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Trento
Trento
palazzo
vescovile
Palazzo Arcivescovile
Arcidiocesi di Trento
Pianta; Facciata; Prospetti; Coperture
nessuno
XVI - XVII(preesistenze intero bene); 1633 - 1640(passaggi di proprietà intero bene); 1793 - 1793(ricostruzione (?) intero bene); 1821 - 1871(passaggi di proprietà intero bene); 1872/06/04 - 1873(ricostruzione intero bene); 1922 - 1922(passaggio di proprietà intero bene); 1929 - 1929(decorazione facciata); 1956 - 1956(sopraelevazione e ristrutturazione intero bene); 1963 - 1966(ristrutturazione intero bene); 1971 - 1971(costruzione immobili intorno); 2006 - 2006(restauro pavimenti); 2016 - 2016(lavori intero bene); 2016 - 2016(progetto di restauro esterno)
Palazzo Arcivescovile
Tipologia e qualificazione palazzo vescovile
Denominazione Palazzo Arcivescovile <Trento>
Altre denominazioni episcopio
Autore (ruolo)
Liberi, Ignazio (progetto)
Oss, Paolo (costruzione)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze trentine (costruzione)
architettura neorinascimentale (costruzione)
Notizie Storiche

XVI - XVII (preesistenze intero bene)

Sul luogo dell'odierno palazzo Arcivescovile sorgeva un edificio tardocinquecentesco o seicentesco appena fuori dalle mura della città, appartenente alla famiglia Peregrini.

1633 - 1640 (passaggi di proprietà intero bene)

Nel 1633 la famiglia Peregrini cedette il palazzo al principe vescovo Carlo Emanuele Madruzzo, da cui passò, pochi anni dopo (entro il 1640), ai signori Particella.

1793  (ricostruzione (?) intero bene)

Secondo la testimonianza di Giangrisostomo Tovazzi, nel 1793 Lodovico Particella stava "rifabbricando il suo palazzo in Fiera" e acquistò alcune vecchie lapidi sepolcrali rimosse dall'antico cimitero in piazza d'Arogno a seguito delle disposizioni del principe vescovo Pietro Vigilio Thun, che aveva ordinato il trasferimento delle salme da tutti i cimiteri cittadini nel camposanto adiacente alla chiesa di San Francesco fuori le mura.

1821 - 1871 (passaggi di proprietà intero bene)

Nel 1821 Lodovico Particella nominò usufruttuario dei suoi beni il fratello Vincenzo, con l'obbligo di trasmetterli agli eventuali figli o, in mancanza di questi, alla sorella Anna e poi a suo figlio Giuseppe de Zorzi. Vincenzo morì senza eredi e le sostanze passarono dunque ai nipoti Giuseppe e Ginevra de Zorzi, sposa del conte Marco Martinengo Cesaresco. Fu lei, nella divisione dei beni fra i due del 18 giugno 1847, ad avere il palazzo in piazza di Fiera, il giardino e la "casa vecchia", probabilmente quella che divenne poi la scuderia e più recentemente il Centro Bernardo Clesio. Morta anch'essa senza eredi nel 1864, lasciò il palazzo in cui aveva vissuto e le sue pertinenze a un pio istituto della città a scelta del vescovo Riccabona, disponendo anche una serie di messe annue da celebrare nella cappella. Il palazzo fu quindi assegnato all'Istituto dei sordomuti, che a sua vota nel 1871 lo cedette per 36500 fiorini ai fratelli Luigi e Giovanni Battista, baroni Ceschi di Santa Croce.

1872/06/04 - 1873 (ricostruzione intero bene)

Già nel 1872 i nuovi proprietari si attivarono per la ricostruzione e l'ampliamento dell'immobile, incaricando del progetto l'architetto Ignazio Liberi, che risulta procuratore dei fratelli Ceschi in una lettera del Municipio di Trento del 4 giugno, che autorizza i lavori e concede l'occupazione parziale di suolo pubblico, con l'obbligo di terminare entro il 1874, rispettando la nuova normativa di sicurezza. Fu l'impresario Paolo Oss a occuparsi del cantiere; nel 1873 si realizzò anche il parco del palazzo.

1922  (passaggio di proprietà intero bene)

Palazzo Ceschi con il suo giardino fu acquistato nella primavera del 1922 dall'amministrazione della Mensa vescovile, vendendo alla Banca Cooperativa di Trento il vecchio episcopio (palazzo de Taxis) in piazza Alessandro Vittoria, e trasferendovi dopo qualche mese e pochi lavori di adattamento la residenza del vescovo e gli uffici di curia.

1929  (decorazione facciata)

Per volere del vescovo Endrici nel 1929 fu apposto alla lunetta della serliana in facciata, al piano nobile del palazzo, un bassorilievo in pietra raffigurante la Madonna con Gesù Bambino.

1956  (sopraelevazione e ristrutturazione intero bene)

Nel 1956, nel corso di una ristrutturazione, venne sopraelevata l'ala sud del palazzo e si realizzò la scala esterna nel giardino.

1963 - 1966 (ristrutturazione intero bene)

Vari altri restauri e adattamenti ebbero luogo nel 1963, in relazione alle nuove esigenze del vescovado e della curia. Qualche anno dopo venne ristrutturato l'edificio di scuderia all'interno del giardino, trasformando il primo piano, originariamente un fienile, in un appartamento per il vicario generale e in altri locali per gli uffici di curia, e adattando il piano terra, in cui già nel 1950 si era ricavata una sala conferenze, a sede del Centro Bernardo Clesio, inaugurato l'8 dicembre 1966.

1971  (costruzione immobili intorno)

Nel 1971, abbattuta la vecchia casa detta "Tricolore" retrostante il giardino, si costruì al suo posto la casa San Vigilio, sede di uffici e residenza di sacerdoti di curia. Verso via San Giovanni Bosco erano nel frattempo sorte le case dette San Giovanni e San Paolo, rispettivamente dall'Amministrazione di casa del Clero e dall'Enaip.

2006  (restauro pavimenti)

Nel corso del 2006 la pavimentazione in legno di acero e noce di alcune stanze dell'appartamento vescovile al primo piano (salone d'ingresso, due uffici a est, studio del vescovo nell'angolo sud-est, stanza privata nell'ala sud) è stata sottoposta a restauro.

2016  (lavori intero bene)

Nella primavera del 2016, in occasione dell'insediamento del nuovo arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, il primo piano del palazzo è stato ritinteggiato e si sono eseguiti altri lavori di manutenzione all'appartamento. Nello stesso periodo è stato installato un impianto anti intrusione di tipo volumetrico, attivabile a settori.

2016  (progetto di restauro esterno)

E' attualmente in fase di progetto il restauro dei prospetti esterni del palazzo.
Descrizione

Posto a chiusura di piazza di Fiera, con pianta a U e orientamento est-ovest, il palazzo Arcivescovile di Trento ospita l'episcopio e parte degli uffici di curia dal 1922, quando fu acquistato dalla Mensa vescovile; in precedenza l'edificio era stato di proprietà dei fratelli Ceschi di Santa Croce, che lo fecero ricostruire in stile neorinascimentale da Paolo Oss, su progetto dell'architetto Ignazio Liberi, tra il 1872 e il 1873, reimpiegando il portale seicentesco dell'edificio preesistente. Presenta un corpo centrale e due ali laterali che si sviluppano all'interno del giardino, di cui quella settentrionale ingloba la cappella dedicata a San Giovanni Battista. La facciata, tripartita da lesene di ordine gigante a conci sovrapposti, presenta un basamento a bugnato rustico, una fascia superiore a bugnato regolare in cui si aprono dieci finestre quadrate, quindi due ordini di finestre rettangolari ornate da un motivo sommitale a conchiglie e rosette e un ultimo ordine di finestre quadrate nel piano attico, separate da mensoloni che sorreggono il cornicione aggettante. Nel settore centrale si apre il grande portale ad arco ribassato, sovrastato da un balcone sorretto da due coppie di colonne tuscaniche, accessibile da una serliana con bassorilievo figurato nella lunetta; il fastigio sommitale è formato da due volute e da uno scudetto centrale. Il prospetto orientale, che dà sul giardino, è caratterizzato dalle due ali simmetriche, ma non identiche, aperte al piano terra da un portico con tre archi a pieno centro su ogni lato e caratterizzate da due coppie di lesene di ordine gigante a conci sovrapposti, simili a quelle in facciata; al centro del corpo principale emerge il volume della scala novecentesca vetrata, di fronte alla quale, nel parco, è presente una fontana circolare. All'interno, attraversato l'atrio d'ingresso, uno scalone nell'ala sud collega il piano terra con il piano nobile, dove è ospitato l'episcopio; al secondo e al terzo piano si trovano invece gli uffici di curia.
Pianta
Pianta a U.
Facciata
Facciata tripartita da lesene di ordine gigante a conci sovrapposti, con basamento a bugnato rustico, fascia superiore a bugnato regolare in cui si aprono dieci finestre quadrate, quindi due ordini di finestre rettangolari ornate da un motivo sommitale a conchiglie e rosette e un ultimo ordine di finestre quadrate nel piano attico, separate da mensoloni che sorreggono il cornicione aggettante. Nel settore centrale si apre il grande portale ad arco ribassato, sovrastato da un balcone sorretto da due coppie di colonne tuscaniche, accessibile da una serliana con bassorilievo figurato nella lunetta; il fastigio sommitale è formato da due volute e da uno scudetto centrale.
Prospetti
I prospetti riprendono la successione degli ordini delle finestre della facciata; un accesso secondario architravato è presente sul fianco nord, mentre un portale a tutto sesto sul fianco sud permette l'ingresso al giardino. Il prospetto orientale è caratterizzato dalle due ali simmetriche, ma non identiche, aperte al piano terra da un portico con tre archi a pieno centro su ogni lato e caratterizzate da due coppie di lesene di ordine gigante a conci sovrapposti, simili a quelle in facciata; al centro del corpo principale emerge il volume della scala novecentesca vetrata, di fronte alla quale, nel parco, è presente una fontana circolare.
Coperture
Tetto a più spioventi coperto da tegole in laterizio; è presente la linea vita.
Adeguamento liturgico

nessuno
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