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Pisa
Pisa
chiesa
parrocchiale
S. Maria del Carmine
Parrocchia di Santa Maria del Carmine
Struttura; Pianta; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Facciata; Interno; Controfacciata; Elementi decorativi; Presbiterio; Cappelle presbiteriali; Sacrestia; Chiostro
presbiterio - aggiunta arredo (1970-1979)
1324 - 1328(fondazione intero bene); XV - XV(preesistenze intero bene); 1425 - 1428(costruzione cappella); 1427 - 1427(costruzione cappella); XVI - XVII(demolizione cappella); 1568 - 1612(variazioni interno); 1612 - 1612(consacrazione intero bene); 1657 - 1657(costruzione campanile); 1835 - 1835(rifacimento facciata principale); 1839 - 1839(citazione intero bene); 1862 - 1862(soppressione intero bene); 1870 - 1870(restauro interno); 1944 - 1961(demolizione
ricostruzione chiostro); 2008 - 2008(restauro chiostro); 2011 - 2012(restauro chiostro)
Chiesa di Santa Maria del Carmine
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Santa Maria del Carmine <Pisa>
Altre denominazioni S. Maria del Carmine
Autore (ruolo)
Ciancolini, Michelangelo (rifacimento facciata)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze toscane (costruzione)
Notizie Storiche

1324 - 1328 (fondazione intero bene)

La chiesa di Santa Maria del Carmine, con l'annesso convento, fu fondata tra il 1324 e il 1328 dai frati carmelitani provenienti da Santa Maria di Barbaricina. Grazie all'appoggio di Papa Giovanni XXII, il priore Donato Carratella ottenne il permesso di trasferirsi ed acquistò un ampio terreno nel vivace quartiere di Chinzica, a sud dell'Arno.

XV  (preesistenze intero bene)

In origine la chiesa appariva di piccole dimensioni: l'ingresso doveva aprirsi sul lato destro del presbiterio, in corrispondenza del portale tamponato che ancora oggi è visibile dalla parete nord del chiostro.

1425 - 1428 (costruzione cappella)

Negli anni venti del Quattrocento, il notaio Giuliano di Colino degli Scarsi da San Giusto fece costruire a sue spese una cappella "dirimpetto al choro" ed affidò i lavori a Pippo di maestro Giovanni da Gante picchiapietre. Per l'altare di detta cappella fu commissionato a Masaccio il celebre polittico quattrocentesco.

1427  (costruzione cappella)

Nel XV secolo, nella navata della chiesa fu eretta la cappella della famiglia Dal Poggio, in seguito donata all'Università dei Mercanti catalani in cambio della possibilità di costruire un altare per la famiglia nella sacrestia.

XVI - XVII (demolizione cappella)

Tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, la cappella di Giuliano di Colino degli Scarsi fu distrutta e, in quest'occasione, venne disperso il monumentale polittico di Masaccio che la decorava. La pala fu smembrato probabilmente per volontà della famiglia Berzighelli, patrona dell'altare: il San Paolo, unica parte rimasta a Pisa, fu donata dal canonico Francesco Berzighelli al confratello Paolo Tronci nella prima metà del XVII secolo.

1568 - 1612 (variazioni interno)

Tra il 1568 e il 1612 furono eseguiti ingenti lavori di ammodernamento degli arredi interni e di adeguamento degli stessi alle direttive emanate dal concilio di Trento. L'intervento comportò la demolizione dell'antico coro, la dispersione degli arredi pittorici non più di moda (v. il polittico di Masaccio del 1426, oggi smembrato) e l'erezione dei monumentali altari per cui furono commissionate nuove e più moderne tele.

1612  (consacrazione intero bene)

La chiesa così ampliata e restaurata fu riconsacrata il 20 maggio 1612 dall'Arcivescovo di Pisa Sallustio Tarugi.

1657  (costruzione campanile)

Nel 1657 iniziarono i lavori per la costruzione del campanile nell'angolo sud-ovest della chiesa, mai conclusi.

1835  (rifacimento facciata principale)

Nel 1835 fu eseguito il rifacimento della facciata, sotto la direzione di Michelangelo Ciancolini.

1839  (citazione intero bene)

La parrocchia, istituita il 14 giugno 1839, assorbì la cura d'anime della soppressa chiesa di San Sebastiano in Kinzica.

1862  (soppressione intero bene)

Nel 1862 il convento fu requisito e qualche anno più tardi definitivamente soppresso (1866). Nonostante ciò i frati, investiti delle funzioni parrocchiali, continuarono a reggere la chiesa e ad abitare il convento.

1870  (restauro interno)

L'inondazione dell'Arno del 1870 provocò molti danni alla chiesa, successivamente riparati. In quest'occasione fu eseguita la nuova pavimentazione della navata e lo spostamento di tutte le lapidi terragne lungo le pareti.

1944 - 1961 (demolizione, ricostruzione chiostro)

Il chiostro, gravemente danneggiato dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, fu ricostruito nel 1961.

2008  (restauro chiostro)

Nel 2008, per interessamento dell'Associazione Amici dei Musei, si è concluso l'intervento di restauro condotto sugli elementi lapidei del chiostro (portale in marmo, colonnato, lapidi sepolcrali).

2011 - 2012 (restauro chiostro)

Tra il 2011 e il 2012, grazie ai finanziamenti della Fondazione Cassa di Risparmio e alle donazioni private, il chiostro è stato sottoposto ad un radicale intervento restauro: i lavori hanno interessato il consolidamento delle strutture murarie, la pulitura del loggiato del primo piano sottoposto al degrado atmosferico e dei volatili, il risanamento della copertura e il riordino dell’impianto di illuminazione.
Descrizione

Il complesso di Santa Maria del Carmine, costituito dalla chiesa e dall'annesso convento, sorge a sud dell'Arno, pienamente inserito nel tessuto urbano. L'edificio sorge al centro della zona pedonale di corso Italia, affacciata sulla piccola piazza connotata dalla presenza della statua di Nino Pisano. Fondata tra il 1324 e il 1328 dai frati carmelitani provenienti da Barbaricina, subì nel corso del VI e XVII secolo radicali trasformazioni, che decretarono la scomparsa delle originali forme medievali. Il prospetto principale, intonacato e tinteggiato, è delimitato da due lesene laterali, impostate su un alto basamento rivestito in lastre di marmo, e coronato da un timpano triangolare con cornice aggettante. Il portale principale, incorniciato da stipiti e architrave marmorei, è concluso da un frontone spezzato, al centro del quale campeggia una cartella con stemma dell'ordine carmelitano. Ai lati dell'ingresso, in posizione simmetrica rispetto ad esso, si inseriscono due nicchie contenenti due sculture marmoree e, nella parte superiore della facciata, un finestrone rettangolare. Il fianco sinistro, affacciato su via del Carmine, conserva l'assetto in laterizio risalente al XIV secolo ed è dotato di quattro finestre rettangolari e di un secondo portale di accesso alla chiesa. Il fianco destro, invece, risulta edificato in aderenza al chiostro, alle strutture conventuali e ad altre abitazioni private. La parte tergale, anch’essa in mattoni faccia-vista, prospetta su via Turati, in corrispondenza di uno slargo utilizzato come parcheggio. Qui, sul lato sinistro, una cancellata in ferro, decorata con lo stemma dell'ordine, consente l'ingresso al cortile interno del convento. Il corpo centrale della parete absidale, affiancato dai corpi di fabbrica delle cappelle laterali, è dominato da un enorme finestrone rettangolare sormontato da un oculo vetrato ed accoglie, sulla sommità della copertura (lato destro), il piccolo campanile a vela recentemente consolidato: la struttura, intonacata e tinteggiata, presenta due celle campanarie affiancate ed una di dimensioni minori posta al vertice. All'interno, la chiesa si presenta a navata unica con presbiterio rialzato di tre gradini rispetto al resto dell'aula. Tre archi trionfali, di cui quello centrale maggiore, incorniciano la scarsella absidale e le due cappelle adiacenti, tutte a pianta rettangolare. Sulla parete destra, un grande portale in marmo conduce al chiostro trecentesco, caratterizzato da un doppio ordine di colonne. Una porta aperta sul lato destro del presbiterio, consente l'accesso alla sacrestia e da qui, tramite un corridoio, ai locali del convento.
Struttura
Muratura portante mista, costituita da mattoni, conci in pietra e materiale sciolto lapideo.
Pianta
Schema planimetrico a navata unica, concluso da un presbiterio rialzato di tre gradini rispetto al resto dell'aula. L'area comprende la scarsella absidale, di forma rettangolare, affiancata da due cappelle laterali. Sul fianco destro della chiesa si estende il chiostro trecentesco impostato su un doppio colonnato, intorno a cui si sviluppano gli ambienti privati del convento. La sacrestia è accessibile sia dalla chiesa, tramite una porta aperta sul lato destro del presbiterio, sia dal chiostro.
Coperture
L’aula della chiesa presenta una copertura a capanna costituita da orditura primaria e secondaria in struttura lignea, sorretta da tredici capriate in cemento armato (intervento del 1965). L’abside e la cappella presbiteriale destra sono coperti da una volta a crociera completamente intonacata, mentre la cappella sinistra è coperta da una cupola affrescata. La sacrestia è dotata di una copertura a volta lunettata, completamente intonacata. Manto di copertura in cotto su tutte le falde di copertura dell’edificio.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione dell'aula e dell'abside è costituita da quadroni di marmo bianco e bardiglio disposti a losanga. Il presbiterio e le cappelle laterali presentano una pavimentazione in marmo bianco e bardiglio caratterizzato da un motivo geometrico ad effetto tridimensionale. Il pavimento della sacrestia è formato da cementine bicrome.
Facciata
La facciata a capanna, edificata nel 1835 sotto la direzione di Michelangelo Ciancolini, si presenta intonacata e tinteggiata, definita lateralmente da due lesene impostate su un alto basamento in marmo e coronata al vertice da un frontone triangolare con cornice modanata. Al centro del prospetto si apre il portale d'ingresso in marmo bianco, sormontato da un timpano spezzato includente lo stemma dei carmelitani. Ai lati, due nicchie accolgono le statue marmoree del profeta Elia e di San Giovanni Battista, collocate originariamente sui pilastri dell'arco trionfale e realizzate alla fine del XVII secolo da maestri carraresi. Nella parte superiore, in asse con l'ingresso, si apre un finestrone rettangolare incorniciato in marmo.
Interno
Internamente la chiesa si presenta a navata unica con pareti intonacate e tinteggiate, dotate di grandi finestre rettangolari, svettanti al di sopra della sottile cornice marcapiano che perimetra l'intera aula. La copertura a capriate in cemento armato è stata realizzata nel 1965, mentre la pavimentazione, rifatta nel 1870, ha comportato il riposizionamento delle numerose lapidi terragne lungo i lati della navata. Il presbiterio, introdotto da gradonata in marmo e cinta da un'articolata balaustra marmorea, è incorniciata da tre scenografici archi trionfali: quelli minori introducono alle due cappelle laterali, mentre quello centrale, monumentale, si apre sulla scarsella absidale.
Controfacciata
La controfacciata ospita al centro il portale principale, realizzato in marmo da Pompeo e Giuseppe Franchi nel 1757 e sormontato da un ampio finestrone rettangolare con cornice marmorea. Ai lati dell'ingresso si trovano due altari seicenteschi: a destra, quello dedicato a Santa Teresa d'Avila, presenta la tela dell'Estasi della santa, dipinta da Crescenzio Gambarelli nel 1622; a sinistra l'altare di patronato della famiglia Taddei (1629), è ornato dalla tela coeva di Francesco Curradi raffigurante l'Apparizione della Vergine a Sant'Andrea Corsini. Davanti alla moderna bussola d'ingresso, ai lati del corridoio centrale, trovano posto due acquasantiere marmoree del XVI secolo, rimaneggiate nel corso dell'Ottocento.
Elementi decorativi
Sulla parete sinistra, vicino alla controfacciata, si conserva una lapide commemorativa del 1612 in ricordo della riconsacrazione del tempio, avvenuta nel XVII secolo ad opera dell'Arcivescovo Sallustio Tarugi. Tra la seconda metà del Cinquecento el'inizio del secolo successivo l'arredo della chiesa subì un notevole rinnovamento dovuto soprattutto ai nuovi dettami nati dal Concilio di Trento: gli altari in legno, che si susseguivano disordinatamente lungo le pareti, furono sostituiti con altari fissi in pietra o marmo, aventi disposizione simmetrica ed equilibrata nello spazio a loro destinato. Il primo altare della parete destra (già Ducci, poi Martini) conserva il dipinto dell'Annunciazione di Andrea Boscoli (1593) ed è affiancato, a destra, da due tele centinate attribuite a Baccio Ciarpi raffiguranti i profeti Elia ed Eliseo e, a sinistra, dalla tavola dipinta da Giovanni Antonio Sogliano della Madonna tra santi Pietro e Giovanni Battista (sec. XVI). Il secondo altare della famiglia Berzighelli, come si evince dagli stemmi scolpiti sui plinti, ospita il dipinto dell'Assunzione della Vergine, opera di Santi di Tito del 1579. Tra il secondo e il terzo altare è collocato il pulpito in marmo, realizzato da Giuliano ed Agostino Mozani del 1705. L'altare successivo (già Crocetti, poi Bernardi), datato 1576, conserva una tela con Madonna e Santi di Baccio Lomi (sec. XVI). Seguono un monumento funebre ottocentesco in memoria di Margherita Manfredi Archinto e il monumentale portale seicentesco in marmi che conduce nell'adiacente chiostro. L'ultimo altare, di dimensioni ridotte rispetto ai precedenti e di epoca più tarda, è dedicato al Santissimo Crocifisso: realizzato da Agostino Mozani nei primi anni del Settecento, conserva nella ricca nicchia centrale un crocifisso ligneo coevo. Ripartendo dall'ingresso e percorrendo questa volta la parete sinistra dell'aula, troviamo il primo altare (già Biagi, poi Cosi) decorato da una tela di Aurelio Lomi raffigurante la Madonna in gloria e santi, datato 1590. Ai lati sono esposti i dipinti di Santa Maria Maddalena in gloria, attribuita a Pier Francesco Varchesi (1675) e di San Sebastiano di Pier Francesco Mazzucchelli, ascrivibile al XVII secolo. Il secondo altare (Poggibonsi, Corsini, Rosselmini) ospita una tela di Alessandro Allori raffigurante l'Ascensione di Cristo (1581), mentre il terzo, di patronato della famiglia Berti, accoglie il dipinto della Crocifissione di Girolamo Macchietti (1581). La mensa del terzo altare è costituita da un pluteo marmoreo rovesciato e così riutilizzato, attribuibile alla taglia di Biduino (sec. XII). Infine trova posto il piccolo altare settecentesco, simmetrico a quello della parete opposta: dedicato a Santa Vittoria, fu eseguito da Isidoro Baratta nel 1719 e decorato con il dipinto della Vergine in gloria tra i santi Giuseppe, Vittoria e Ranieri, opera di Gian Domenico Piastrini agli inizi del XVIII secolo. Lungo le pareti laterali dell'aula, tra gli altari appena descritti, si susseguono cinque confessionali settecenteschi per lato, realizzati a tre fornici in marmo bianco e rosso: oggi, i primi due di sinistra sono stati riutilizzati come vetrine per gli ex voto, mentre il primo sul lato destro è stato trasformato in fonte battesimale su disegno di Gino Chierici nel 1914. Avvicinandosi al presbiterio, su entrambe le pareti dell'aula, si fronteggiano due porte dotate ciascuna di una ricca cornice marmorea, eseguita da Isidoro Baratta nel 1720 (la porta di destra collega la chiesa alla sacrestia). Sulla parete destra, poco distante, è inserita una cantoria in marmo, realizzata da Pietro Vannelli nel 1758 su progetto di Pellegrino Staffetti, ospitante l'organo di Andrea Ravani, datato 1613.
Presbiterio
Il presbiterio, cinto da balaustre marmoree, è incorniciato dal monumentale arco trionfale, decorato al vertice con lo stemma coronato dei carmelitani sorretto da coppia di angeli. L'Altare maggiore, realizzato in marmi policromi con intarsi in pietre dure, fu eseguito tra il 1694 e il 1697 da maestraenze carraresi su commissione di Giovan Battista Fiesoli, che sovvenzionò in buona parte anche la ristrutturazione del coro. Sopra l'altare svetta il seicentesco crocifisso ligneo di Giuseppe Giacobbi, restaurato da Fausto Giannitrapani nel 2010, mentre ai lati dello stesso si dispongono due portalini in marmo coevi all'altare, che costituiscono il passaggio al retrostante coro. Quest'ultimo è decorato da elaborati stucchi e cornici seicentesche, eseguite da Giovan Battista Ciceri: sulle pareti laterali, campeggiano due grandi cornici rettangolari contenenti i dipinti L'eresia di Nestorio (parete destra) e La regola carmelitana (parete sinistra), opere di Giuseppe Nicola Nasini e Tommaso Nasini. Intorno a ciascun dipinto si dispongono tre ovali in gesso modellato (Ciceri), contenenti le figure a mezzo busto di San Giovanni della Croce, Sant'Alberto, Beato Franco, San Cirillo, Santa Teresa d'Avila, Santa Maria Maddalena dei Pazzi (o Santa Chiara). Ai lati della parete di fondo, trovano posto due ovali dipinti raffiguranti i santi Dionisio e Telesforo (Nasini). Addossato alle pareti, si dispone il coro in legno di noce completo di badalone, realizzato da Antonio Lattuchini nel 1705.
Cappelle presbiteriali
Ai lati della scarsella absidale si aprono due cappelle laterali, ciascuna introdotta dal rispettivo arco d'ingresso: quella destra, dedicata a Santa Maria Maddalena de' Pazzi, è dotata di un altare seicentesco in marmo bianco e breccia violetta, che reca sui plinti lo stemma scolpito della famiglia patronale Riccardi. Sulla parete sinistra è collocata la tomba marmorea del fondatore Giovanni Riccardi, datata 1571 (originariamente collocata sul pavimento), mentre sulla parete opposta si trova il monumento funebre di Carlo Francesco Riccardi del 1766. La cappella sinistra, della compagnia della Madonna del Carmine (come ricorda la lapide in marmo collocata sotto la mensa), fu edificiata agli inizi del XVII secolo dal priore Guglielmo del Bene, su progetto di Alessandro Pieroni. Nel secolo successivo, la cappella fu completamente rinnovata dalla famiglia Mecherini che fece decorare le pareti con stucchi dorati da Giovanni Frullani e decorare la volta con l'affresco dell'Eterno Padre da Tommaso Tommasi. Dello stesso autore, due dipinti raffiguranti la Natività e la Presentazione della Vergine esposti sulle pareti laterali.
Sacrestia
La sacrestia è costituita da un locale a pianta quadrangolare coperto da volta lunettata, intonacata e tinteggiata. Le lunette del fianco est ospitano finestre, mentre quelle delle restanti pareti accolgono una serie di sei dipinti datati 1660 raffiguranti santi carmelitani, una tela coeva con San Simone Stock che riceve lo scapolare, e due tele seicentesche con Gesù deriso e Gesù flagellato. Lungo le pareti nord, est e sud si dispongono sei ampi armadi a muro quadrangolari, con ante in legno e cornice in pietra. Al centro della parete sud, inserita in nicchia, trova posto una mensa di altare in pietra serena, impostata su due colonnine sagomate e sormontata dal dipinto settecentesco raffigurante la Sacra Famiglia, incorniciato in legno dorato. La tela, proveniente dal pilastro destro dell'arco trionfale, è stata recentemente attribuita a Giovanni Francesco Romanelli detto il Viterbese o il Raffaellino (Viterbo, 1610-1662). Al vertice della nicchia è dipinto un piccolo stemma quattrocentesco appartenente alla famiglia Del Poggio, patrona dell'altare. Sul lato sinistro della porta d'ingresso (parete nord), è inserito un rilievo marmoreo con l'immagine della Madonna della Guardia (accostabile anche a quella della Madonna di Savona), di ambito ligure ascrivibile al XVI secolo. A metà della parete est, trova posto un lavabo in marmo scolpito del 1648, eseguito su commissione di Girolamo Buonanni. Al centro della stanza sono collocati il bancone in legno (sec. XVII) e, addossato alla parete ovest, un grande mobile da sacrestia realizzato nel 1721 su disegno di Isidoro Baratta, restaurato dal legnaio Massimo Casini nel 1870. Si accede alla sacrestia sia dall'interno della chiesa tramite una porta aperta nella parete nord, sia dal chiostro tramite una porta aperta sulla parete ovest. Sulla parete sud si apre una porta che conduce tramite un corridoio ai locali privati del monastero.
Chiostro
Il chiostro, di fondazione trecentesca, fu gravemente danneggiato durante la Seconda guerra mondiale e ricostruito nel 1961. Nel 2008 furono sottoposti a restauro gli elementi lapidei, come il portale, le colonne, le lapidi e il monumento funebre a Tiziano Aspetti. Infine, l'ultimo intervento, eseguito tra il 2012-2013, ha interessato il consolidamento delle strutture murarie e il restauro del loggiato del primo piano (sottoposto al degrado atmosferico e dei volatili) e della copertura. Lo spazio è costituito da due ordini sovrapposti: nella parte inferiore si sviluppa una serie di archi a tutto sesto, impostata su colonne in marmo e granito, mentre nella parte superiore si apre una loggia coperta ad unica falda. Sulla parete est, si apre il grande portale in marmo bianco e breccia che collega il chiostro alla sacrestia, coronato dallo stemma bianco e nero dei carmelitani e affiancato da lapidi sepolcrali del XVII, XVII e XIX secolo. Poco distante, sulla parete adiacente, si inserisce un'ampia cornice di porta, oggi tamponata, realizzata in pietra verrucana e dotata di gradini d'accesso. Sul lato sud è collocato il monumento funebre di Tiziano Asperti, eseguito da Felice Palma nel 1607. L'ala nord del chiostro, costruita nel 1606 a spese di Niccolò Poggibonsi, ospita tre lunette affrescate, raffiguranti episodi della Vita di santi carmelitani e di Gesù, unica sopravvivenza del ciclo pittorico eseguito nella prima metà del Seicento da Giovanni Stefano Maruscelli e Jacopo Benettini detto il Sordo (attr.). Altri frammenti staccati, datati alla metà del XIV secolo e provenienti dal lato occidentale del chiostro, sono esposti nel corridoio che collega la sacrestia ai locali privati del convento.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1970-1979)
Impostazione preconciliare intatta, con la presenza dell'altare tardo seicentesco e delle balaustre marmoree: l'adeguamento liturgico ha comportato l'inserimento davanti all'Altare maggiore preconciliare di un nuovo altare per la celebrazione versus populum, costituito da una mensa poggiante su quattro colonnine in marmo venato. Sede e leggio in legno.
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