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adeguamento liturgico
Salerno
Salerno - Campagna - Acerno
chiesa
cattedrale
Santi Matteo e Gregorio Magno
Parrocchia di Santi Matteo e Gregorio Magno
Pianta; Facciata; quadriportico; Elementi decorativi; Elementi decorativi; Campanile; cripta
altare - intervento strutturale (1983)
834 - 834(preesistenza intero bene); 1079 - 1079(menzione carattere generale); 1080 - 1084(edificazione intero bene); 1123 - 1135(esecuzione pavimentazione); 1137 - 1159(completamento quadriportico); 1145 - XII(costruzione campanile); 1163 - 1180(esecuzione ambone sinistro); 1180 - 1194(esecuzione ambone destro); 1443 - 1443(restauro navata destra); 1471 - 1482(restauro abside centrale); XVI - 1605(riparazione copertura); XVII - XVII(restauro cripta); 1614 - 1614(menzione abside destro); XVIII - XVIII(restauro intero bene); 1723 - 1723(restauro intero bene); 1767 - 1767(sopraelevazione facciata); 1771 - 1771(completamento abside destro); 1773 - 1773(ristrutturazione quadriportico); XIX - XX(demolizione parziale copertura); 1877 - 1877(ristrutturazione cripta); 1954 - 1954(rifacimento abside centrale); 1956 - 1956(rifacimento abside destro); 1956 - 1956(restauro campanile); 2014 - 2014(restauro navata destra); 2014 - 2014(riparazione copertura); 2014 - 2014(ristrutturazione sagrestia); 2014 - 2014(ristrutturazione cripta)
Chiesa dei Santi Matteo e Gregorio Magno
Tipologia e qualificazione chiesa cattedrale
Denominazione Chiesa dei Santi Matteo e Gregorio Magno <Salerno>
Altre denominazioni Cattedrale di San Matteo
Cattedrale di Santa Maria degli Angeli e di San Matteo
Ambito culturale (ruolo)
barocco napoletano (restauro cripta)
barocco napoletano (restauri intera cattedrale)
romanico campano (campanile)
Notizie Storiche

834  (preesistenza intero bene)

In tal data fu edificata la chiese di S.Maria degli Angeli, successivamente demolita, e sui suoli così liberati e su altri adiacenti donati da famiglie patrizie salernitane, venne edificata la nuova cattedrale, con largo reimpiego di materiale ricavato da templi pagani della zona (particolarmente colonne, capitelli, architravi e lastre marmoree).

1079  (menzione carattere generale)

Nel 1079 , il vescovo Alfano I° ritrovò le spoglie mortali di S.Matteo durante l’esecuzione dei lavori nella chiesa vescovile di S. Maria degli Angeli. Tali reliquie erano state ivi collocate, nel 954, da Gisulfo I° per sottrarle alle scorrerie dei saraceni. Alfano I°, allora, scrisse di tale scoperta al papa Gregorio VII°, il quale gli rispose invitandolo a rivolgersi a Roberto il Guiscardo per esortarlo ad onorare quelle sante spoglie. Il vescovo, dunque, seguì il consiglio del pontefice e, senza indugi, il Guiscardo diede incarico ad Alfano stesso di costruire, a spese del suo patrimonio personale, una grandiosa cattedrale, tale da essere monumento della sua munificenza, del suo valore e delle conquiste normanne.

1080 - 1084 (edificazione intero bene)

Nel 1080 ha inizio la costruzione di quella che dovrà costituire una delle principali opere dell’architettura romanica in Campania. Al vescovo Alfano I, fu affidata la costruzione del nuovo edificio, seguendo l’esempio offertogli dal suo confratello Desiderio per la Cattedrale di Montecassino, secondo la disposizione planimetrica tipica della basilica paleocristiana. La cattedrale, originariamente constava di tre navate divise da due colonnati. Elementi di granito di spoglio, collegati tra loro con archi a tutto sesto, sui quali si innalzavano le alte mura della navata; di tre absidi, di cui la centrale maggiore di quelle laterali; di un transetto, tra le navate e le absidi il cui piano di pavimentazione restava più alto di quello della chiesa per la presenza della sottostante cripta o basilica inferiore. Un tetto con capriate a vista, a doppia falda, in corrispondenza della navata alta centrale, ed ad un solo spiovente su quelle laterali. Un atrio porticato antistante la chiesa era ri

1123 - 1135 (esecuzione pavimentazione)

Di grande interesse sono i pavimenti a mosaici nel transetto, fatti eseguire da Romualdo I, tra il 1123 e il 1135, e quelli del pavimento del coro basso, realizzati alcuni decenni più tardi a cura di Romualdo II.

1137 - 1159 (completamento quadriportico)

Fu nel XII secolo che vennero costruite dapprima (1137 – 1159) le gallerie sui piedilunghi, cioè sui due bracci laterali ed , infine quella sul lato occidentale a chiusura di questo mirabile complesso. L’atrio, di forma leggermente rettangolare, ha un portico costruito da ventotto colonne di spoglio, di granito e da quattro pilastri agli angoli; le archeggiature, con altri piedritti, accennano a forma bizantine.

1145 - XII (costruzione campanile)

Per volontà del vescovo Guglielmo da Ravenna, venne costruito il campanile, che inserisce e sovrappone le sue strutture a quelle, evidentemente preesistenti, dell’atrio.

1163 - 1180 (esecuzione ambone sinistro)

L’ambone di sinistra fu fatto eseguire da Romualdo II Guarna (1163 – 1180)

1180 - 1194 (esecuzione ambone destro)

L’ambone di destra fu fatto eseguire dall’Arcivescovo Niccolà d’Ajello (1180 – 1194) insieme con il candelabro per il cero pasquale.

1443  (restauro navata destra)

L’interno della cattedrale, purtroppo, appare profondamente alterato da tutta una serie di infelici restauri e rifacimenti. Invero numerose cause, quali l’insufficiente resistenza dei terreni di fondazione, i terremoti, l’eccessiva rapidità di esecuzione, hanno compromesso fin dall'origine la precaria stabilità propria di questo tipo costruttivo di basilica, determinando notevoli dissesti fin da XV secolo. Già verso il 1443, infatti si dovettero eseguire lavori di consolidamento statico con la sostituzione di alcune colonne mediante pilastri di muratura e la costruzione di un pilone a sostegno del lato esterno della navata destra

1471 - 1482 (restauro abside centrale)

fu consolidata l’abside centrale

XVI - 1605 (riparazione copertura)

Nel 1554, la chiesa giaceva nuovamente in uno stato precario, tanto che l’Arcivescovo Seripando si rivolse all'imperatore Carlo V per ottenere sovvenzioni, e così durante l’ultimo quarto del XVI secolo si ebbero vari interventi parziali per la riparazione dei tetti e per la sostituzione di alcune colonne con pilastri. I lavori, ripresi nel febbraio del 1600, proseguirono per qualche anno, e cioè fino al 1605, quando il Sindaco e gli eletti della città si rivolsero anche al re di Spagna, Filippo III, per ottenere finanziamenti; ma i risultati di tale azione furono scarsi, per cui può parlarsi di una reale ripresa solo per gli interventi seguiti al violento terremoto del 5 giugno 1688.

XVII  (restauro cripta)

La basilica inferiore, che già nel 1579 venne restaurata, subì nei primi anni del XVII secolo il radicale rimaneggiamento operato da Domenico Fontana e completata dal figlio Giulio Cesare e da Bartolomeo Picchiatti.Tale rinnovamento, che fu resto possibile dalla munificenza del re di Spagna Filippo II e III, conferì il carattere ricco e sfarzoso che, secondo il gusto barocco, doveva essere fornito a questo luogo, ove è conservato il corpo di S.Matteo e che, quindi, costituisce il vero centro dell’intera basilica.

1614  (menzione abside destro)

Il 4 maggio 1614, l’Arcivescovo Sanseverino trasportò le spoglie di Gregorio VII nella cappella di Giovanni da Procida corrispondente all'abside destro e denominato "delle Crociate", collocandole nell'altare (sormontato dalla statura marmorea del Santo) fatto costruire quattro anni prima a tale scopo, dal vescovo Feltrano di Guevara e completato nel 1953 con l’urna di cristallo e argento.

XVIII  (restauro intero bene)

Solo dopo il nuovo terremoto del 1694, l’Arcivescovo Bonaventura Poerio volle riprendere le opere, incaricando l’Architetto romano Giambattista Buratti perchè non contento del progetto del Guglielmelli. Questi studiò, allora, un vero e proprio progetto di restauro, col proposito di rispettare al massimo la forma architettonica che fino ad allora la chiesa aveva conservato. In realtà, però, egli finì col seguire gli stessi criteri di consolidamento già adottati dal Guglielmelli. Cosicché i lavori proseguirono appiattendo i caratteri dell’architettura romanica, inglobando le colonne in grossi pilastri di muratura, coprendo le navate con false volte “ad incannucciata”, creando cappelle laterali negli spazi risultanti tra i piloni esterni di sostegno, abbattendo gli antichi altari ed eliminando, in conseguenza, il cimitero che era a lato della cattedrale.

1723  (restauro intero bene)

L'intervento del 1723 ad opera di Ferdinando Sanfelice non conferì originale accento d’arte alla nuova veste barocca in cui la medioevale basilica venne quasi totalmente mascherata.

1767  (sopraelevazione facciata)

La facciata esterna nel 1767, fu sopraelevata ad opera dell'arcivescovo Isidoro Sanchez de Luna e, poi, nel 1837, restaurata e trasformata dal vescovo marino Paglia.

1771  (completamento abside destro)

La cappella di Giovanni da Procida, ovvero delle crociate"fu ancora arricchita nel 1771 con l’aggiunta della bella balaustra marmorea con barriera in ferro ed ottone.

1773  (ristrutturazione quadriportico)

Il quadriportico, che già verso la metà del XVI secolo ebbe necessità di restauri nella parte anteriore, subì, nel 1773, una prima modificazione, che doveva avviarne il rivestimento secondo il gusto barocco. Infatti l’Arcivescovo di Capua realizzò, allora, sul lato contiguo alla facciata della chiesa ed al posto delle antiche abitazioni dei sagrestani, il grande loggiato concludentesi con una balaustra di marmo.

XIX - XX (demolizione parziale copertura)

Nella seconda metà del XIX secolo, e nei primi decenni del ventesimo, furono necessari nuovi lavori in fondazione ed alla copertura a tetto. Dopo un primo intervento dell’Arcivescovo Monterisi per la liberazione della copertura del transetto delle sovrastrutture barocche (1931), è stato merito dei restauri più recenti, successivi all'ultima guerra, quello di aver restituito al primitivo splendore le membrature dell’atrio e del campanile.

1877  (ristrutturazione cripta)

Accanto al sepolcro Borda è la porta dalla quale si accede, attraverso una scala, alla basilica inferiore; altro ingresso, oltre quello simmetrico della navata sinistra, è della via pubblica per un vano, aperto fin dal 1877 e definitivamente sistemato nel 1917 e nel 1925. La bella cripta corrisponde alla crociera ed alle absidi della chiesa superiore, ripetendone la pianta, alterata solo dalla presenza di una cappella, sul lato minore, realizzata circa venti anni fa.

1954  (rifacimento abside centrale)

nell'abside centrale nel 1954, è stato completamente rivestito il catino, ad opera del gruppo dei mosaicisti di Ravenna; nello stesso anno sono stati costruiti ex novo i sette scalini circolari della cattedra vescovile dell’ XI secolo.

1956  (rifacimento abside destro)

Nel 1956 anche i mosaici della volta dell’abside destra vengono rifatti e completati, non essendo risultati soddisfacenti i restauri compiuti nel 1873 per intervento di PIO IX. In tal modo, dei mosaici originali fatti eseguire, fra il 1258 e il 1266, da Giovanni da Procida, resta poco o nulla.

1956  (restauro campanile)

La torre campanaria, fra le più importanti dell’arte romanica, è stata oggetto di moderni restauri (tra cui ricordiamo quello del 1956) che ne hanno garantito la stabilità per mezzo dell’inserimento, all'interno dell’antica struttura, di un ossatura in cemento armato e che hanno restituito il suo aspetto medievale. Esso, infatti, era stato fortemente modificato da un intervento settecentesco che aveva coperto il tamburo con un rivestimento barocco e alterato il disegno delle bifore, aggiungendo anche una balconata di tufo.

2014  (restauro navata destra)

L'intervento ha ripristinato le porzioni di intonaco fessurate e/o in fase di distacco dagli imbotti delle volte presenti lungo la navata destra, nonché ha consolidato degli stessi, al fine di evitare ulteriori distacchi. I lavori sono stati diretti dall'ing. G. Ricciardi e dall'arch. G. Petrocelli

2014  (riparazione copertura)

sostituzione delle gronde e pluviali

2014  (ristrutturazione sagrestia)

rifacimento dei bagni

2014  (ristrutturazione cripta)

rifacimento dei bagni
Descrizione

Il duomo di Salerno fu costruito tra il 1080 ed il 1085 dopo la conquista della città da parte di Roberto il Guiscardo e fu consacrato nel giugno del 1084 dal papa Gregorio VII, ospite in esilio della città. Costruito su un'omonima chiesa paleocristiana dedicata a santa Maria degli Angeli, sorta a sua volta sulle rovine di un tempio romano. I progetti furono ampliati successivamente con il ritrovamento delle spoglie del santo evangelista, tumulate nell'antica chiesa il 4 maggio 954 e venute alla luce con la progressiva demolizione di questa. Subì nei secoli vari rifacimenti; si ricorda in particolare quello a seguito del terremoto del 1688 ad opera degli architetti Ferdinando Sanfelice, Arcangelo Guglielmelli e soprattutto Carlo Buratti romano di origine ticinese al quale si deve l'attuale aspetto interno e la volta ad incannucciata. Di recente è stato in parte riportato alla originaria struttura romanica. Alfano I ispirò la forma e la pianta proprio alla chiesa cassinese con qualche novità in stile carolingio rispetto la tradizione cristiana. La chiesa è un edificio massiccio, a tre navate (ma probabilmente in origine erano cinque) di cui quella centrale è sormontata da una volta a botte ad incannucciata, mentre il transetto con tre absidi presenta delle capriate in legno (rifatte negli anni cinquanta). Sebbene all'interno domini uno stile seicentesco, sono state rinvenute tracce dei trascorsi medioevali ed in una delle navate laterali è possibile ammirare affreschi di scuola giottesca che emergono dalla più recente muratura. Nella parte terminale della navata si inserisce un coro ligneo delimitato da due amboni sorretti da colonnine tipicamente bizantine decorate con un intarsio di pietre policrome. Essi sono, rispettivamente, del 1180 (ambone Guarna) e del 1195 (ambone D'Ajello). La cripta del tipo ipogeo si diffonde negli altri centri limitrofi. Il duomo presenta un'alta facciata barocca realizzata nel 1767 con annessa scalinata monumentale che sostituisce quella antica di cui resta solo il portale detto Porta dei Leoni a causa di due statue ai lati degli stipiti raffiguranti un leone e una leonessa con un leoncino. In generale, la decorazione scultorea di tutta la cattedrale è caratterizzata da una forte presenza di animali: a partire dall'ingresso, in basso, vi troviamo un leone e una leonessa che allatta il suo piccolo, simboli della potenza e della carità della chiesa; in alto, l'architrave raffigura oltre al traliccio di vite, i datteri beccati dagli uccelli, un'allusione al nutrimento spirituale dell'anima ed inoltre, la scimmia ed il leone posti agli estremi che simboleggiano, rispettivamente, l'eresia e la verità della chiesa; ma anche all'interno propone elementi decorativi con animali propri del patrimonio medievale: leoncini, cavalli, centauri. Il portale della facciata immette ad un ampio quadriportico romanico, circondato da un colonnato le cui colonne provengono dal vicino Foro Romano di piazza Conforti, sormontate da archi a tutto sesto decorati con intarsi di pietra vulcanica sulle lesene e ai pennacchi. Il campanile è composto di quattro cubi e termina con un tiburio a cupola. Quest’ultima costituisce la parte più interessante con la decorazione a dodici archi a tutto sesto intrecciati con alternanza regolare di diversi materiali policromi.
Pianta
Come l'edificio desideriano anche la cattedrale di San Matteo presenta una pianta articolata in un corpo longitudinale a tre navate con uno orizzontale, il transetto, con tre absidi, e quadriportico. Ma un'analisi più approfondita dello spazio indica che la chiesa di Alfano si colloca nel panorama regionale come un elemento di assoluta novità, nonostante la forma tradizionale. Il primo elemento di novità è dato dalla forma della cripta ad aula con lo spazio scandito da colonne e con le absidi in corrispondenza con quelle del transetto superiore. Questo tipo di cripta, ben conosciuto nell'Europa ed in Italia Settentrionale, era assolutamente inusuale in Italia centro-Meridionale. In San Pietro come a Montecassino, la cripta era un vano angusto, corrispondente ad un martirium, la sepoltura del santo. Da Salerno questo tipo di ipogeo si diffonde negli altri centri: prima a Ravello, poi ad Otranto e quindi a Sant'Agata dei Goti. Se allarghiamo il raggio dell'analisi alle misure dello spazio, viene fuori una concatenazione di numeri che lasciano intravedere una corrispondenza armonica, che si potrebbe definire di tipo modulare. I rapporti esistenti fra i corpi costituenti la chiesa indicano come riferimento basilare la lunghezza del transetto, uguale a 15,80 metri. La lunghezza della chiesa, pari a 79 metri, è esattamente cinque volte il braccio del transetto. La larghezza della chiesa, nonostante le trasformazioni barocche, è uguale a circa il doppio, cioè 31,6 o 31,8 metri. L'altezza è uguale a 23,70 metri, cioè una volta e mezza. La profondità dell'abside è uguale a 7,90 metri, la metà del transetto, mentre le absidi laterali sono la metà di quella centrale e misurano 3,85 metri, un quarto.
Facciata
Il duomo è preceduto da un'alta facciata barocca con annessa scalinata monumentale. Tale facciata, realizzata nel 1767 dall'arcivescovo Isidoro Sanchez De Luna, sostituì l'ingresso romanico che prevedeva 12 scalini semicircolari. Dell'antico prospetto resta il portale detto Porta dei Leoni a causa di due statue ai lati degli stipiti raffiguranti un leone (simbolo della forza) e una leonessa con un leoncino (simbolo della carità). Sull'architrave, scolpita ad imitazione di un portale romano, una scritta ricorda a chi entra l'alleanza tra i principati di Salerno e di Capua. Il fregio, raffigurante una pianta di vite (rimando al salvifico Sangue di Cristo) presenta altre decorazioni animali: una scimmia (simbolo dell'eresia) e una colomba che becca i datteri (simbolo dell'anima che si pasce dei piaceri ultraterreni). Nella lunetta al di sopra del fregio, un affresco seicentesco (che ha sostituito un deteriorato mosaico del 1290) raffigura San Matteo che scrive il Vangelo ispirato dall'angelo, che alcuni vogliono sia opera di Angelo Solimena (padre del più celebre Francesco). In generale, la decorazione scultorea di tutta la cattedrale è caratterizzata da una forte presenza di animali: a partire dall'ingresso, in basso, vi troviamo un leone e una leonessa che allatta il suo piccolo, simboli della potenza e della carità della chiesa; in alto, l'architrave raffigura oltre al traliccio di vite, i datteri beccati dagli uccelli, un'allusione al nutrimento spirituale dell'anima ed inoltre, la scimmia ed il leone posti agli estremi che simboleggiano, rispettivamente, l'eresia e la verità della chiesa; ma anche all'interno propone elementi decorativi con animali propri del patrimonio medievale: leoncini, cavalli, centauri.
quadriportico
Il portale della facciata immette ad un ampio atrio, unico esempio italiano, insieme a quello della basilica di Sant'Ambrogio, di quadriportico romanico. L'atrio è circondato da un colonnato (che era un'ideale continuazione verso l'esterno delle navate interne) le cui colonne provengono dal vicino Foro Romano di piazza Conforti, sormontate da archi a tutto sesto decorati con intarsi di pietra vulcanica sulle lesene e ai pennacchi. Splendido è il loggiato soprastante a bifore e pentafore, considerato il punto d'inizio della cosiddetta Architettura mediterranea. Sull'atrio si apre inoltre la Porta in Bronzo delle chiesa, fusa a Costantinopoli nel 1099 e donata alla città dai due coniugi Landolfo e Guisana Butrumile. Formata da 54 formelle in gran parte raffiguranti croci bizantine, presenta al centro una teoria di santi (tra i quali spicca san Matteo), la raffigurazione simbolica di due grifi che s'abbeverano ad un fonte battesimale (il grifo, oltre che dell'immortalità dell'anima, è anche simbolo della famiglia normanna degli Altavilla, ai quali apparteneva il fondatore Guiscardo). Anche se attualmente la porta ha un colorito verdastro tipico del bronzo antico, una volta era ricoperta in oro ed argento. Presso la stessa porta, sono incisi su una lapide quattro versi di una poesia che Gabriele D'Annunzio dedicò alla Cattedrale. Ai lati della porta di bronzo, numerosi graffiti che potrebbero apparire vandalici, sono in realtà preghiere a San Matteo in caratteri armeni e greci, e solo recentemente decifrate. Al centro dell'atrio esisteva una fontana monolitica in granito egiziano; sottratta da Ferdinando IV di Borbone nel 1820, fu portata a Napoli nella villa comunale dov'è tuttora soprannominata popolarmente "la fontana delle Paparelle". La fontana attuale è un vecchio fonte battesimale.
Elementi decorativi
Tra il campanile e la facciata, nel '700 fu aggiunto un altro corpo di fabbrica usando materiale di spoglio romanico: è il cosiddetto "Auditorium di Santa Caterina", comprendente, al pianterreno ed accessibile direttamente dalla strada, la "Sala San Lazzaro", nella quale nel periodo natalizio è esposto un pregevole e moderno Presepe dipinto, opera del pittore locale Mario Carotenuto. Nel quadriportico, infine, una lapide ricorda che qui fu una sede della Scuola medica salernitana, e che qui San Tommaso D'Aquino insegnò teologia.
Elementi decorativi
Nel portico sono presenti alcuni sepolcri ricavati da sarcofagi romani riutilizzati. Degni di nota sono il sepolcro Capograsso (detto "sarcofago del ratto di Arianna" per la decorazione), quello di Margherita di Durazzo, originariamente allocato nel convento di S.Francesco, e quello del Duca Guglielmo o della "Caccia al Cinghiale", carico di leggenda (vedi Leggende). Altre tombe non identificate sono quelle di Alfano I, della principessa Sichelgaita (che alcuni però vorrebbero sepolta a Montecassino). Al disopra della porta di bronzo che immette alla basilica, incastonate nella parete e assai rovinate, sono le lapidi tombali dei donatori della stessa porta: Landolfo e Guisana.
Campanile
Addossato al lato meridionale del quadriportico è collocato il monumentale campanile arabo-normanno, che si eleva per quasi 52 metri con una base di circa dieci metri per lato. Da una lapide murata sulla fronte meridionale si legge che committente fu Guglielmo da Ravenna, arcivescovo di Salerno dal 1137 al 1152. Il campanile è composto di quattro cubi e termina con un tiburio a cupola. La sua composizione risponde ad una precisa esigenza statica in quanto i primi due piani, indubbiamente più pesanti, sono in travertino e costituiscono una solida base di sostegno. Gli altri due piani sono in blocchetti di laterizio, certamente più leggeri. Tutti i piani sono alleggeriti da ampie biforeche scaricano i pesi lateralmente sugli angoli. La torretta costituisce la parte più interessante con la decorazione a dodici archi a tutto sesto intrecciati con alternanza regolare di diversi materiali policromi. Tale decorazione contribuisce ad un'ambientazione culturale propria dell'area salernitano-amalfitana. La cupoletta è demarcata da una fascia con stelle a sei punte. Le forme del campanile, inoltre, rimandano a precise simbologie bibliche. I piani sono tre, numero equivalente ai livelli dell'universo secondo le Sacre Scritture; inoltre, la forma cubica vuol ricordare la loro fisicità. La torretta, invece, ha una forma circolare che nella bibbia equivale all'elemento ultraterreno; la parete esterna è percorsa da dodici colonnine (quanti sono gliapostoli) che reggono la fascia stellata a sei punte (stella ebraica) che è la raffigurazione del paradiso. In cima a tutto vi è la cupola, la cui perfetta forma sferica rappresenta Dio. Vi alloggiano otto campane, di diversa nota musicale e periodo storico. Nella seconda cella campanaria si trova la più grande, di nota DO3 calante, risale al 1812 circa, ed è affiancata ad una leggermente più piccola del 1475, FA3 fusa da un fonditore locale. Nella cella campanaria di forma cilindrica invece si trovano le campane restanti. La terza del concerto, LA3 leggermente mancante, è probabilmente ancora più antica, di forma medioevale; ne seguono altre tre a fianco a questa, ovvero DO4, RE4 crescente, LA4. Affacciata alla finestra orientale vi è la campana RE4, mentre in quella opposta c'è la settima campana, FA4. Prima del restauro che ha riportato la Cattedrale ed il Campanile all'originale splendore Romanico negli anni '50, durante il periodo Barocco, con l'aggiunta di alcuni elementi classici barocchi, vi erano sulla cima della cupola 2 campane delle ore, dalla forma oblunga, ora conservate all'interno del campanile, accessibile tramite un complesso di scale in ferro risalente al restauro. Il giorno di San Matteo tutte le campane suonano a festa per diverse ore, a richiamo dei Salernitani alla solenne festa Patronale.
cripta
Molto bella è la cripta che custodisce le spoglie mortali di San Matteo. La leggenda della traslazione vuole che le reliquie siano state portate a Salerno da Gisulfo I nel X secolo ed in seguito nel 1081, quando fu costruita la nuova cattedrale dedicata all'evangelista, furono deposte nella cripta destinata a custodirle. Agli inizi del XVII secolo la cripta fu restaurata in stile barocco su progetto dell'architetto Domenico Fontana e del figlio Giulio. La cripta ospita anche i resti dei SS. Martiri Salernitani Fortunato, Gaio, Ante e Felice, e le reliquie dei Santi Confessori. Sulla tomba di san Matteo, seminterrata, troneggia una statua bronzea e bifronte del medesimo, opera del 1605 dello scultore Michelangelo Naccherino.Tutti gli affreschi del soffitto sono opera del pittore tardo-manierista Belisario Corenzio e raffigurano scene del Vangelo di Matteo, oltre ad alcuni episodi di storia salernitana (quali L'assedio della città da parte dei francesi). I marmi che racchiudono le antiche colonne e le pareti sono della metà del Settecento e sono opera del marmista napoletano Francesco Ragozzino; sulle pareti ci sono venti statue raffiguranti San Giovanni Battista e i primi santi vescovi di Salerno. Proprio le reliquie di questi ultimi sono sepolti nella cappella a Nord che da loro prende il nome: le urne, in legno e cristallo, sono esposte in vetrine sulla parete, e su ognuna di esse è inciso il nome del defunto. Quella di San Bonosio, primo vescovo di Salerno (vissuto all'epoca di Alarico I), è la più grande ed è situata al centro, con tanto di iscrizione marmorea al di sotto; l'originaria sepoltura, costituita da una lastra marmorea datata 1081, è ancora visibile al centro del pavimento della cappella, ed è una preziosa fonte che conferma il sicuro completamento della cripta per quella data. Nella zona Est è visibile la Cappella dei Santi Martiri Salernitani che ospita le loro spoglie. Essi si chiamavano Fortunato, Caio, Ante e Felice, e subirono il martirio all'epoca delle persecuzioni di Diocleziano (303-310); i primi tre furono decapitati presso il Tempio di Priapo che era situato presso la foce dell'Irno; Felice fu invece decollato nella località "Felline", dove oggi c'è una chiesa a lui dedicata. Le ossa sono collocate in due urne poste sotto una grata in ottone al centro del pavimento, mentre le fasi del loro processo, martirio e sepoltura definitiva sono mirabilmente affrescate sul soffitto. Accanto alla grata vi è un tronco di colonna sulla quale sarebbero stati decapitati. Le altre due cappelle ad Est, ai lati di quella dei Martiri, non sono meno suggestive: la prima custodisce le spoglie delle sante sorelle di San Prisco (vescovo di Nocera) che, ritrovate da Alfano I nel Medioevo, vennero risistemate in loco negli anni sessanta; una splendida tela istoriata e raffigurante la Madonna è stata trafugata pochi anni or sono dall'altare. La seconda cappella ospita la sagrestia della cripta. La tomba di San Matteo è al centro della cripta, e rappresenta il Sancta Sanctorum. Si trova esattamente sotto l'altare maggiore della soprastante Cattedrale, è seminterrata, ed è costituita da un ampio baldacchino marmoreo recante gli stemmi dei Borbone, sul quale troneggia una statua bronzea e bifronte dell'Evangelista nell'atto di scrivere, opera del 1605 dello scultore Michelangelo Naccherino. Immediatamente sotto di essa, in una celletta, è racchiusa la scatola in cui si raccoglieva la "Manna di S.Matteo". Ai lati dell'altare, vi sono otto candelabri dorati che furono donati all'inizio dell'Ottocento dalla Scuola medica salernitana. La tomba vera e propria è raggiungibile mediante una scala aperta solo nel dopoguerra, e visibile da una finestrella circolare: ha un assetto molto semplice, rappresentato da una lastra marmorea con frammenti decorativi bizantini, sotto la quale sono conservate le due urne con i resti. Su una colonnina rivestita in rame, visibile sul fondo della lastra, si raccoglieva la "Manna di San Matteo".
Adeguamento liturgico

altare - intervento strutturale (1983)
Le uniche notizie raccolte negli uffici della Diocesi, che riguardano l'adeguamento liturgico, interessano la realizzazione dell'altare in marmo eseguito negli anni 1983-1984, ovvero nel periodo post-sisma. Successivamente nel 1998 fu disposto sulla parte anteriore il paliotto finemente lavorato in argento.
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