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Notizie Storiche |
987 (costruzione intero bene)
La cattedrale di Amalfi fu edificata sotto il governo del duca Mansone III, nel momento di massimo splendore della città, elevata alla dignità di sede metropolitana, alla cui giurisdizione venivano sottoposte le diocesi di Capri, Lettere, Minori e Scala. In quell'anno l'arcivescovo Leone Orso Comite (987-920) riceveva il pallio nella Basilica Lateranense diventando il primo arciverscovo di Amalfi, "Domini gratia archiepiscopus primus Sanctae sedis Amalphitanae Ecclesiae", come egli stesso si sottoscriveva in un documento del 3 settembre 993. Il nuovo duomo sorse adiacente dell'antica cattedrale (Basilica del Crocifisso), sul suo lato destro, e originariamente era a tipologia basilicale a tre navate con matronei, senza transetto e, probabilmente, senza cripta. Le navate erano divise da colonne marmoree. Le due basiliche furono a lungo comunicanti, realizzando un singolare ambiente a sei navate.
1062 (installazione porte di bronzo)
Dono di Pantaleone Comite, ricco mercante amalfitano, le monumentali porte di bronzo, in stile bizantino con formelle decorate e ageminate, furono acquistate a Costantinopoli, nel 1056, dal vescovo Pietro Alferio (1050-1070) e affisse al portale principale del duomo di Amalfi entro cornici marmoree finemente lavorate. Furono le capostipiti, in Italia, di una serie di analoghe opere bronzee.
1180 - 1276 (costruzione e sopraelevazione campanile)
Il campanile fu innalzato in due tempi. La parte più antica, compiuta nel 1180, comprende la base, il piano terreno e il primo piano. La sopraelevazione fu invece curata nel 1276 dall'arcivescovo Filippo Augustariccio (1258-1291), come testimonia una epigrafe presente sul lato orientale della fabbrica, e comprende il composito corpo superiore. Tuttavia, i caratteri stilistici del secondo piano sembrano evidenziare un intervento intermedio tra le due fasi costruttive, di cui però non si ha alcuna traccia documentaria.
XIII (costruzione cripta e transetto)
La cripta fu edificata negli anni 1206-1208, su volontà del cardinale Pietro Capuano, al fine di accogliere il corpo di Sant'Andrea traslato dalla Chiesa dei Dodici Apostoli di Costantinopoli, dove il porporato si era recato al termine del suo mandato di legato papale in Terrasanta per la IV Crociata. L'8 maggio 1208, il corpo dell'apostolo, il cui culto in città era attestato già da alcuni secoli, veniva collocato sotto l'altare maggiore. Al di sopra della cripta, l'arcivescovo Matteo Constantini de Capua (1202-1215) eresse il transetto, il cosiddetto "titulum de sopra", che poi assunse la denominazione di "navis S.Matthaei. Nell'area del coro erano presenti splendidi mosaici absidali suddivisi in cinque fasce orizzontali, affreschi, marmi decorativi, ciborio, ambone, transenne e plutei di recinzione. Probabilmente anche la facciata recava decorazioni musive.
XIII (costruzione atrio)
L'atrio della cattedrale dovette essere edificato in due tempi nel corso del sec. XIII. La prima fase, non antecedente al primo quarto del Duecento, viene attribuita all'arcivescovo Matteo Constantini de Capua, mentre un intervento posteriore, probabilmente limitato alle trifore, risale all'episcopato di Filippo Augustariccio. Al tempo, non esistendo l'attuale scalea, l'atrio aveva aspetto di balconata sulla città ed era accessibile da varchi laterali.
1266 - 1268 (costruzione chiostro)
Il chiostro fu costruito nel 1266-68 dall'arcivescovo Filippo Augustariccio per la tumulazione dei cittadini benemeriti della città e presentava al suo interno numerose cappelle finemente affrescate, appartenenti alle nobili famiglie amalfitane. Tuttavia il sacro luogo con il passare del tempo accolse tombe di ogni genere. Il pregevole manufatto, benchè di piccole dimensioni, è un singolare e grazioso episodio artistico, a pianta quadrata, che rivela l'influenza dell'architettura arabo-normanna (moresca) con i suoi archetti ogivali intrecciati. Per dare regolarità geometrica al chiostro fu sacrificata la navata sinistra dell'attigua antica cattedrale (Basilica del Crocifisso).
1447 - 1570 (interventi di restauro intero bene)
I primi interventi di restauro della cattedrale, di cui si ha notizia, iniziarono nel 1447. Ne seguirono altri nel 1486, a cura dell'arcivescovo Andrea de Cuncto (1484-1503), il cui monumento funebre, commissionato dal nipote Giovanni, barone di Casalicchio e signore di Tramonti, è stato ricostruito nel transetto destro. Il vescovo Gerolamo Vitello de' Glanderoni (1519-1530) fece demolire l'artistico ciborio, forse con l'intenzione di rimuoverlo temporaneamente per consentire imponenti lavori di restauro che, però, rimasero incompiuti. Il prelato fece anche trasferire il fonte battesimale nella navata sinistra, nei pressi del transetto, e sostituì la vasca con un'anfora di porfido posta su una colonna ornata alla base dal suo stemma. Anche l'arcivescovo Bozzuto (1565-1570) dovette operare un generale rifacimento del sacro edificio.
XVI - XVIII (abbandono chiostro)
Il chiostro, nel corso del secolo XVI, a causa delle esalazioni, fu lasciato in uno stato di abbandono. Il complesso fu interessato da interventi di restauro durante di episcopati di Stefano Quaranta (1649-1678) e di Nicola Cioffi (1748-1758). I lavori non avrebbero impedito successivamente ulteriori manomissioni e profanazioni degli ambienti, trasformati in umili dimore per accogliere le famiglie povere.
1545 (visita pastorale campanile)
Dalla visita pastorale condotta nel 1545 dal vescovo Francesco Sfrondati (1544-1547) apprendiamo che il campanile, munito di orologio, era dotato di quindici campane.
XVII - XVIII (programma decorativo cripta)
La cripta fu rinnovata su volontà dei sovrani di Spagna Filippo II e Filippo III e dei vicerè di Napoli di quel periodo, Fernando Ruiz de Castro a Pedro Fernandez de Castro. Il lavori si svolsero dal 1600 al 1612 sotto la direzione dell'architetto regio Domenico Fontana. L'8 gennaio 1603 Scipione Cretella rinvenne durante uno scavo l'urna di marmo in cui era custodito il capo e parte del corpo dell'apostolo, segretamente riposta sotto il coro alla presenza dell'arcivescovo Rossini. Gli affreschi delle volte furono affidati al pittore scalese Vincenzo Dipino (1603) mentre quelli delle pareti laterali furono eseguiti da Belisario Corenzio. L'altare centrale è ornato con la statua bronzea di Sant'Andrea, eseguita nel 1604 da Michelangelo Naccherino. Le statue in marmo, raffiguranti i diaconi Stefano e Lorenzo, furono realizzate nello stesso anno da Pietro Bernini, mentre gli angeli presenti sulle cornici del dossale sono di Francesco Cassano.
1649 - 1677 (interventi di restauro intero bene)
Il vescovo Stefano Quaranta (1649 e il 1679) operò per la cattedrale un programma di restauro di contenuto controriformistico, seppure limitato, che previde la restituzione in visibilità dei mosaici absidali, l'esecuzione di affreschi in presbiterio, la demolizione di altari e cappelle gentilizie presenti incongruamente lungo le navate. L'operazione comportò però la dispersione di notevoli opere d'arte. In questo periodo fu anche restaurato e riordinato il chiostro.
1690 - 1691 (restauri intero bene)
Nel 1690, in seguito ai dissesti dovuti al terremoto del 1688, l'arcivescovo Simplicio Caravita (1682-1701) convocò l'architetto napoletano Arcangelo Guglielmelli per affrontare il problema del consolidamento che fu realizzato nel 1691 abbassando e irrobustendo le pareti della navata e del transetto e rifacendo il tetto.
1702 - 1710 (rifacimento coperture)
L'artistico soffitto a cassettoni fu eseguito nel 1702 dall'intagliatore Francesco Gori "di Roma ma commorante ad Amalfi", con l'aiuto di Santolo e Ludovico D'Angelo, su disegno dell'architetto Arcangelo Guglielmelli. Le tele delle navata centrale vennero realizzate negli anni 1709-1710 da Andrea Dell'Asta mentre quelle presenti nel transetto sono l'opera di Giuseppe Castellano.
1703 - 1720 (rifacimento intero bene)
La trasformazione più radicale della fabbrica ebbe inizio nel novembre 1703, per volontà del vescovo Michele Bologna (1701-1731), proseguendo sulla linea del Guglielmelli. Il prelato, aderendo ai gusti del tempo e impiegando grandi somme, diede all'antico tempio una veste barocca, con stucchi e decorazioni nella navata centrale e una nuova facciata. Le colonne furono inglobate in robusti pilastri. Non mancarono le critiche durante l'esecuzione dei lavori, che portarono alla demolizione dei mosaici e degli amboni medievali, già restaurati nel 1647, e di gran parte delle testimonianze epigrafiche e tombali. I lavori furono ultimati nel 1720, come si evince da documenti archivistici e dal cartiglio presente sul soffitto della cattedrale, anche con gli interventi degli architetti Pierantonio Sormano, Ferdinando Sanfelice e Domenico Antonio Vaccaro, che separarono le navate della Cattedrale da quelle dell'adiacente Basilica del Crocifisso e stesero gli stucchi delle navate laterali.
1708 - 1777 (rifacimento cappelle laterali)
Lungo le navate laterali erano anticamente presenti molte cappelle di patronato delle nobili famiglie amalfitane. I nuovi altari vennero rifatti a partire dal 1708 dagli intagliatori Giuseppe e Paolo Mozzetti e Domenico Tucci, sotto la direzione di Ferdinando Sanfelice. Nel 1777 il vescovo Antonio Puoti (1758-1792) fece ornare di stucchi le navate laterali e, a completamento dell'opera di Michele Bologna, dotò le cappelle di balaustre recanti nei pilastrini il suo stemma ad intarsio.
1711 - 1712 (costruzione altare maggiore)
L'altare maggiore è il frutto di un intervento degli anni 1711-1712. Il disegno era dell'architetto Sanfelice, la realizzazione fu ad opera dei marmorari Giuseppe e Paolo Mozzetti, che recuperarono antichi marmi di un altare della chiesa abbaziale di Positano. Al di sopra è presente il grande dipinto raffigurante il martirio di Sant'Andrea eseguito nel 1715 da Andrea Dell'Asta che affrescò anche le figure presenti nella conca absidale.
1715 - 1818 (costruzione e restauri cappella del Coro dei canonici)
La cappella del Coro dei canonici fu fatta costruire dall'arcivescovo Michele Bologna. Il programma decorativo fu commissionato da mons. Silvestro Miccù (1804-1830) al pittore Nicola Carleo di Maiori nel 1818, anno in cui venne collocata anche la maestosa cancellata tuttora visibile.
1719 (costruzione e restauri cappella del SS. Sacramento)
La cappella del SS. Sacramento, iniziata dal vescovo Pietro Bonito, fu portata a termine dall'arcivescovo Michele Bologna nel 1719. Le superfici furono riccamente ornate nel 1900, in occasione dell'Anno Santo, dai pittori Coppola e Anesi.
1720 (costruzione scalea)
All'opera degli architetti Sanfelice e Vaccaro si deve la costruzione della lunga scalea che dalla piazza conduce all'atrio del duomo, realizzata agli inizi del XVIII secolo. La scalea introduceva una nuova e diretta relazione tra la città e la sua cattedrale, mentre veniva ormai a cadere l'aspetto di balconata che contraddistingueva l'atrio.
1771 - 1861 (programma decorativo ala centrale)
Il rivestimento marmoreo della teoria di venti pilastri, che racchiudono le antiche colonne, iniziò nel 1771 ad opera del marmorario Pasano e fu portato a termine nel marzo del 1827 dai marmorari Giuseppe e Tommaso Borrelli di Napoli. La nuova pavimentazione fu messa in opera nel 1861.
1786 (costruzione sacrestia)
La sacrestia fu fatta edificare dall'arcivescovo Antonio Puoti nel 1786 su disegno dell'architetto napoletano Orazio Salerno. Gli affreschi furono eseguiti da Costantino Desiderio di Angri.
1871 - 1891 (rifacimento atrio e facciata)
L'atrio e l'antica facciata crollarono il 24 dicembre 1871. I lavori di ricostruzione, eseguiti dal Comune con il generoso contributo di Pio IX e dell'arcivescovo Francesco Maiorsini (1870-1893), furono affidati dapprima all'architetto salernitano Lorenzo Casalbore e poi all'architetto milanese Enrico Alvino, che, non senza aspre critiche, seguì il gusto del revival e li ridisegnò in stile neomedievale. Dopo la morte di Alvino, avvenuta nel 1876, i lavori vennero portati a compimento da L. Della Corte e da Guglielmo Raimondi. Domenico Morelli, con l'aiuto di Paolo Vetri, concepì il disegno dei mosaici della facciata, eseguiti dalla ditta Salviati di Venezia nel 1889. La facciata fu inaugurata solennemente il 23 giugno 1891 alla presenza di Luigi Ferraris, Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti. Domenico Morelli diventava cittadino onorario dell'antica repubblica marinara.
1906 (costruzione pulpito)
Il piccolo pulpito fu fatto eseguire nel 1906 su disegno di Giovanni Rispoli dall'arcivescovo Francesco De Dominicis (1894-1908), impegnato. tra l'altro. in un progetto per la ricostruzione degli amboni medievali rimasto inattuato.
1908 - 1934 (restauri chiostro)
Nel 1908 mons. Enrico de Dominicis riportò il monumento agli antichi splendori valorizzando i frammenti delle antiche vestigia rimaste abbandonate. Nel 1934 la Soprintendenza ai Monumenti della Campania ha curato il definitivo assetto dei cimeli, in parte modificato nel corso degli ultimi accomodamenti.
1934 (restauro campanile )
Il campanile, restaurato sotto la direzione dell'architetto Gino Chierici, Soprintendente ai Monumenti della Campania, fu liberato dalla veste barocca e dalla grande mostra dell'orologio che copriva gran parte della trifora. |
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