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Descrizione |
La cattedrale di Guastalla costituisce un fatto architettonico di grande rilevanza, sia sotto l'aspetto espressivo, sia per aver visto implicati nella sua realizzazione Cesare I Gonzaga come committente, l'architetto Francesco Capriani da Volterra come progettista e il cardinale Carlo Borromeo in qualità di consulente liturgico e iconografico. La sua figura si lega indissolubilmente alle vicende costruttive della cattedrale la quale, secondo la storiografia contemporanea, si rivela quasi un prototipo "sperimentale" perfettibile di chiesa controriformistica, una testimonianza dei principi ispiratori originali.
L'architetto toscano giunge a Guastalla nel 1563-64 e vi resta fino alla fine del 1569 o l'inizio del 1570. I lavori di costruzione della cattedrale iniziano soltanto nel 1569 perciò alla sua partenza restano ancora da eseguire la maggior parte delle opere. La chiesa sorge sulla piazza principale della città sulla quale si affacciano anche il Palazzo Gonzaga e il Palazzo della Comunità. La scelta del sito è stata effettuata dal Capriani dopo che era stata verificata l'impossibilità di erigerla nel luogo indicato dall'architetto Giunti circa vent'anni prima. Il Capriani non si limita ad individuare la nuova posizione del tempio, delinea anche un nuovo tracciato viario cui la chiesa viene chiamata a fare da fondale. Su un asse ortogonale localizza la chiesa dei Servi dando così vita ad uno schema cruciforme ai cui vertici, presumibilmente, già prevede il sorgere (come di fatto avverrà) di quattro insediamenti religiosi. Lo spazio interno della cattedrale è stato progettato come spazio unitario. L'unica aula è suddivisa in tre campate, due più ampie e una più stretta centrale. Le cappelle laterali sono intercomunicanti tra di loro attraverso ampie aperture ad arco. Il transetto è sovrastato dalla cupola emisferica decorata con cassettoni realizzati nel 1845 dallo stuccatore Matteo Rusca. Il presbiterio, rialzato di quattro gradini, contiene l'altare monumentale marmoreo del 1783 e, in posizione più avanzata, la mensa con paliotto in argento sbalzato.
La cappella del SS. Sacramento, sul lato ovest, ha una pianta a croce greca con cupoletta e colonne libere di ordine corinzio poste ai vertici del vano quadrato. E' stata realizzata a metà Seicento dall'architetto reggiano Antonio Vasconi che ha trasformato un oratorio preesistente. Nella cappella ha lavorato d'affresco il bolognese Giovan Battista Bolognini. Sono suoi gli angeli e i putti musicanti della cupola e gli Evangelisti nei pennacchi. Il guastallese Antonio Gualdi ha realizzato la pala d'altare raffigurante la chiamata di Pietro e di Andrea. Del progetto del Volterra per la facciata è rimasto inalterato l'impianto architettonico ispirato ai canoni manieristi impostati su un gioco di lesene e cornici, finestre e nicchie in grado di conferire al prospetto una forte plasticità. Il fronte, fiancheggiato da due campanili leggermente arretrati, si sviluppa su tre ordini nella successione di dorico, ionico, composito. Al primo ordine, tre aperture ad arco danno accesso al portico che precede l'ingresso. Nelle ali laterali sono collocate le statue dei santi titolari della chiesa, S. Pietro e S. Paolo. Al centro del secondo ordine, una nicchia contiene il gruppo scultoreo raffigurante la Beata Vergine con il Bambino e i santi Carlo e Francesco. Il coronamento superiore ad edicola con orologio centrale costituisce il terzo ordine. E' stato osservato (Marcucci, 1991, p. 42) che la facciata della cattedrale mostra una ricchezza di forme e materiali non certo comune all'architettura della cittadina e sembra in contrasto con il carattere molto più sintetista delle altre opere progettate dal Volterra a Guastalla (ad esempio il Palazzo Municipale). Una scelta che trova la sua logica se confrontata con quanto indicato dal cardinale Borromeo nelle sue Instructiones (1577) circa l'importanza che va data all'edificio religioso rispetto a quelli civili.
Impianto strutturale |
Da una relazione tecnica redatta nell'anno 2000 in occasione di un progetto di consolidamento e miglioramento antisismico si apprende che le strutture portanti sono prevalentemente in muratura di mattoni pieni con spessore variabile dai 14 ai 47 cm, mentre raggiungono spessori notevolmente più elevati in corrispondenza di muri a sacco, il cui spessore risulta in molti casi di difficile definizione. |
Pianta |
La pianta è ad aula unica suddivisa in tre campate, delle quali due più ampie in corrispondenza delle cappelle laterali, introdotte da arconi, e una più stretta centrale cui corrispondono vani di passaggio con aperture sulla parete di fondo che danno accesso ad un ampio corridoio (lato est) e alla Cappella del SS. Sacramento (lato ovest).
Le cappelle laterali sono intercomunicanti tra di loro attraverso passaggi ad arco. La seicentesca cappella del SS. Sacramento ha una planimetria centrale costituita da un vano quadrato con quattro colonne libere ai vertici e cupola centrale con lanterna. Nella scarsella è posto l'altare. Il transetto poco sporgente, è contenuto nella muratura laterale. Il vano del presbiterio, rialzato di quattro gradini, è più stretto di quello della navata, sebbene in un disegno seicentesco venga rappresentato della stessa ampiezza. Contiene l'altare monumentale marmoreo del 1783 e, in posizione più avanzata, la mensa. Attraverso una porta sul lato destro del presbiterio si accede alla sagrestia. Il coro absidato è profondo e nel suo emiciclo sono collocati gli stalli in noce intagliato.
Gli accessi alla chiesa sono posti sul lato sud (i due laterali sono bussolati) e sono preceduti da un ampio e arioso porticato su pilastri a sua volta aperto sulla piazza antistante grazie a tre alti fornici.
Dimensioni complessive dell'interno: larghezza 16,20 mt, lunghezza 46,00 mt, altezza sotto la volta 15,00 mt. Dimensioni della navata centrale: larghezza 11,00 mt., lunghezza 18,50 mt.
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Interno |
Le fonti riferiscono che il Volterra rimase a Guastalla dal 1563-64 fino alla fine del 1569 o all'inizio del 1570, perciò la chiesa, iniziata nel 1569, è stata realizzata quasi completamente dopo la sua partenza. La composizione della navata ricorda quella del S. Andrea di Mantova. L'edificio albertiano potrebbe essere stato fonte di ispirazione per il Volterra, che con l'architettura mantovana era entrato in contatto durante la sua permanenza a Mantova presso la corte di Cesare Gonzaga prima che questi si trasferisse a Guastalla.
L'interno della cattedrale guastallese è stato progettato come spazio unitario composto da un'unica aula suddivisa in tre campate, delle quali due più ampie ad individuare le cappelle laterali e una più stretta centrale. Le pareti sono scandite da severe paraste scanalate di ordine dorico con ovoli, sulle quali corre una trabeazione a dentelli che non segue tutto il profilo della chiesa ma si interrompe in corrispondenza delle cappelle e solo alla cornice viene demandato il compito di legare visivamente le varie parti della chiesa. L'impaginato architettonico della navata segue un ritmo alternato: arcata alta-arcata bassa-arcata alta. Le arcate alte inquadrano gli altari laterali, l'arcata bassa immette ad un vano di passaggio e nella porzione muraria superiore vede la collocazione di dipinti entro cornici rettangolari. La volta a botte della navata è decorata solo negli archi trasversali e presenta riquadrature nelle campate e nelle voltine ad unghia, ma non si sa come fosse stata ideata in origine sebbene il Capriani, nelle architetture religiose progettate molti anni dopo, sembra mostrare predilezione verso superfici voltate semplicemente intonacate.
Il transetto, poco sporgente, è sovrastato dalla cupola emisferica decorata con cassettoni realizzati a metà Ottocento dallo stuccatore e decoratore di origine luganese Matteo Rusca. Sembra che originariamente, in luogo dei cassettoni, la superficie interna della cupola fosse scandita da creste e vele con lunette dotate di finestroni. Nel basso tamburo sono state aperte nel 1845 otto finestre oculari che però non si inseriscono organicamente nella composizione esterna del tiburio. La cupola poggia su pennacchi decorati con fregi che hanno sostituito precedenti raffigurazioni di santi, forse gli Evangelisti.
Il presbiterio invade notevolmente il transetto. E' rialzato di quattro gradini e termina nel profondo coro absidato. La decorazione del catino a losanghe romboidali è stata eseguita dal Rusca. L'ancona con il Crocifisso nell'abside del Coro e le due nicchie laterali contenenti le statue di San Pietro e San Paolo risalgono alla metà del XIX secolo.
La chiesa è dotata di un grande organo a canne con cassa in muratura e prospetto in legno intagliato collocato nella cantoria sopra l'ingresso. E' opera di Giuseppe Serassi, noto organaro bergamasco, che lo ha realizzato nel 1794. Non si conosce l'artefice del primo strumento, del quale resta soltanto un nucleo di canne incorporato nell'organo attuale. La cantoria ha un parapetto in legno e stucco modellato con intagli raffiguranti strumenti musicali, motivi floreali e putti.
Lo strumento, di straordinario interesse storico-artistico, sia per l'antichità, e le caratteristiche sonore che per l'autenticità storica ed integrità dei materiali, è stato restaurato nel 1826 da Carlo Serassi, nel 1855 dal Cesare Zoboli, nel 1863 da Giuseppe Cadei, alla fine del XIX secolo da Adriano Verati, e nel 1979 dalla Ditta Mascioni di Cuvio sotto la direzione di Luigi Ferdinando Tagliavini e Oscar Mischiati.
Nella chiesa è presente anche un antico pulpito in legno attualmente addossato al pilastro est della cupola e rivolto verso la navata. Ad esso si accede tramite una piccole scala ricavata all'interno del pilastro stesso. L'apertura è riscontrabile anche nel pilastro opposto (ovest) ed era funzionale forse ad una precedente collocazione del pulpito stesso o ad una sistemazione a due pulpiti o amboni. |
Decorazioni pittoriche |
L'apparato decorativo pittorico in stile tardo neoclassico, ideato alla metà del XIX secolo dall'architetto Rizzardi Polini di Parma artefice di una importante campagna di restauri tra il 1841 e il 1845, è stato oggetto di successivi interventi che ne hanno alterato l'equilibrio e la sobrietà. Soltanto le decorazioni a stucco del catino absidale e il cassettonato della cupola, per le quali il Polini stesso ha fornito i disegni, non sembrano aver subito modifiche.
Le tinteggiature attuali, realizzate sulle tonalità del marrone e del grigio, annerite per effetto dei fumi e delle polveri, paiono piuttosto scure se confrontate con le tinte prevalentemente gialle molto vive celate dallo strato più superficiale dell'intonaco. Alle semplici decorazioni pittoriche ottocentesche sono state sovrapposte, tra la fine del XIX e la metà del XX secolo cornici dorate e decori in scagliola.
L'intervento decorativo eseguito a metà Novecento, per quanto modellato su quello precedente, ha concentrato la decorazione sugli elementi strutturali (paraste, costoloni delle volte) enfatizzandone l'importanza con finti marmi e cornici in stucco. Inoltre ha occultato parte delle filettature che ornavano i campi al di sopra delle arcate minori, delle volte della navata e delle cappelle, così come le specchiature che si trovavano ai lati dei due grandi altari del transetto. Per quanto possibile, l'intervento di restauro attualmente in corso tenterà di riportare alla luce le filettature e gli ornati ottocenteschi.
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Altari |
Gli altari laterali sono stati oggetto di rifacimenti e manomissioni nel corso dell'Ottocento. Il primo a destra dell'ingresso (lato est) è dedicato a San Giovanni Battista e contiene il Fonte Battesimale marmoreo. L'architettura dell'altare è opera dell'architetto Giuseppe Rizzardi Polini di Parma che nel 1841-45 ha diretto importanti lavori di restauro e ristrutturazione. La composizione è definita da lesene scanalate di ordine corinzio che reggono la trabeazione a dentelli sopra alla quale sta da una coppia di angeli inginocchiati in adorazione della Croce. La pala raffigurante il Battesimo di Gesù è stata dipinta dal pittore guastallese Antonio Gualdi nel 1852. Nella cappella successiva si venera il Sacro Cuore. L'architettura dell'altare si discosta da quella dell'altare precedente per un maggior impiego di membrature, cornici e decorazioni.
Sul lato ovest, di fianco alla bussola di ingresso, entro una cappelletta coperta a botte, si conservano i resti del Beato Lorenzo da Zibello (1695-1781) qui traslati il 23 aprile 1920. Le pareti sono decorate a drappeggio e la volta è dipinta cassettoni con teste di amorini alternate a motivi fogliati. Sulla parete di fondo è riprodotta l'immagine del monaco.
Sullo stesso lato il primo altare è dedicato a San Francesco d'Assisi. La pala del Santo che riceve le Stimmate è stata eseguita tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo da Ludovico Cardi detto il Cigoli L'opera è stata restaurata nel 2010 dal pittore guastallese Giacomo Fornasari. L'altare mostra lo stesso impianto architettonico di quello di San Giovanni Battista, è stato infatti anch'esso ideato dall'architetto Rizzardi Polini. Durante l'intervento di restauro del 2006 la mensa è stata ricostruita con materiali moderni ma riproponendo la collocazione e le dimensioni di quella originaria ottocentesca.
Nella seconda cappella dello stesso lato si venera un'antica statua in legno di cedro con manto in argento raffigurante la Beata Vergine con il Bambino. L'opera risale forse al Duecento ed è venerata dalla cittadinanza con il nome di Madonna del Castello. E' stata collocata in cattedrale nel 1818. Per accoglierla viene ricostruito l'altare di S. Luca dal milanese Giorgio de Giorgi, il quale vi realizza anche la nicchia per la custodia della statua. Gli altari del transetto sono dedicati alla B.V del Rosario (lato est) e alla B.V. delle Grazie (lato ovest). Sono anch'essi opera ottocentesca di Rizzardi Polini di cui è riconoscibile lo stile sobrio e neoclassico. Una coppia di colonne corinzie con frontone a tempio, sormontato da angeli che adorano la Croce, definisce il piano aggettante. Sulla parete la composizione si completa con ali laterali chiuse da lesene lisce con porzione trabeata.
L'altare della Madonna del Rosario contiene una statua lignea realizzata intorno alla metà del XVII secolo. Si ritiene che i tondi dei Misteri del Rosario provengano da una pala d'altare eseguita dal bolognese Pietro Gallinari intorno al 1640 e poi smembrata nel corso dell'Ottocento. Sulla parete sinistra una lapide ricorda l'erezione del vescovado per opera dell'Imperatrice Maria Luigia. Di fronte si scorge il coretto con grata un tempo riservato ai principi guastallesi per assistere indisturbati alle sacre funzioni.
Sul lato opposto, l'altare della B. V. delle Grazie è stato eletto altare privilegiato con Breve di Papa Pio VI del 30 giugno 1690. Vi si contiene una statua della Madonna con il Bambino. Davanti a questo altare volle essere sepolta la Duchessa Teodora Darmstadt vedova Gonzaga, come ricorda la lapide ornata con il suo medaglione sulla parete destra. |
cappella del SS. Sacramento |
La cappella del SS. Sacramento, esempio di costruzione barocca, è posta sul lato ovest della chiesa, tra gli altari di San Francesco e della B.V. del Castello. Comunica direttamente con la navata attraverso un'alta apertura ad arco. La sua costruzione risale alla metà del XVII secolo (1671 secondo alcuni studiosi, 1653 secondo altri). Il progetto appartiene all'architetto reggiano Antonio Vasconi che l'ha realizzata trasformando un preesistente oratorio eretto dalla confraternita del SS. Sacramento.
La cappella ha una pianta a croce greca con cupoletta e colonne angolari d'ordine corinzio che reggono un ricco cornicione corrente lungo l'intero perimetro. La decorazione plastica di gusto barocco che ravviva la cappella è opera del cremonese Giuseppe Verda. Stucchi bianchi e dorati decorano le superfici dei sottarchi e corrono a fasce sotto il cornicione a raccordare i capitelli in un susseguirsi di cherubini, putti, festoni, conchiglie e cornici. La cupoletta è spartita in otto spicchi da una corona circolare riccamente ornata da cartocci, cornici spezzate e putti reggifestone.
Nella cappella ha lavorato d'affresco il bolognese Giovan Battista Bolognini, discepolo di Reni e pittore fra i più attivi a Guastalla. Sono suoi gli angeli e i putti musicanti della cupola e gli Evangelisti nei pennacchi. Gli affreschi sono stati restaurati nel 1816 da Pietro Rossi, pittore della scuola reggiana di Alfonso Chierici. La pala d'altare raffigurante la chiamata di Pietro e di Andrea è opera ottocentesca del pittore guastallese Antonio Gualdi (1796-1865). L'altare è stato dichiarato di perpetuo privilegio nel 1636 da Papa Innocenzo XI. Nella nicchia posta sul lato nord della cappella è custodito un gruppo scultoreo composto da quattro statue policrome risalenti al XV secolo raffiguranti il Compianto sul Cristo Morto. Dalla parte opposta vi è il Sepolcro dei Vescovi guastallesi.
Saggi stratigrafici effettuati di recente hanno individuato varie fasi pittoriche realizzate nel corso del tempo, la più unitaria delle quali sembra essere quella ottocentesca, caratterizzata dal finto marmo eseguito con impasto cementizio e dai colori caldi rosso-gialli, ispirati ai marmi di provenienza veronese, le dorature, gli sfondati degli stucchi in colore giallo ocra e le finte finestre dipinte.
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Catafalco del SS. Sacramento |
Nei depositi della cattedrale si conservano le parti componenti di un catafalco fatto realizzare nel 1794 dalla Confraternita del SS. Sacramento all'architetto parmense Pietro Fontana già "Machinista" e "Capofalegnami" del Teatro di Parma. Lo statuario modellatore fu Antonio Beltrami, gli intagliatori Ludovico Cocchi e Pietro Martini.
L'oggetto si configura come una sorta di macchina teatrale per scopi religiosi. Doveva infatti essere collocato nella piazza antistante la chiesa durante le celebrazioni del Venerdì Santo. La prima volta è stato montato nel 1795, l'ultima nel 1985. La sua struttura, in legno, si compone di più di 100 pezzi collegati insieme a mezzo di incastri.
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Illuminazione |
L'apporto luminoso di origine naturale è favorito dalla presenza di otto finestre termali (quattro nella navata al di sopra del cornicione d'imposta della volta, due sopra gli altari del transetto e due nella campata che precede l'abside), da due finestre poste sulla facciata, da un anello di otto oculi che traforano il basso tamburo della cupola cieca e infine da quattro finestre disposte lungo l'emiciclo absidale. Gli altari laterali ricevono luce dall'alto attraverso finestre ovali poste al centro delle volte.
L'impianto di illuminazione artificiale consta di una serie di proiettori rivolti verso l'assemblea posti sul cornicione della navata e dei pilastri della cupola. Altre fonti luminose sopra il cornicione illuminano le volte della navata e del presbiterio e le arcate della cupola. Gli altari laterali sono forniti di ulteriori punti luce per l'illuminazione diretta.
Gli impianti elettrico e di illuminazione saranno revisionati nell'ambito dei lavori di restauro attualmente in corso di esecuzione.
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Prospetto Principale |
La Cattedrale di Guastalla si affaccia sulla piazza principale della città di cui occupa la parte centrale del lato nord. Sul lato opposto, ma non di fronte, è situato il Palazzo Comunale e sul lato ovest si stende l'ampio Palazzo Gonzaga. Secondo il piano urbanistico ideato dall'architetto pratese Domenico Giunti intorno alla metà del XVI secolo, per la cittadella fortificata voluta da Ferrante Gonzaga, la "Chiesa maggiore" non doveva sorgere nella piazza ma lungo la principale arteria stradale oggi denominata Corso Gonzaga che, come una sorta di percorso cerimoniale, doveva condurre al "Palazzo de' Principi". Mutato il clima politico e i protagonisti, e vista anche l'impossibilità di far nascere il tempio nel luogo occupato un tempo dai fossati dell'antica rocca medievale, viene deciso di realizzarlo dove oggi si trova.
Secondo gli studiosi, del progetto del Volterra per la facciata è rimasto inalterato l'impianto architettonico ispirato ai canoni manieristi impostati su un gioco di lesene e cornici, finestre e nicchie capaci di produrre un'alternanza di luci ed ombre in grado di conferire al prospetto una forte plasticità.
L'alta facciata, fiancheggiata da due campanili leggermente arretrati si sviluppa su tre ordini, nella successione di dorico, ionico, composito, segnati da lesene che diminuiscono progressivamente, nel passaggio fra un ordine e l'altro, per il corrispondente restringersi dell'ampiezza della fronte culminante nel fastigio ad ali curvilinee.
Al primo ordine, tre aperture ad arco danno l'accesso al portico che precede l'ingresso alla chiesa. L'arcata centrale è leggermente più ampia delle altre due ma non quanto, presumibilmente, avrebbe voluto il Volterra il quale forse aveva previsto di conferire maggiore risalto al fornice centrale. Nelle ali laterali, entro nicchie semicircolari sono collocate le statue dei santi titolari della chiesa, San Pietro e San Paolo. Sopra di esse si aprono due finestre rettangolari con inferriate. Il secondo ordine si caratterizza per la presenza della nicchia centrale (già prevista dal Volterra) entro la quale nel 1619 è stato inserito il gruppo scultoreo raffigurante la Beata Vergine con il Bambino e i Santi Carlo e Francesco. Accanto alla nicchia, altre due arcate, di dimensioni appena inferiori, inquadrano finestre realizzate nel 1889-90 durante i lavori di ristrutturazione generale della facciata. Il coronamento superiore costituisce il terzo ordine. E' del tipo ad edicola con orologio centrale e si raccorda alla base con ali ricurve. Si ritiene che il coronamento previsto dal Volterra dovesse essere simile all'attuale ma più basso, adatto a contenere una targa celebrativa o lo stemma dei Gonzaga.
Nell'insieme, osserva la Marcucci (Francesco Da Volterra, 1991, p. 42) la facciata mostra una ricchezza di forme e materiali non certo comune all'architettura della cittadina e sembra in contrasto con il carattere molto più sintetista delle altre opere progettate dal Volterra a Guastalla (ad esempio il Palazzo Municipale). La cattedrale si configura quindi come emergenza architettonica di rilievo rispetto all'edilizia circostante, ivi compresi anche il Palazzo Gonzaga e quello della Comunità; ma questa scelta ha una sua logica se la si confronta con quanto indicato in seguito dal cardinale Borromeo nelle sue Instructiones (1577) circa l'importanza che va data all'edificio religioso rispetto a quelli civili. |
Coperture |
Da relazioni tecniche redatte negli ultimi anni in occasione di lavori di consolidamento antisismico (2000) e di restauro scientifico (2003-2005) si apprende che le volte sono generalmente in foglio con archi formati con mattoni posati di piatto, mentre gli architravi sono realizzati con elementi lignei o in laterizio. Con la realizzazione di diverse sopraelevazioni e l'aggiunta di nuovi corpi di fabbrica, la geometria e la morfologia originarie delle falde di copertura sono state profondamente alterate nel tempo.
Le strutture di copertura, parte in legno di rovere e parte in abete, sono costituite da travi e travetti prevalentemente poggianti sulle volte della chiesa.
Il manto in coppi reggiani, posato su un sottomanto in lastre ondulate bituminose, è interamente sorretto da cantinelle.
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Pavimentazioni |
La pavimentazione della navata, delle cappelle laterali e della cappella del SS. Sacramento è costituito da una scacchiera di mattonelle in marmo bianco di Carrara e grigio Bardiglio realizzata nel 1889 sostituendo una precedente pavimentazione in quadri di cotto e marmo di Verona. Le lastre marmoree ancora presenti nella zona delle bussole di ingresso testimoniano la precedente pavimentazione. Il presbiterio presenta invece una pavimentazione in breccia di colore beige chiaro e marmo botticino per i gradini. Nel coro è ancora presente la pavimentazione in legno. |
Lavori in corso |
Attualmente sono in corso di esecuzione i lavori di restauro dell'interno della Cattedrale. Il progetto è stato affidato all'arch. Mauro Severi, già autore del restauro della Cattedrale di Reggio Emilia. L'intervento riguarda principalmente:
- l'apparato decorativo;
- la pavimentazione;
- il presbiterio;
- l'adeguamento liturgico;
- la rete impiantistica.
Per meglio chiarire la natura delle opere se ne riporta una sintesi tratta dalla relazione tecnica.
PARAMENTI MURARI E APPARATO DECORATIVO. L'esame dello stato di fatto rivela una situazione differenziata. Ad una sostanziale discreta conservazione dei tinteggi nelle volte e nella zona immediatamente sottostante il cornicione delle navate, fa riscontro una situazione ampiamente compromessa nella parte bassa, a causa soprattutto dell'umidità di risalita. L'ultimo intervento decorativo (metà '900) ha concentrato la decorazione sugli elementi strutturali enfatizzandone l'importanza con finti marmi e cornici in stucco.
Il progetto prevede di rimuovere gli intonaci ammalorati e realizzare una deumidificazione a mezzo iniezioni. Saranno rimosse anche le lastre in marmo Bardiglio che sono state poste a rivestimento dei pilastri e verranno ripristinati i basamenti originali. Saranno restaurati i paramenti murari delle volte e risarcite le murature ove necessario. Per ciò che riguarda il tinteggio, in corso d'opera sarà valutata la possibilità di riportare alla luce le filettature e gli ornati ottocenteschi. Negli altri casi si procederà con interventi di conservazione delle pitture a tempera novecentesche.
CAPPELLA DEL SS. SACRAMENTO. Gli stucchi e i capitelli sono ancora quelli del XVII secolo. Le zone che hanno subito le maggiori revisioni cromatiche sono quelle dei sottarchi e degli sfondati. Tra i vari interventi pittorico-decorativi il più unitario sembra essere quello ottocentesco, con i finti marmi ad impasto cementizio, i colori rosso-gialli, le dorature, gli sfondati degli stucchi in colore giallo ocra e le finte finestre dipinte. L'intervento di restauro prevede la deumidificazione delle murature, la rimozione della pittura a tempera fortemente degradata, la pulitura e la conservazione negli altri casi. PAVIMENTAZIONE ED ELEMENTI LAPIDEI. Il pavimento della chiesa e della cappella del SS. Sacramento, in mattonelle di marmo bianco di Carrara e grigio Bardiglio, mostra in più punti evidenti segni di degrado dovuto principalmente all'umidità risalente dal suolo. Le lastre in marmo rosa perlino poste vicino alle bussole d'ingresso dovrebbero costituire la parte superstite del precedente pavimento ottocentesco in marmo e mattonelle di cotto. L'intervento di restauro prevede la rimozione del pavimento attuale, il rifacimento del sottofondo con vespaio in ghiaia, la posa dell'impianto di riscaldamento radiante e il riposizionamento del pavimento esistente.
PRESBITERIO. Per volere del Vescovo Zaffrani il presbiterio viene rifatto nel 1959 in posizione piuttosto avanzata, rialzato di quattro gradini e ripavimentato in brecce veronesi. L'esame dello stato di fatto rivela che tale pavimentazione si trova in uno stato di conservazione mediocre. Alcune lastre sono fessurate e la presenza di umidità di risalita ha portato a distacchi localizzati e perdita di coesione del materiale. L'intervento di restauro prevede di individuare una nuova forma del presbiterio in grado di dialogare in modo armonico con l'architettura dell'edificio e di porre in evidenza il nuovo altare di forma quadrata o tendente al quadrato. I nuovi gradini saranno realizzati in marmo Nembro di Verona rosato. Verrà altresì rifatta la pavimentazione in terrazzo alla veneziana, mentre il pavimento ligneo del coro sarà mantenuto e restaurato.
IMPIANTI. Si prevede il rifacimento dell'impianto elettrico. L'impianto di riscaldamento attualmente ad aria verrà sostituito da un nuovo impianto radiante a pavimento.
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