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Pisa
Pisa
chiesa
parrocchiale
S. Michele Arcangelo
Parrocchia di San Michele in Borgo
Struttura; Pianta; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Facciata; Elementi decorativi; Presbiterio; Cripta
presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980)
1016 - 1016(citazione intero bene); 1077 - 1077(citazione intero bene); XII - XII(citazione intero bene); XII - XVIII(citazione intero bene); XIII - XIV(restauro intero bene); 1218 - 1218(completamento intorno); XVI - XVI(rifacimento navate e coro); XVIII - XVIII(ristrutturazione intero bene); 1783 - 1783(citazione intero bene); XIX - XX(restauro facciata principale); 1811 - 1811(trasferimento altare maggiore); 1846 - 1846(restauro intero bene); 1911 - 1911(citazione cripta); 1939 - 1942(restauro intero bene); 1944 - 1944(demolizione parziale intero bene); 1963 - 1963(ricostruzione intero bene); 2010 - 2010(restauro facciata principale)
Chiesa di San Michele Arcangelo
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Michele Arcangelo <Pisa>
Altre denominazioni Chiesa di San Michele in Borgo
S. Michele Arcangelo
Ambito culturale (ruolo)
romanico pisano (costruzione)
Notizie Storiche

1016  (citazione intero bene)

Come recentemente stabilito dagli studi, la data del 1016 (anno dell’arrivo a Pisa dell’abate benedettino Bono) non coincide con il momento di fondazione architettonica della chiesa, struttura già esistente ed amministrata dal clero secolare.

1077  (citazione intero bene)

I beni del monastero, già confermati nel 1077 da papa Gregorio VII, vennero ampliati grazie ai privilegi concessi da Onorio III e da Gregorio IX.

XII  (citazione intero bene)

A seguito del privilegio concesso da papa Adriano IV all’abate Ildebrando (4 ottobre 1155), vennero confermati e difesi i diritti di sepoltura dei monaci e si proibì l’edificazione di una chiesa entro i confini della parrocchia di San Michele senza il consenso del vescovo diocesano.

XII - XVIII (citazione intero bene)

I monaci dell’ordine Camaldolese subentrarono ai benedettini all’inizio del XII secolo (1105-1111 ca.), insediandosi per restare fino alla soppressione del monastero nel 1782. Almeno dal 1111, il monastero fu sottoposto all’Eremo di Camaldoli.

XIII - XIV (restauro intero bene)

La chiesa ha subito interventi di riqualificazione strutturale a partire dal XIII secolo (1219, 1262, 1304).

1218  (completamento intorno)

Nel 1218 venne associato al complesso conventuale un ospizio fondato dal beato Domenico Vernagalli.

XVI  (rifacimento navate e coro)

Nel 1518 vennero riedificate le volte delle navate, mentre nel 1568 venne costruito il coro.

XVIII  (ristrutturazione intero bene)

Fra il 1758 e il 1760 venne condotta una generale ristrutturazione interna che aggiornò l’ornato dell’aula al gusto tardo-barocco.

1783  (citazione intero bene)

La chiesa divenne prioria nel 1783.

XIX - XX (restauro facciata principale)

La facciata è stata restaurata in diversi momenti fra il 1893, il 1902 ed il 1989-1990 (a cura della Soprintendenza di Pisa); in quest’ultima occasione, il gruppo scultoreo del portale principale è stato sostituito da copie e si è proceduto alla pulitura del paramento lapideo. L'originale si conservano presso il museo Nazionale di San Matteo di Pisa.

1811  (trasferimento altare maggiore)

Nel 1811 venne sistemato al centro dell’area presbiteriale l’altare maggiore proveniente dalla soppressa chiesa di San Lorenzo alla Rivolta (Pisa).

1846  (restauro intero bene)

Nel 1846, a seguito dei danni arrecati da un terremoto, la chiesa venne restaurata sul progetto di Alessandro Gherardesca e Florido Galli.

1911  (citazione cripta)

Nel 1911 venne scoperta la cripta sottostante.

1939 - 1942 (restauro intero bene)

Restauri più recenti, risalenti al 1939 (navate laterali) e al 1942, hanno comportato il consolidamento del tetto e la verifica della stabilità del pavimento su progetto dell’ingegnere Gino Giunti.

1944  (demolizione parziale intero bene)

L’edificio fu gravemente danneggiato durante il secondo conflitto mondiale, con la perdita del soffitto ottocentesco dipinto, della parete destra e dell’arco trionfale.

1963  (ricostruzione intero bene)

Entro il 1963 la chiesa venne ripristinata su progetto di Piero Sanpaolesi.

2010  (restauro facciata principale)

Nel 2010 è stato realizzato un intervento di pulitura e restauro conservativo della facciata principale della chiesa con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa.
Descrizione

L’edificio ecclesiastico, situato nel centro storico di Pisa, sulla via porticata denominata Borgo Stretto, è preceduto da un sagrato rialzato di due gradoni rispetto al piano del marciapiede e pavimentato con lastre regolari di pietra disposte a correre in senso ortogonale alla facciata. Il prospetto anteriore è arretrato rispetto agli edifici che lo affiancano su entrambi i lati, mentre quello tergale si affaccia su un’area sterrata in parte inerbita, originariamente occupata dal chiostro del monastero soppresso e attualmente occupata da " La Mattonaia", realizzata durante l'intervento di recupero del 1985-2002 e in seguito abbandonata. La facciata a vela orientata è suddivisa in due ordini sovrapposti da cornici marcapiano: il primo, composto da filari di blocchi di pietra calcarea disposti a fasce bicrome, ospita tre portali strombati e lunettati, di cui quello centrale ornato dal tabernacolo tricuspidato con la Madonna e il Bambino, due angeli e abate inginocchiato (copia dell'originale conservato presso il Museo Nazionale di San Matteo). Il prospetto tergale a salienti, con sezione centrale scandita da quattro paraste, presenta una copertura a doppio spiovente decorata da teorie di archetti ciechi e, nella parte inferiore, da monofore parzialmente tamponate. Qui sono ancora visibili alcune tracce delle più antiche strutture architettoniche protoromaniche della chiesa (1000 ca.), come la porzione di muratura in conci di panchina e pietra verrucana con due monofore nella zona inferiore. Sul lato destro svetta il campanile in laterizio, ad impianto quadrangolare, realizzato da Pier Giovanni Belli nel 1676 ed in parte riqualificato nel 1719 (in seguito ai danni provocati da un fulmine). La cella campanaria, aperta in quattro monofore, ospita altrettante campane, delle quali una collocabile fra XI e XII secolo e le altre tre datate 1300, 1628, 1963. L'interno della chiesa è costituito da un’aula longitudinale, priva di transetto, articolata in tre navate scandite da sei colonne ed un pilastro per lato, cimati da capitelli corrispondenti a tipologie desunte da più antichi prototipi diffusi a Pisa dalla seconda metà del XII secolo e sovrastati da una sezione di muratura aperta in una serie di monofore; l’area presbiteriale è sopraelevata su cinque gradini e chiusa da balaustrata marmorea. Dalla parete sinistra si accede alla sacrestia e, da qui, ai locali parrocchiali e all’abitazione del parroco.
Struttura
La muratura perimetrale è costituita da conci di pietra calcarea di San Giuliano lasciata a vista; all’interno dell’aula, le pareti delle navate laterali sono intonacate e tinteggiate. La controfacciata è costruita in pietra a vista con tracce di laterizio, mentre la muratura della navata maggiore è composta da laterizio (nella parte sovrastante gli arconi) e da pietra (nella porzione che si estende fino alla chiave di volta degli stessi).
Pianta
Schema planimetrico a tre navate divise da otto archi sostenuti da sei colonne con capitelli romanici ed un pilastro quadrangolare. Le prime cinque campate, corrispondenti all’aula, sono complanari mentre le tre che corrispondono al presbiterio hanno la chiave ad una quota superiore e risultano divise dalle prime dal pilastro quadrangolare anzidetto che quindi oltre che ad un ruolo statico assolve anche una funzione prospettica. Il presbiterio si presenta rialzato di cinque gradoni rispetto all’aula oltre ad essere delimitato dalla balaustra. Al centro il grande altar maggiore con l’altissimo postergale, crea una sorta di coro in cui è posizionato l’organo. Una porta collocata in corrispondenza della quinta campata della navata sinistra conduce alla sacrestia e da qui ad alcuni locali parrocchiali posti al primo piano e all’abitazione del parroco posta al secondo.
Coperture
Il soffitto a capriate in legno e mezzane in cotto a doppio spiovente sovrasta la navata centrale; la navata destra presenta una copertura a volte a vela intonacate, mentre la navata sinistra è conclusa da un soffitto ad un solo spiovente dalla duplice composizione: sopra le prime sei campate si estende la copertura composta da terzere, travicelli in legno e mezzane in cotto, mentre sulle ultime due si sviluppa il soffitto costituito da volte a vela. La prima campata di entrambe le navate laterali è caratterizzata dalla copertura a volta a crociera con costoloni.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione dell’aula è composta da lastre quadrate di marmo rosso-bruno (cm 50x50, con posa regolare), le stesse che si trovano – sebbene di dimensioni 55x40 cm e con posa a correre in senso longitudinale rispetto alla navata – nella porzione di pavimento rialzata di due gradoni in corrispondenza delle ultime tre campate. L’area presbiteriale è pavimentata con lastre di materiale analogo (cm 88x45, con posa a correre); si distinguono le porzioni laterali del presbiterio e la zona retrostante all’altare maggiore: il pavimento delle prime è costituito da lastre di marmo Rosso Verona (cm 50x50); quello della seconda, da mattonelle quadrate di marmo bianco. La sacrestia ha pavimento in mattonelle di graniglia (cm 20x20, con posa regolare). Il piano pavimentale dell’ultima campata delle navate laterali, nonché della prima e della terza campata della navata destra e della zona antistate l’altare maggiore ospitano lapidi sepolcrali in marmo bianco.
Facciata
La facciata a vela orientata – la cui costruzione risulta conclusa nel primo Trecento (1312), al tempo del frate Guglielmo Agnelli – si articola in due ordini sovrapposti intercalati da cornici marcapiano: il primo, aperto in tre portali lunettati, è costituito da un paramento lapideo composto da filari di blocchi squadrati di pietra calcarea di San Giuliano nella bicromia del bianco e grigio chiaro, mentre il secondo è caratterizzato da tre serie di loggette scandite da colonnine cimate da capitelli – in parte di reimpiego, risalenti principalmente al XII secolo – e ritratti, scolpiti sulle pietre di imposta che raccordano gli archetti trilobati. Alla sommità, un rosone a luce circolare, compreso in una cornice modanata, sovrasta una coppia di monofore. Il portale principale, a stipiti composti da due colonne intervallate da un pilastro e capitelli corinzi, ospita, all’interno dell’arco strombato della lunetta, il tabernacolo tricuspidato con la Madonna con il Bambino, due angeli e abate inginocchiato (copia dell’opera originale conservata presso il Museo Nazionale di San Matteo), scultura attribuita a Lupo di Francesco (att. Pisa, II-IV decennio del XIV secolo). I portali laterali, con stipiti composti da colonne concluse da capitello corinzio, presentano due leoni scolpiti a tuttotondo all’imposta della lunetta sovrastante. Sulla porzione del paramento lapideo compreso fra i tre portali, sono ancora leggibili le tracce di iscrizioni goliardiche databili alla seconda metà del Cinquecento, composte in occasione dell'elezione del Rettore dell’Università.
Elementi decorativi
All'interno la chiesa, priva di transetto e di abside, è articolata in tre navate scandite da sei colonne e da un pilastro per parte. In controfacciata, a destra e a sinistra del portale d’ingresso principale sono murate due lapidi: a destra, l'epigrafe (qui trasportata, dalla chiesa pisana di S. Lucia, nel 1784) commemora i pittori Giuseppe e Francesco Melani, mentre quella a sinistra ricorda alcuni esponenti della famiglia Bocca (1608). Di fronte all’ingresso maggiore, presso le prime due colonne, si trovano due acquasantiere in marmo bianco a fusto sagomato e bacino circolare: di queste, l’esemplare posto a destra, è datato al 1646. All'interno della lunetta del portale laterale sinistro si conserva un affresco raffigurante San Michele Arcangelo del primo Trecento, parzialmente ridipinto e restaurato nel 2016; la lunetta del portale destro è invece dipinta con l’effigie del Beato Domenico Vernagalli, opera di Antonio Fascetti (1996). Tracce di affreschi già ricondotti a campagne decorative promosse fra il XII ed il XIV secolo si ravvisano nell’ordine superiore della navata destra, nella navata sinistra (presso l’ingresso ed in contiguità con l’area presbiteriale), sul semi-pilastro alla sinistra del presbiterio e sulla testata settentrionale di quest’ultimo. Sopra la prima archeggiatura della navata centrale, lato destro, è ancora visibile un dipinto murale raffigurante la Visione di San Romualdo: il frammento, assai consunto e compreso in una cornice a stucco, è la sola sopravvivenza di un ciclo pittorico più ampio dedicato alle Storie di Santi camaldolesi, realizzato da Giuseppe Guidetti fra il 1758 ed il 1760. All’inizio della navata destra si trova la Presentazione al tempio di Aurelio Lomi, tela eseguita per la chiesa pisana di San Bernardo intorno al 1611 e qui collocata nel 1810 ca.; al di sotto, è murata a parete un’epigrafe commemorativa di Giacinto Catanti (1775), committente di un dipinto con San Gennaro fra i leoni di Francesco De Mura, già conservato nella cappella a destra dell’altare maggiore della chiesa, sacello ormai distrutto. Su una mensola nella seconda campata è disposta una statua moderna di Santa Lucia. Seguono, sulla medesima parete, quattro tele di Aurelio Lomi raffiguranti la Fortezza, la Giustizia, la Prudenza e la Temperanza (1605) – giunte all’attuale collocazione nel 1829 dalla Tribuna del Duomo di Pisa –, nonché un altare in marmi policromi del 1811, che ospita una statua in marmo bianco di San Michele Arcangelo, opera di Franco Adami del 1990. Nei pressi, una nicchia accoglie la scultura in terracotta policroma rappresentante San Stanislao Kostka (XX secolo). Il primo altare della navata sinistra, edificato in marmi policromi nel 1811, conserva, entro il dossale, un Crocifisso marmoreo attribuito a Nino Pisano (1360 ca.) restaurato nel 1998, proveniente dal portale sinistro del Camposanto Monumentale e qui collocato nel 1794. L’altare è preceduto da una statua moderna di Sant’Antonio da Padova (seconda campata) e da una statua in bronzo di San Pio da Pietrelcina eseguita dallo scultore Ubaldo Ferretti nel 2001 (terza campata). Sulla medesima parete si susseguono l’Immacolata Concezione tra i Santi Anna e Gioacchino di Matteo Rosselli (1627), il Riposo durante la fuga in Egitto di Giuseppe Melani (1733, proveniente dalla chiesa pisana di S. Benedetto), il San Michele Arcangelo di Francesco Maria Susini (1651) ed il monumento sepolcrale di Guido Grandi, opera di Giovanni Baratta (1742).
Presbiterio
Al centro dell’area presbiteriale, delimitata da una balaustrata marmorea, si trova l’altare maggiore in marmi policromi realizzato da Giovanni Battista Vaccà su disegno di Francesco Melani (1733) per la chiesa pisana di S. Lorenzo alla Rivolta, demolita nel 1810: l’alzato ospita una tela di Baccio Lomi raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Lorenzo, Giovanni Battista, Francesco, Chiara, Giovanni Evangelista e Vito (1572-1574) – anch’essa proveniente dal soppresso monastero di S. Lorenzo alla Rivolta di Pisa –, mentre la mensa accoglie il reliquiario ad urna del Beato Domenico Vernagalli. Sul prospetto tergale dell’altare è murata una lapide commemorativa di Pietro Adriano van Broecke (1675). Al centro della parete di fondo dell’area presbiteriale, in corrispondenza dell’ordine superiore, si apre un’ampia monofora ogivale chiusa dalla vetrata con San Michele Arcangelo, La Vergine e la Chiesa militante realizzata da Mino Rosi nel 1959.
Cripta
Alla cripta – oggi occupata dall’acqua – si accede sia dall’interno (per mezzo di una botola posta sul lato sinistro vicino al presbiterio), sia dall’esterno, attraverso una porta con pannelli metallici aperta sul retro dell’edificio ecclesiastico; il vano è articolato in due navate scandite da colonne che sorreggono volte a crociera dipinte con raffigurazioni zoomorfe simboliche collocabili, presumibilmente, tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980)
Impostazione preconciliare intatta, con la presenza del vecchio altare e delle balaustre marmoree: l'adeguamento liturgico ha comportato l'inserimento di una mensa per la celebrazione versus populum davanti all'Altare maggiore preconciliare. La nuova mensa è caratterizzata da una base in legno ornata da un paliotto in bronzo raffigurante l'Ultima cena, opera di Maffeo Ferrari (1977). Sul lato sinistro del presbiterio trovano posto il leggio metallico e la sede addossata al pilastro laterale.
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