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Descrizione |
La chiesa ed il convento di San Bonaventura si collocano nella parte nord-ovest di Caltagirone. La chiesa presenta una pianta ad aula, a schema longitudinale con ripartizioni interne costituite dalle cappelle laterali, cinque per lato, l’asse longitudinale dell’edificio segue un orientamento nord- sud. La navata è coperta da una volta a botte con unghie, realizzata in canne e gesso e sostenuta da un’orditura lignea, il soprastante tetto presenta due falde. Le cappelle laterali sono definite da un arco a tutto sesto che si affaccia sulla grande aula della navata e presentano volte a botte e crociere.
Tutta la navata è segnata dall’ordine architettonico che emerge con l’aggetto di lesene capitelli e della trabeazione. Il presbiterio è costituito da un vano rettangolare rialzato di due gradini rispetto all’aula coperto da una calotta, l’intero ambiente presenta un apparato decorativo affrescato riproducente, con tecnica trompe l’oeil, scenografie architettoniche che fugano verso l’alto. Il prospetto principale della chiesa di San Bonaventura si mostra semplice e disadorno, è costituito da due livelli sovrapposti raccordati da volute, in cui non è definito l’ordine architettonico. Il livello inferiore è scandito da quattro lesene ed è arricchito dal portale in pietra intagliata coronato da un timpano spezzato, abbellito con elementi in maiolica policroma tra i quali due pannelli che raffigurano la Madonne della salute e San Francesco d’Assisi.
prospetto |
Il prospetto principale della chiesa di San Bonaventura si mostra semplice e disadorno, è costituito da due livelli sovrapposti raccordati da volute secondo uno schema tipico dell’architettura siciliana della fine del XVII secolo, in cui non è definito l’ordine architettonico. Il livello inferiore è scandito da quattro lesene ed è arricchito dal portale in pietra intagliata coronato da un timpano spezzato. Il prospetto negli anni venne abbellito con elementi in maiolica policroma tra i quali due pannelli che raffigurano la Madonne della salute e San Francesco d’Assisi, realizzati da Giuseppe Di Bartolo nel 1856; sulla sommità delle volute furono collocati dei vasi in ceramica policroma.
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aula |
La chiesa presenta una pianta ad aula a schema longitudinale con ripartizioni interne costituite dalle cappelle laterali, cinque per lato, l’asse longitudinale dell’edificio segue un orientamento nord- sud. La navata è coperta da una volta a botte con unghie, realizzata in canne e gesso e sostenuta da un’orditura lignea, il soprastante tetto presenta due falde. Le cappelle laterali sono definite da un arco a tutto sesto che si affaccia sulla grande aula della navata e presentano volte a botte e crociere.
Tutta la navata è segnata dall’ordine architettonico che emerge con l’aggetto di lesene capitelli e della trabeazione.
La veste interna della facciata principale è costituita da un apparato decorativo in stucco di grande pregio, l’intradosso dell’arco del portale maggiore è decorato con motivi a forma di conchiglia, sovrastati da drappeggi che fanno da cornice ad un dipinto raffigurante l'impressione delle stimmate di S. Francesco alla Verna; il dipinto è sovrastato da un grande fastigio che contiene una epigrafe che ricorda la rinascita della chiesa ultimata nell’anno 1706, ai lati due cornici ovali che raffigurano santi francescani. Sopra il cornicione il finestrone circondato da stucchi a rilievo. |
presbiterio |
Il presbiterio è costituito da un vano rettangolare rialzato di due gradini rispetto all’aula coperto da una calotta, l’intero ambiente presenta un apparato decorativo affrescato riproducente, con tecnica trompe l’oeil, scenografie architettoniche che fugano verso l’alto.
Separato dalla chiesa da una balaustra in marmo e sopraelevato di due gradini, il presbiterio presenta una decorazione ad affresco riproducente ambientazioni con architetture estesa a tutte le pareti, quella retrostante all’altare riproduce una grandiosa quinta scenografica. La mensa dell’altare maggiore sopraelevata da cinque gradini di marmo con alzate in maiolica presenta un notevole paliotto a scagliola datato 1694. Sopra l’altare troneggia la custodia del SS. Sacramento, opera in legno intagliato, dorato e intarsiato, raffigurante una cupola ottagonale a spicchi e a squame insistente su due ordini con colonnati, archi e trabeazioni. Nella nicchia centrale del secondo ripiano, Maria, scolpita a tutto tondo; in alto nei nicchioni del primo ripiano, busti di martiri; opera di Fra Cherubino di Aidone.
Dietro la custodia si colloca la pala d’altare opera di Vincenzo Ruggieri al centro è raffigurato San Bonaventura nell’atto di ricevere l’Eucaristia.
Nella parte retrostante al coro si colloca la sagrestia che custodisce il grandioso armadio in legno scuro con tarsie in legno giallo oro, e lo Scrigno a sei portelli pregevole opera d’arte francescana. Tra le altre opere presenti nelle pertinenze della chiesa si segnala il vicino lavabo in piastrelle caltagironesi a smalto d’alta cottura.
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cripta |
La chiesa di San Bonaventura possiede diverse cripte sepolcrali, collocate sotto le cappelle laterali, a cui era possibile accedere tramite botole poste nel pavimento davanti alla cappella stessa. Sotto il presbiterio si posiziona un’ ampio vano sepolcrale attualmente accessibile dall’esterno. L’ampia cripta è costituita da due vani, il primo coperto da volta a botte con affresco allegorico della morte, consente il passaggio ad un ambiente più ampio voltato, dotato di loculi verticali dentro i quali venivano poste le salme dei frati. |
cappelle laterali |
lato destro della navata
Cappella di S. Antonio da Padova
La cappella, originariamente dedicata al santo francescano Sant’Antonio da Padova, venne realizzata grazie all’impegno economico delle famiglie Perticone, Vaccaro e Gerbino nella cui cripta realizzarono il proprio sepolcreto; oggi vi si custodisce il quadro della Crocefissione di Francesco Vaccaro (1808-1882). Qui vennero sepolti gli artisti Mario Vaccaro (1845-1875), figlio di Francesco, pittore e Giuseppe Failla scultore (1835-1867). Precedentemente vi era custodito il dipinto di S. Antonio, che venne collocato, in una parete dell'ingresso laterale, per cedere il posto alla Crocifissione del Vaccaro, che in origine era custodita nella Cappella del Crocifisso, per celare la scultura lignea di Fra Umile.
Cappella con accesso laterale alla navata
Cappella delle reliquie
La cappella sopraelevata di un gradino contiene un altare in marmi policromi con custodia affiancata da tre alzate, sopra la quale è conservato un reliquiere arricchito dall’antica scultura lignea del Cristo crocifisso, opera del XVI secolo realizzata da Frà Umile da Petralia. (1601-1639)
Il reliquiario, opera di P.F. Paolo da Caltagirone, è costituito da numerose teche di forma ottagonale protette da vetri arabescati d’argento, è sormontato da un ricco baldacchino in legno intagliato e dorato. Nelle pareti laterali si trovano due tele raffiguranti l’Immacolata concezione e l’altra il B. Benedetto di San Filadelfo.
Cappella del Sacro cuore
La cappella, custodisce un altare in marmi policromi sulla cui mensa è posta una custodia affiancata da tre alzate. Sopra l’atare si colloca una nicchia contenente la statua del Sacro Cuore di Gesù. Nelle pareti laterali il pittore Giuseppe Barone dipinse nel 1941 San Longino e San Giovanni.
Cappella dell’Immacolata concezione
La cappella era in origine dedicata alla Madonna della salute, il rettore Cona trasferì la celebre statuetta in marmo nell’altare di fronte. Conserva una pala d'altare di grandi dimensioni, raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino Gesù, che infigge una lancia nella testa del serpente. Ai lati sono raffigurati i due grandi Dottori francescani, che difesero la verità dell'Immacolato Concepimento di Maria: S. Bonaventura, Doctor Seraphicus, con la mozzetta rossa di Cardinale e l'inglese Giovanni Duns Scoto, Doctor Subtilis. Il dipinto è di autore ignoto.
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cappelle laterali |
Lato sinistro della navata
Cappella di S. Pasquale Baylon
È la prima delle cinque cappelle che compongono la navata laterale sinistra della chiesa. Venne dedicata a San Pasquale Baylon proclamato compatrono della città dal Patrizio Pietro Naselli il 20 giugno 1713. Sopraelevata da un gradino in maioliche policrome, la cappella ospita una quinta scenografica d’architettura di chiara matrice barocca realizzata in stucchi policromi marmi e maioliche grazie ai finanziamenti elargiti dalle famiglie Russo e Barone Carmino.
Sopra la parte basamentale che contiene la mensa, fortemente rimaneggiata nelle partiture marmoree e nelle maioliche policrome, si eleva l’ordine architettonico, costituito da due colonne tortili decorate da stucchi policromi e terminate da una rilevante trabeazione, coronata da un frontone spezzato con volute, che fiancheggiano un fastigio centrale. L’intradosso della volta è decorato con stucchi a rilievo. Questa imponente scenografia custodisce il dipinto con la Madonna che mostra il Sacramento.
Ai lati vi sono due affreschi: quello a sinistra raffigura il Santo che in presenza di S. Teresa viene nutrito dallo stesso Gesù. Di sotto è riportao: «Escis ac potionibus - per Jesu manu acceptis - coram S. Teresia - bis peramanter vesci - promeruit». L'altro di fronte, rappresenta il Santo, aggredito e malmenato dagli Ugonotti, in Francia.
Cappella di Sant’Anna
La cappella custodisce una decorazione parietale trompe l’oeil estesa a tutta la parete di fondo, riproducente un apparato scenografico, costituito da un sistema architettonico in marmi, e completato nella parte basamentale dall’altare in marmi policromi.
L’insieme offre la visione della grande pala dipinta a olio su tela, che raffigura Maria, Gesù, S. Giovan¬nino, S. Giuseppe e S. Elisabetta; il dipinto è attribuito a Vincenzo Ruggeri da Caltanissetta.
Nella parte a sinistra si trova un affresco raffigurante S. Pietro che poggia le chiavi su un libro; in fondo un viridiario. Nella volta soprastante si trova un dipinto ad affresco, raffigurante angeli musicanti.
Cappella di San Francesco d’Assisi
La cappella, costruita dalla famiglia Gravina Interlandi di Caltagirone, è affrescata con effetti trompe l’oeil che riproducono una macchinetta d’altare in marmi, e si completa nella parte basamentale con un altare in marmi policromi. II soffitto, che per infiltrazioni di acque piovane crollò nel 1948; presentava affreschi raffiguranti una sequenza di balaustrate concentriche l'una sovrapposta all'altra, con effetto prospettico. In una mensola a sinistra, posta tra le due porticine, è scritta la data, 1723. In questa Cappella si conservano due tele.
La pala dell'altare, dipinta a olio su tela, raffigura S. Francesco che riceve l’ indulgenza plenaria dal Cristo e dalla Vergine. La pala è di Epifanio Rossi, di Noto, il cui nome contratto si legge, a destra: «EPH. N. F. 1661», sigla riscontrata dal Prof. Antonino Ragona . A destra, si trova una tela che rappresenta S. Cristoforo col Bambino Gesù sulle spalle.
Tra la cappella di San Francesco e la seguente, si colloca il mausoleo di Giacomo Gravina Interlandi, che riporta la seguente iscrizione: JACOBI GRAVINAE ET INTERLANDI OSSA HIC JACET QUI OPTIMUS A PUERITIA INSTITUS DISCIPLINIS PERMULTIS VIRTUTIBUS FUIT CLARISSIMUS PRAESERTIM VERO SINGULARI IN DEUM PIETATE CUIUS CULTUM PER TOT FACTA FACIENDAQUE PER TEMPLA CONDECORATA ALIASQUE RATIONES PROMOVIT LIBERALITATE IN MISEROS EFFUSISSIMA QUIBUS PER REDITUS SUOS QUOQUO MODO SUBLEVANDIS ETIAM IN SECUTUROS ANNOS SUPREMIS TABULIS PROVIDIT MIRO DENIQUE IN PATRIAM AMORE IN QUA PRAETER ALIA CONSTITUTA ORNAMENTA PONTIFICIAM SEI)EM STABILIENDAM ET SINDACUS ET PATRICIUS ET DEPUTATUS SUMMIS LABORIBUS AC SUMPTIBUS PROCURAVIT OBIIT ANNO A CHRISTO NATO MDCCCXVII AETATIS SUAE LXXVII.
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cappelle laterali |
lato sinistro della navata
Cappella di San Michele Arcangelo
La cappella, costruita dalle famiglie Fanales e La Rosa, presenta una decorazione affrescata estesa a tutto il fondale e le pareti laterali che riproduce motivi architettonici con giochi prospettici. Nella parte basamentale è presente un altare in marmi policromi.
Sopra l'altare, l'Urna di S. Chiara V. M.. La tela d’altare ospita un dipinto raffigurante S. Michele Arcangelo, di anonimo. che calpesta il drago dalle sette teste. A sinistra del quadro sotto un piccolo stemma leggesi: D. Michael M. D. P. S. D. - S. I. P. 1688.
Cappella Madonna della Salute
Venne costruita dalla famiglia Longobardi-Savalza, di origini agrigentine, giunta a Caltagirone nella prima decade del XVIII secolo. In quegli anni don Carlo Longobardi, dopo alcuni contrasti per l’ammissione nel novero dell’oligarchia caltagironese, riuscì ad iscriversi nella mastra nobile di prima classe con il titolo di marchese di Schifardi, per privilegio di Filippo V del 7 marzo 1710. Il marchese affermò la propria posizione acquistando e ampliando un palazzo in via S. Giorgio e facendo costruire nel 1713, questa cappella dedicata a S. Pietro d’Alcantara destinandola a sepolcro della famiglia. Lo ricorda l’epitaffio riportato della lapide in marmi policromi intarsiati posta nel pavimento, in cui si legge: DIVO PETRO DE ALCANTARA SACELLUM SIBI, SUISQUE TUMULUM ILL. D. CAROLUS LONGOBARDO MARCHIO SCHIFARDI DICAVIT, CONSTRUXIT, IN SUAE ERGA S.m DEVOTIONIS OBSEQIUM SUAEQUE ERGA POSTEROS DILECTIONIS PERENNE MONUMENTUM ANNO A VIRGINIS PARTU MDCCXIII
Le piastrelle del pavimento, settecentesche, sono quelle residue e originarie del presbiterio.
L'altare proviene dalla Chiesa di S. Gregorio, distrutta dai bombardamenti del 1943 presenta un paliotto a tarsie di marmo policromo. Venne collocato in questa cappella che si trovava allora fatiscente e priva dell’altare, nel 1953, anno in cui venne allestito l’apparato decorativo della Madonna della salute che comprende la raggiera, ideata per fare da cornice al tronetto in legno dorato della Madonna. Essa venne eseguita sul posto, per L. 30.000. da stuccatori di Grammichele, Luciano Scalone e Francesco Aiello, allievi della «Scuola serale di disegno e plastica».
Il restauro e il completamento della cappella, molto degradata, avvenne nel tra 1953-1954, in occasione del centenario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Con¬cezione di Maria, per dedicarla alla Madonna della salute, sotto il cui titolo la Vergine SS.ma è venerata in questa chiesa. A ricordo, fu collocata la seguente iscrizione, dettata dall'esimio epigrafista calatino, Mons. Saverio Ali: D. O. M. CENTUM FAUSTE EXPLETIS ANNIS EX QUO IMMACULATAE DEIPARAE CONCEPTIONIS LUX CANDIDA EX VERBO MANANS INFALLIBILI IN TERRARUM ORBE MAGIS LATEQUE REFULSIT PIO XII PONT. MAX. GRATISSIMAE CIVES URBIS AMORE AC PIETATE UNANIMES PETRO CAPIZZI ANTISTITE FAVENTE JACOBO CONA ECCLESIAE RECTORE HOC SACELLUM B. MARIAE VIRGINI A SALUTE DICARUNT IPSUMQUE PENE DIRUTUM ARTE EXQUISITA VETUSTA DIGNUM RELIGIONE EFFICIENDUM MUNIFICE CURARUNT. La devozione alla Madonna di secolare tradizione, venne introdotta dai PP. Riformati in Caltagirone, rappresentata da una statuetta, alta cm. 35, che l'estensore della Scheda n. 5 della Soprintendenza di Palermo, così descrive: «Scoltura in marmo raffigurante la Vergine col Bimbo su un plinto avvolto da un mostro. L'abito è colorato a fregi stilizzati in oro e carminio. È attribuita ad Antonello Gagini. È opera delicatissima, pur tuttavia le ricercatezze e le rifiniture la spasmodica ricerca della grazia mi fanno pensare che si debba trattare di un valoroso allievo di bottega o di un felice imitatore e che debba considerarsi apocrifa la firma». Nella parte retrostante è inciso: «ANTO: ° GAGINI, 1516».
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