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Caltagirone
Caltagirone
chiesa
rettoria
San Bonaventura
Parrocchia di San Giacomo
prospetto; aula; presbiterio; cripta; cappelle laterali; cappelle laterali; cappelle laterali
altare - aggiunta arredo (1970)
1623 - 1623(prima ipotesi collocazione convento chiesa antica chiesa e convento); 1624 - 1624(supplica dei frati per congrua sede antica chiesa e convento); 1631 - 1631(inizio costruzione intero bene antica chiesa e convento); 1650 - 1650(stato dei lavori di costruzione antica chiesa e convento); 1693 - 1693(danni terremoto 1693 antica chiesa e convento); 1706 - 1706(ultimazione ricostruzione attuale chiesa); 1783 - XVIII(architetto Carlo Maria Longobardi consolidamenti sisma 1783); 1791 - XVIII(sostituzione delle catene in ferro Manutenzione arcate chiostro convento ); 1835 - 1835(rifacimento portale ingresso attuale chiesa); 1840 - 1843(danni salute pubblica ordinanza chiusura cripte); 1866 - 1890(soppressione convento attuale chiesa ); 1873 - XIX(eseguiti d'urgenza restauri murature chiesa); 1887 - 1887(ultimo rettore attuale chiesa); XX - XX(conversione a carcere giudiziario attuale chiesa e convento); 1903 - 1904(costruzione scalinata anteposta al prospetto attuale chiesa); 1908 - 1908(sisma 1908 attuale chiesa); 1916 - 1916(lavori di restauro e consolidamento attuale chiesa); 1920 - 1920(riapertura chiesa attuale chiesa); 1924 - 1924(rifacimento intonaci attuale chiesa); 1928 - 1935(breve periodo chiusura chiesa attuale chiesa); 1954 - 1954(rimozione pavimento originale attuale chiesa); 1961 - 1961(nuovo pavimento in marmo attuale chiesa); 1984 - 1984(rimozione organo e tribuna attuale chiesa); 1989 - 1991(restauri cripte attuale chiesa)
Chiesa di San Bonaventura
Tipologia e qualificazione chiesa rettoria
Denominazione Chiesa di San Bonaventura <Caltagirone>
Autore (ruolo)
Longobardi, Carlo Maria (lavori di consolidamento)
Gagini, Antonello (statuetta Madonna della Salute)
Rossi, Epifanio (Pala d'altare cappella di San Francesco di Assisi)
Roggeri, Vincenzo (pala d'altare maggiore)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze siciliane (costruzione chiesa e convento)
maestranze siciliane (lavori di consolidamento)
scuola siciliana (statuetta Madonna della Salute)
barocco siciliano (Pala d'altare cappella di San Francesco di Assisi)
barocco siciliano (pala altare maggiore)
Notizie Storiche

1623  (prima ipotesi collocazione convento chiesa antica chiesa e convento)

Il Senato caltagironese, il 9 agosto 1623, assegnò ai Padri Minori Osservanti Riformati di San Bonaventura, una sede fuori le mura della città in Prossimità della Chiesa di San Giorgio.

1624  (supplica dei frati per congrua sede antica chiesa e convento)

I padri di San Bonaventura supplicavano il Senato di rivedere le decisioni dell’anno prima in merito ai luoghi dove fondare chiesa e convento e di considerare « l’incongruità del luogo, la cattività dell’aere, la zona frigida ed umidissima, la distanza dall’abitato». Si decise pertanto di «mutar detto sito detto delli Greci con quello in cui si ritrova chiamato della Portitta della Matrice», posto all’interno delle mura urbane. Il primo dicembre il Senato assegna la somma di millecinquecento scudi per potere edificare la nuova chiesa ed il novo convento, oltre 72 scudi per acquisto di «olio cera e pietanza» ogni anno. Il contributo di Padre Bonaventura Secusio fu decisivo per l’insediamento del nuovo ordine a Caltagirone, indispensabile anche l’apporto di P. F. Cherubino Girgintano da Caltagirone, in particolare per la costruzione del convento. In breve i PP. Minori Riformati Osservanti istituirono un fiorente Studentato teologico al cui sviluppo erano dediti i trentatre religiosi.

1631  (inizio costruzione intero bene antica chiesa e convento)

La costruzione della grande chiesa dedicata all’insigne luminare francescano del XIII secolo S. Bonaventura ebbe inizio in quest’anno.

1650  (stato dei lavori di costruzione antica chiesa e convento)

La chiesa ed il convento potevano dirsi ultimati per circa metà rispetto a quanto previsto. La comunità in quegli anni era composta da 5 sacerdoti, 1 chierico, 7 laici e 2 terziari.

1693  (danni terremoto 1693 antica chiesa e convento)

Il terremoto dell’11 gennaio arrecò parecchi danni alla chiesa, la cronaca di Francesco Aprile riporta: «Le chiese di San Bonaventura, di San Francesco, de’ Carmelitani e del monastero del Salvatore rimasero poco meno che spianate». Anche il Dottore Antonio Boscarelli, testimone oculare dell’evento, sembra essere dello stesso parere nel suo manoscritto ebbe a dire «Il magnifico convento dei PP. Zoccolanti sotto il titolo di San Bonaventura dentro tutto si fracassò e sopra modo la chiesa che era a damuso di grande capacità, con sue bellissime cappelle che chi delli foresteri la vedevano restavano amirati dalla gran polizia e magnificenza tutta cascò senza fare danno a nissuno di detti PP.».

1706  (ultimazione ricostruzione attuale chiesa)

La ricostruzione della chiesa venne ultimata in quest’anno come ricorda l’epigrafe della corona di stucco che sovrasta l’affresco dell’impressione delle stimmate di S. Francesco: Gratior Urbs gemuit siculis regina ruinis urbibus, heu strages’ ista corona ruit MDCXCIII plaudite vos graticives regina triumhat pulcrior: en seraphim grata corona datur MDCCVI. La chiesa riaperta al culto divenne un centro di intensa religiosità tanto da attrarre la devozione di antiche famiglie nobiliari che la scelsero come loro sepolcreto.

1783 - XVIII (architetto Carlo Maria Longobardi consolidamenti sisma 1783)

Interventi di consolidamento resi necessari dal sisma verificatosi nel 1783 progettati e diretti dall’architetto Carlo Maria Longobardi Savalza Marchese di Schifardi, la cui famiglia aveva il proprio sepolcreto nella chiesa di San Bonaventura nella cappella della di San Pietro d’Alcantara oggi della Madonna della salute, nel lato sinistro della navata in prossimità del presbiterio.

1791 - XVIII (sostituzione delle catene in ferro Manutenzione arcate chiostro convento )

Lavori di manutenzione nel Convento consistenti nella sostituzione delle catene in ferro delle arcate del chiostro. I lavori diretti dall’architetto Marchese Carlo Maria Longobardi Savalza erano stati preventivati dall’architetto del Senato di Caltagirone Natale Bonajuto.

1835  (rifacimento portale ingresso attuale chiesa)

Rifacimento della partitura interna dell’arco del portale d’accesso alla chiesa, come ricorda una epigrafe posta sul fastigio soprastante.

1840 - 1843 (danni salute pubblica ordinanza chiusura cripte)

Il Sindaco Onofrio Crescimanno, il giorno 11 aprile, ordinava la chiusura di tutte le tombe esistenti nelle chiese di Caltagirone. La consuetudine di tumulare le salme nelle cripte delle chiese urbane, veniva ancora praticata nonostante le gravi problematiche di igiene che comportava. Il 4 marzo 1843 veniva nuovamente richiesta la chiusura delle sepolture di San Bonaventura «arrecando l’apertura delle stesse gran danno alla salute pubblica

1866 - 1890 (soppressione convento attuale chiesa )

A partire da questa data e fino al 1890, anno in cui il convento era pressoché vuoto, i PP. Minori Riformati Osservanti cominciarono a lasciare il convento di Caltagirone.

1873 - XIX (eseguiti d'urgenza restauri murature chiesa)

L'architetto caltagironese Giambattista Nicastro eseguiva restauri d'urgenza nelle murature della chiesa che minacciava rovina in alcune parti.

1887  (ultimo rettore attuale chiesa)

Il Fondo Culto propone l’ultimo rettore il Sacerdote Mariano De Caro.

XX  (conversione a carcere giudiziario attuale chiesa e convento)

Il convento viene separato dalla chiesa con rilevanti interventi edilizi che consistettero nella conversione del vecchio monastero alla nuova funzione di Carcere Giudiziario. Per isolare il luogo di pena dai muri della chiesa, venne aperta la via carcere.

1903 - 1904 (costruzione scalinata anteposta al prospetto attuale chiesa)

Con delibera del 2 giugno 1903 l’amministrazione comunale finanzia la costruzione della grande scalinata che si antepone oggi alla facciata della chiesa, i lavori vennero ultimati il 14 maggio 1904.

1908  (sisma 1908 attuale chiesa)

Il terremoto aggrava la condizione di degrado in cui versava la chiesa in particolare nel lato di levante. Il sacro edificio rischiò di essere demolito se l’allora prosindaco Don Luigi Sturzo non si fosse opposto a tale proposito.

1916  (lavori di restauro e consolidamento attuale chiesa)

Il prosindaco Luigi Sturzo riceve dal Fondo di Culto la chiesa di San Bonaventura il 5 gennaio, lo stesso giorno la cedette al vescovo Pio De Bono con tutte le obbligazioni assunte dal Comune. Più avanti, il primo marzo, ebbero inizio i consolidamenti della chiesa ad opera dell’architetto Saverio Fragapane. Furono interventi molto rilevanti, effettuati nelle murature dei pilastri, delle volte delle arcate delle fondazioni e sottofondazioni. In seguito grazie alla una cospicua donazione di Don Rocco Di Martino e Grazia Di Martino, e all’intervento dello Stato per lire 4.000, l’Arcidiacono Salvatore Bartolucci riescì ad approntare la somma di lire 13.934 per ultimare i restauri.

1920  (riapertura chiesa attuale chiesa)

La chiesa viene riaperta al pubblico ed affidata al parroco Sacerdote Pasquale Di Bartolo.

1924  (rifacimento intonaci attuale chiesa)

Viene eseguito il rifacimento degli intonaci della parte destra della navata della chiesa.

1928 - 1935 (breve periodo chiusura chiesa attuale chiesa)

La chiesa viene nuovamente chiusa per un breve periodo e riaperta nel 1935 sotto la guida del Sac., Francesco Marziano.

1954  (rimozione pavimento originale attuale chiesa)

Sostituzione del pavimento originale in ceramica.

1961  (nuovo pavimento in marmo attuale chiesa)

Viene rimosso il pavimento di scaglietta marmorea, frutto della precedente sostituzione dell’originario pavimento in maiolica policroma, con quello attuale in marmo.

1984  (rimozione organo e tribuna attuale chiesa)

Restauri finalizzati al consolidamento delle pareti del presbiterio. Nella parete a destra vennero rimossi l’organo e la tribuna allora molto degradati.

1989 - 1991 (restauri cripte attuale chiesa)

Restauro conservativo della cripta progettati e diretti dell’architetto Gabriele Cardillo. I lavori cominciati nel mese di gennaio si sono conclusi dopo circa sei mesi.
Descrizione

La chiesa ed il convento di San Bonaventura si collocano nella parte nord-ovest di Caltagirone. La chiesa presenta una pianta ad aula, a schema longitudinale con ripartizioni interne costituite dalle cappelle laterali, cinque per lato, l’asse longitudinale dell’edificio segue un orientamento nord- sud. La navata è coperta da una volta a botte con unghie, realizzata in canne e gesso e sostenuta da un’orditura lignea, il soprastante tetto presenta due falde. Le cappelle laterali sono definite da un arco a tutto sesto che si affaccia sulla grande aula della navata e presentano volte a botte e crociere. Tutta la navata è segnata dall’ordine architettonico che emerge con l’aggetto di lesene capitelli e della trabeazione. Il presbiterio è costituito da un vano rettangolare rialzato di due gradini rispetto all’aula coperto da una calotta, l’intero ambiente presenta un apparato decorativo affrescato riproducente, con tecnica trompe l’oeil, scenografie architettoniche che fugano verso l’alto. Il prospetto principale della chiesa di San Bonaventura si mostra semplice e disadorno, è costituito da due livelli sovrapposti raccordati da volute, in cui non è definito l’ordine architettonico. Il livello inferiore è scandito da quattro lesene ed è arricchito dal portale in pietra intagliata coronato da un timpano spezzato, abbellito con elementi in maiolica policroma tra i quali due pannelli che raffigurano la Madonne della salute e San Francesco d’Assisi.
prospetto
Il prospetto principale della chiesa di San Bonaventura si mostra semplice e disadorno, è costituito da due livelli sovrapposti raccordati da volute secondo uno schema tipico dell’architettura siciliana della fine del XVII secolo, in cui non è definito l’ordine architettonico. Il livello inferiore è scandito da quattro lesene ed è arricchito dal portale in pietra intagliata coronato da un timpano spezzato. Il prospetto negli anni venne abbellito con elementi in maiolica policroma tra i quali due pannelli che raffigurano la Madonne della salute e San Francesco d’Assisi, realizzati da Giuseppe Di Bartolo nel 1856; sulla sommità delle volute furono collocati dei vasi in ceramica policroma.
aula
La chiesa presenta una pianta ad aula a schema longitudinale con ripartizioni interne costituite dalle cappelle laterali, cinque per lato, l’asse longitudinale dell’edificio segue un orientamento nord- sud. La navata è coperta da una volta a botte con unghie, realizzata in canne e gesso e sostenuta da un’orditura lignea, il soprastante tetto presenta due falde. Le cappelle laterali sono definite da un arco a tutto sesto che si affaccia sulla grande aula della navata e presentano volte a botte e crociere. Tutta la navata è segnata dall’ordine architettonico che emerge con l’aggetto di lesene capitelli e della trabeazione. La veste interna della facciata principale è costituita da un apparato decorativo in stucco di grande pregio, l’intradosso dell’arco del portale maggiore è decorato con motivi a forma di conchiglia, sovrastati da drappeggi che fanno da cornice ad un dipinto raffigurante l'impressione delle stimmate di S. Francesco alla Verna; il dipinto è sovrastato da un grande fastigio che contiene una epigrafe che ricorda la rinascita della chiesa ultimata nell’anno 1706, ai lati due cornici ovali che raffigurano santi francescani. Sopra il cornicione il finestrone circondato da stucchi a rilievo.
presbiterio
Il presbiterio è costituito da un vano rettangolare rialzato di due gradini rispetto all’aula coperto da una calotta, l’intero ambiente presenta un apparato decorativo affrescato riproducente, con tecnica trompe l’oeil, scenografie architettoniche che fugano verso l’alto. Separato dalla chiesa da una balaustra in marmo e sopraelevato di due gradini, il presbiterio presenta una decorazione ad affresco riproducente ambientazioni con architetture estesa a tutte le pareti, quella retrostante all’altare riproduce una grandiosa quinta scenografica. La mensa dell’altare maggiore sopraelevata da cinque gradini di marmo con alzate in maiolica presenta un notevole paliotto a scagliola datato 1694. Sopra l’altare troneggia la custodia del SS. Sacramento, opera in legno intagliato, dorato e intarsiato, raffigurante una cupola ottagonale a spicchi e a squame insistente su due ordini con colonnati, archi e trabeazioni. Nella nicchia centrale del secondo ripiano, Maria, scolpita a tutto tondo; in alto nei nicchioni del primo ripiano, busti di martiri; opera di Fra Cherubino di Aidone. Dietro la custodia si colloca la pala d’altare opera di Vincenzo Ruggieri al centro è raffigurato San Bonaventura nell’atto di ricevere l’Eucaristia. Nella parte retrostante al coro si colloca la sagrestia che custodisce il grandioso armadio in legno scuro con tarsie in legno giallo oro, e lo Scrigno a sei portelli pregevole opera d’arte francescana. Tra le altre opere presenti nelle pertinenze della chiesa si segnala il vicino lavabo in piastrelle caltagironesi a smalto d’alta cottura.
cripta
La chiesa di San Bonaventura possiede diverse cripte sepolcrali, collocate sotto le cappelle laterali, a cui era possibile accedere tramite botole poste nel pavimento davanti alla cappella stessa. Sotto il presbiterio si posiziona un’ ampio vano sepolcrale attualmente accessibile dall’esterno. L’ampia cripta è costituita da due vani, il primo coperto da volta a botte con affresco allegorico della morte, consente il passaggio ad un ambiente più ampio voltato, dotato di loculi verticali dentro i quali venivano poste le salme dei frati.
cappelle laterali
lato destro della navata Cappella di S. Antonio da Padova La cappella, originariamente dedicata al santo francescano Sant’Antonio da Padova, venne realizzata grazie all’impegno economico delle famiglie Perticone, Vaccaro e Gerbino nella cui cripta realizzarono il proprio sepolcreto; oggi vi si custodisce il quadro della Crocefissione di Francesco Vaccaro (1808-1882). Qui vennero sepolti gli artisti Mario Vaccaro (1845-1875), figlio di Francesco, pittore e Giuseppe Failla scultore (1835-1867). Precedentemente vi era custodito il dipinto di S. Antonio, che venne collocato, in una parete dell'ingresso laterale, per cedere il posto alla Crocifissione del Vaccaro, che in origine era custodita nella Cappella del Crocifisso, per celare la scultura lignea di Fra Umile. Cappella con accesso laterale alla navata Cappella delle reliquie La cappella sopraelevata di un gradino contiene un altare in marmi policromi con custodia affiancata da tre alzate, sopra la quale è conservato un reliquiere arricchito dall’antica scultura lignea del Cristo crocifisso, opera del XVI secolo realizzata da Frà Umile da Petralia. (1601-1639) Il reliquiario, opera di P.F. Paolo da Caltagirone, è costituito da numerose teche di forma ottagonale protette da vetri arabescati d’argento, è sormontato da un ricco baldacchino in legno intagliato e dorato. Nelle pareti laterali si trovano due tele raffiguranti l’Immacolata concezione e l’altra il B. Benedetto di San Filadelfo. Cappella del Sacro cuore La cappella, custodisce un altare in marmi policromi sulla cui mensa è posta una custodia affiancata da tre alzate. Sopra l’atare si colloca una nicchia contenente la statua del Sacro Cuore di Gesù. Nelle pareti laterali il pittore Giuseppe Barone dipinse nel 1941 San Longino e San Giovanni. Cappella dell’Immacolata concezione La cappella era in origine dedicata alla Madonna della salute, il rettore Cona trasferì la celebre statuetta in marmo nell’altare di fronte. Conserva una pala d'altare di grandi dimensioni, raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino Gesù, che infigge una lancia nella testa del serpente. Ai lati sono raffigurati i due grandi Dottori francescani, che difesero la verità dell'Immacolato Concepimento di Maria: S. Bonaventura, Doctor Seraphicus, con la mozzetta rossa di Cardinale e l'inglese Giovanni Duns Scoto, Doctor Subtilis. Il dipinto è di autore ignoto.
cappelle laterali
Lato sinistro della navata Cappella di S. Pasquale Baylon È la prima delle cinque cappelle che compongono la navata laterale sinistra della chiesa. Venne dedicata a San Pasquale Baylon proclamato compatrono della città dal Patrizio Pietro Naselli il 20 giugno 1713. Sopraelevata da un gradino in maioliche policrome, la cappella ospita una quinta scenografica d’architettura di chiara matrice barocca realizzata in stucchi policromi marmi e maioliche grazie ai finanziamenti elargiti dalle famiglie Russo e Barone Carmino. Sopra la parte basamentale che contiene la mensa, fortemente rimaneggiata nelle partiture marmoree e nelle maioliche policrome, si eleva l’ordine architettonico, costituito da due colonne tortili decorate da stucchi policromi e terminate da una rilevante trabeazione, coronata da un frontone spezzato con volute, che fiancheggiano un fastigio centrale. L’intradosso della volta è decorato con stucchi a rilievo. Questa imponente scenografia custodisce il dipinto con la Madonna che mostra il Sacramento. Ai lati vi sono due affreschi: quello a sinistra raffigura il Santo che in presenza di S. Teresa viene nutrito dallo stesso Gesù. Di sotto è riportao: «Escis ac potionibus - per Jesu manu acceptis - coram S. Teresia - bis peramanter vesci - promeruit». L'altro di fronte, rappresenta il Santo, aggredito e malmenato dagli Ugonotti, in Francia. Cappella di Sant’Anna La cappella custodisce una decorazione parietale trompe l’oeil estesa a tutta la parete di fondo, riproducente un apparato scenografico, costituito da un sistema architettonico in marmi, e completato nella parte basamentale dall’altare in marmi policromi. L’insieme offre la visione della grande pala dipinta a olio su tela, che raffigura Maria, Gesù, S. Giovan¬nino, S. Giuseppe e S. Elisabetta; il dipinto è attribuito a Vincenzo Ruggeri da Caltanissetta. Nella parte a sinistra si trova un affresco raffigurante S. Pietro che poggia le chiavi su un libro; in fondo un viridiario. Nella volta soprastante si trova un dipinto ad affresco, raffigurante angeli musicanti. Cappella di San Francesco d’Assisi La cappella, costruita dalla famiglia Gravina Interlandi di Caltagirone, è affrescata con effetti trompe l’oeil che riproducono una macchinetta d’altare in marmi, e si completa nella parte basamentale con un altare in marmi policromi. II soffitto, che per infiltrazioni di acque piovane crollò nel 1948; presentava affreschi raffiguranti una sequenza di balaustrate concentriche l'una sovrapposta all'altra, con effetto prospettico. In una mensola a sinistra, posta tra le due porticine, è scritta la data, 1723. In questa Cappella si conservano due tele. La pala dell'altare, dipinta a olio su tela, raffigura S. Francesco che riceve l’ indulgenza plenaria dal Cristo e dalla Vergine. La pala è di Epifanio Rossi, di Noto, il cui nome contratto si legge, a destra: «EPH. N. F. 1661», sigla riscontrata dal Prof. Antonino Ragona . A destra, si trova una tela che rappresenta S. Cristoforo col Bambino Gesù sulle spalle. Tra la cappella di San Francesco e la seguente, si colloca il mausoleo di Giacomo Gravina Interlandi, che riporta la seguente iscrizione: JACOBI GRAVINAE ET INTERLANDI OSSA HIC JACET QUI OPTIMUS A PUERITIA INSTITUS DISCIPLINIS PERMULTIS VIRTUTIBUS FUIT CLARISSIMUS PRAESERTIM VERO SINGULARI IN DEUM PIETATE CUIUS CULTUM PER TOT FACTA FACIENDAQUE PER TEMPLA CONDECORATA ALIASQUE RATIONES PROMOVIT LIBERALITATE IN MISEROS EFFUSISSIMA QUIBUS PER REDITUS SUOS QUOQUO MODO SUBLEVANDIS ETIAM IN SECUTUROS ANNOS SUPREMIS TABULIS PROVIDIT MIRO DENIQUE IN PATRIAM AMORE IN QUA PRAETER ALIA CONSTITUTA ORNAMENTA PONTIFICIAM SEI)EM STABILIENDAM ET SINDACUS ET PATRICIUS ET DEPUTATUS SUMMIS LABORIBUS AC SUMPTIBUS PROCURAVIT OBIIT ANNO A CHRISTO NATO MDCCCXVII AETATIS SUAE LXXVII.
cappelle laterali
lato sinistro della navata Cappella di San Michele Arcangelo La cappella, costruita dalle famiglie Fanales e La Rosa, presenta una decorazione affrescata estesa a tutto il fondale e le pareti laterali che riproduce motivi architettonici con giochi prospettici. Nella parte basamentale è presente un altare in marmi policromi. Sopra l'altare, l'Urna di S. Chiara V. M.. La tela d’altare ospita un dipinto raffigurante S. Michele Arcangelo, di anonimo. che calpesta il drago dalle sette teste. A sinistra del quadro sotto un piccolo stemma leggesi: D. Michael M. D. P. S. D. - S. I. P. 1688. Cappella Madonna della Salute Venne costruita dalla famiglia Longobardi-Savalza, di origini agrigentine, giunta a Caltagirone nella prima decade del XVIII secolo. In quegli anni don Carlo Longobardi, dopo alcuni contrasti per l’ammissione nel novero dell’oligarchia caltagironese, riuscì ad iscriversi nella mastra nobile di prima classe con il titolo di marchese di Schifardi, per privilegio di Filippo V del 7 marzo 1710. Il marchese affermò la propria posizione acquistando e ampliando un palazzo in via S. Giorgio e facendo costruire nel 1713, questa cappella dedicata a S. Pietro d’Alcantara destinandola a sepolcro della famiglia. Lo ricorda l’epitaffio riportato della lapide in marmi policromi intarsiati posta nel pavimento, in cui si legge: DIVO PETRO DE ALCANTARA SACELLUM SIBI, SUISQUE TUMULUM ILL. D. CAROLUS LONGOBARDO MARCHIO SCHIFARDI DICAVIT, CONSTRUXIT, IN SUAE ERGA S.m DEVOTIONIS OBSEQIUM SUAEQUE ERGA POSTEROS DILECTIONIS PERENNE MONUMENTUM ANNO A VIRGINIS PARTU MDCCXIII Le piastrelle del pavimento, settecentesche, sono quelle residue e originarie del presbiterio. L'altare proviene dalla Chiesa di S. Gregorio, distrutta dai bombardamenti del 1943 presenta un paliotto a tarsie di marmo policromo. Venne collocato in questa cappella che si trovava allora fatiscente e priva dell’altare, nel 1953, anno in cui venne allestito l’apparato decorativo della Madonna della salute che comprende la raggiera, ideata per fare da cornice al tronetto in legno dorato della Madonna. Essa venne eseguita sul posto, per L. 30.000. da stuccatori di Grammichele, Luciano Scalone e Francesco Aiello, allievi della «Scuola serale di disegno e plastica». Il restauro e il completamento della cappella, molto degradata, avvenne nel tra 1953-1954, in occasione del centenario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Con¬cezione di Maria, per dedicarla alla Madonna della salute, sotto il cui titolo la Vergine SS.ma è venerata in questa chiesa. A ricordo, fu collocata la seguente iscrizione, dettata dall'esimio epigrafista calatino, Mons. Saverio Ali: D. O. M. CENTUM FAUSTE EXPLETIS ANNIS EX QUO IMMACULATAE DEIPARAE CONCEPTIONIS LUX CANDIDA EX VERBO MANANS INFALLIBILI IN TERRARUM ORBE MAGIS LATEQUE REFULSIT PIO XII PONT. MAX. GRATISSIMAE CIVES URBIS AMORE AC PIETATE UNANIMES PETRO CAPIZZI ANTISTITE FAVENTE JACOBO CONA ECCLESIAE RECTORE HOC SACELLUM B. MARIAE VIRGINI A SALUTE DICARUNT IPSUMQUE PENE DIRUTUM ARTE EXQUISITA VETUSTA DIGNUM RELIGIONE EFFICIENDUM MUNIFICE CURARUNT. La devozione alla Madonna di secolare tradizione, venne introdotta dai PP. Riformati in Caltagirone, rappresentata da una statuetta, alta cm. 35, che l'estensore della Scheda n. 5 della Soprintendenza di Palermo, così descrive: «Scoltura in marmo raffigurante la Vergine col Bimbo su un plinto avvolto da un mostro. L'abito è colorato a fregi stilizzati in oro e carminio. È attribuita ad Antonello Gagini. È opera delicatissima, pur tuttavia le ricercatezze e le rifiniture la spasmodica ricerca della grazia mi fanno pensare che si debba trattare di un valoroso allievo di bottega o di un felice imitatore e che debba considerarsi apocrifa la firma». Nella parte retrostante è inciso: «ANTO: ° GAGINI, 1516».
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (1970)
altare in marmo poliromo, di forma rettangolare, non sono disponibili notizie in merito ad appprovazione da parte della soprintendenza
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