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Treviso
Treviso
chiesa
sussidiaria
San Vito
Parrocchia di San Pietro Apostolo nella Cattedrale
Preesistenze; Pianta; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Interni; Esterno; Portico; Facciata
altare - aggiunta arredo (anni 1990)
IX - IX(edificazione preesistenze); XII - XII(edificazione intero bene); XIII - XIII(ampliamento intero bene); XIII - XIII(sopraelevazione campanile); XIII - XIII(edificazione portico); XVI - XVI(ampliamento intero bene); XVI - XVI(ricostruzione portico); XVI - XVI(modifiche abside navata destra); XVI - XVI(termine ampliamento intero bene ); XVI - XVI(realizzazione portale di accesso alla facciata nord); XVI - XVI(realizzazione portale di accesso facciata ovest); 1569 - 1569(sopraelevazione campanile); 1604 - 1604(modifiche parete nord); 1607 - 1607(modifiche cappella maggiroe); 1616 - 1616(decorazione sagrestia); 1634 - 1636(modifiche sagrestia); XIX - XIX(ampliamento sagrestia); 1821 - 1821(restauro intero bene); 1890 - 1890(modifiche pavimentazione); XX - XX(altare Salus Infirmorum navata destra); 1904 - 1904(rinforzo strutturale intero bene); 1924 - 1924(restauro parte absidale); 1934 - 1934(restauro prospetto nord); 1953 - 1953(restauro prospetto nord); 1970 - 1970(restauro intero bene); 1974 - 1974(restauro intero bene ); 1975 - 1975(restauro campanile); 1980 - 1980(restauro facciata ovest); 1994 - 1995(modifiche intero bene); 2011 - 2011(restauro cappella del redentore); 2014 - 2014(risanamento ambientale intero bene); 2014 - 2014(rifacimento impianto elettrico e di illuminazione); 2015 - 2015(restauro tabernacolo trecentesco); 2017 - 2017(restauro seconda sagrestia); 2019 - 2019(restauro prima sagrestia); 2021 - 2021(restauro edicola seicentesca (ex tabernacolo))
Chiesa di San Vito
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di San Vito <Treviso>
Altre denominazioni Chiesa di San Vito e Compagni Martiri
Autore (ruolo)
Botter, Mario (restauro)
Crespi, Maria Sole (restauro)
Ambito culturale (ruolo)
rinascimentale (costruzione)
Notizie Storiche

IX  (edificazione preesistenze)

Il primo nucleo architettonico è collegato all’esistenza di un omonimo xenodochio sorto a Treviso intorno al IX secolo. L’oratorio è orientato come da tradizione, con aula unica rettangolare e abside semicircolare. Di tale oratorio non è nota l’esatta posizione della facciata e quindi la lunghezza dell’aula.

XII  (edificazione intero bene)

L’edificazione vera e propria della chiesa si può far risalire al penultimo decennio del XII secolo. La realizzazione della chiesa romanica è collegata alla perdita d’importanza della struttura assistenziale, della quale il nuovo edificio ha occupato l’area. La chiesa è a navata unica, corrispondente all’attuale navata centrale, e presenta un campanile esterno, addossato al lato meridionale, che ha inglobato il piccolo oratorio altomedioevale. La chiesa romanica ha presbiterio rettilineo, non direttamente confinante con l’esterno poiché vi è interposto un vano-sacrestia con pianta rettangolare e profondità sufficiente ad allineare il muro est della chiesa con quello analogo del campanile (attualmente è un vano di servizio per l’accesso al campanile). La muratura esterna del lato orientale è articolata con lesene e arcate cieche; è inoltre presente un portico aperto sul lato settentrionale verso la piazza e sulla testata orientale.

XIII  (ampliamento intero bene)

L’ampliamento della chiesa può essere fatto risalire agli anni ‘30/’40 del XIII secolo. La modifica principale riguarda la trasformazione della chiesa da navata unica a tre navate: l’originario oratorio altomedioevale, inglobato poi nel campanile, viene adattato ad abside della navata destra. Questa operazione comporta la demolizione del muro occidentale al piano terra del campanile, sostituito da un arcone che connette la navata laterale con l’abside-cappella. Contemporaneamente viene realizzata anche la navata sinistra, che occupa lo spazio corrispondente al portico addossato alla prima chiesa romanica. Ne risulta uno spazio che, a causa della sua larghezza inferiore rispetto alla navata opposta, ricorda più un corridoio che a una vera e propria navata. Contestualmente si interviene anche sulla muratura del lato orientale, costruendo la quinta arcata e rimaneggiando la quarta. Si ipotizza che la chiesa fosse coperta da due sole falde simmetriche.

XIII  (sopraelevazione campanile)

I volumi della chiesa e del campanile sono quindi strettamente interdipendenti, concepiti come parte di un insieme architettonico unitario. Infatti, con l’ampliamento della chiesa anche il campanile è stato sopraelevato, per risultare più proporzionato rispetto al nuovo volume; tamponata la precedente cella campanaria al terzo livello, ne è stata creata una nuova al piano superiore, a bifore con colonnine e capitelli dalla caratteristica forma a “stampella”.

XIII  (edificazione portico)

Un nuovo portico deve essere stato costruito già in questa data nella posizione di quello attuale, tuttavia non esistono tracce architettoniche che lo documentino.

XVI  (ampliamento intero bene)

I locali sopra Santa Lucia vengono ceduti al Monte di Pietà. Intorno alla metà del XVI secolo si ricerca una soluzione che consenta l’ampliamento dei locali dell’ente; la soluzione individuata prevede la sopraelevazione dei locali già esistenti sopra Santa Lucia e la realizzazione di nuovi magazzini sopra San Vito. Le strutture della chiesa vengono in gran parte rifatte o consolidate, e rese idonee a sorreggere i nuovi carichi, con il risultato di una completa ridefinizione architettonica. I muri perimetrali restano sostanzialmente gli originali, mentre vengono rifatti i sostegni puntiformi che suddividono lo spazio interno. I costruttori si adeguano alla pianta e alle distribuzioni dei sostegni della chiesa duecentesca, di cui possono riutilizzare le fondazioni. Anche la parte absidale viene ridefinita rifoderando le antiche pareti di fondo e inserendo nuovi altari. Il risultato è l’assetto volumetrico giunto ai nostri giorni.

XVI  (ricostruzione portico)

Anche il portico esterno sulla piazza viene coinvolto nell’intervento edilizio, oggi appare infatti rifatto in forme cinquecentesche. La presenza del portico duecentesco sarebbe stata di intralcio ai lavori di sopraelevazione, si decide quindi di demolirlo e ricostruirlo con dimensioni e proporzioni più coerenti con il nuovo volume. Esso è formato da cinque campate, con quattro colonne in pietra d’Istria che reggono le tre arcate centrali, mentre due semicolonne in laterizio, accostate a grossi pilastri rastremati con pianta a “L”, reggono le arcate laterali. Anche il portico, nel nuovo assetto volumetrico, sembra più funzionale, dal punto di vista architettonico, al palazzo del Monte di Pietà che alla chiesa, assumendo il ruolo di portico urbano, degno sostegno dei due piani superiori del palazzo.

XVI  (modifiche abside navata destra)

Altro intervento attribuibile alla ristrutturazione cinquecentesca, ma non databile con certezza, è la chiusura dell’abside della navata destra, che con i suoi affreschi testimoniava l’antica origine della chiesa. Essa viene separata da un setto murario costruito sotto l’arcone di comunicazione con la chiesa, su cui viene aperta una porta sormontata da un architrave modanato. Il vano così ricavato viene destinato ad armadio per le vesti liturgiche e a luogo dove suonare le campane.

XVI  (termine ampliamento intero bene )

Nella visita pastorale del 1593 viene prescritto di intonacare tutto l’edificio e di imbiancare la chiesa di San Vito, si può quindi affermare che a tale data le fasi salenti della ristrutturazione fossero state completate.

XVI  (realizzazione portale di accesso alla facciata nord)

Il monumentale portale di accesso alla chiesa presente sotto il portico della piazza viene realizzato nella seconda metà del 1500, con caratteristiche stilistiche tardo-rinascimentali. Il portale rende funzionalmente secondario quello della facciata ovest, sembra infatti concepito con l’intenzione di valorizzare l’accesso laterale alla chiesa.

XVI  (realizzazione portale di accesso facciata ovest)

Il portale lapideo presente sulla facciata ovest ha foggia simile a quello realizzato sulla parete laterale, tuttavia ha dimensioni più contenute e minore monumentalità.

1569  (sopraelevazione campanile)

Nel 1569 viene attuata la sopraelevazione del campanile, già prevista negli accordi, perché questo non risulti troppo basso e sproporzionato rispetto ai nuovi volumi della chiesa e del Monte di Pietà. Questi lavori sono ancora oggi ben riconoscibili nella tessitura muraria: tamponate le bifore dell’antica cella campanaria, viene realizzata una nuova cella ad un livello superiore, separata dalla precedente da un piccolo volume intermedio, anch’essa con bifore ad arco e colonnine in pietra calcarea di rosso di Verona.

1604  (modifiche parete nord)

Nel 1604, per migliorare l’illuminazione interna, penalizzata dalla presenza del portico, vengono chiuse le antiche finestre duecentesche esistenti nella parete nord e aperti grandi finestroni protetti da grate. Le nuove finestre, dai larghi e sagomati contorni in stucco, si distinguono nettamente dagli inserimenti cinquecenteschi, caratterizzati da elementi di contorno in pietra lavorata.

1607  (modifiche cappella maggiroe)

Il soffitto della cappella maggiore era rimasto più basso di quello della navata, perciò nel 1607 si decide di sopraelevarlo con l’assenso del Monte di Pietà, al quale viene chiesto di rimuovere il solaio di un magazzino soprastante la chiesa.

1616  (decorazione sagrestia)

Nel 1616 viene ridipinta la sagrestia in seguito ad un incendio.

1634 - 1636 (modifiche sagrestia)

Tra il 1634 e il 1636 vengono unificate le due anguste sagrestie di San Vito e Santa Lucia. A seguito di tale intervento viene modificato anche l’accesso a quest’ultima da Santa Lucia: l’antica porticina viene tamponata e viene aperta sulla stessa parete, in posizione più centrale, una nuova porta di dimensioni maggiori e preceduta da tre gradini. In coerenza con questo intervento, che dimostra l’unificazione delle due chiese in un unico complesso architettonico, viene creato un collegamento diretto tra San Vito e Santa Lucia con l’apertura di un’ampia porta sul muro dell’abside della Cappella del Redentore.

XIX  (ampliamento sagrestia)

Verso la metà del XIX secolo viene elaborato un progetto di una fabbrichetta presso la sagrestia di San Vito, che prevede un ampliamento della sagrestia mediante la creazione di un nuovo volume separato dal precedente da un corpo intermedio. I lavori non vengono realizzati come nelle previsioni progettuali, e si limitano all’aggiunta di un nuovo ambiente adiacente, collegato alla sagrestia, senza corpo intermedio.

1821  (restauro intero bene)

Intervento di restauro che riguarda la sistemazione e il ripristino di tutte le superfici di finitura, degli intonaci, delle pareti e dei pavimenti, è prevista inoltre la pulitura della pala d’altare e di altri dipinti. In relazione con il gusto del tempo, in un documento dell’archivio parrocchiale datato 1821, redatto dalla Fabbriceria, si afferma l’esigenza di “pullir e rendere più chiare la chiesa, resa dal tempo e dalla polvere oscura”, per poi intervenire sul pavimento “reso ineguale e pericoloso, stante anche le lapidi dei sepolcri rese ora per le nuove leggi inoperose”. Le lapidi sepolcrali sono considerate qualcosa di inutile da eliminare, fatta eccezione per quella trecentesca posta al centro della chiesa, che viene rimossa e sostituita da una pietra piana con un’iscrizione che la ricordi, in modo da conservarne la memoria, considerata un’importante testimonianza della storia dell’edificio. Analogo lavoro di eliminazione delle sepolture è previsto nel portico.

1890  (modifiche pavimentazione)

Nel 1890 il pavimento della chiesa viene sostituito da uno nuovo in terrazzo alla veneziana con disegno a rombi policromi

XX  (altare Salus Infirmorum navata destra)

Durante una visita pastorale del 1852 il parrocco avverte la necessità di migliorare e abbellire gli altari laterali. Il loro rinnovo viene attuato tramite la realizzazione di un unico altare marmoreo con il nuovo titolo di “Salus Infirmorum”, raccogliendo in esso i tre titoli antecedenti (Beata Vergine del Soccorso, San Prosdocimo e Sant’Onofrio). L’altare, di linee classiche ma di materiale scadente, viene interamente sostituito nel 1954, utilizzando pietra d’Istria e riproponendo la stessa pala con le figure di San Prosdocimo e Sant’Onofrio vicini a un malato, sovrastati dalla Madonna con il Bambino.

1904  (rinforzo strutturale intero bene)

Realizzazione del progetto denominato Mussetto, che prevede opere di rinforzo strutturale, a seguito di lesioni apparse sulle pareti dei locali soprastanti San Vito, che consistono principalmente nella posa di un certo numero di tiranti a livello dei due solai (6 tiranti per piano, visibili in facciata), con lo scopo di contrastare la pressoflessione del muro sopra il porticato. Nella realizzazione dell’opera l’Ufficio Regionale evidenzia la necessità di rispettare le tracce ad affresco presenti in una delle facciate della chiesa (nonostante queste indicazioni, le decorazioni sono andate perdute, forse per consunzione e incuria).

1924  (restauro parte absidale)

La presenza di Mario Botter nella chiesa di Santa Lucia è l’occasione per studiare anche la chiesa di San Vito. La piccola abside semicircolare dell’antisagrestia era un indizio dell’origine molto antica di questa parte della chiesa e della possibile presenza di affreschi. La scoperta di questi ultimi determina il ripristino dell’absidiola come parte terminale della navata destra, tramite la rimozione della paretina con relativa porta e architrave modanato. Sempre con l’esigenza di adeguare l’architettura alla decorazione, si sente la necessità di ridimensionare la porta di comunicazione di questo ambiente con Santa Lucia, giudicata di dimensioni non proporzionate. Connessa con questo lavoro è anche la rimozione del pulpito settecentesco, che risulta incongruo nel contesto.

1934  (restauro prospetto nord)

Nel 1934 Botter restaura anche la facciata nord della chiesa nella parte sotto il portico. In quest’occasione viene rinvenuto una piccola porzione di affresco e viene stonacata e messa a nudo la muratura romanica in mattoni a vista, facendo emergere le tracce di un’antica monofora duecentesca.

1953  (restauro prospetto nord)

Nel 1953 viene realizzato un nuovo intervento sulla muratura nord, durante il quale vengono spicconate malte ammalorate, realizzate riprese murarie, eseguiti rappezzi di malte e rifatte stuccature “alla cappuccina”.

1970  (restauro intero bene)

Realizzazione dell’impianto di riscaldamento utile a risolvere il problema dell’umidità nella chiesa. In occasione dei lavori per il nuovo impianto viene eseguito uno scavo nell’antisagrestia per le condutture dell’aria. Pur trovando resti di muri, pavimenti e ossa umane, lo scavo non viene approfondito dal punto di vista archeologico.

1974  (restauro intero bene )

Completato l’intervento sulle superfici di Santa Lucia, si decide di procedere ad un analogo intervento a San Vito. Vengono quindi fatte ricerche, che comprendono la demolizione di piccole porzioni di intonaco, per verificare la presenza o meno di eventuali elementi artistici sotto gli strati di decorazioni. Le analisi rivelano soltanto la presenza di superfici a marmorino probabilmente della seconda metà del ‘700. In mancanza di testimonianze più antiche, la scelta operativa è quella di eseguire un semplice lavoro di ripresa intonaci e ritinteggiatura di tutte le pareti interne e di non ripristinare e rimettere in luce la superficie a marmorino, ritenuta di scarso pregio.

1975  (restauro campanile)

In quest’occasione vengono riaperte le bifore dell’antica cella campanaria della chiesa duecentesca, tamponate con la sopraelevazione cinquecentesca; durante i lavori, per ragioni strutturali, sui lati est ed ovest, le basi e i capitelli antichi vengono sostituiti da nuovi elementi in pietra lavorati in modo simile. Il risultato è che il campanile presenta ora due celle campanarie sovrapposte, con effetto contraddittorio.

1980  (restauro facciata ovest)

Restauro della facciata ovest mediante lo smantellamento e il rifacimento della parte basamentale degli intonaci ammalorati.

1994 - 1995 (modifiche intero bene)

Al posto del vano tecnico a ridosso della chiesa, realizzato negli anni ‘70 dalla parrocchia per l’installazione della caldaia, Cassamarca, subentrata al Monte di Pietà, realizza un corpo scale necessario a risolvere le problematiche relative alla normativa antincendio all’interno della sua proprietà; in cambio realizza, in altra posizione, un nuovo locale caldaia per la parrocchia, e alcuni lavori di restauro, come la manutenzione del soffitto. Il nuovo volume a ridosso della chiesa ne compromette la visibilità, se pur da un suo lato secondario, risultando invasivo.

2011  (restauro cappella del redentore)

Viene restaurata la cappella del Redentore con interventi sull'apparato decorativo.

2014  (risanamento ambientale intero bene)

Risanamento ambientale contro l'umidità di risalita con impianto di tipo befec system ad inversione di polarità.

2014  (rifacimento impianto elettrico e di illuminazione)

Rifacimento completo dell'impianto elettrico e domotico di illuminazione su progetto dell'ing. Silvano Bovo, della dott. Sara Malgaretto e dell'Arch. Maria Sole Crespi.

2015  (restauro tabernacolo trecentesco)

Viene restaurato il tabernacolo trecentesco.

2017  (restauro seconda sagrestia)

Viene restaurata la sagrestia più recente. L'intervento riguarda il pavimento in legno, la messa in sicurezza del controsoffitto con il restauro dell'apparato decorativo a tempera realizzato da Botter. Il progetto è a cura dell'arch. Maria Sole Crespi e dell'ing. Luis Fustinoni.

2019  (restauro prima sagrestia)

Viene restaurata la seconda sagrestia. L'intervento riguarda il restauro dell'apparato decorativo ad affreschi del soffitto e della crocifissione a parete realizzati da Botter. Il progetto è a cura dell'arch. Maria Sole Crespi.

2021  (restauro edicola seicentesca (ex tabernacolo))

Viene presentato il progetto di restauro dell'edicola seicentesca, un tempo utilizzata come tabernacolo per gli oli sacri.
Descrizione

La Chiesa di San Vito fa parte del complesso monumentale delle Chiese di Santa Lucia e San Vito, situato nel centro storico di Treviso. Il primo nucleo architettonico è collegato all’esistenza di un omonimo xenodochio sorto intorno al IX secolo. L’oratorio era orientato come da tradizione, con aula unica rettangolare e abside semicircolare. L’edificazione vera e propria si può far risalire al penultimo decennio del XII secolo. La chiesa è a navata unica, corrispondente all’attuale navata centrale, e presenta un campanile esterno, addossato al lato meridionale, che ha inglobato il piccolo oratorio altomedioevale. Nella prima metà del XIII secolo la chiesa viene ampliata. La modifica principale riguarda la trasformazione della chiesa da navata unica a tre navate: l’originario oratorio altomedioevale, inglobato nel campanile della prima chiesa romanica, viene adattato ad abside della navata destra. Contemporaneamente viene realizzata la navata sinistra, che occupa lo spazio corrispondente al portico addossato alla prima chiesa romanica, e si interviene sulla muratura del lato orientale. Intorno alla metà del XVI secolo si ricerca una soluzione che consenta l’ampliamento volumetrico dei locali assegnati all’ente sopra la chiesa di Santa Lucia; la soluzione individuata prevede la sopraelevazione dei locali già esistenti sopra Santa Lucia e la realizzazione di nuovi magazzini sopra San Vito. In occasione di questo intervento le strutture della chiesa, che si presentava dissestata e indebolita, vengono in gran parte rifatte o consolidate, con il risultato di una completa ridefinizione architettonica. Anche la parte absidale viene modificata rifoderando le antiche pareti di fondo e inserendo nuovi altari. Il risultato è l’assetto volumetrico giunto ai nostri giorni. In esso non risulta più percepibile, esternamente, la volumetria delle due chiese, in quanto sono inserite e inglobate in un volume più ampio di carattere civile. Nel 1569 viene attuata la sopraelevazione del campanile, perché questo non risultasse troppo basso e sproporzionato rispetto ai nuovi volumi. Anche il portico esterno sulla piazza viene coinvolto nell’intervento edilizio: si decide di demolire il portico duecentesco e di ricostruirlo con dimensioni e proporzioni più coerenti, risultando in questo modo più funzionale, dal punto di vista architettonico, al palazzo del Monte di Pietà che alla chiesa. Tra il 1634 e il 1636 vengono unificate le due sagrestie di San Vito e Santa Lucia. A seguito di tale intervento viene modificato anche l’accesso a quest’ultima da Santa Lucia: l’antica porta viene tamponata e ne viene aperta sulla stessa parete, in posizione più centrale, una di dimensioni maggiori. Gli interventi che caratterizzano i successivi secoli sono prevalentemente opere di restauro. L’edificio ripete lo schema della pianta di tipo basilicale, in cui la divisione tra la navata centrale e le due laterali è risolta da colonne doriche che sostengono arcate a tutto sesto di diverso passo. La navata centrale è coperta da travature sulle quali viene posizionato un controsoffitto piano intonacato, con raccordi curvilinei tali da formare una sorta di volta ribassata; al centro dello stesso è presente un dipinto. Le navate laterali sono coperte con volte a botte continue, innalzate alla stessa altezza della centrale. La navata centrale si conclude con il presbiterio rialzato e separato da una balaustra marmorea con ricco cancello in ferro. La navata sinistra termina con l’abside piatta cinquecentesca e l’altare del Crocifisso. La navata destra si conclude con l’antica abside coperta da una semicupola, con catino affrescato, che rappresenta l’accesso a Santa Lucia. Nella controfacciata si trova la cantoria, raggiungibile tramite una piccola scala a chiocciola, con l’organo settecentesco. L’esterno è in mattoni a vista e presenta un portico sulla parete nord; sopra al porticato e all’ultimo piano si aprono in tutto dieci finestre, cinque per piano.
Preesistenze
Prospetto orientale: muratura in mattoni dell’abside rettilinea, che in origine prospettava su uno spazio esterno e che attualmente costituisce la parete destra interna della Chiesa di Santa Lucia. La parete ha un’articolazione a quattro campiture separate da lesene, con terminazioni superiori ad arcate cieche.
Pianta
L’edificio ripete lo schema della pianta di tipo basilicale, in cui la divisione tra la navata centrale e le due laterali è risolta da colonne doriche che sostengono arcate a tutto sesto di diverso passo.
Coperture
La navata centrale è coperta da travature sulle quali viene posizionato un controsoffitto piano intonacato, con raccordi curvilinei tali da formare una sorta di volta ribassata; al centro della copertura è presente un dipinto. Le navate laterali sono coperte con volte a botte continue, innalzate alla stessa altezza della centrale.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione è formata da lastre in marmo che formano un disegno a rombi rossi con dettagli bianchi e neri.
Interni
Le pareti sono principalmente intonacate; quella di destra è cieca e presenta due altari, mentre quella di sinistra presenta quattro grandi aperture rettangolari e una a lunetta posta sopra la porta d’ingresso laterale. La navata centrale si conclude nel presbiterio rialzato e separato da una balaustra marmorea con ricco cancello in ferro. La navata sinistra termina nell’abside piatta cinquecentesca e nell’altare del Crocifisso. La navata destra si conclude nell’antica abside coperta da una semicupola, il cui catino è stato affrescato nel XII secolo, che rappresenta l’accesso all’adiacente chiesa di Santa Lucia. Nella controfacciata si trova la cantoria, raggiungibile tramite una piccola scala a chiocciola, con l’organo settecentesco. A lato dell'altare maggiore è presente un tabernacolo murale risalente alla seconda metà del XIV secolo, con fregi e figure in stile gotico.
Esterno
L’esterno è in mattoni a vista e presenta un portico sulla parete nord; sopra al porticato e all’ultimo piano si aprono in tutto dieci finestre, cinque per piano. Sono presenti due portali d’accesso: - Portale ovest: esso presenta elementi riccamente lavorati in pietra d’Istria. Gli stipiti e l’architrave sono modanati; l’architrave è sormontato da un elemento lavorato “a cuscino” ed è fiancheggiato da due mensole di derivazione michelangiolesca; sopra di esso un’altra cornice modanata, con profilo spezzato in corrispondenza delle mensole, fa da base alla soprastante lunetta. - Portale nord: il portale lapideo presente sulla facciata ovest ha foggia simile a quello realizzato sulla parete laterale, tuttavia ha dimensioni più contenute e minore monumentalità. Esso presenta un architrave “a cuscino” sormontato da un timpano triangolare.
Portico
Il portico è formato da cinque campate, coperte da volte a vela, con quattro colonne in pietra d’Istria che reggono le tre arcate centrali, mentre due semicolonne in laterizio, accostate a grossi pilastri rastremati con pianta a “L”, reggono le arcate laterali. Sotto il portico si aprono un portale e quattro grandi finestre protette da grate.
Facciata
La facciata, posta ad ovest, ha il tetto a spioventi e un portone al centro; anticamente era tutta affrescata, sebbene ora ne restino poche tracce.
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (anni 1990)
L'altare mobile è costituito da una mensa moderna con paliotto ottocentesco, costituito da due elementi uniti, in origine facenti parte dell'apparato delle quarantore.
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