Descrizione |
L’edificio ecclesiastico, situato nel centro storico di Pisa, sulla via porticata denominata Borgo Stretto, è preceduto da un sagrato rialzato di due gradoni rispetto al piano del marciapiede e pavimentato con lastre regolari di pietra disposte a correre in senso ortogonale alla facciata. Il prospetto anteriore è arretrato rispetto agli edifici che lo affiancano su entrambi i lati, mentre quello tergale si affaccia su un’area sterrata in parte inerbita, originariamente occupata dal chiostro del monastero soppresso e attualmente occupata da " La Mattonaia", realizzata durante l'intervento di recupero del 1985-2002 e in seguito abbandonata. La facciata a vela orientata è suddivisa in due ordini sovrapposti da cornici marcapiano: il primo, composto da filari di blocchi di pietra calcarea disposti a fasce bicrome, ospita tre portali strombati e lunettati, di cui quello centrale ornato dal tabernacolo tricuspidato con la Madonna e il Bambino, due angeli e abate inginocchiato (copia dell'originale conservato presso il Museo Nazionale di San Matteo). Il prospetto tergale a salienti, con sezione centrale scandita da quattro paraste, presenta una copertura a doppio spiovente decorata da teorie di archetti ciechi e, nella parte inferiore, da monofore parzialmente tamponate. Qui sono ancora visibili alcune tracce delle più antiche strutture architettoniche protoromaniche della chiesa (1000 ca.), come la porzione di muratura in conci di panchina e pietra verrucana con due monofore nella zona inferiore. Sul lato destro svetta il campanile in laterizio, ad impianto quadrangolare, realizzato da Pier Giovanni Belli nel 1676 ed in parte riqualificato nel 1719 (in seguito ai danni provocati da un fulmine). La cella campanaria, aperta in quattro monofore, ospita altrettante campane, delle quali una collocabile fra XI e XII secolo e le altre tre datate 1300, 1628, 1963. L'interno della chiesa è costituito da un’aula longitudinale, priva di transetto, articolata in tre navate scandite da sei colonne ed un pilastro per lato, cimati da capitelli corrispondenti a tipologie desunte da più antichi prototipi diffusi a Pisa dalla seconda metà del XII secolo e sovrastati da una sezione di muratura aperta in una serie di monofore; l’area presbiteriale è sopraelevata su cinque gradini e chiusa da balaustrata marmorea. Dalla parete sinistra si accede alla sacrestia e, da qui, ai locali parrocchiali e all’abitazione del parroco.
Struttura |
La muratura perimetrale è costituita da conci di pietra calcarea di San Giuliano lasciata a vista; all’interno dell’aula, le pareti delle navate laterali sono intonacate e tinteggiate. La controfacciata è costruita in pietra a vista con tracce di laterizio, mentre la muratura della navata maggiore è composta da laterizio (nella parte sovrastante gli arconi) e da pietra (nella porzione che si estende fino alla chiave di volta degli stessi). |
Pianta |
Schema planimetrico a tre navate divise da otto archi sostenuti da sei colonne con capitelli romanici ed un pilastro quadrangolare. Le prime cinque campate, corrispondenti all’aula, sono complanari mentre le tre che corrispondono al presbiterio hanno la chiave ad una quota superiore e risultano divise dalle prime dal pilastro quadrangolare anzidetto che quindi oltre che ad un ruolo statico assolve anche una funzione prospettica. Il presbiterio si presenta rialzato di cinque gradoni rispetto all’aula oltre ad essere delimitato dalla balaustra. Al centro il grande altar maggiore con l’altissimo postergale, crea una sorta di coro in cui è posizionato l’organo. Una porta collocata in corrispondenza della quinta campata della navata sinistra conduce alla sacrestia e da qui ad alcuni locali parrocchiali posti al primo piano e all’abitazione del parroco posta al secondo. |
Coperture |
Il soffitto a capriate in legno e mezzane in cotto a doppio spiovente sovrasta la navata centrale; la navata destra presenta una copertura a volte a vela intonacate, mentre la navata sinistra è conclusa da un soffitto ad un solo spiovente dalla duplice composizione: sopra le prime sei campate si estende la copertura composta da terzere, travicelli in legno e mezzane in cotto, mentre sulle ultime due si sviluppa il soffitto costituito da volte a vela. La prima campata di entrambe le navate laterali è caratterizzata dalla copertura a volta a crociera con costoloni. |
Pavimenti e pavimentazioni |
La pavimentazione dell’aula è composta da lastre quadrate di marmo rosso-bruno (cm 50x50, con posa regolare), le stesse che si trovano – sebbene di dimensioni 55x40 cm e con posa a correre in senso longitudinale rispetto alla navata – nella porzione di pavimento rialzata di due gradoni in corrispondenza delle ultime tre campate. L’area presbiteriale è pavimentata con lastre di materiale analogo (cm 88x45, con posa a correre); si distinguono le porzioni laterali del presbiterio e la zona retrostante all’altare maggiore: il pavimento delle prime è costituito da lastre di marmo Rosso Verona (cm 50x50); quello della seconda, da mattonelle quadrate di marmo bianco. La sacrestia ha pavimento in mattonelle di graniglia (cm 20x20, con posa regolare). Il piano pavimentale dell’ultima campata delle navate laterali, nonché della prima e della terza campata della navata destra e della zona antistate l’altare maggiore ospitano lapidi sepolcrali in marmo bianco. |
Facciata |
La facciata a vela orientata – la cui costruzione risulta conclusa nel primo Trecento (1312), al tempo del frate Guglielmo Agnelli – si articola in due ordini sovrapposti intercalati da cornici marcapiano: il primo, aperto in tre portali lunettati, è costituito da un paramento lapideo composto da filari di blocchi squadrati di pietra calcarea di San Giuliano nella bicromia del bianco e grigio chiaro, mentre il secondo è caratterizzato da tre serie di loggette scandite da colonnine cimate da capitelli – in parte di reimpiego, risalenti principalmente al XII secolo – e ritratti, scolpiti sulle pietre di imposta che raccordano gli archetti trilobati. Alla sommità, un rosone a luce circolare, compreso in una cornice modanata, sovrasta una coppia di monofore. Il portale principale, a stipiti composti da due colonne intervallate da un pilastro e capitelli corinzi, ospita, all’interno dell’arco strombato della lunetta, il tabernacolo tricuspidato con la Madonna con il Bambino, due angeli e abate inginocchiato (copia dell’opera originale conservata presso il Museo Nazionale di San Matteo), scultura attribuita a Lupo di Francesco (att. Pisa, II-IV decennio del XIV secolo). I portali laterali, con stipiti composti da colonne concluse da capitello corinzio, presentano due leoni scolpiti a tuttotondo all’imposta della lunetta sovrastante. Sulla porzione del paramento lapideo compreso fra i tre portali, sono ancora leggibili le tracce di iscrizioni goliardiche databili alla seconda metà del Cinquecento, composte in occasione dell'elezione del Rettore dell’Università. |
Elementi decorativi |
All'interno la chiesa, priva di transetto e di abside, è articolata in tre navate scandite da sei colonne e da un pilastro per parte. In controfacciata, a destra e a sinistra del portale d’ingresso principale sono murate due lapidi: a destra, l'epigrafe (qui trasportata, dalla chiesa pisana di S. Lucia, nel 1784) commemora i pittori Giuseppe e Francesco Melani, mentre quella a sinistra ricorda alcuni esponenti della famiglia Bocca (1608). Di fronte all’ingresso maggiore, presso le prime due colonne, si trovano due acquasantiere in marmo bianco a fusto sagomato e bacino circolare: di queste, l’esemplare posto a destra, è datato al 1646. All'interno della lunetta del portale laterale sinistro si conserva un affresco raffigurante San Michele Arcangelo del primo Trecento, parzialmente ridipinto e restaurato nel 2016; la lunetta del portale destro è invece dipinta con l’effigie del Beato Domenico Vernagalli, opera di Antonio Fascetti (1996). Tracce di affreschi già ricondotti a campagne decorative promosse fra il XII ed il XIV secolo si ravvisano nell’ordine superiore della navata destra, nella navata sinistra (presso l’ingresso ed in contiguità con l’area presbiteriale), sul semi-pilastro alla sinistra del presbiterio e sulla testata settentrionale di quest’ultimo. Sopra la prima archeggiatura della navata centrale, lato destro, è ancora visibile un dipinto murale raffigurante la Visione di San Romualdo: il frammento, assai consunto e compreso in una cornice a stucco, è la sola sopravvivenza di un ciclo pittorico più ampio dedicato alle Storie di Santi camaldolesi, realizzato da Giuseppe Guidetti fra il 1758 ed il 1760. All’inizio della navata destra si trova la Presentazione al tempio di Aurelio Lomi, tela eseguita per la chiesa pisana di San Bernardo intorno al 1611 e qui collocata nel 1810 ca.; al di sotto, è murata a parete un’epigrafe commemorativa di Giacinto Catanti (1775), committente di un dipinto con San Gennaro fra i leoni di Francesco De Mura, già conservato nella cappella a destra dell’altare maggiore della chiesa, sacello ormai distrutto. Su una mensola nella seconda campata è disposta una statua moderna di Santa Lucia. Seguono, sulla medesima parete, quattro tele di Aurelio Lomi raffiguranti la Fortezza, la Giustizia, la Prudenza e la Temperanza (1605) – giunte all’attuale collocazione nel 1829 dalla Tribuna del Duomo di Pisa –, nonché un altare in marmi policromi del 1811, che ospita una statua in marmo bianco di San Michele Arcangelo, opera di Franco Adami del 1990. Nei pressi, una nicchia accoglie la scultura in terracotta policroma rappresentante San Stanislao Kostka (XX secolo). Il primo altare della navata sinistra, edificato in marmi policromi nel 1811, conserva, entro il dossale, un Crocifisso marmoreo attribuito a Nino Pisano (1360 ca.) restaurato nel 1998, proveniente dal portale sinistro del Camposanto Monumentale e qui collocato nel 1794. L’altare è preceduto da una statua moderna di Sant’Antonio da Padova (seconda campata) e da una statua in bronzo di San Pio da Pietrelcina eseguita dallo scultore Ubaldo Ferretti nel 2001 (terza campata). Sulla medesima parete si susseguono l’Immacolata Concezione tra i Santi Anna e Gioacchino di Matteo Rosselli (1627), il Riposo durante la fuga in Egitto di Giuseppe Melani (1733, proveniente dalla chiesa pisana di S. Benedetto), il San Michele Arcangelo di Francesco Maria Susini (1651) ed il monumento sepolcrale di Guido Grandi, opera di Giovanni Baratta (1742). |
Presbiterio |
Al centro dell’area presbiteriale, delimitata da una balaustrata marmorea, si trova l’altare maggiore in marmi policromi realizzato da Giovanni Battista Vaccà su disegno di Francesco Melani (1733) per la chiesa pisana di S. Lorenzo alla Rivolta, demolita nel 1810: l’alzato ospita una tela di Baccio Lomi raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Lorenzo, Giovanni Battista, Francesco, Chiara, Giovanni Evangelista e Vito (1572-1574) – anch’essa proveniente dal soppresso monastero di S. Lorenzo alla Rivolta di Pisa –, mentre la mensa accoglie il reliquiario ad urna del Beato Domenico Vernagalli. Sul prospetto tergale dell’altare è murata una lapide commemorativa di Pietro Adriano van Broecke (1675). Al centro della parete di fondo dell’area presbiteriale, in corrispondenza dell’ordine superiore, si apre un’ampia monofora ogivale chiusa dalla vetrata con San Michele Arcangelo, La Vergine e la Chiesa militante realizzata da Mino Rosi nel 1959. |
Cripta |
Alla cripta – oggi occupata dall’acqua – si accede sia dall’interno (per mezzo di una botola posta sul lato sinistro vicino al presbiterio), sia dall’esterno, attraverso una porta con pannelli metallici aperta sul retro dell’edificio ecclesiastico; il vano è articolato in due navate scandite da colonne che sorreggono volte a crociera dipinte con raffigurazioni zoomorfe simboliche collocabili, presumibilmente, tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo. |
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