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Gorizia
Gorizia
chiesa
cattedrale
Santi Ilario e Taziano
Parrocchia dei Santi Ilario e Taziano
Impianto planimetrico; Strutture verticali; Coperture; Campanile; Apparato decorativo; Apparato liturgico
presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980)
XI - XIV(costruzione intero bene); 1314 - 1342 (costruzione intero bene); 1365 - 1365(ampliamento intero bene); 1460 - 1460(istituzione intero bene); 1471 - 1471(costruzione intero bene); 1526 - 1526(ampliamento intero bene); 1550 - 1600(costruzione campanile); 1593 - 1593(completamento intero bene); 1682 - 1702(rifacimento con ampliamento intero bene); 1686 - 1686(intitolazione intero bene); 1687 - 1687(costruzione esterno della chiesa); 1702 - 1702(decorazione interno della chiesa); 1705 - 1711(completamento interno della chiesa); 1752 - 1752(istituzione intero bene); 1752 - 1752(decorazione interno della chiesa); 1756 - 1756(ampliamento interno della chiesa); 1765 - 1765(completamento interno della chiesa); XIX - XIX(restauro e rinnovamento interno della chiesa); 1830 - 1830(intitolazione intero bene); 1865 - 1865 (rifacimento esterno della chiesa); 1882 - 1887(facciata facciata); 1901 - 1908(restauro decorazioni interno della chiesa ); 1915 - 1917(demolizione parziale intero bene); 1924 - 1929(ricostruzione intero bene); 1924 - 1929(decorazione interno della chiesa); 1924 - 1929(rinnovamento apparato liturgico interno della chiesa); 1928 - 1929(consacrazione intero bene); 1942 - 1942(riconsacrazione intero bene); 1980 - 1980(intero bene intero bene); 1985 - 1985(restauro intero bene); 1995 - 2000(restauro intero bene); 2016 - 2016(restauro intero bene); 2016 - 2016(rifacimento e restauro intero bene)
Chiesa dei Santi Ilario e Taziano
Tipologia e qualificazione chiesa cattedrale
Denominazione Chiesa dei Santi Ilario e Taziano <Gorizia>
Altre denominazioni Cattedrale Metropolitana
Domo
Duomo
Ambito culturale (ruolo)
maestranze goriziane (costruzione edificio)
Notizie Storiche

XI - XIV (costruzione intero bene)

Esistenza di una cappella dedicata fin dalle origini ai santi martiri aquileiesi Ilario e Taziano, rispettivamente vescovo e diacono; l'edificio sorgeva nella Corte San'Ilario, un terreno di proprietà ecclesiastica, che prendeva il nome dalla cappella ivi esistente, ubicato sul lato meridionale dell’antica piazza del Comune, probabilmente chiuso da un muretto.

1314 - 1342  (costruzione intero bene)

Le prime fonti che attestano l'esistenza della cappella risalgono al XIV; precisamente la più antica è del 1314; un'altra del 1342 riguardava il permesso di costruire un nuovo altare (forse si tratta dell'altare di Sant'Anna) concesso dal patriarca Bertrando di San Genesio al conte di Gorizia Alberto IV.

1365  (ampliamento intero bene)

Atto di donazione dell’altare beneficiario di Sant’Anna da parte della contessa Caterina, moglie di Alberto IV. L’altare probabilmente fu collocato nella cappella laterale denominata di Sant’Anna; la cappella era annessa al fianco Nord della chiesa di Sant’Ilario ed orientata ortogonalmente all'edificio principale, con la parte terminale ad abside poligonale.

1460  (istituzione intero bene)

Istituzione della pieve dei Santi Ilario e Taziano a Gorizia, indipendente dalla primitiva pieve di Salcano, che divenne sua chiesa filiale.

1471  (costruzione intero bene)

Costruzione della chiesa di Sant’Acazio, sul fianco destro alla chiesa di Sant’Ilario a cui è parallela; questo edificio si conserva tuttora pressoché integro nelle sue forme originali.

1526  (ampliamento intero bene)

L'originaria cappella di Sant'Ilario fu ampliata con la costruzione della navata oltre l’arco santo.

1550 - 1600 (costruzione campanile)

Erezione della torre campanaria con coronamento a cupola.

1593  (completamento intero bene)

La chiesa fu completata con l'aggiunta di altari laterali come emerge dalla relazione redatta in occasione della visita apostolica effettuata dal coadiutore patriarcale Francesco Barbaro il 19 maggio 1593 a Gorizia, in cui si registra la presenza nella chiesa di altri otto altari intitolati a Sant’Anna, Sant'Acazio, Santa Maria Maddalena (della famiglia Rabatta), alla Beata Vergine del Buon Consiglio, a Fabiano e Sebastiano (della famiglia Orzone), alla Trinità (della famiglia de Castro), alla Croce (della famiglia Torriani) e al Corpus Domini (della Confraternita del Sacramento). In occasione della visita il coadiutore patriarcale impartì anche la consacrazione dell’altare maggiore, dedicato ai Santi Ilario e Taziano.

1682  - 1702 (rifacimento con ampliamento intero bene)

Radicale rifacimento ed ampliamento della chiesa, promosso da Giovanni Battista Crisai, parroco di Sant'Ilario; i lavori furono diretti dal bergamasco Felice Lorenzo Maiti. Fu mantenuta la parte presbiterale relativa alle fasi più antiche comprendente l'originaria cappella di Sant'Ilario, la cappella di Sant'Anna e di Sant'Acazio; alla navata centrale vennero aggiunte due navate laterali, sormontate da gallerie. Fu rifatta la facciata, conservando la forma a capanna: vi si aprivano tre portali d’ingresso, due ordini di finestre minori, un ordine di nicchie con statue ed una finestra di tipo termale nel frontone.

1686  (intitolazione intero bene)

Variazione dell'intitolazione della chiesa dedicandola a San Vito, come riconoscimento di una proficua donazione effettuata dal parroco Vito Gullin. In seguito all'istituzione nel 1751 dell'Arcidiocesi di Gorizia si aggiunse anche il titolo di Esaltazione della Croce.

1687  (costruzione esterno della chiesa)

Costruzione di una nuova chiesetta oltre il sagrato della chiesa principale, per volontà della Congregazione del Suffragio o delle Anime.

1702  (decorazione interno della chiesa)

Esecuzione degli affreschi, ad opera del pittore Giulio Quaglio. Nel soffitto della navata era rappresentata la Gloria Celeste con i simboli degli Evangelisti nei quattro angoli e le Virtù teologali ed un'iscrizione sopra l'arco santo; altre Virtù furono dipinte nei medaglioni sopra le colonne ed anche i soffitti delle gallerie furono arricchiti con pitture inerenti il trionfo dell'Eucarestia. La chiesa fu inoltre arricchita con un apparato decorativo in stucchi.

1705  - 1711 (completamento interno della chiesa)

Erezione del nuovo altare maggiore, per volontà del parroco don Vito Spiera; l'opera fu realizzata dallo scultore Giovanni (III) Pacassi, mentre le statue di Sant’Ignazio e Taziano che lo completavano da Pietro Baratta. Ai nove altari esistenti furono aggiunti altri sette, attribuiti alle botteghe goriziane dei Pacassi, Lazzarini, Zuliani. Nel 1711 fu aggiunto il pulpito, molto probabilmente opera del padovano Angelo de Putti.

1752  (istituzione intero bene)

Con la costituzione dell'Arcidiocesi di Gorizia, la chiesa dei Santi Ilario e Taziano fu elevata al titolo di chiesa Metropolitana.

1752  (decorazione interno della chiesa)

Realizzazione dell’affresco della Gloria di San Vito sul fondo dell’abside, eseguito da Antonio Paroli; l'affresco fu coperto sotto uno strato di calce negli anni successivi al 1830, quando fu ripristinato il titolo originario della chiesa, riportato in luce all'inizio del Novecento e poi perduto in maniera definitiva.

1756  (ampliamento interno della chiesa)

Ampliamento della cappella di Sant’Anna per creare una cappella delle reliquie con un nuovo altare, per volontà dell’arcivescovo di Gorizia Carlo Michele d’Attems. Risale probabilmente a quegli anni anche l’ampliamento, pari ad un’altra campata, della cappella di Sant’Acazio, in sostituzione dell’originaria abside: della precedente e più antica campata fu riproposto lo stile goticheggiante della volta.

1765  (completamento interno della chiesa)

Costruzione della nuova cantoria, su progetto di Michele Bon.

XIX  (restauro e rinnovamento interno della chiesa)

Nel corso dell'Ottocento si susseguirono diversi lavori di sistemazione interna della chiesa. Dapprima furono eseguite delle opere di restauro in particolare dell'apparato pittorico, alcune delle quali volte a sostituire quelle relative al l'intitolazione a San Vito, ricordate dall'iscrizione sull'arco santo con la data 1834; fu inoltre rimosso un altare e diverse lapidi tombali. Nella seconda metà del secolo fu ridimensionata la cappella di Sant’Anna: l’abside antica fu abbattuta e la cappella trasformata in una specie di atrio della cappella del Santissimo (1866); poi furono rimossi una cancellata cinquecentesca e l'originario fonte battesimale.

1830  (intitolazione intero bene)

Nel 1830 per volontà del vescovo Giuseppe Walland il duomo venne intitolato nuovamente ai Santi Ilario e Taziano, rinunciando a tutto ciò che si riferiva al culto di San Vito.

1865   (rifacimento esterno della chiesa)

Rifacimento della sommità della torre campanaria settecentesca con la sostituzione del cupolino originale con una cuspide piramidale di modello veneto.

1882 - 1887 (facciata facciata)

Rifacimento della facciata. Un primo progetto, redatto dall'architetto Ruggero Berlam nel 1882, prevedeva un rifacimento in stile goticheggiante italiano, ma non fu appoggiato. La facciata fu rifatta su disegno dell'architetto Leopoldo Claricini nel 1886 e completata l'anno seguente con la statua della Madonna realizzata da A. Bertossi.

1901 - 1908 (restauro decorazioni interno della chiesa )

Restauro dell’affresco del soffitto ad opera di Clemente Delneri (1901) e di Theophil Melicher in un secondo tempo; venne poi progettato un nuovo tema per la volta del presbiterio che comprendeva scene raffiguranti l’Annunciazione e i dodici Apostoli. Nel 1906 furono restaurati gli affreschi gotici della volta della cappella di Sant’Acazio e realizzati i dipinti nella volta della campata successiva. Per mano di Hans Viertelberger. Delneri restaurò anche gli affreschi nella cappella del Santissimo, opere del Paroli (1908).

1915 - 1917 (demolizione parziale intero bene)

La chiesa durante la prima guerra mondiale subì ingenti danni; il tetto fu distrutto, perdendo in maniera definitiva l’apparato decorativo del soffitto.

1924 - 1929 (ricostruzione intero bene)

Ricostruzione della chiesa, mantenendo l'assetto prebellico. Il progetto della facciata, semplificata nelle linee, fu disegnato da Emilio Karaman con la consulenza di Max Fabiani. All'interno la pavimentazione della navata centrale fu abbassata di un gradino rispetto le navate laterali; fu rifatta la cantoria innalzandola al livello dei matronei, comportando una nuova disposizione delle scale d’accesso; lo spazio presbiterale fu ampliato nella navata per circa una campata e mezza; fu inoltre demolito il muro che separava la cappella di Sant'Acazio dalla navata destra perdendo l'affresco cinquecentesco sul tema della Trinità che incorona la Vergine. Fu demolita la serie di ambienti di servizio che sorgevano alle spalle dell’abside e furono ricavate due sacrestie, di cui una dei Canonici, nel palazzo degli Stati Provinciali: se fino alla prima guerra mondiale il Duomo risultava separato del retrostante edificio, nella ricostruzione i due complessi furono uniti.

1924 - 1929 (decorazione interno della chiesa)

Il soffitto della navata fu ornato con delle ampie specchiature, ma non fu riproposto alcun tema pittorico; sostituzione e rifacimento dell'ornamento a stucchi che arricchisce le volte delle navate laterali, i sottarchi e gli stipiti delle finestre; esecuzione delle pitture nella volta del presbiterio, ad opera di Enrico Miani

1924 - 1929 (rinnovamento apparato liturgico interno della chiesa)

Nella risistemazione degli interni furono eliminati i quattro altari dei matronei, l'altare di Sant'Anna fu spostato nella cappella di Sant'Acazio e gli altari delle navate furono ridotti da cinque a quattro per parte; il pulpito da sinistra fu spostato sul colonnato di destra. Anche lo spazio presbiterale fu riorganizzato.

1928 - 1929 (consacrazione intero bene)

Consacrazione dell'altare del Santissimo che ospitava il tabernacolo, impartita dall'arcivescovo Francesco Borgia Sedej il 24 giugno 1929, il giorno seguente all'inaugurazione ufficiale della chiesa. Una prima inaugurazione era stata fatta per volontà del governo fascista il 28 ottobre del 1928 - si veda l'iscrizione murata all'esterno nel fianco della cappella del Santissimo.

1942  (riconsacrazione intero bene)

Riconsacrazione della chiesa impartita il 28 novembre 1942 dall'arcivescovo Carlo Margotti.

1980  (intero bene intero bene)

Realizzazione di locali di servizio e la centrale termica nelle adiacenze posteriori dell’abside, su progetto dell’architetto Guglielmo Riaviz.

1985  (restauro intero bene)

Consolidamento e restauro della torre campanaria; nello stesso periodo furono attuati dei lavori di manutenzione straordinaria alla chiesa, quali la sistemazione del manto di copertura e la tinteggiatura degli esterni.

1995 - 2000 (restauro intero bene)

Recupero dell’insieme di cripte sotterranee che si trovano nell’area sottostante la navata, ai piedi del presbiterio, dove trovano posto le tombe degli arcivescovi. Rifacimento e riqualificazione della gradinata antistante all’ingresso principale.

2016  (restauro intero bene)

Restauro dell’intero complesso che comprende opere sistematiche da realizzare a fasi secondo una priorità di intervento, su progetto redatto dall'architetto Lino Visintin. Risanamento e recupero di consistenti ambiti dell’immobile che presentavano degradi a causa dell’umidità di risalita o di infiltrazioni d’acqua dalla copertura; manutenzione del tetto e sostituzione delle lattonerie. Restauro di tipo conservativo delle sacrestie con il risanamento delle strutture murarie e la sostituzione parziale degli intonaci ammalorati e della cappella di Sant’Acazio con il consolidamento delle volte ed il risanamento e restauro degli affreschi gotici.

2016  (rifacimento e restauro intero bene)

Rifacimento e restauro della parte absidale per riportare in luce le strutture ed il paramento gotico proprio di questo spazio. Da una parte, al fine di recuperarne l’originaria conformazione dell'abside, sono stati riqualificati gli ambienti annessi sul retro, riconfigurando in maniera funzionale gli spazi di servizio, lasciando libero uno spazio sul retro dell'abside; in quest'ottica è stato ricavato un nuovo spazio di servizio al piano superiore della cappella di Sant'Acazio, con il rifacimento del solaio ligneo di calpestio, la rimozione di un solaio che separava lo spazio sottotetto e la ristrutturazione del tetto di quel corpo di fabbrica. Dall'altra, al fine di mostrare l'originario paramento murario, oltre a liberare dalle superfetazione aggiunte in epoca recente l'abside, anche nella sacrestia dei Canonici, in maniera quasi forzata, è stato riportato in luce la struttura muraria del campanile, lasciando scoperta dall'intonaco una vasta porzione muraria sul lato confinante.
Descrizione

La chiesa dei Santi Ilario e Taziano, deve il suo aspetto alla parziale ricostruzione e rifacimento realizzati nel primo dopoguerra in seguito ai gravi danni riportati durante il conflitto mondiale, ripristinato da un accurato restauro appena concluso. L'odierno edificio, connotato da linee nobili confacenti ad una chiesa cattedrale, è frutto dell'annessione, nel corso del XIV e XV secolo, ad una chiesetta primitiva dedicata a Sant'Ilario, di origine almeno trecentesca, di altre chiesette, sorte o come cappelle annesse (come la cappella di Sant'Anna) o come chiesette indipendenti (come la cappella di Sant'Acazio, quasi adiacente alla chiesa di Sant'Ilario) a formare una corona di edifici di culto nell’area attualmente occupata dal Duomo, di cui si conservano solo i tre suddetti mentre gli altri andarono distrutti nel corso del tempo. Questo nucleo fu mantenuto tale e conserva ad oggi, almeno nella chiesa di Sant'Ilario corrispondente all'attuale presbiterio e nella cappella di Sant'Acazio, il suo aspetto originale goticheggiante riscontrabile sia all'interno, sia all'esterno nell'abside presbiterale. Nel corso del Cinquecento, in seguito all'aumento della popolazione, la chiesa fu ampliata con la costruzione della navata, ma l'impianto definitivo fu conferito dal rifacimento con ampliamento realizzato ad inizio Settecento, secondo un impianto tipico che ha connotato le chiese di epoca barocca, con una configurazione planimetrica ad impianto basilicale, divisa in tre navate. Nel rifacimento postbellico, la parte che maggiormente si discosta dall'aspetto settecentesco è stata la facciata, estremamente semplificata nelle linee (secondo lo stile) perdendo l'effetto plastico tipico barocco; all'interno invece è stato conservato lo stile che ha connotato le diverse fasi costruttive, ad eccezione della perdita definitiva dell'apparato pittorico; anche gli altari e gli elementi liturgici che lo completano, risalenti alla stessa epoca della navata, sono quelli originali, seppur ridotti nel numero – nel 1775 la chiesa ospitava fino a diciassette altari al piano inferiore ed altri quattro nei matronei. Anche il campanile, rifatto nella parte sommitale dopo la prima guerra mondiale, si avvicina più a stilemi veneti sia con la sostituzione della cipolla originale di gusto asburgico con una copertura piramidale - realizzata già nell'Ottocento e poi riproposta – sia con la sostituzione nell'occasione delle monofore con bifore.
Impianto planimetrico
La chiesa sorge all'interno del nucleo storico cittadino formatosi ai piedi del castello a partire dall'epoca medievale per consolidarsi nel tardo Cinquecento, connotato da un tessuto edilizio compatto con edifici in linea che si affacciano su vie piuttosto strette. Il corpo della chiesa è costeggiato sui fianchi da due strade in pendenza verso il fronte principale dove l'ingresso in chiesa, che si affaccia su uno slargo, è rialzato rispetto al piano di campagna, preceduto da una sorta di podio che funge da modesto sagrato: della stessa larghezza della facciata, vi si accede da un'ampia scalinata centrale e due laterali di cinque gradini mentre lateralmente è parzialmente chiuso da una balaustra lapidea; sul retro, invece, il fabbricato risulta unito tramite la torre campanaria e l'annessione di diversi ambienti all'odierno palazzo della Questura, sede storica degli Stati provinciali. La chiesa, orientata ad Est, ruotata di alcuni gradi a Nord, è caratterizzata da un impianto basilicale, la cui planimetria si compone di un’aula longitudinale e dal presbiterio a base rettangolare concluso sul fondo da un'abside triangolare. L'aula è separata in tre navate da due file di sei arcate impostate su altrettante colonne ed una parasta che fuoriesce dalla controfacciata; le navate laterali sono organizzate su due livelli, con la creazione dei matronei al piano superiore, anch'essi separati dall'invaso principale da una fila di arcate in linea con le sottostanti e protetti sul fronte da balaustre. In corrispondenza dell'ingresso è stata creata una zona filtro separata dalla chiesa da cinque arcate impostate su tre colonne centrali e due lesene esterne che sorreggono la soprastante cantoria, in linea con la navata centrale. Lo spazio presbiterale è avanzato nella navata centrale oltre l'arco santo per circa una campata e mezza ed è rialzato dalla navata di quattro gradini, di cui l'inferiore forma un unico basamento con le navate laterali, con una forma ad “U”. Ai lati del presbiterio, in linea con le navate laterali, sono addossate due cappelle a base rettangolare, separate dalle navate da serramenti vetrati; quella di sinistra, denominata del Santissimo - in origine di Sant'Anna -, funge da cappella feriale; quella di destra è dedicata a Sant'Acazio e da lì parte una scalinata che scende nella cripta, ricavata sotto la navata ai piedi del presbiterio, costituita da una serie di gallerie e di un ambiente centrale dove giacciono le spoglie di buona parte degli arcivescovi di Gorizia. Alle spalle della cappella di Sant'Acazio vi è la sacrestia a pianta circa rettangolare, accessibile anche dal presbiterio e sul retro è annessa la sacrestia dei canonici, anch'essa a pianta rettangolare con l'asse principale orientato ortogonalmente rispetto la chiesa. La torre campanaria a base circa quadrata si erge ad una distanza di un paio di metri dal retro dell'abside: nello spazio tra l'abside, il campanile e la sacrestia dei canonici sono stati ricavati degli ambienti di servizio dove trovano posto gli impianti, un locale wc ed un locale tecnico esterno. Il piano superiore della cappella di Sant'Acazio, raggiungibile da una scala incastrata tra il fianco del presbiterio e quello della cappella, è adibito a magazzino; sopra la cappella del Santissimo invece sono collocate parte degli impianti termici. Le dimensioni massime della chiesa sono: lunghezza 40,70 ml; larghezza 21,61 ml; altezza navata 12,03 ml.
Strutture verticali
Tutte le murature sono in pietrame, esternamente intonacate e tinteggiate di colore panna, con le modanature realizzate in pietra grigia d'Istria. La facciata, a capanna, è tripartita verticalmente da quattro semplici lesene in conci di pietra a vista che si estendono a tutt'altezza, in corrispondenza delle quali, sopra la copertura, si ergono dei cippi di cui il centrale funge da base per la croce metallica. A conclusione delle facciata vi è un frontone con geison obliqui valorizzati da una cornice lapidea a sezione convessa e dentelli inferiori ed il geison orizzontale, anch'esso dentellato, limitato alle fasce laterali. Al centro fuoriesce un avancorpo a capanna, una sorta di protiro chiuso su tutti i lati che contiene il portale d'ingresso principale, fungendo all'interno da bussola. Il protiro esternamente presenta un rivestimento in conci di pietra posati a corsi orizzontali: al centro si apre il portale inquadrato da un profilo strombato mentre gli spigoli sono valorizzati da lesene con semplici specchiature, sopra le quali corre una cornice modanata; due volute poste lateralmente sembrano sollevare la copertura costituita da un frontone triangolare con cornici modanate e dentellate, aggettanti e spezzate; il fregio, in linea con le volute, è ornato al centro dallo stemma dell'Arcidiocesi di Gorizia in bassorilievo, mentre sui lati corti ospita una finestrella quadrata per parte protetta da una grata in ferro. Sopra il protiro, la facciata è occupata fino al timpano da un'alta edicola lapidea, valorizzata da lesene laterali sormontate da volute che sorreggono un timpano semicircolare: al centro si apre una nicchia centinata ed absidata che ospita una statua della Madonna. La facciata, nelle fasce laterali, è completata da due portali d'ingresso minori, inquadrati in pietra e sormontati da un timpano triangolare, e da una finestra rettangolare con cornice lapidea strombata a formare il registro superiore. I fianchi della navata non presentano particolari modanature ad eccezione della cornice modanata e dentellata che, proseguendo dalla facciata principale, valorizza la linea di gronda e delle lesene in pietra che evidenziano gli spigoli ed una intermedia posta in corrispondenza della prima campata interna; entrambi presentano un doppio registro sovrapposto di sei finestre rettangolari ciascuno. Nel solo fianco sinistro vi è un aggetto corrispondente alla nicchia interna nel fianco della cappella del Santissimo: anch'esso rivestito in conci di pietra, è risolto con una forma a capanna, con un frontone triangolare a coronamento sostenuto da lesene laterali: lo spazio sopra al basamento è quasi interamente occupato da una lapide inscritta a memoria della ricostruzione postbellica, mentre la fascia superiore ospita una finestrella con grata affiancata da due putti in bassorilievo che simboleggiano la distruzione e la ricostruzione. Al centro del fianco destro invece si inserisce una meridiana, sopra la quale si apre una nicchia a mezzaluna completata con l'altorilievo di un angelo recante un cartiglio, di epoca quattrocentesca. La parte presbiterale si discosta nettamente dal resto della chiesa, essendo in pietrame a vista, con gli spigoli dell'abside percorsi da robusti contrafforti; su entrambi i lati, in alto, si aprono quattro ampie finestre archiacute - tre nei fianchi del presbiterio ed una lateralmente nell'abside - ma non tutte si affacciano sull'esterno, bensì danno sui locali annessi, in taluni casi a due piani come la cappella di Sant'Acazio e parte della cappella del Santissimo; gli altri ambienti annessi, quali le sacrestie e i vani accessori che si dispongono sul retro sono ad un unico piano, lasciando libera la vista sul presbiterio
Coperture
La copertura della chiesa è a spioventi con struttura a capriate lignee e manto esterno in coppi; in corrispondenza della navata è a doppia falda, una struttura indipendente impostata ad un livello più basso, sempre a doppia falda, sormonta il presbiterio a cui si intersecano tre falde in corrispondenza dell'abside; anche gli altri ambienti presentano delle strutture a falde con manto in coppi, ad eccezione dello spazio sul retro dell'abside con copertura in pannelli in lamiera coibentati. All'interno la navata centrale ed i matronei presentano un controsoffitto piano; le navate laterali invece, al piano inferiore, sono sormontate da una serie di cinque voltine a crociera per parte ed altre tre sono a copertura dell'ingresso sotto la cantoria. Il presbiterio ha una copertura a botte archiacuta a cui si interseca in semicatino absidale, entrambi innervati da costolonature di tipo gotico, come anche la cappella di Sant'Acazio, dove però vi sono due voltine a crociera. La cappella del Santissimo nella prima campata è sormontata da una volta a crociera, mentre nello spazio a base circa quadrata dove trova posto l'altare vi è una volta a schifo.
Campanile
Il campanile sorge in posizione isolata, distanziato di un paio di metri dal retro dell'abside, alla quale è unito da un disimpegno aggiunto successivamente da dove avviene l'accesso passando per la sacrestia o dall'esterno; sul lato destro invece è addossato al palazzo della Questura. È costituito da una torre a base quadrata leggermente ruotata rispetto all'asse della chiesa. Realizzato in pietra, esternamente si presenta intonacato e tinteggiato di colore beige con il fusto completamente liscio, ritmato da una serie di feritoie; una sottile cornice lapidea individua un campo sotto la cella campanaria, con gli spigoli del fusto valorizzati da conci di pietra a vista, nel quale su tre lati - eccetto quello a destra - si inserisce il quadrante dell'orologio pubblico; l'interno del fusto, intonacato grezzamente, è percorso da scale e ballatoi lignei che consentono la risalita alla cella - ad eccezione del primo tratto dove la scala è in ferro e porta ad un solaio; il piano di calpestio della cella invece è costituito da una soletta in calcestruzzo rinforzata inferiormente da travi in acciaio. Due cornici modanate, di cui la superiore anche dentellata, racchiudono inferiormente e seriormente la cella campanaria, definita sugli spigoli da lesene angolari differenziate in pietra grigia squadrata: su ciascun lato si apre una bifora centinata separata da una colonnina centrale; sopra la cella una balaustra lapidea definisce il perimetro della torre mentre al centro si eleva un alto tamburo ottagonale ritmato da archetti ed occhi, su cui è impostata la copertura del campanile a cuspide, con rivestimento esterno in lamiera. La cella al suo interno ospita tre campane ed una quarta, maggiore, è collocata all'interno del tamburo, tutte sostenute da un castello metallico.
Apparato decorativo
L'interno del Duomo dimostra in maniera spiccata il contrasto di stili che caratterizzano i diversi ambienti che lo compongono, derivanti da fasi costruttive successive e che sono stati preservati nel corso del tempo. Superato l'ingresso, la navata si presenta nel suo impianto tipicamente barocco frutto del rifacimento settecentesco, seppur rinnovato nell'aspetto nella ricostruzione del primo dopoguerra. Lo spazio, con le pareti ed il soffitto tinteggiati con colori tenui sui toni del beige e la luce naturale che penetra dai due ordini di finestre laterali, è diviso in tre navate da due file di sei colonne in marmo grigio su cui sono impostate altrettante ariose arcate a tutto sesto al piano inferiore ed un secondo registro di archi ribassati, allineati con i sottostanti, al livello superiore definendo i matronei laterali. Una fila di tre arcate trasversali, in linea con la prima campata all'ingresso, separa la navata centrale dal resto della chiesa creando una zona filtro sormontata dalla cantoria; ai lati dell'ingresso principale si sviluppano due scalinate, protette lateralmente da balaustri lapidei, disposte al “L” che dal centro piegano sopra le porte laterali portando ai matronei e quindi alla cantoria; una balaustra lapidea continua protegge sul fronte la cantoria sia i matronei. L'ambiente è connotato da una certa unità spaziale conferita dalla ricca e continua decorazione a stucchi che orna le pareti sopra gli archi ed i soffitti: rifatti nel primo dopoguerra semplificando gli originali, se in precedenza erano concepiti a supporto di un apparato pittorico andato perduto e mai più realizzato, nel rifacimento postbellico la cornici in stucco che racchiudevano medaglioni e specchiature dipinti hanno assunto un semplice aspetto decorativo. Esuberanti e preziosi gli stucchi dal gusto liberty impreziositi da dorature che ornano le tre voltine a crociera a copertura dell'ingresso sotto la cantoria e del susseguirsi di voltine nelle navate laterali: in una composizione a motivi vegetali si inseriscono, con angioletti e medaglioni, si inseriscono dei simboli cristologici e religiosi indorati ad impreziosire le chiavi di volta; nei soffitti della navata centrale e dei matronei, invece, le decorazioni sono estremamente semplici e comprendono delle cornici che racchiudono ampie specchiature. Si discosta nettamente dall'aula il nucleo primitivo dell'attuale edificio costituito da presbiterio, a cui sono state annesse la cappella del Santissimo - in origine di Sant'Anna - e di Sant'Acazio, poste a proseguimento delle navate laterali. Il presbiterio, ampliato nel primo dopoguerra nella navata e che si presenta nella sistemazione - su progetto di Guglielmo Riaviz - adeguata alle riforme del Concilio Vaticano II, nella parte originale conserva il suo aspetto tardo gotico - seppur restaurato nel primo dopoguerra - riscontrabile nei capitelli a fogliame sui quali è impostato l'arco santo a tutto sesto con profilo in pietra e nella volta innervata da costolonature impostate su esili pilastri, dividendola in tre campate a cui uniscono le vele dell'abside; la volta è dipinta con un cielo stellato che fa da sfondo a tre soli raggianti, di cui il centrale attorniato da una corona di testine alate e da quattro losanghe con i simboli degli Evangelisti; i pennacchi sono completati con le figure di angeli recanti i simboli della Passione. Se la cappella del Santissimo risulta completamente modificata, quella di Sant'Acazio conserva tuttora quasi intatto il suo aspetto originale goticheggiante, riproposto anche nella campata aggiunta a inizio Novecento: la volta di copertura, innervata da costoloni a stella a quattro punte, nella prima campata conserva ancora gli affreschi originali con angeli musicanti negli spicchi esterni ed i simboli degli Evangelisti al centro, la successiva è ornata con temi vegetali su modelli quattrocenteschi
Apparato liturgico
Lo spazio presbiterale, rialzato su un basamento di un gradino in continuità con le navate laterali e quindi di altri tre gradini, è avanzato nella navata per oltre una campata; il suo ampliamento lateralmente è parzialmente chiuso da balaustre in marmi bianchi con intarsi policromi ed ospita i nuovi elementi liturgici, secondo le disposizioni del post-conciliari. Il presbiterio vero è proprio, oltre l'arco santo, sullo sfondo è dominato dall'altare maggiore settecentesco; realizzato in marmi policromi intarsiati, si caratterizza per una struttura a mensa a parallelepipedo innalzata su un basamento di tre gradini: lo zoccolo della mensa è in marmo nero ed il paliotto è ornato da cornici vegetali che formano tre medaglioni con specchiature marmoree; sopra la mensa si eleva un tempietto semicircolare ad intarsi, modellato da nicchie e circondato da colonnine composite, sopra le quali poggia la trabeazione interrotta al centro da un arco; a coronamento vi è un cupolino a cipolla completato da un ricco apparato scultoreo che comprende la statuetta del Risorto sulla sommità, le tre Virtù Teologali, Sant'Antonio e Francesco ed altre figure non identificate alla base, adagiate sulla trabeazione. Alla base del ciborio è incluso il tabernacolo avvolto da una composizione scultorea in marmo bianco. L'altare è completato con altre quattro statue, più grandi delle precedenti: ai lati del ciborio vi sono due angeli, mentre sui due piedritti laterali le figure di Sant'Ilario e Taziano. La custodia eucaristica però si trova nell'altare della cappella del Santissimo. A destra dell'ampliamento del presbiterio, addossato alla seconda colonna, si erge il pulpito marmoreo, sorretto da una statua con cuscino; raggiungibile da una scala lignea a chiocciola, è racchiuso da un parapetto in marmo bianco scolpito che comprende tre pannelli intervallati alle figure dei Dottori della Chiesa - Sant'Agostino e San Gregorio verso il fronte, e Sant'Ambrogio e San Gerolamo sui lati; nella scena centrale, quattro figure con ai lati i simboli degli evangelisti sostengono il globo terrestre, mentre sui fianchi sono rappresentate due sante penitenti che invitano alla conversione - Santa Maria Maddalena e l'altra forse Sant'Agnese o Santa Teresa d'Avila. La chiesa ospita altri otto altari disposti quattro per parte lungo i fianchi delle navate laterali; sono tutti altari marmorei di epoca tardo secentesca - settecentesca connotati da uno stile barocco goriziano, di ispirazione veneta in cui confluiscono influenze tipicamente d'oltralpe e slovene; si caratterizzano per una struttura a mensa a parallelepipedo decorata da intarsi marmorei e l'alzata a colonne completata al centro da una pala. Lungo il fianco sinistro, partendo dall'ingresso, si trova dapprima l'altare del Crocifisso e poi quello dell'Angelo custode, che si discostano lievemente dagli altri per un avere le colonne tortili nell'alzata ed il paliotto della mensa arricchito da una scultura in rilievo con la scena della Veronica che terge il volto di Cristo caduto sotto la croce il primo e l'Angelo Custode tra due putti e testine alate, con un velario marmoreo sorretto lateralmente da due cherubini che vi fa da scena, il secondo; seguono quindi l'altare di San Marco e l'altare Santi Sebastiano e Fabiano. Gli altari lungo il fianco destro sono dedicati a Santa Teresa del Bambin Gesù, all'Annunciazione, a San Giuseppe e alla Madonna del Monte Santo. Un ulteriore altare, dedicato a San Pietro in cattedra è ospitato nella sacrestia dei canonici: nel paliotto è scolpita una pesca miracolosa. Addossata alla controfacciata trova posto la cantoria con l'organo, la cui cassa con le canne sono comprese da quattro colonne tortili che sorreggono dei monconi di trabeazione modanata che fuoriescono dalla cornice dentellata che racchiude il soffitto piano della navata.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980)
Rinnovamento del presbiterio con la collocazione di nuove balaustre disposte lateralmente a chiudere l'ampliamento del presbiterio, dove fu posto sulla sinistra un ambone marmoreo ed al centro l'altare rivolto verso il popolo. Realizzati su progetto dell'architetto Guglielmo Riaviz, sono in raffinato marmo bianco con specchiature geometriche sui toni del rosso Verona e del nero; l'altare al popolo è costituito da una mensa sostenuta da quattro pilastrini; più maestoso l'ambone completato sul fronte del parapetto dai quattro simboli degli Evangelisti organizzati attorno al disegno di una croce. La cattedra arcivescovile fu spostata dapprima davanti all'altare maggiore, ma attualmente è collocata sul lato destro del presbiterio, appena oltre l'arco santo ed al suo posto fu spostata la sede costituita da tre sedute lignee con trono centrale; gli stalli per i canonici sono mantenuti invece lungo il perimetro del presbiterio.
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