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Venosa
Melfi - Rapolla - Venosa
chiesa
parrocchiale
S. Andrea
Parrocchia di Santa Andrea
Facciata; Interno; Struttura; Elementi decorativi
nessuno
XV - XV(costruzione presbiterio); XV - 1470(costruzione intero bene); 1470 - 1502(costruzione intero bene); 1470 - 1502(costruzione cripta); 1512 - 1512(costruzione portale); 1589 - 1714(costruzione campanile); 1620 - 1625(ampliamento intero bene); 1668 - 1668(ristrutturazione intero bene); XIX - XX(ristrutturazione copertura); XX - XX(ristrutturazione intero bene ); 1930 - 1934(ristrutturazione intero bene ); 1982 - 1990(ristrutturazione intero bene ); 2014 - 2016(ristrutturazione intero bene )
Chiesa di Sant'Andrea
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Sant'Andrea <Venosa>
Altre denominazioni Chiesa di Sant'Andrea - Concattedrale
S. Andrea
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lucane (costruzione chiesa)
Notizie Storiche

XV  (costruzione presbiterio)

Il presbiterio è sicuramente la parte costruttivamente più audace della cattedrale. Si tratta di uno grande spazio unitario, notevolmente dilatato in ampiezza e profondità, che raggiunge inoltre un’altezza maggiore rispetto alla zona riservata ai fedeli. Al centro del presbiterio si apre l’abside, il cui varco d’ingresso ripropone la soluzione dell’arco a sesto acuto. Tale arco si caratterizza per gli elementi su cui si sorregge: due basse semicolonne a loro volta sostenute da altissimi piedistalli.

XV - 1470 (costruzione intero bene)

La Cattedrale di Sant’Andrea è stata realizzata da Pirro del Balzo, che si impegnò a costruire l’opera dopo aver ottenuto dal Vescovo Nicola Geronimo Porfido il consenso di demolire il preesistente duomo per edificare al suo posto il nuovo castello, nel sec. XV.

1470 - 1502 (costruzione intero bene)

L’edificazione della nuova cattedrale, contestuale alla creazione della piazza, si tradusse in una ristrutturazione tardo quattrocentesca-primo cinquecentesca operata in un contesto urbano medievale formatosi a sua volta sui resti della città romana. I lavori di costruzione si protrassero per oltre un trentennio fino al 1502, mentre la chiesa fu consacrata solo molto più tardi, il 12 marzo 1531, Festività di San Gregorio, dal Vescovo Ferdinando Serone (1528-1542). Solo nei decenni successivi, sempre prevalentemente all’interno, furono realizzati complementi ornamentali ispirati alla cultura artistica rinascimentale.

1470 - 1502 (costruzione cripta)

Al di sotto del transetto è posta la cripta, accessibile attraverso due ambulacri laterali con scale, che sembra contemporanea alla chiesa. Al suo interno è conservata la tomba di Maria Donata Orsini, moglie di Pirro del Balzo.

1512  (costruzione portale)

Non si posseggono notizie circa l’identità di eventuali progettisti o di capimastri che sovrintesero all’esecuzione dei lavori edilizi. È nota la data di realizzazione del portale dell’ingresso principale che, come ricorda un’iscrizione, fu realizzato nel 1512 dal mastro lapicida Cola di Conza.

1589 - 1714 (costruzione campanile)

La costruzione del campanile, alto 42 metri, iniziò nel 1589 per ordine del Vescovo Rodolfo Di Tussignano, fu continuata nel 1614 dal Vescovo Andrea Perbenedetti e terminata nel 1714. Situato in corrispondenza della parte presbiteriale, è alto 42 metri e rappresenta visivamente l’emergenza architettonica più visibile della città. La costruzione si eleva su cinque blocchi: i primi tre, più grandi e solidi, hanno pianta quadrangolare e gli ultimi due, sovrapposti “a telescopio”, hanno pianta ottagonale.

1620 - 1625 (ampliamento intero bene)

Il Vescovo Andrea Perbenedetti (1610-1635) fece erigere nel 1620 e nel 1623, all’esterno della chiesa, le due colonne granitiche sormontate da croci che ancora oggi costituiscono pregevoli episodi dell’arredo urbano della piazza: la prima “avanti la porta maggiore”, la seconda accanto alla “porta piccola”

1668  (ristrutturazione intero bene)

Nel 1668 il Vescovo Giacinto Taurisio (1654-1674) completò i lavori di restauro intrapresi dal suo predecessore in ringraziamento per lo scampato pericolo della peste del 1656.

XIX - XX (ristrutturazione copertura)

Ulteriori interventi di restauro furono promossi nell’ultimo decennio dell’800 dal Vescovo Lorenzo Antonelli (1891-1904), il quale fece coprire d’intonaco le pitture parietali cinquecentesche e le decorazioni a stucco settecentesche.

XX  (ristrutturazione intero bene )

Durante i lavori di restauro degli anni Settanta e Ottanta vengono riportati alla luce gli affreschi cinquecenteschi, gli stucchi settecenteschi e due ambulacri laterali provvisti di scale che collegano la cattedrale con la cripta, che si estende sotto parte della zona presbiterale e sotto l’abside.

1930 - 1934 (ristrutturazione intero bene )

A seguito del terremoto del 23 luglio 1930, la Cattedrale subì danni lievi che comunque richiesero dei lavori di ripristino. I danni maggiori vennero subiti dall’organo settecentesco di legno scolpito e dorato posto al di sopra dell’altare maggiore nella cattedrale di Venosa. Alla fase dei primi soccorsi seguirono restauri organici.

1982 - 1990 (ristrutturazione intero bene )

A seguito del terremoto del 1980 si resero necessari importanti lavori di restauro. Vennero subito stanziati fondi per le ristrutturazioni necessarie da parte della Soprintendenza e i lavori si protrassero per diversi anni.

2014 - 2016 (ristrutturazione intero bene )

Lavori di adeguamento dell’impianto elettrico e installazione di un nuovo impianto di riscaldamento ad irraggiamento diretto al infrarosso.
Descrizione

La cattedrale di Venosa rappresenta sicuramente uno dei monumenti simbolo della cittadina oraziana. La sua imponente mole è affiancata dal volume slanciato del campanile, e domina l’omonima piazza di cui occupa il lato nord-occidentale, emergendo nettamente rispetto al contesto edilizio che la circonda. Grazie a diverse fonti storiche concordi, la sua costruzione può essere datata a partire da 1470 quando il feudatario Pirro del Balzo si impegnò a realizzare l’opera dopo aver ottenuto dal Vescovo Nicola Geronimo Porfido il consenso di demolire il preesistente duomo per edificare al suo posto il nuovo castello. La cattedrale fu consacrata il 12 marzo 1531, Festività di San Gregorio, dal Vescovo Ferdinando Serone (1528-1542). Modellato in forme semplici, ma grandi e spaziose, l’edificio presenta soprattutto all’interno soluzioni strutturali e decorative di matrice tardo-gotica sui quali nei decenni successivi si sono aggiunti i complementi ornamentali più strettamente rinascimentali. Nei secoli si sono susseguiti trasformazioni, integrazioni, rifacimenti e mutilazioni che le fonti ci descrivono più o meno nel dettaglio. All’interno la cattedrale di Venosa si presente divisa in tre navate su due piani
Facciata
La facciata, in pietra ben lavorata, mostra un portale con architrave, lungo il qualo un’iscrizione avverte che alla sua messa in opera attese Cola di Conza, quando correva l’anno 1512.
Interno
L’interno, tipico per il perdurare nelle soluzioni architettoniche dei modelli tardogotici, vistosamente coniugati con inserti rinascimentali, presenta tre navate, modulate ad archi a sesto acuto. La navata centrale prospetta, al suo limite, due imponenti archi a segnare l’area del transetto, oltre il quale la visuale va a chiudersi sull’abside a lunetta. Delle cappelle laterali che si aprono nell’arco del transetto, di notevole interesse è la Cappella del SS. Sacramento (1520), impreziosita da un arco riccamente decorato da putti, candelabri e festoni.
Struttura
La struttura portante è in muratura.
Elementi decorativi
Numerosi elementi decorativi caratterizzano l’architettura della cattedrale. Lungo i muri delle navate, in alto, una serie di dipinti con cornici mistilinee, che raffigurano i SS. Apostoli, a figura intera e coperti con ampi panneggi. Il ciclo è attribuito dalla storiografia locale a Giuseppe Pinto, attivo a Venosa nel secolo XVII. Venosino è ritenuto anche l’autore delle due tele collocate alle pareti, destra e sinistra, entrando nella Cattedrale; si tratta di Nicola Marangelli, attivo nella città tra la fine del XVII e gli inizia del XVIII secolo. Altri due dipinti attribuiti a Carlo Maratta (1625-1713) rappresentano, rispettivamente, sulla navata destra il Martirio di S. Felice e su quella sinistra la Vergine inginocchiata, a capo chino, di fronte all’angelo in volo. Sempre sulla navata sinistra si trova un frammento di affresco raffigurante L’Adorazione del Magi di Simone da Firenze, risalente a metà del XVI secolo circa. A sinistra dell’altare maggiore si trova un dipinto non datato, entro una cornice ottocentesca che rappresenta la Madonna dell’Idria, un tempo oggetto di grande venerazione popolare. Gli altri dipinti, attribuiti a pittori meridionali, ignoti, datano tra la seconda metà del 1600 e il 1800. Nella cripta è custodita la tomba di Maria Donata Orsini, moglie di Pirro del Balzo che come dote diede al duca proprio la città di Venosa nel 1453.
Adeguamento liturgico

nessuno
Adeguamento liturgico non effettuato. L'altare poggia su un piano rialzato con bordura di pietra bianca di Trani campito da mattoni in cotto. La mensa è costituita da una lastra di pietra di notevole spessore fortemente aggettante da una base in bronzo. Questa è composta da due parti simmetriche scarnificate da modanature lineari a rientrare a "C", un motivo ripetitivo di soluzioni "scarpiane". L'ambone è realizzato con lastre sottili di pietra di Trani, ha un inviluppo curvilineo con taglio superiore a linea spezzata a scendere verso la zona aperta. La concavità accoglie il piano di appoggio orizzontale che sostiene il leggio ligneo. Un roccolino rientrante alla base crea un effetto a "scozia". La cattedra, collocata nella zona absidale, ha una forma squadrata con schienale dritto e braccioli realizzata con lastre sottili di pietra di Trani. L'alto schienale è ornato con un pannello bronzeo che riproduce in chiave moderna il motivo della croce greca radiante
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