scolpiti recuperati dall’antica Cattedrale romanica; il registro superiore, scandito da sette finestre trilobate in stile gotico veneziano, presenta una decorazione a tutto campo in cui si ripetono i simboli ed i colori cardinalizi del vescovo Michiel. Il lato orientale del cortile d’onore è chiuso da una doppia loggia quattrocentesca, il cui registro inferiore è ritmato da cinque archeggiature con trattamento a bugnato liscio; la loggia del piano superiore, con balaustra, è scandita da colonne ioniche che inquadrano archi a tutto sesto. Gli ambienti principali della residenza vescovile, collocati al primo ed al secondo piano del palazzo settentrionale sono ornati con pregevoli decorazioni parietali ad affresco, presentano solai lignei con travature a vista o con controsoffittature finemente lavorate e decorate; le pavimentazioni sono realizzate in marmi policromi, in cotto, in seminato alla veneziana o con rivestimento ligneo intarsiato.

Pianta
Il palazzo del Vescovado si sviluppa sul lato orientale del complesso architettonico costituito della chiesa cattedrale di Verona, con il battistero di S. Giovanni in Fonte e la chiesa di S. Elena, prospetta con il fronte principale meridionale verso piazza Vescovado, ed è delimitato sul lato opposto dalla sponda del fiume Adige verso cui affacciano gli ambienti principali della residenza vescovile. Si compone di un aggregato edilizio che occupa un’area di sedime a sviluppo planimetrico pressoché trapezoidale, che si svolge attorno ad un ampio cortile centrale; il lato settentrionale è occupato dal corpo di fabbrica principale, articolato su tre piani fuori terra, corrispondente al primo nucleo abitativo della sede vescovile romanica, ampliato nel corso del tempo; il lato opposto è chiuso dalla quattrocentesca loggia d’ingresso in cui si apre il portale d’accesso; il lato orientale del cortile d’onore è delimitato dalla doppia loggia sanmicheliana, mentre sul lato opposto una ridotta struttura porticata mette in collegamento il palazzo nord con la chiesa di S. Giovanni in Fonte. Gli ambienti principali della residenza vescovile si collocano al primo ed al secondo piano del palazzo settentrionale, raggiungibili dallo scalone principale al quale si accede dall’atrio d’ingresso a pian terreno, a lato dell’antica torretta centrale.
Facciata
Facciata continua, di forma rettangolare, coronata sommitalmente da una merlatura alla veneziana. Orientamento a meridione. Nelle due ali laterali, più basse ed estese, si aprono finestre di forma rettangolare coronate da un timpano curvilineo. La porzione centrale, più alta rispetto alle laterali, è caratterizzata dal monumentale portale d'ingresso in marmi bianchi e azzurri, forse opera della bottega veneziana dei Buora. Due coppie di colonne con capitelli corinzi poggiano su alte zoccolature (recanti le seguenti iscrizioni: "PROBIS IMPROBISQUE PAR ADITUS DISPAR EXITUS") e reggono la trabeazione sulla quale si imposta un grande timpano curvilineo. Al centro della lunetta del timpano troneggia una "Madonna con Bambino". Completano il portale tre statue raffiguranti i SS. Pietro e Paolo (a lato) e S. Michele (in alto). L'Arcangelo, il cui nome allude al cognome del vescovo Michiel, che commissionò l'opera nel 1502, reca sullo scudo il suo stemma araldico. A sinistra e a destra sono murate l'arme dei Papi Eugenio IV, Condulmer, e Paolo II Barbo, prozio del Michiel.
Strutture di elevazione
Le strutture di elevazione sono realizzate in muratura portante di pietrame misto legato con malta di calce; ciascuno dei corpi di fabbrica costituenti l’aggregato edilizio presenta caratteristiche materiche e tecniche costruttive tipiche dell’epoca di costruzione; le strutture murarie sono costituite da blocchi squadrati in tufo, pietra calcarea e mattoni pieni in laterizio. Sono presenti tiranti metallici di controventatura e irrigidimento. I paramenti murari esterni ed interni presentano un rivestimento ad intonaco a base di calce, e sono interessati da pitture murali e decorazioni ad affresco.
Strutture di orizzontamento e/o voltate
Le strutture di orizzontamento sono costituite da solai lignei con doppia orditura di travature, con sovrapposto assito e listelli coprigiunto, decorate con pitture policrome, ovvero con pregevoli controsoffittature lignee che contraddistinguono in particolare gli ambienti principali della residenza vescovile. Sala dei Vescovi antichi - L’ampio salone è coperto da una controsoffittatura lignea a cassettoni, con raccordo a guscia lungo il perimetro, attribuita all’intagliatore veneziano quattrocentesco Jacopo Maranzone; al centro del soffitto è presente un compasso gotico polilobato in cui è raffigurata la “Vergine con il Bambino”; due ulteriori compassi sono collocati in corrispondenza degli ingressi orientale ed occidentale: il primo con il “Salvador mundi”, il secondo con lo stemma del Vescovo Ermolao Barbaro. Sala dei Vescovi recenti - L’ambiente è sovrastato da un soffitto con profondi lacunari irregolari in cui sono dipinti monocromi delle “Virtù cardinali”, “Angeli con insegne episcopali” e, nel quadrilungo centrale, l’”Allegoria della Verona Fidelis”, opera realizzata dal pittore Agostino Ugolini (1755-1824), su commissione del Vescovo Liruti. Anticamera dei Servitori o Sala Verde, Camera dei Preti o Sala Bianca - Le sale sono coperte da impalcati lignei costituiti da una fitta orditura di travetti poggianti su massicce travature rompitratta che, in corrispondenza dell’innesto nelle murature, poggiano su modeste mensoline modanate in pietra; il soffitto conserva tracce dell’antica decorazione. Camera dell’Udienza o Sala Rossa - Il salone è coperto da un solaio ligneo tripartito con una controsoffittatura finemente intagliata e decorata con una finta cassettonatura policroma risalente al XV sec.
Coperture
I corpi di fabbrica che costituiscono il complesso edilizio del Vescovado presentano coperture a due falde con struttura portante costituita da capriate e travature lignee; orditura secondaria di tipo tradizionale composta da arcarecci e travetti con sovrapposto assito ligneo; manto in coppi di laterizio.
Pavimenti e pavimentazioni
Gli ambienti principali della residenza vescovile presentano pavimentazioni realizzate con lastre di marmi policromi (nembro rosato, marmo rosso Verona), con quadrotte in cotto, in seminato alla veneziana con graniglia di marmi policromi, ovvero con rivestimento ligneo intarsiato.
Prospetti interni
Sala dei Vescovi antichi - La decorazione ad affresco dell’ampio salone fu realizzata nel 1566, per volontà del cardinale Agostino Valier, da Domenico Riccio detto il Brusasorzi, e riproduce una quinta architettonica articolata in due registri che si svolge lungo tutte le pareti: il registro inferiore si configura come un porticato scandito da pilastri dorici composti da paraste scanalate addossate, aperto verso suggestivi paesaggi della campagna veronese, e sovrastato da un loggiato rinascimentale balaustrato, dal quale si affacciano, in una sorta di genealogia episcopale, i centoundici presuli di Verona, da Sant’Euprepio a Sebastiano Pisani I. Sala dei Vescovi recenti - Dedicata nel 1818 dal vescovo Liruti alla continuazione della serie dei vescovi iniziata dal Brusasorzi nella sala attigua, presenta una decorazione neoclassica ideata dal sacerdote Leonardo Manzati, maestro di disegno del Seminario Vescovile. Le pareti sono ritmate da colonne scanalate e coronate da capitelli corinzi in stucco bronzato; nelle specchiature intermedie sono collocati i ritratti degli ultimi Vescovi, a cui si sovrappongono tondi con ritratti di Vescovi dipinti dall’Ugolini. Anticamera dei Servitori o Sala Verde - Le pareti della sala sono interessate da una decorazione ad affresco con busti di Padri della Chiesa tra paraste scanalate con basi e capitelli ionici, a cui si sovrappongono numerosi dipinti di scuola veronese. Camera dei Preti o Sala Bianca - Un fregio dipinto del XVII secolo percorre la sommità delle pareti segnando l’imposta della struttura lignea di orizzontamento; la decorazione raffigura, inseriti all’interno di riquadri architettonici intervallati dallo stemma vescovile, i “Venti” e i “Giochi di bimbi” in paesaggi segnati dall’avvicendarsi delle stagioni e dallo scorrere dei mesi, simbolicamente evocati dai segni zodiacali. Appartamento dei Papi - La sala è stata affrescata per incarico del Vescovo Giovanni Andrea Avogadro (1790-1805), nel 1796, dal pittore paesaggista Andrea Porta (1719-1805), con scene bucoliche di paesaggi lacustri e fluviali, greggi e ruderi, inseriti all’interno di una finta architettura caratterizzata da paraste con capitelli corinzi ed architrave modanato sommitale.
Prospetti esterni
Il corpo edilizio principale che occupa il lato settentrionale del complesso architettonico del Vescovado, è caratterizzato sul fronte meridionale prospiciente il cortile d’onore, dalla presenza del torrione romanico centrale in blocchi di tufo, sopraelevato nel Quattrocento e dotato di merlatura realizzata in mattoni di laterizio. Il prospetto del palazzo posto sul lato destro della torre conserva, al piano terra, due arconi romanici aperti verso l’androne di ingresso per l’accesso al piano nobile; porte-finestre e bifore trilobate in stile veneziano e finestre rettangolari con contorni in marmo rosso Verona modanato, ornate con gli stemmi vescovili, definiscono la composizione geometrica e chiaroscurale del fronte, coronato da un cornicione dipinto sostenuto da finte mensole e percorso da un fregio con festoni di foglie scanditi da medaglioni monocromi con ritratti e rosette; il prospetto è impreziosito da ampi lacerti di una vivace decorazione policroma, e da una canna fumaria con intonacatura “a regalzier”. Il loggiato di ingresso, nel suo prospetto rivolto verso il cortile, presenta al livello inferiore un colonnato costituito da colonne e capitelli scolpiti recuperati dall’antica Cattedrale romanica; il registro superiore, scandito da sette finestre trilobate in stile gotico veneziano e coronato da una cornice modanata in cotto a dentelli sostenuta da una teoria di mensoline, presenta una decorazione a tutto campo in cui si ripetono i simboli ed i colori cardinalizi del vescovo Michiel. Il lato orientale del cortile d’onore è chiuso da una doppia loggia quattrocentesca, il cui registro inferiore è caratterizzato da cinque archeggiature con trattamento a bugnato liscio, e con le chiavi di volta costituite da mascheroni e dallo stemma vescovile; la loggia del piano superiore, con balaustra, è ritmata da colonne ioniche che inquadrano archi a tutto sesto chiusi da vetrate. Il fronte settentrionale, prospiciente la sponda destra del fiume Adige, si caratterizza per l’elegante impronta veneziana del volume edilizio centrale, con il trattamento dell’intonaco “a regalzier” che simula un paramento in laterizio a vista, e la serie di finestre e trifore trilobate del primo e del secondo piano; a sinistra si addossa una torretta scalare cilindrica quattro-cinquecentesca, mentre all’estremità occidentale si apre la loggia sull’Adige a tre ordini.



Adeguamento liturgico  nessuno






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Triveneto
Diocesi di Verona
Vicariato Foraneo di Verona Centro
Diocesi di Verona

Piazza Vescovado, 7 - Verona (VR)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico


Altre immagini
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