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XIII - 1575 (costruzione antica chiesa)
L'antico tempio di San Giuliano, con annesso campanile, ad una sola navata decorata di stucchi arabo-normanni e con l'abside rivolta ad oriente. Più volte danneggiato e distrutto dai terremoti, che nei secoli passati funestarono la città, risorse sempre più bello e più grande per tenace volontà del clero. semidistrutto dal terremoto del 30 novembre, 10 dicembre 1542, venne prontamente restaurato, tranne che sulla sommità della torre campanaria, che rimase dimezzata e sulla quale nel 1575, il consiglio giuratorio fece collocare un orologio.
1582 - 1627 (ricostruzione nuova chiesa)
Il consiglio giuratorio della città, il 23 aprile 1582 deliberò d'ergerne un'altra, ma più ampia e più bella nell'istesso sito, rivolta alla parte opposta, e di affidarne l'incarico all'arch. Francesco Zagarella da Ragusa, coadiuvato dall'arch. messinese Giacomo Firini, laico gesuita. I lavori, iniziati nel 1598, inspiegabilmente si protrassero a lungo tra l'insoddisfazione della cittadinanza e del Consiglio, che nel 1627 decise di afidare l'incarico di un nuovo progetto all'arch. Simone Gullì da Messina. Per realizzare il progetto di Gullì, si dovette demolire gran parte della costruzione precedente ed ordinare altre colonne più alte delle altre sedici, già acquistate.
1627 - 1693 (costruzione nuova chiesa)
La nuova chiesa di San Giuliano, costruita a croce latina con tre navate a con prospetto rivolto ad oriente, misurava all'interno 52 metri di lunghezza, 25 metri di larghezza e circa 20 di altezza della volta centrale, mentre quella della cupola risultò di 35 metri.Tuttavia a distanza di 60 anni, un altro catastrofico terremoto, quello del 9 e 11 gennaio 1693, che sconvolse tutta la Sicilia orientale, danneggiò gravemente anche la chiesa di San Giuliano, che fra l'altro vide rasi al suolo l'antico campanile, le volte dei soffitti, ivi compresa quella della cupola.
XVIII - 1756 (ricostruzione chiesa attuale)
Fra tante rovine di case e di edifici, prime ad essere ricostruite furono le chiese, e fra queste quella di san Giuliano. Ne fu dato incarico all'arch. agrigentino Simone Mancuso, detto in gergo "lu mastru" di Girgenti, che collaborato dal costruttore ed intagliatore palermitano Giuseppe Montes, nel ricostruire in stile toscano la chiesa, eliminò l'antica chiesa normanna, che l'arch. Gullì aveva conservato nell'interno, si servì di nuove e più alte colonne di pietra bianca per sorreggere le volte e la grande cupola e riprese dalle fondamenta un nuovo ed elegante prospetto, con sovrapposto campanile a trifora, che fu ultimato nel 1756. Si pensò, poi a pavimentare la chiesa con piastrelle bianche di maiolica, decorate di fasce bianche.
XVIII - 1773 (portali in pietra facciata)
Nella seconda metà del '700, furono ornate le pareti esterne di due artistici portali in pietra, progettati dall'arch. Natale Bonaiuto da Siracusa. Nel 1773, come riportato da una epigrafe posta su una delle porte minori del prospetto, il Comune fece sostituire l'orologio, che era stato sistemato sulla porta centrale, rimosso il vecchio ne fu collocato uno più "esatto" a spese della pubblica cassa, ad utilità dei cittadini.
1818 - 1832 (colonne e decorazioni interni)
Nei primi decenni dell'800 per volere del primo Vescovo mons. Gaetano Trigona e Parisi (1767-1837) di Caltagirone, gli interni furono stilisticamente interamente rivoluzionati, infatti tutte le colonne in stile toscano furono imprigionate in massicci pilastri di stile corinzio, commissionando all'arch. palermitano Emanuele di Bartolo, il quale progetto tutta la decorazione di stucchi e pitture, coadiuvato dagli stuccatori Gaetano Signorelli siracusano, ed Agostino Perez palermitano, e del pittore e scultore Giuseppe Vaccaro caltagironese.
1833 - 1853 (rivestimenti marmorei e pavimento interni)
Si devono a mons. Benedetto Denti (1782-1853) secondo Vescovo di Caltagirone il rivestimento marmoreo dell'altare della Madonna della Mercede, il rifacimento del pavimento in marmo bianco, e la costruzione di un piccolo soglio vescovile di legno.
1854 - 1855 (tele altari laterali interni )
Mons. Giuseppe Maniscalco (1784-1855), terzo Vescovo calatino, commissiono ai fratelli Giuseppee Francesco Vaccaro le tele ad olio per gli altari laterali, tentando di far ricostruire il prospetto della chiesa, gravemente danneggiato dal campanile in procinto di cadere, e demolito nel 1838, dandone incarico all'arch. Gianbattista Filippo Basile (1825-1899 e Giuseppe di Bartolo, ma la prematura scomparsa ne impedì la realizzazione.
1858 - 1867 (altare maggiore interni)
Si deve a mons. Luigi Natoli (1799-1875), quarto Vescovo di Caltagirone, la realizzazione dell'altare maggiore con marmi policromi pregiati, nell'anno 1865.
1872 - 1898 (rivestimento in lamine di piombo cupola)
Mons. Antonio Morana, (1824-1879) quinto Vescovo calatino, fece foderare la cupola di lamine di piombo, la quale ad opera di mons. Saverio Gerbino (1814-1898)fu rivestita da malta cementizia. A quest'ultimo si deve l'abbellimento della cappella del SS. Sacramento, eretta nel 1840 con marmi e stucchi indorati.
1898 - 1925 (nuovo prospetto facciata)
Mons. Damaso Pio De Bono (1850-1927), fece costruire il nuovo prospetto dlla cattedrale, esso progettato in stile liberty-floreale, dall'arch. calatino Saverio Fragapane (1872-1927), fu costruito in pietra bianca di Ragusa negli anni 1908-1909, a totale carico del prevosto Luigi Tasca (1899-1917). La vecchia facciata, quella ricostruita dopo il terremoto del 1693 e più volte modificata nel corso dell’800, non seguiva il filo planimetrico della strada del Duomo o del Crocifisso definito nell’ultimo ventennio del XIX secolo, ma aveva un’impostazione legata a logiche inerenti l’ impianto seicentesco dell’edificio. L’architetto Saverio Fragapane allineò il filo della nuova facciata a quello della strada del Crocifisso, creando un angolo non ortogonale tra l’asse longitudinale della chiesa e la facciata che venne nascosto nello spessore stesso della facciata, risolvendo così problematiche di decoro urbano presenti da decenni. L’opera incontrò un discreto successo e venne pubblicata sulla p
1927 - 1937 (decorazioni e affreschi interni)
Mons. Giovanni Bargiggia (1876-1946), nel 1937 fece ripulire l'interno facendo indorare gli stucchi, affrescare i pennacchi della cupola con i quattro evangelisti, e ornare alcune finestre di vetrate istoriate, ad opera del prof. Mario Albertella da Milano, fecendo sistemare il soglio vescovile all'interno del presbiterio.
1937 - 1960 (costruzione campanile)
Il campanile fu fatto realizzare nel 1955 da mons. Pietro Capizzi (1880-1961), su nuovo progetto dell'architetto romano Ugo Tarchi. La sua costruzione, dietro l'interessamento del prevosto mons. Saverio Alì (1946-1968), fu fatta finanziare da Mario Scelba, illustre cittadino, allora Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica. Nel 1958, su disegno dell'architetto catanese Raffaele Leone, fu rinnovato con marmi pregiati l'intero pavimento, i cui lavori furono fatti finanziare da un altro illustre cittadino, Silvio Milazzo, Presidente della Regione Siciliana.
1963 - 1983 (arredi interni)
Mons. Francesco Fasola (1898-1988), fece rinnovare con marmi policromi il dossello del soglio vescovile, in legno scolpito gli stalli dei canonici mansionari, i cinque confessionali, i banchi per i fedeli e le tre porte del prospetto principale.
1991 - 2009 (rivestimento in maiolica cupola)
si deve a mons. Vincenzo Manzella nato a Casteldaccia il 16 novembre del 1942, l'intervento di recupero e conservazione della cattedrale, a seguito dei danni riportati dal terremoto del 13 dicembre 1990, in tale progetto oltre a consolidare le murature, le volte e le coperture, l'architetto Giuseppe Pagnano, ha riproposto l'antico rivestimento della cupola in mattonelle verdi di maiolica, inserendo le costolature in terracotta maiolicata di colore bianco, giallo e blu, che racchiudono la grande volta in otto spicchi di mattonelle verdi in terracotta maiolicata.
2015 - 2016 (rivestimento in maiolica cupolino)
A mons. Calogero Peri, attuale vescovo di Caltagirone si deve l'adeguamento liturgico della cattedrale, su disegno dell'architetto caltagironese Gabriele Cardillo, la decorazione dell'abside, delle due porte laterali, dell'ambone e dell'altare, con mosaici policromi ad opera del padre gesuita Marko Ivan Rupnik. Con l'intervento dell'otto per mille, è stato possibile intervenire sul cupolino della lanterna della cupola, rivestito con costolature che ripropongono quelle gia esistenti nella sottostante cupola, realizzate con medesime caratteristiche materiche e cromatiche, utilizzando mattonelle verdi per i quattro spicchi, e rivestendo con tesserine bianche e blu cobalto il pennacchio sotto la croce, adoperando e riproponendo la terracotta maiolicata, per l'intervento nel suo complesso, su disegno sotto la direzione dell'architetto caltagironese Michele Savatteri. |
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