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Visco
Gorizia
chiesa
parrocchiale
S. Maria Maggiore
Parrocchia di Santa Maria Maggiore
Preesistenze; Impianto planimetrico; Strutture verticali; Coperture; Campanile; Apparato decorativo; Apparato liturgico
presbiterio - aggiunta arredo (1980); navata - aggiunta arredo (1980)
VII - X(preesistenza intero bene); 1296 - 1296(preesistenza intero bene); XV (?) - XV (?)(preesistenza esterno della chiesa); XVI (?) - XVI (?)(preesistenza intero bene); 1570 - 1570(preesistenza intero bene); 1685 - 1685(consacrazione intero bene); 1693 - 1739(rifacimento con ampliamento intero bene); 1698 - 1698(completamento interno della chiesa); XVIII - XVIII(intitolazione intero bene); 1741 - 1772(completamento e decorazione interno della chiesa); 1786 - 1789(rifacimento intero bene); 1801 - 1801 (decorazione interno della chiesa); 1830 - 1837(completamento interno della chiesa); 1833 - 1833(decorazione e restauro interno della chiesa); 1837 - 1837(rifacimento intero bene); 1868 - 1868(rifacimento intero bene); 1891 - 1896(decorazione interno della chiesa); inizio XX - inizio XX(completamento esterno della chiesa); 1902 - 1903(decorazione interno della chiesa); 1910 - 1910(rifacimento intero bene); 1910 - 1910(decorazioni interno della chiesa); 1953 - 1953(decorazioni interno della chiesa); 1974 - 1985(restauro intero bene); 1985 - 1985(restauro interno della chiesa); 2014 - 2014(restauro intero bene)
Chiesa di Santa Maria Maggiore
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Santa Maria Maggiore <Visco>
Altre denominazioni Glesie di Sante Marie
S. Maria Maggiore
Ambito culturale (ruolo)
maestranze friulane (costruzione edificio)
Notizie Storiche

VII - X (preesistenza intero bene)

Esistenza di un’area cimiteriale pre-cristiana/pagana sull’area in cui poi fu eretta la chiesa. Questa ipotesi fu avanzata a seguito del rinvenimento di alcuni reperti alla base del terrapieno su cui si eleva la chiesa - frammenti di terrecotte, una fibula e un orecchino in bronzo, resti di un guerriero e di un cavallo, attribuibili all’epoca longobarda.

1296  (preesistenza intero bene)

Fonte che attesta l’esistenza di un complesso religioso a Visco con un vicario curato, dipendente dalla pieve di Aiello.

XV (?)  (preesistenza esterno della chiesa)

Costruzione di una centa di case che circondava la chiesa, il cui tessuto edilizio, fortemente danneggiato durante la prima guerra, è tuttora intuibile. L’esistenza della centa è testimoniata altresì nella pala della Beata Vergine Assunta, opera di fine Seicento del Cosattini e collocata alle spalle dell’altar maggiore, dove ai piedi della Vergine è inserita l’immagine della chiesa.

XVI (?)  (preesistenza intero bene)

Riedificazione della chiesa, sul medesimo sito della precedente, innalzandola su un terrapieno artificiale.

1570  (preesistenza intero bene)

Descrizione del complesso religioso contenuta nella relazione della visita apostolica di Bartolomeo da Porcia a Visco, redatta da Agostino Varisco, cancelliere del visitatore apostolico. In occasione della visita fu sanzionato il distacco dalla pieve di Aiello e l’elevazione della chiesa di Visco a pieve autonoma.

1685  (consacrazione intero bene)

Consacrazione della chiesa, intitolata alla Beata Vergine Assunta, impartita dal Vescovo di Trieste, Giacomo Ferdinando de Gorizutti, il 17 ottobre 1685 - si veda lapide inscritta posta nel fianco sinistro della navata, tra la cappella della Madonna e la nicchia battesimale.

1693 - 1739 (rifacimento con ampliamento intero bene)

Rifacimento dell’edificio per volontà del parroco pre Geminiano Comelli de Stuckenfelt di Gradisca, conferendo l’aspetto attuale. L’intervento probabilmente comportò l’ampliamento delle dimensioni della chiesa, la sopraelevazione delle murature e l’innalzamento della copertura.

1698  (completamento interno della chiesa)

Secondo quanto contenuto nella relazione della visita arcidiaconale effettuata da Giovanni Battista Crisai, durante il corso del Seicento furono aggiunti gli altari laterali del Crocifisso e di Sant’Antonio di Padova; l’altare in cornu evangelii risulta intitolato a San Giovanni Battista, mentre rimangono inalterate le intitolazioni dell’altare maggiore e dell’altare di San Sebastiano in cornu epistolae.

XVIII  (intitolazione intero bene)

Cambio di intitolazione della chiesa da Beata Vergine Assunta a Santa Maria Maggiore.

1741 - 1772 (completamento e decorazione interno della chiesa)

Opere di completamento ed abbellimento degli interni della chiesa, per volontà del parroco Giovanni Ottavio de Gorizutti. Tra queste si annoverano la realizzazione del nuovo altare maggiore ad opera dello scultore-altarista gradiscano Paolino Zuliani (1738 - 1750) e dei nuovi altari laterali in marmo, con le relative pale (ad eccezione dell’altare del Crocifisso risalente ad inizio Ottocento).

1786 - 1789 (rifacimento intero bene)

Sotto la guida del parroco Gaspar Antonio de Gorizutti furono realizzati consistenti lavori alla fabbrica; in particolare fu rivisto il piano dell’illuminazione interna con la modifica delle fonometrie, tra cui la chiusura delle lunette con pietra di Medea.

1801   (decorazione interno della chiesa)

Realizzazione degli stucchi che rivestono le pareti e la volta del presbiterio.

1830 - 1837 (completamento interno della chiesa)

Erezione del pulpito (1830) e della cantoria (1837) - quest’ultima ad opera del capomastro Antonio Martini di Medea - dove fu collocato l’organo realizzato nel 1838 dal vicentino Antonio De Lorenzi.

1833  (decorazione e restauro interno della chiesa)

Esecuzione dell’affresco dell’abside, ad opera del pittore udinese Giuseppe Paghini.

1837  (rifacimento intero bene)

Per permettere la costruzione della cantoria, probabilmente in questa circostanza fu chiusa la mezzaluna che si apriva in facciata e furono realizzate le due absidi che sporgono ai lati della facciata.

1868  (rifacimento intero bene)

Intervento di sopraelevazione dell’edificio, portando il piano di calpestio al livello attuale; fu posata la nuova pavimentazione in pietra nera del Vallone e pietra d’Aurisina.

1891 - 1896 (decorazione interno della chiesa)

Restauro degli stucchi dell’abside ad opera dello scultore vischese Rodolfo Del Mestri (1891), in seguito dorati dal pittore Giuseppe Comuzzi; ornamentazione della cantoria, eseguita dal Del Mestri (1895-’96)

inizio XX  (completamento esterno della chiesa)

Realizzazione della nuova scalinata d’accesso alla chiesa, ad opera dello scalpellino e scultore Gioacchino Novelli di Ruda.

1902 - 1903 (decorazione interno della chiesa)

Realizzazione degli ornamenti del pulpito e delle decorazioni delle pareti del presbiterio, dipinte in finto damasco, ad opera del pittore-doratore Luigi Piccini.

1910  (rifacimento intero bene)

Rifacimento del soffitto della navata, in seguito al crollo avvenuto nel 1903.

1910  (decorazioni interno della chiesa)

Completamento dell’apparato pittorico della chiesa, con l’esecuzione degli affreschi dell’arco trionfale e del soffitto della navata, ad opera del pittore Giulio Justolin su commissione del parroco don Mesrob Justulin.

1953  (decorazioni interno della chiesa)

Esecuzione delle decorazioni dell’abside, affidate dal parroco mons. Umberto Miniussi ai pittori Della Marina di Gemona.

1974 - 1985 (restauro intero bene)

Nei primi anni Ottanta restauro generale della chiesa sotto la direzione dall’architetto Claudio Burino e dell’arch. Ivo Scagliarini (per quanto riguarda le coperture). In precedenza, nel 1974, s’intervenne anche nel campanile con il rifacimento della copertura.

1985  (restauro interno della chiesa)

In seguito ai restauri della chiesa, fu sistemato tutto il patrimonio artistico della chiesa, compreso l’organo (1985). In quest’occasione nel fianco sinistro della navata fu scoperto dal prof. Ferruccio Tassin un lacerto d’affresco, portato in luce e restaurato dalla ditta Renzo Lizzi.

2014  (restauro intero bene)

Restauro conservativo generale della chiesa, per volontà del parroco don Giorgio Longo. Il progetto è stato redatto dall’architetto Roberto Ferigutti. L’intervento ha compreso il consolidamento del muro di sostegno del terrapieno su cui si eleva la chiesa - causa nel tempo di alcuni cedimenti che a lungo avrebbero potuto compromettere la stabilità statica della chiesa - e la realizzazione di una rampa per i disabili. Per quanto riguarda la chiesa e la torre campanaria, è stato effettuato un intervento di consolidamento statico delle murature, la sostituzione degli intonaci laddove staccatisi, la pulizia della patina biologica depositata sui paramenti e la ritinteggiatura degli stessi; il ripasso della copertura con la sostituzione di parte del manto e la posa di una guaina traspirante.
Descrizione

La parrocchiale di Visco, che deve il suo aspetto attuale ad un restauro generale realizzato negli anni Ottanta ed è stata oggetto di recente restauro di tipo conservativo, si ricollega ad una tipologia di chiese ben radicata sul territorio di matrice veneta di epoca barocca, seppur estremamente semplificata nelle linee. Scarse sono le notizie in merito alla sua evoluzione storica anche a causa della perdita di parte dell’archivio parrocchiale durante la prima guerra mondiale. Eretta sul sito di una precedente chiesa legata a modelli medievali, raggiunse il suo aspetto attuale alla fine del Seicento, periodo in cui l’edificio esistente fu oggetto di un totale rifacimento ed ampliamento, in seguito al quale nel corso del Settecento anche gli interni furono completati con nuovi altari marmorei anch’essi legati a modelli veneti. Per quanto concerne l’apparato decorativo e pittorico del complesso, fu rifatto ad inizio Novecento, in chiave storicista, riproponendo l’originario gusto settecentesco con decorazioni, stucchi ornamentali e dorature che conferiscono una certa ricchezza all’insieme.
Preesistenze
Nel fianco sinistro della navata, a sinistra del confessionale, vi è un lacerto d’affresco emerso nel corso dei restauri del patrimonio artistico della chiesa condotto a partire dagli anni Settanta: vi è stato riconosciuto un Christus Patiens che è da attribuire ad un ciclo della precedente chiesa tardo medievale, ben descritta nella relazione della visita apostolica dell’abate Bartolomeo da Porcia del 1570. La chiesa, di dimensioni modeste rispetto all’attuale, viene identificata come un edificio già esteticamente decoroso, con gli interni affrescati e dotato di tre altari, di cui quello maggiore dedicato alla Vergine - in legno dorato con statue ai lati e tabernacolo al centro - quelli laterali dedicati alla Vergine e ai Santi Sebastiano e Rocco; in un angolo c’era il sacrario; vi era già il fonte battesimale, in pietra, impostato su una colonna come anche la pila dall’acqua santa. L’edificio, dal punto di vista tipologico, si può ricondurre a delle chiesette campestri diffuse nel territorio a partire dal Trecento, composte da una navata longitudinale e da un presbiterio con abside orientata ad Est; sopra la facciata si ergeva un campanile a vela con due campane ed esternamente era circondata dal cimitero. Probabilmente non era da tanto che questo edificio era stato ricostruito, elevandolo su un terrapieno, sul sito di una precedente chiesa la cui esistenza potrebbe essere fatta risalire al XIII secolo, attorno alla quale, nel corso del XV secolo, si era sviluppata una centa di case. Di un’altra antica chiesetta che sorgeva in paese, di cui è attestata l’esistenza almeno dal 1334 - citata nel testamento di Bernardo Strassoldo - ed in seguito abbandonata e scomparsa, è stato conservato un gruppo ligneo di San Martino: l’opera, più tarda del 1570, attualmente è collocata sulla cimasa dell’altare del Crocifisso. Anche questa chiesetta, intitolata ai Santi Martino, Matteo, Giovanni Battista, di probabile origine medievale, presentava le stesse caratteristiche tipologiche della chiesa di Santa Maria con due altari all’interno e il campanile a vela sopra la facciata con una sola campana.
Impianto planimetrico
La chiesa sorge in posizione rialzata rispetto alla strada, elevata su un terrapieno raggiungibile tramite una scalinata di dodici gradini. Esternamente si affaccia su un sagrato chiuso da un muretto in pietra, con una recinzione in ferro battuto sul fronte; altri tre gradini ed uno in corrispondenza del portale precedono l’ingresso in chiesa. L’edificio, orientato ad Est - Nord Est, si caratterizza per una configurazione planimetrica molto semplice, composta da un’unica navata longitudinale completata su entrambi i fianchi da un’absidiola a lato della facciata e da due nicchie meno profonde, absidate all’intradosso e a pianta rettangolare all’estradosso, intervallate da una nicchia rettangolare più sporgente; il presbiterio è a base rettangolare. Alla sua destra è addossata la sacrestia, a pianta rettangolare, e, lungo il fianco della navata, un locale allungato che funge da atrio d’ingresso dall’esterno, da cui è consentito l’accesso al pulpito ed in fondo al quale vi è annesso un servizio igienico. La torre campanaria è addossata al fianco sinistro del presbiterio, il cui piano terra è adibito a magazzino, direttamente accessibile dal presbiterio, mentre l’accesso al campanile avviene da una scala esterna. Le dimensioni massime della chiesa sono: lunghezza 26,73 ml; larghezza 10,54 ml e altezza navata 10,20 ml.
Strutture verticali
Tutte le murature sono in pietrame, intonacate ed esternamente tinteggiate di color crema, con le modanature differenziate di bianco. La facciata principale a capanna, dall’aspetto sobrio, è tripartita verticalmente da quattro lesene di ordine gigante desinate da capitelli geometrici raccordati da due sottili cornici lineari; a conclusione un frontone triangolare, definito da semplici geison orizzontale ed obliqui a sezione concava. Al centro della facciata si apre portale d’ingresso rettangolare, inquadrato da una cornice in pietra modanata sormontata da un fregio pulvinato ed affiancata lateralmente da due semilesene culminanti in due volute; volute e fregio sorreggono un timpano triangolare spezzato da un vaso sopra cui è collocato lo stemma dell’arcivescovo Redaelli; in asse con il portale vi è una nicchia ad arco scemo. Nelle fasce laterali trovano posto quattro nicchie absidate e centinate organizzate su due registri sovrapposti in linea con le aperture centrali e separati da una cornice lineare; un’altra nicchia absidata e centinata è collocata al centro del frontone. La facciata prosegue lateralmente con due muri - dove in quello di destra si apre una porta – che probabilmente in origine delimitavano il cimitero circostante; dietro si intravedono due sporgenze semicircolari e lungo i muri laterali altre sporgenze a pianta rettangolare dettate dalle cappelle interne del fonte battesimale e degli altari, dalla sacrestia e dai locali annessi; la linea di gronda è messa in evidenza da una cornice a sezione concava che corre lungo l’intero perimetro - sia della navata che del presbiterio; su entrambi i fianchi, in alto, si aprono due finestre ad arco scemo in corrispondenza della navata ed altre due nel presbiterio - di cui una per lato cieca; nelle due absidi ai lati della facciata lateralmente si aprono due finestrelle ad arco.
Coperture
La copertura della chiesa è a falde - due nella navata, tre nel presbiterio, impostate ad un’altezza inferiore - con struttura a capriate lignee e manto in coppi. All’intradosso, entrambi gli ambienti sono sormontati da una volta a botte, ribassata nella navata, ad arco pieno con quattro vele laterali in corrispondenza delle lunette che inquadrano le finestre rettangolari nel presbiterio.
Campanile
Il campanile è addossato al corpo della chiesa, sul fianco sinistro del presbiterio, al quale è direttamente collegata la stanza per il suono manuale delle campane, attualmente adibita a magazzino. È costituito da una torre in pietra a base quadrata, con il fusto esternamente intonacato e tinteggiato, scandito orizzontalmente da due cornici marcapiano lapidee; vi si accede tramite una scala metallica esterna, posta sul retro, che porta al piano superiore della stanza per il suono manuale, all’interno della torre i solai di piano e le scale sono lignei. La cella campanaria, in pietra grigia sbozzata regolarmente e lasciata a vista, è definita inferiormente e seriormente da due cornici anch’esse in pietra, di cui la superiore dentellata; su ogni lato presenta una bifora centinata, protetta da una ringhiera in ferro; all’interno sono ospitate tre campane sostenute da un castello metallico. Sopra la cella si eleva un tamburo ottagonale con archetti ed occhi, coperto da otto falde con manto in coppi. Sotto la cella, sul fronte principale e sul lato sinistro della torre, sono collocati i quadranti dell’orologio pubblico.
Apparato decorativo
L’interno della chiesa, il cui assetto attuale dell’interno deriva dal rifacimento di inizio Settecento, seppur sfarzoso, nell’insieme ha un aspetto ordinato, conferito da una ricercata simmetria dell’impaginato e dall’impiego di colori tenui per la tinteggiatura delle pareti, sui toni del crema con le modanature differenziate di beige; la pavimentazione è in riquadri di pietra bianca del Carso e nera del Vallone posti in opera in diagonale nella navata, a triangoli alternati a formare un disegno geometrico nel presbiterio. Quattro coppie di lesene binate, impostate su un alto basamento continuo e desinate da moderni capitelli compositi, modulano i fianchi della navata scandendo l’ambiente in tre campate ed altre quattro lesene ritmano la controfacciata; sopra ai capitelli una trabeazione con cornici modanate - di cui la superiore aggettante e dentellata - e fregio dipinto con vasi e clipei alternati raccordati tra loro da festoni corre lungo tutta la navata, fungendo da imposta per la volta ad arco ribassato. Partendo dall’ingresso, la prima campata è occupata dalla cantoria lignea sorretta da due colonne lapidee con capitello composito: sotto è stata creata una bussola d’ingresso con serramenti in parte lignei in parte vetrati, nei fianchi si aprono due archi a tutto sesto che introducono alle absidi laterali, di cui quella a sinistra ospita una statua lignea della Beata Vergine del Rosario, in quella di destra, chiusa da una porta, è collocata la scala lignea che porta alla cantoria. Sempre nella prima campata vi sono due nicchie meno profonde, centinate ed absidate, dove a sinistra è collocato il fonte battesimale, a destra un crocifisso; in linea con queste in alto, si apre una prima coppia di finestre. Nella seconda campata vi sono due nicchie contrapposte inquadrate da un arco a tutto sesto, impostato su un ordine tuscanico e decorato all’intradosso a motivi fitomorfi, in cui trovano collocazione gli altari laterali; infine, nella campata ai piedi del presbiterio, vi sono due confessionali lignei incassati nel muro e, sopra a questi, una seconda coppia di finestre. L’arco santo a tutto sesto introduce allo spazio presbiterale, rialzato di due gradini in marmo nero e avanzato nella navata fino ad ospitare i due altari collocati in cornu epistolae ed evangelii. Le pareti del presbiterio, tinteggiate di color crema più intenso, sono scandite da tre lesene decorate con finte specchiature marmoree, sopra a cui corre una cornice modanata - più bassa rispetto alla trabeazione della navata - da cui si eleva la volta di copertura. Una ricca decorazione in stucchi a motivi vegetali, in parte dorati, orna le pareti e la volta; quest’ultima, definita in corrispondenza dell’arco santo e della parete di fondo da due fasce a cassettoni in cui sono inseriti dei fioroni dorati, è divisa in settori, ciascuno dei quali contiene un ornamento dorato in rilievo, tra cui la colomba dello Spirito Santo nel tondo centrale. Anche la navata, nella volta, è arricchita da pitture e decorazioni, realizzate ad inizio Novecento dal pittore Giulio Justolin - come è riportato nell’iscrizione alla base dell’affresco soprastante l’arco trionfale; in questo spazio, compreso tra la trabeazione e la volta, è rappresentata la Madonna della Neve. La volta riprende la tripartizione delle pareti, con quattro fasce trasversali a fondo lilla su cui si alternano quadrati dorati che contengono un fiorone e motivi vegetali entro rettangoli raccordati da una decorazione vegetale. Ogni scomparto contiene un affresco racchiuso da cornici lapidee modanate: anche questo ciclo è riservato alla figura di Maria, proponendo tre episodi salienti della sua vita legati ai misteri -gaudiosi con l’Adorazione dei Re Magi, gloriosi con l’Incoronazione della Vergine, dolorosi con il Compianto del Cristo morto.
Apparato liturgico
La parete di fondo del presbiterio è interamente occupata dall’altare maggiore, opera settecentesca dell’altarista - scultore Paolino Zuliani, realizzata in marmo chiaro con venature grigie e marmo bianco di Carrara. L’altare, dal forte sviluppo plastico, si compone di una struttura a mensa ad urna bombata, impostata su un ampio basamento marmoreo di due gradini, definita lateralmente da due volute a doppia mossa ed arricchita sul fronte da volute e festoni vegetali in bassorilievo e tre testine alate; sopra vi poggia il tabernacolo incluso in un tempietto mistilineo, composto da sei colonnine composite che sorreggono una trabeazione con cornici modanate e dentellate su cui si eleva il fastigio costituito da due volute laterali che racchiudono un ovale raggiato con al centro il trigramma IHS dorato. Al centro del tempietto, dietro al tabernacolo, due angioletti sorreggono un piedistallo con la croce, a cui vi fa da sfondo una nuvola marmorea di testine alate circondate da un fascio di raggi dorati. Ai lati della mensa, sui due piedritti ruotati a 45° e decorati da due bassorilievi che rappresentano il trionfo dell’Eucarestia, si innalzano le statue di San Pietro a sinistra e San Giovanni Evangelista a destra; l’altare è completato lateralmente da due portali conclusi seriormente a cappello di prete, sopra cui sono adagiate tre statue di angioletti per parte; altre statue di angioletti sono poggiate sopra la trabeazione e sul fastigio. Sopra l’altare, addossato alla parete di fondo, vi è la pala della Madonna con il Bambino, il Padre Eterno ed Angeli. Nella navata vi sono quattro altari realizzati all’inizio del Settecento. I primi due, collocati ai lati dell’arco santo, sono dedicati ai Santi Sebastiano e Rocco e alla Madonna del Rosario (rispettivamente quello di sinistra e di destra); realizzati in pietra bianca d’Istria, marmo rosso di Verona e marmo nero, si caratterizzano per una struttura gemella composta da una mensa a parallelepipedo con paliotto arricchito da tre intarsi marmorei polilobati - viola e verde alternati - impostata su un basamento di due gradini; l’alzata, costituita da due colonne composite che reggono una trabeazione, al centro presenta una pala; a conclusione un fastigio a cappello di prete, affiancato da due volute spezzate, adornato da cinque angioletti adagiati e vasi di fiori. Gli altri due altari, che trovano posto nelle nicchie contrapposte al centro della navata, sono dedicati a Sant’Antonio di Padova e al Crocifisso (a sinistra e a destra); anch’essi completati al centro dell’alzata con una pala, sono caratterizzati da forme compatte; più simile ai precedenti il primo - si differenzia principalmente per il fastigio costituito da un timpano semicircolare con cornice dentellata e timpano decorato da intarsi marmorei a motivi floreali - mentre l’altare del Crocifisso, più tardo, è realizzato in pietra grigia chiara e marmi neri a contrasto e presenta una mensa con paliotto decorato da semplici motivi geometrici e alzata costituita da una coppia di colonne in marmo nero con capitelli compositi, affiancata esternamente da due lesene arretrate in pietra, che sorreggono un timpano semicircolare, arricchito seriormente da una cornice: al centro, attorno alla chiave di volta, spicca una corona di spine realizzata in marmo nero. A sinistra dell’altare del Crocifisso si erge il pulpito in legno dipinto ornato da festoni vegetali e simboli cristologici dorati, sormontato dal baldacchino in stile baroccheggiante, all’intradosso del quale è intagliata la colomba dello Spirito Santo in altorilievo. Stesse decorazioni arricchiscono il parapetto della cantoria lignea che si erge sopra l’ingresso, addossata alla controfacciata, dove trova posto l’organo. Il fonte battesimale è ospitato nella nicchia centinata ed absidata nel fianco sinistro della navata, a sinistra dell’altare di Sant’Antonio; realizzato in pietra, sulla coppa circolare porta inciso lo stemma famiglia Comelli de Stuckenfelt.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1980)
Fu rimossa la balaustra lapidea con cancelletto in ferro che delimitava il presbiterio, attualmente conservata in canonica, mentre il cancelletto è stato posizionato a protezione della nicchia battesimale. Su progetto dell’architetto Guglielmo Riaviz, lo spazio presbiterale fu prolungato nella navata – portandolo in linea con i basamenti degli altari ai lati dell’arco santo – per far posto all’altare rivolto al popolo, in marmo bianco di Carrara, costituito da una mensa sostenuta da quattro pilastrini angolari venato, impostata su un basamento di una gradino; fu aggiunto un tabernacolo sull’altare in cornu epistolae. Le Letture e il Vangelo sono proclamati da un leggio mobile in legno posto sulla sinistra del presbiterio mentre si è conservata la sede originale, costituita da stalli lignei con trono centrale, disposti lungo i fianchi del presbiterio – nello specifico la sede è a sinistra.
navata - aggiunta arredo (1980)
Il fonte battesimale fu ricollocato nella sua posizione originale, nella nicchia affrescata con la scena del Battesimo di Gesù, da cui era stato spostato per essere posizionato nella cappella absidata alla sua sinistra – attualmente dedicata alla Madonna del Rosario. Nell’occasione le pareti interne furono ripulite da ogni eccessivo orpello ornamentale e ritinteggiate con colori sobri.
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