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Descrizione |
Dedicata a Maria SS. Assunta in cielo e ai Santi Stefano ed Agata, la Basilica Cattedrale di Capua fu fatta costruire dal vescovo Landulfo nell’anno 856 ed elevata a sede meprotolitana da papa Giovanni XIII. Da questa circostanza scaturì un rafforzamento del ruolo rappresentativo del Duomo che fu più volte ristrutturato ed ampliato. L’esedra d’ingresso del quadriportico, ad esempio, è settecentesca e presenta un’elegante andatura concava alla cui sommità è la statua di Santo Stefano, dello scultore napoletano Angelo Viva. Risale all’epoca normanna, invece, il quadriportico che, scandito da colonne di spoglio, evidenzia - dal prospetto della cattedrale – l’imponenza della fabbrica e la differenza di altezza tra navata centrale e le due laterali. L’interno si offre alla vista semplice per la linearità formale delle strutture e degli arredi; maestoso per l’ampiezza dell’area occupata. Le 3 navate sono divise da 18 colonne di granito sormontate da capitelli. In prospettiva quello che attira gli sguardi e l’ammirazione di tutti è l’area presbiterale non solo per la linearità e la funzionalità dei i tre "luoghi" eminenti del presbiterio (altare, ambone, sede del presidente) ma anche per la splendore degli affreschi che adornano l’area stessa. Fra tutti spiccano la tela di Francesco Solimena rappresentante “L’Assunzione” posta sopra l’altare maggiore del coro e “La scelta del cenacolo”, dipinta da Paolo Rivetti nel 1961. Va ricordato anche la colonna del cero pasquale, l’opera più insigne della navata centrale, che costituiva e costituisce ancor oggi il monumento più antico nel suo genere e quello di maggior pregio della chiesa capuana. Due sono, ancora, gli elementi degni di nota: la Cappella del Corpo di Cristo dove ha sede il Museo diocesano e la cripta basilicale che accoglie un bellissimo busto marmoreo del Cristo morto, riconducibile per lo stile al Cristo velato conservato nel Museo Cappella Sansevero di Napoli. Nella struttura architettonica del complesso spicca la Torre campanaria, eccezionale episodio di architettura medievale. A pianta quadrata, fu concepita strutturalmente robusta con il basamento di blocchi lapidei; nel registro inferiore è profilata sugli angoli da colonne di marmo cipollino; nei tre ordini superiori presenta una tessitura muraria di mattoni e di piperno, con finestre bifore.
Prospetto esterno |
La facciata esterna della Basilica è semplice e grandiosa. Ne chiude l’ingresso un grande cancello di ferro di cui la parte superiore semicircolare è fissa (coda di pavone), in essa c’è la scritta “Basilica” e, nel mezzo del cornicione di coronamento, si nota lo stemma dell’arcivescovo Gennaro Cosenza. Al sommo della porta si legge un’iscrizione in memoria dell’arcivescovo Agostino Gervasio, restauratore del tempio nell’anno 1804. Il prospetto esterno termina con 6 statue in marmo e fra queste, in una posizione più elevata, la grande statua in marmo di S. Stefano, patrono principale di Capua: tutte le statue - commissionate dall’arcivescovo Gervasio - sono opera dell’artista napoletano Angeli De Viva. |
Facciata |
La facciata, di fronte a chi entra nell’atrio, è semplice e grandiosa. Un grande arco, nella parte inferiore, fa da sostegno al prospetto superiore. Agli estremi dell’arco si osservano due statue in stucco, opera dello scultore Pasquale Ricca di S. Maria C. V. : quella a sinistra rappresenta S. Prisco (primo Vescovo di Capua), quella a destra il vescovo S. Germano. In alto, nella parte superiore, svetta una croce di ferro dorato sul cui piedistallo si legge “Domus Dei”. A sinistra si osserva la statua di S. Stefano, a destra quella di S. Agata, l’una e l’altra in marmo del sec. XV, fatte scolpire dall’arcivescovo Gaetano Giordano, quali titolari della Cattedrale. Tre porte di accesso alla chiesa si presentano ornate da marmi di Mondragone (CE). Sulle due pareti laterali sono stati posizionati stemmi in marmo che ricordano personaggi significativi per la storia della basilica stessa. Ai due lati del portale d’ingresso ci sono altri due stemmi: uno dedicato al santo Padre Francesco, l’altro all’attuale arcivescovo della Diocesi di Capua, S. E. mons. Salvatore Visco. Vanno ricordati, anche, i due medaglioni in bronzo - su cui è stata incisa la frase chiave del Giubileo della Misericordia - posizionati ai lati del portale mediano della Basilica in occasione dell’apertura della Porta Santa. |
Atrio |
Giordano Gaetano, avendo prolungato la chiesa in questa parte dell’ingresso, dovette abbattere l’antico portico dell’arcivescovo Erveo per far costruire l’atrio, di forma rettangolare, che misura m. 22 di lunghezza per m.18 di larghezza. È coronato da un peristilio ornato da 16 colonne con archi delle quali alcune di granito, altre di cipollino e brecciolina con capitelli corinzi. Un loggiato con balaustrata di marmo, formato da colonnette, sovrasta il peristilio. In pietra naturale è il pavimento: le pietre - usate nella loro forma rustica (non levigate) sotto forma di conci (pietre squadrate) si dipartono a raggiera da un fulcro centrale con un effetto visivo quasi monocolore. |
Coperture |
La navata centrale ha una volta ellittica a botte lunettata; le navate laterali hanno le volte a croce. Una larga fascia di travertino grigio con dedica corre lungo le pareti della navata principale separando la parte inferiore da quella superiore. La copertura, intonacata e imbiancata di bianco, ha sostituito l’antica soffittatura dorata che, a sua volta, aveva rimpiazzato quella ancora più antica in legno. |
Pianta |
Quattro gradini consentono di accedere all’interno della Basilica. La pianta del tempio, lunga 46 metri, è a croce latina. L’interno - che comprende tre navate suddivise da 18 colonne (9 per lato) - colpisce per l'altezza e la spaziosità. Le colonne - resti di più antichi edifici - sono diverse tra loro per altezza, diametro e materiale: due di marmo bianco sono scanalate, le altre di cipollino risultano lisce; i capitelli diversi l’uno dall’altro appartengono all’ordine corinzio, tre sono di epoca medievale. Il primo a destra è dorico. Un tempo le pareti interne della cattedrale mostravano affreschi ritenuti opera del Cavallini; tra i pochi affreschi che si possono ammirare oggi va segnalata la “Vergine con il Bambino” ritenuta da alcuni studiosi di scuola napoletana del 400, da altri di scuola senese del 300. L’opera più insigne della navata centrale è la colonna del cero pasquale, opera normanna del sec. XI, di gran pregio per la decorazione di scultura e di mosaici. Nelle navate laterali si aprono 8 cappelle, belle per la semplicità delle decorazioni. Nella navata di sinistra si apre la porta che immette in Piazza Etiopia su cui corre il muro perimetrale della Basilica; un’altra porta piccola porta al Palazzo arcivescovile in Piazza Landolfo I. |
Cappelle |
Nelle navate laterali si aprono 8 cappelle: esse portano tutte un medesimo disegno e furono chiuse da balaustrate per opera del cardinale Serra di Cassano. Fra tutte ricordiamo la Cappella di S. Giuseppe nella quale trovano posto – in due bellissimi marmorei monumenti – i corpi dei cardinali Cosenza e Apuzzo traslati dal cimitero di Capua in questo Duomo il 30 luglio 1913 così come si legge sulle lapidi marmoree poste sul pavimento, ai piedi dei monumenti.
Uscendo dalla sagrestia, a sinistra, si trova la Cappella dove è custodita la statua in legno dell’Immacolata Concezione, opera di abilissimi artisti regalata al cardinale Cosenza dal re Ferdinando II nel 1859. In corrispondenza di questa cappella, nella navata laterale destra, si trova l’artistica Cappella del SS. Sacramento che ha subito trasformazioni in tempi diversi in ampiezza ed ornamenti. Ultimo restauro fu quello voluto dal cardinale Alfonso Capecelatro nel 1884. Salendo due gradini si accede alla Cappella passando per un bellissimo cancello di bronzo. L’architettura è sullo stile del 600; lo zoccolo delle pareti di marmo nero fu fatto venire dalla Francia; più su gira intorno una fascia di marmo rosa detto vitulano. Il pavimento è prezioso per i suoi autentici mosaici, di diverse epoche, finemente intrecciati. La parete di fronte, a forma di abside, tagliata nel muro è di colore azzurro tutta stellata. Desta viva ammirazione il preziosissimo altare maggiore con il suo ciborio, realizzato nel 1777 su disegno dell’architetto Ferdinando Fuga. L’altare è di marmo ornato di bronzo con un Tabernacolo pieno di colonnette di diaspro ed altri decorazioni di pietre preziose, progettato dal padre teatino don Anselmo Cangiano. In questa cappella, oltre all’altare maggiore, ce ne sono altri due laterali, decorati con pregiati marmi ornamentali. I paliotti e i dadi dei due basamenti laterali sono abbelliti da fiorami di marmo intagliati.
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Presbiterio |
In origine il presbiterio mancava e la chiesa finiva dove ora comincia la gradinata di accesso all’area presbiterale. Si deve al cardinale Roverto Bellarmino l’ampliamento della chiesa verso occidente. Questa la parte che, più di ogni altra, fu danneggiata dal bombardamento del 9 settembre 1943: il presbiterio e la cripta scomparvero. All’area presbiterale si accede attraverso un’ampia scala, risultante di 7 gradini ad arco; essa termina con due balaustrate che sorreggono, al loro inizio, due colonne di marmo verde portanti candelabri di metallo dorato. Nella zona suddetta sono collocati, in modo funzionale dal punto di vista liturgico, l'altare, l'ambone e la sede del presidente. Di fronte alla cattedra dell’Arcivescovo è stata posizionata una sede per il presidente non vescovo. In alto, sulla sinistra, alle spalle della sede vescovile, c’è un vano aperto per la "cantoria"; un secondo organo, di minori dimensioni, è collocato nella navata di destra, in posizione utile alla schola cantorum e all'assemblea. A destra e a sinistra, lungo le pareti perimetrali dell’area, ci sono gli alti scanni in legno per i presbiteri. Gli affreschi del presbiterio sono opera di Antonio Rivetta, di Milano. Essi raffigurano uno stuolo di angeli con cartigli, tanti quante sono le invocazioni alla Madonna nelle Litanie Lauretane. Fra gli angeli, in primo piano, i SS. protettori, Stefano ed Agata. L’insieme degli angeli sovrasta un pregevole quadro del Solimena: “L’Assunzione della Madonna”. Gli affreschi laterali rappresentano rispettivamente l’Ultima cena; l’incontro del Signore con i discepoli di Emmaus e Prisco, protovescovo di Capua, nella cui casa - secondo un’antica tradizione - fu celebrata l’ultima cena. |
Pavimenti e pavimentazioni |
il pavimento della Cattedrale è particolarmente significativo. Pezzi di marmo, tagliati grossolanamente, sono stati disposti in modo da raffigurare, con un gioco di intarsi policromi, l’albero della vita che, partendo dall’ingresso della Basilica con le sue radici, si dirama verso le tre navate rappresentando tre figure: lo Spirito Santo (simboleggiato da una colomba), la sagoma di Cristo crocifisso e, con una grande lastra bianca, l’immagine del Padre. Visivamente l’albero termina ai piedi della scalinata che immette nell’area presbiterale: qui i pezzi di marmo rappresentano una grande mandorla che - secondo i dettami dell’iconografia cristiana - è da associare alla figura di Gesù, il Verbo divino fattosi uomo. |
Campanile |
Dichiarato “Edificio monumentale” - con dispaccio del Ministero datato 16 maggio 1873 - è un’opera grandiosa di puro stile longobardo. Il campanile, a pianta quadrata, è alto 40 metri e sormontato da una terrazza su cui - fino al 1456 - c’era un tempietto sorretto da 4 colonnine che, negli anni precedenti, aveva custodito le reliquie di S. Agata, tempietto che fu distrutto dal terremoto di quell’anno. Fatto con grandi massi di travertino, il campanile porta agli angoli 4 colonne di marmo cipollino all’ordine inferiore; i 3 ordini superiori - in mattoni e piperno - hanno 12 finestre bifore con colonnine. Sono presenti sul basamento, tra grossi conci squadrati, alcune feritoie che dovevano assolvere ad una evidente funzione difensiva all’interno del nucleo urbano capuano. Sul prospetto orientale del campanile sono visibili degli altorilievi: un gladiatore ferito in combattimento e un busto di Diana cacciatrice. Sul Campanile, al quale si può accedere per una larga scala, trovano posto 6 campane funzionanti. |
Cripta |
Destinata alla custodia di numerose reliquie, la cripta, a cui si discende per due scale di marmo, occupa uno spazio quasi uguale a quello del presbiterio. Essa, fino al cardinale Caracciolo, non aveva la forma attuale: oggi risulta divisa in 3 navate da una fila di colonne sormontate da capitelli, delle quali alcune di granito ed altre di diversi marmi ornamentali. Il pavimento è cosmatesco; in vari punti sono disposte lastre di mosaici veri dell’antico ambone diaconale. Il cardinale Caracciolo volle fare della cripta un ricordo del S. Sepolcro di Gerusalemme e, pertanto, in un’edicola centrale - simile per pianta, misura e architettura alla Tomba adorata in Gerusalemme - depose il Cristo morto dello scultore napoletano Matteo Bottiglieri, discepolo del Bernini. È una statua di singolare pregio e bellezza per la morbidezza di forma e d disegno. Sull’altare a fronte, consacrato dal papa Benedetto XIII il 23 aprile 1723, il busto marmoreo dell’Addolorata. Nella stessa cripta, alle spalle del tempietto, vi è un sarcofago romano del III secolo su cui è scolpita una pregevole “Caccia di Meleagro”. In furono rinvenute moltissime reliquie di Santi traslate, poi, in altro luogo più sicuro e opportuno. |
Elementi decorativi |
All'interno, numerosissime sono le opere artistiche che decorano la Basilica Cattedrale. In particolare, vanno menzionate: il “Cristo morto” di Matteo Bottiglieri (XVIII sec.), discepolo del Bernini; la base marmorea del fonte battesimale (X secolo) recante, nelle sue quattro facce, scolpiti i simboli degli evangelisti; due leoni marmorei che, forse, dovevano sorreggere un ambone medievale; nella cripta, sorretta da diverse colonne di granito, alcuni interessanti capitelli decorati con animali e figure mostruose ed un arciere in atto di scoccare la freccia; due monumenti funebri del XIV e XV secolo, di cui uno riutilizza un sarcofago romano del IV secolo; l'Addolorata della scuola del Canova, il prezioso sarcofago romano e le decorazioni musive; i dipinti (secc. XVI-XIX), dei quali alcuni autori sono nomi celebri come Domenico Vaccaro; i monumenti sepolcrali dei cardinali Cosenza e Francesco Saverio Apuzzo (fine 800) nella cappella di S. Giuseppe; le tombe degli arcivescovi Giordano Caetani e Salvatore Baccarini (1930-1962) nella cappella di S. Lucia; la statua della Madonna della Purità (sec. XV) nella cappella del SS. Sacramento, dove campeggia l'inestimabile altare (secc. XVI-XVII) donato al card. Alfonso Capecelatro (fine 800) dai Reali di Savoia; mosaici del primitivo ambone, che abbelliscono la cappella dell' lmmacolata, scultura donata alla Chiesa di Capua da Ferdinando II di Borbone (1830-1859). Una citazione particolare merita il supporto per il Cero pasquale dell'arcivescovo Erveo risalente all'XI secolo, con immagini scolpite nel marmo e decorato con intarsi policromi. Esso è un pezzo di marmo bianco con la base e il capitello ornato con 8 angioletti, alto m.4,50 con una circonferenza di m.1,10. È senz’altro questa l’opera più antica e pregevole della chiesa capuana. |
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