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Montione
Cascina
Pisa
chiesa
parrocchiale
San Savino
Parrocchia di San Savino
Struttura; Pianta; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi
presbiterio - intervento strutturale (1940-1960)
780 - 780(citazione intero bene); 1105 - 1111(citazione intero bene); 1115 - 1117(distruzione e ricostruzione intero bene); 1128 - 1147(citazione intero bene); 1134 - 1147(consacrazione intero bene); 1395 - 1439(citazione intero bene); 1562 - 1860(citazione intero bene); 1944 - 1944(distruzione campanile); 1986 - 1986(citazione intero bene); 1995 - 1995(ricostruzione campanile); 2007 - 2007(inaugurazione museo lapideo); 2012 - 2014(ristrutturazione intorno)
Chiesa di San Savino
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Savino <Montione, Cascina>
Altre denominazioni Badia di San Savino
Ambito culturale (ruolo)
romanico pisano (costruzione)
Notizie Storiche

780  (citazione intero bene)

Il monastero maschile di San Savino fu fondato nel 780 in località Cerasiolo (presso Riglione) da tre fratelli pisani di origine longobarda: Gumprando, Ildeberto e Gumberto.

1105 - 1111 (citazione intero bene)

Tra il 1105 e il 1111, San Savino entrò a far parte dell'ordine camaldolese, anche se già nella seconda metà del XII secolo iniziarono a manifestarsi le prime spinte autonomiste. Il monastero rimase nell'orbita di Camaldoli fino al definitivo distacco sancito da Papa Giovanni XXII il 28 dicembre 1326.

1115 - 1117 (distruzione e ricostruzione intero bene)

Tra il 1115 e il 1116, il monastero fu distrutto dall'alluvione dell'Arno e ricostruito sotto l'abate Guido (1115-1128) in un luogo sopraelevato e più sicuro, detto Montione.

1128 - 1147 (citazione intero bene)

Sulle pareti esterne della chiesa, sono murate due epigrafi funerarie in ricordo degli abati Guido (morto nel 1128) e Martino (morto nel 1147), sotto l cui abbaziati ebbero rispettivamente inizio e fine i lavori.

1134 - 1147 (consacrazione intero bene)

Il 29 aprile 1134, la nuova chiesa monastica fu consacrata da Papa Innocenzo II, assistito dall'Arcivescovo di Pisa Uberto. All'epoca, probabilmente, il monastero era guidato dall'abate Martino (1134-1147).

1395 - 1439 (citazione intero bene)

Il monastero fu dato in commenda intorno al 1395 fino al 1439, quando Papa Eugenio IV revocò l'atto di Giovanni XXII e lo restituì all'ordine camaldolese.

1562 - 1860 (citazione intero bene)

Nel 1562, fondato l'ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, il granduca Cosimo I concesse ai cavalieri l'abbazia e le sue proprietà, che rimasero in loro possesso fino al 1860.

1944  (distruzione campanile)

Nell'estate del 1944 i tedeschi fecero saltare in aria il campanile, che rovinò sulla chiesa distruggendola parzialmente.

1986  (citazione intero bene)

Il 27 settembre 1986 la chiesa di San Savino fu eretta in parrocchia dall'Arcivescovo di Pisa Alessandro Plotti.

1995  (ricostruzione campanile)

Il 15 luglio 1995 fu ultimata la ricostruzione del campanile.

2007  (inaugurazione museo lapideo)

Nel 2007 fu inaugurato un piccolo museo lapideo, adiacente la chiesa.

2012 - 2014 (ristrutturazione intorno)

Sono in corso i lavori per la ricostruzione dell'antico muro di contenimento sul lato nord-est del complesso abbaziale.
Descrizione

L'abbazia di San Savino sorge lungo via Vecchia Fiorentina in località Montione, costruita nel XII secolo su un terrapieno artificiale per essere protetta dalle frequenti inondazioni dell'Arno. Il complesso architettonico, concepito come struttura fortificata, costituiva l'ultimo riparo alle porte di Pisa nella difesa contro il pericolo rappresentato dall'esercito fiorentino. Si accede alla badia da un atrio coperto a crociera, che si apre sul fronte ovest e che ospita ai lati dell'ingresso locali di servizio, come magazzini, stalle e cantine. Attraverso una ripida scalinata in pietra voltata a tutto sesto si raggiunge il sagrato, delimitato da alti muretti: a sinistra, una porta conduce a quella che attualmente costituisce una propietà privata e, a destra, un ampio passaggio a luce rettangolare immette agli ex locali conventuali, oggi utilizzati come canonica (la porzione a ridosso della chiesa) e, per la restante parte, frammentati in private abitazioni. La chiesa, libera su tre lati e collegata ai locali monastici sul prospetto sud, è caratterizzata da una facciata a grande sviluppo verticale, realizzata in conci ben squadrati di calcare dei Monti Pisani. Tripartita da alte lesene, è decorata da un motivo ad archetti pensili che si sviluppano appena sotto il timpano triangolare. La porzione centrale del prospetto, assai rimaneggiata (come testimoniano i riporti di muratura in laterizio intonacato) accoglie il portale d'ingresso sormontato da lunetta e, in alto, un finetrone rettangolare. Mentre il paramento murario della facciata e dell'abside è caratterizzato dalla perfetta regolarità dei conci di calcare, quello dei fianchi della chiesa presenta materiale di varia pezzatura e provenienza. La parete absidale semicircolare, perfetta nel taglio e nella messa in opera della pietra, è scandita da cinque arcate cieche e tre alte monofore. In corrispondenza del braccio sinistro del transetto, si erge il grande campanile a base rettangolare, distrutto dalle mine tedesche nel 1944 e ricostruito negli anni Novanta dello stesso secolo, sui resti e coi materiali dell'originale. La torre presenta grandi finestroni arcati e bifore aperti su tutti i lati ed è conclusa al vertice da una copertura a padiglione ribassato, decorata dal motivo ad archetti pensili presente in facciata. Era dotata di due campane medievali (eseguite da fonditori pisani rispettivamente nel 1231 e nel 1281), che nel XVII secolo furono donate dal Granduca Ferdinando alla chiesa madre di Livorno, per poi essere fuse nell'ottocento. L'interno ad aula unica presenta una pianta a T con abside semicircolare. Il braccio sinistro del transetto costituisce l'impronta a terra del campanile, mentre quello destro presenta una porta aperta sulla parete ovest che immette in sacrestia, e un'altra sulla parete sud che conduce al chiostro esterno.
Struttura
Muratura perimetrale in pietra a facciavista sia internamente che esternamente. La facciata principale è costituita da blocchi squadrati di calcare dei Monti Pisani con riporti di muratura in laterizio intonacato nella parte centrale, in alto. Le altre facciate presentano conci di dimensioni più piccole con squadratura più abbozzata e materiali lapidei eterogenei (verrucano, calcare, ecc.). Il fianco sud presenta porzioni più o meno estese in laterizio, compreso tutto il sottogronda per un'altezza di circa 50-60 cm.
Pianta
Schema planimetrico ad aula unica, caratterizzata da una pianta a T, con presbiterio sollevato di tre gradoni concluso da un'abside semicircolare. Il braccio sinistro del transetto costituisce l'impronta a terra del campanile, mentre quello destro presenta una porta aperta sulla parete ovest che conduce alla sacrestia, e un'altra sulla parete sud che porta al chiostro esterno.
Coperture
L'aula presenta una copertura a doppio spiovente costituita da capriate prive di saettoni, terzere e travicelli in legno e mezzane in cotto. Manto di copertura in coppi ed embrici alla toscana. Calotta absidale in conci di pietra a vista. Bracci del transetto coperti con coppie di volte a crociera in mattoni a vista, separate da archetto in pietra.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione dell'aula è costituita da elementi di cotto delle dimensioni di 18x36 cm posati a spina regolare. Il presbiterio ha invece una pavimentazione dello stesso materiale ma di formato 14,5x29 cm posato a spina diagonale; ampie porzioni sono state malamente ripavimentate mediante getto in calcestruzzo.
Elementi decorativi
La facciata a capanna, realizzata in blocchi ben squadrati di pietra calcarea quasi privi di malta, è conclusa da un breve timpano triangolare, impostato su una sottile cornice modanata e dotato di croce lucifora tamponata. Il prospetto, delimitato da due pilastri angolari e tripartito da due snelle lesene centrali, è decorato al vertice da un motivo ad archetti pensili, interrotto nella porzione centrale da un finestrone rettangolare, aperto in epoca moderna. Il portale d'ingresso, architravato e sormontato da lunetta, risulta fortemente rimaneggiato, come l'intera porzione del paramento murario in cui è inserito. A sinistra del sagrato, sul muro divisorio, si inserisce una lapide marmorea datata 1282, che ricorda la realizzazione del secondo chiostro all'epoca dell'abate Pietro. Del primo, già esistente nel 1122, rimangono solo il pozzo centrale ottogonale e alcune aperture a feritoia sulle abitazioni private che si sviluppano sul lato opposto alla chiesa. Sulla testata del transetto destro, si trovano due epigrafi funerarie relative agli abati Martino e Guido: la prima incisa direttamente sul paramento murario, la seconda (in esametri leonini) scolpita su una lastra in marmo bianco. Internamente la chiesa è formata da una lunga aula monoabsidata e da due cappelle a T voltate a crociera. La navata è coperta da un soffitto a capriate lignee e delimitata da pareti in pietra a faccia-vista. Vicino all'ingresso, addossata alla parete sinistra, è collocata un'acquasantiera a colonna databile tra l'XI e il XII secolo, costituita da un fusto tronco-conico rovesciato in marmo (probabile reimpiego di un cippo funerario etrusco) e dal soprastante bacino circolare in alabastro. Lungo le pareti dell'aula, si fronteggiano due tavole dipinte tardo cinquecentesche, provenienti dalle cappelle laterali: a destra, l'Assunzione della Madonna e, a sinistra, la Crocifissione, attribuita ad Agostino Ghirlanda e collaboratore (Ciardi,1992). Nel braccio destro del transetto, sulla parete est, è collocato un altare settecentesco in pietra serena, con mensa e grado soprastante sorretti da colonnine. Sulla parete di fondo trovano posto una nicchia portalampada cuspidata, ricavata nella muratura ed ascrivibile al XIII secolo, e un'acquasantiera a parete in marmo bianco del XVII. Nel braccio sinistro, si trovano un altarino in legno (in sostituzione di quello in pietra andato distrutto), un crocifisso ligneo seicentesco (montato su croce ottocentesca) e un piccolo organo in legno del XIX secolo. Una serie di frammenti marmorei provenineti dall'antico chiostro sono raccolti lungo le pareti. Il presbiterio, in passato affrescato, fu ricostruito nel dopoguerra a seguito dei danni riportati dal crollo del campanile nel '44. Accoglie al centro l'Altar maggiore, posto su una pedana in muratura, ricostruzione novecentesca in pietra a spacco.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1940-1960)
La mensa, ricolta versus popolum, è realizzata in conci di pietra calcarea e piano in calcestruzzo. Presenza di sedute in legno e di leggio metallico, posizionati sul lato destro dell’altare.
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