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Roma
Roma
chiesa
rettoria
SS. Nome di Maria al Foro Traiano
Parrocchia dei Santi XII Apostoli
Pianta; Prospetti; Balaustra; Tamburo; Cupola; Interno; Presbiterio; Cantoria
altare - aggiunta arredo (1970)
1668 - 1695(proprietà intero bene); 1728 - 1735(progettazione intero bene); 1736 - 1736(inizio lavori intero bene); 1740 - 1742(completamento e consacrazione intero bene); 1749 - 1751(rifacimenti intero bene); 1800 - 1800(restauri intero bene ); 1858 - 1858(restauri intero bene); 1903 - 1903(restauri intero bene); 1985 - 1985(restauri intero bene); 2014 - 2017(restauri tamburo)
Chiesa del Santissimo Nome di Maria al Foro Traiano
Tipologia e qualificazione chiesa rettoria
Denominazione Chiesa del Santissimo Nome di Maria al Foro Traiano <Roma>
Altre denominazioni SS. Nome di Maria al Foro Traiano
Autore (ruolo)
Dérizet, Antoine (architetto)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze romane (costruzione)
Notizie Storiche

1668 - 1695 (proprietà intero bene)

Nel 1688 l'Arciconfraternita del SS. Nome di Maria, con sede in S. Stefano del Cacco, dove aveva l'uso di una cappella e di una sepoltura, decise, per motivi di spazio, di dotarsi di una nuova sede. Nel 1695 riuscì ad acquistare la chiesa di S. Bernardo alla Colonna Traiana, costruita nel 1440 da un'altra Arciconfraternita e da questa abbandonata in stato di fatiscenza. La pianta e la sua posizione è riportata, anche se in modo indicativo, nella pianta di Roma di Leonardo Bufalini del 1551.

1728 - 1735 (progettazione intero bene)

Il 28 marzo 1728 1'Arciconfraternita decide di costruire una nuova chiesa nelle vicinanze di quella di S. Bernardo e affida l'incarico ai confratelli architetti Filippo Barigioni, Francesco Fontana e al figlio di quest'ultimo Mauro Fontana. Tuttavia il Cardinale Lodovico Pico della Mirandola, allora protettore del Sodalizio, “diede ordine, che la detta nuova chiesa si dovesse elevare in conformità del Disegno del Cav. Derizet.”. Le cronache narrano che il Derizet riuscì ad avere l'approvazione del progetto, che avvenne l'8 maggio 1735, omettendo alla Congregazione la costruzione della cupola. Questa omissione fu probabilmente tra le cause dei molti diverbi che seguirono tra l’architetto la Confraternita e il capomastro nella realizzazione dell’Opera.

1736  (inizio lavori intero bene)

Il 2 luglio 1736 venne stipulato il contratto con il capomastro muratore Paolo Oddi Cappelletti. Quest'ultimo aveva già cominciato lo scavo delle fondazioni della chiesa i primi del mese d'aprile del 1736 II 19 agosto dello stesso anno avvenne la posa della prima pietra e per tutto il 1736 continuarono i lavori di fondazioni così che il 31 dicembre venne concessa la licenza di “fabbricazione dei muri”.

1740 - 1742 (completamento e consacrazione intero bene)

Durante tutto l'anno 1740 e i primi otto mesi dell'anno successivo, proseguirono i lavori della chiesa che il 5 settembre 1741 fu consacrata e l'8 settembre dedicata al SS. Nome di Maria. Con la costruzione del pavimento, terminato probabilmente poco prima del Natale del 1742 si concluse la prima fase costruttiva del SS.mo Nome di Maria.

1749 - 1751 (rifacimenti intero bene)

Nel 1749 ripresero i lavori di rifinitura, affidati questa volta a Mauro Fontana il quale, dopo la morte del Cardinale Pico, era subentrato al Derizet. Nel 1751, dato che cominciarono a comparire lesioni sulle strutture portanti, il Fontana dovette intervenire chiudendo le porte laterali e rinforzando le fondamenta e i muri.

1800  (restauri intero bene )

Nei primi anni dell'800, architetto della Confraternita era Giacomo Palazzi. Questi eseguì anche delle semplici manutenzioni alla chiesa sostituendo qualche gronda, ed intervenendo sui piombi del lanternino. Fu realizzato sotto la sua direzione, il campanile a vela, posizionato sul retro della Chiesa.

1858  (restauri intero bene)

Nel 1858 a causa di "alcuni crepacci appariti già qualche tempo innanzi nella cupola e né piloni….” si decise di effettuare un restauro radicale affidandoli all'architetto Luigi Gabet. I lavori durarono circa dieci anni. Questo restauro comportò il cambiamento radicale dell' interno della chiesa tuttora visibile. Gli interni, da bianchi che erano rispettando il gusto settecentesco, furono dipinti in finto marmo e le decorazione furono dorate. Durante questi lavori furono sostituite sicuramente le vetrate dei finestroni del tamburo originali, che inizialmente dovevano essere del tipo “impiombato con formelle di vetro di piccole dimensioni come indicato nei disegni originari del Derizet e in stampe settecentesche in cui compare la Chiesa.

1903  (restauri intero bene)

Nel 1903 l'architetto Valentino Grazioli esegui restauri sulla cupola e sul lanternino. In questa occasione furono ricostruite ex novo le colonne del lanternino lasciando la finitura delle stessa in mattoni a faccia vista.

1985  (restauri intero bene)

Successivamente sono stati eseguiti solo lavori di ordinaria e straordinaria manutenzione di minore importanza fino al 1985, anno in cui sono iniziati importanti lavori sull’esterno della Chiesa e sul manto di copertura della cupola, lavori eseguiti dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici di Roma.

2014 - 2017 (restauri tamburo)

L'intervento ha riguardato il consolidamento dei finestroni con la sostituzione delle lastre delle vetrate e il consolidamento delle strutture portanti in ferro forgiato. Sono state pulite e consolidate le superfici in travertino.
Descrizione

La Chiesa si trova nel rione Trevi presso il Foro di Traiano. Fu edificata sul luogo dove sorgeva la quattrocentesca chiesa di San Bernardo alla colonna traiana. E' dedicata al Santissimo Nome di Maria dalla omonima Confraternita che ne commissionò la costruzione. I lavori, iniziati nel 1736 sotto la direzione dell’architetto francese Antoine Dérizet, proseguirono, nel 1749, sotto quella di Mauro Fontana che con Agostino Masucci curò anche la decorazione interna. L'edificio di culto a pianta ottagonale, stilisticamente adeguato alla vicina chiesa cinquecentesca di S. Maria di Loreto, è scandito da un doppio ordine separato da una balaustrata decorata con statue in travertino dei profeti e degli evangelisti. Sull'alto tamburo si innalza la cupola che termina con un lanternino decorato da colonnine. L'interno della Chiesa, decorato con marmi policromi, è a pianta ellittica con sei cappelle laterali poste a raggiera. Sull'altare maggiore è conservata l'icona della Beata Vergine con il Bambino, proveniente dal Sancta Sanctorum del Laterano.
Pianta
Pianta ottagonale di cui sono visibili cinque lati.
Prospetti
L'ordine inferiore dell'edificio è scandito da paraste e doppie colonne di ordine composito che sorreggono un timpano curvilineo spezzato e fortemente aggettante in corrispondenza dell'ingresso e delle cappelle di crociera (tamponate nel 1751).
Balaustra
L'ordine inferiore è coronato da una balaustra decorata da undici statue, eseguita tra il 1739 e il 1741: San Marco, San Daniele, Naum, Salomone, San Giovanni Evangelista, Zaccaria, Aggeo, Osea, San Luca, San Matteo e Abdia.
Tamburo
L'alto tamburo si innesta direttamente sul perimento di base, scandito da doppie paraste in otto campi occupati da altrettanti finestroni centinati.
Cupola
La cupola è suddivisa in otto spicchi scanditi dai costoloni allineati alle paraste del tamburo, decorati da finestre ed oculi. A conclusione il lanternino con piccole finestre separate da colonnine.
Interno
L'interno di forma ellittica è sovrastato dalla cupola con il lanternino ed è scandito da pilastri corinzi entro i quali si aprono le 6 cappelle (due di crociera e quattro minori). In corrispondenza delle quattro cappelle minori si trovano i coretti balaustrati.
Presbiterio
Il presbiterio venne aggiunto al corpo della Chiesa nel 1751. Sopra l'altare nella Gloria di Andrea Bergondi è inserita l'icona della Madonna con il Bambino, proveniente dal Sancta Sanctorum e donata alla Chiesa di San Bernardo da Eugenio IV.
Cantoria
Nella cantoria in legno dorato e intagliato è conservato l'organo a canne del XVIII secolo
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (1970)
Mensa in pietra sorretta da due pilastri in marmo policromo.
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