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edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Pisa
Pisa
chiesa
parrocchiale
S. Michele Arcangelo
Parrocchia di San Michele degli Scalzi
Struttura; Pianta; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Facciata; Elementi decorativi
presbiterio - intervento strutturale (1974-1980)
1025 - 1025(citazione intero bene); 1167 - 1167(costruzione intero bene); XV - XV(citazione intero bene); 1463 - 1463(citazione intero bene); 1596 - 1873(costruzione soffitto); XVII - XVII(restauro chiesa); 1627 - 1627(costruzione chiostro ); 1774 - 1784(citazione intero bene); 1775 - 1775(citazione intero bene); 1785 - 1785(citazione intero bene); 1797 - 1797(citazione intero bene); XIX - XX(variazione d'uso intorno); 1847 - 1847(riconsacrazione intero bene); 1873 - 1894(restauro intero bene); 1901 - 1902(restauro intero bene); 1940 - 1974(citazione intero bene); 1941 - 1974(danneggiamento intero bene); 1949 - 1949(danneggiamento intero bene); 2009 - 2009(restauro chiesa); 2009 - 2010(restauro chiostro); 2010 - 2010(realizzazione impianti); 2017 - 2017(restauro campanile)
Chiesa di San Michele Arcangelo
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Michele Arcangelo <Pisa>
Altre denominazioni Chiesa di San Michele degli Scalzi
S. Michele Arcangelo
Ambito culturale (ruolo)
romanico pisano (costruzione)
Notizie Storiche

1025  (citazione intero bene)

Il complesso formato dalla chiesa di San Michele Arcangelo e dall'annesso monastero è ascrivibile al 1152-1171. L'edificio di culto tuttavia è menzionato già a partire dal 1025.

1167  (costruzione intero bene)

Prima del 1167, per volontà del vescovo di Pisa Villano, la chiesa di San Michele fu affidata ai monaci benedettini pulsanesi, detti "scalzi", provenienti dal Gargano. Ad essi si deve con tutta probabilità la costruzione del complesso.

XV  (citazione intero bene)

Nel 1412, il monastero di San Michele fu unito a quello fiorentino di Santa Maria e Santa Brigida di Paradiso nei pressi di Firenze, appartenente all'ordine agostiniano.

1463  (citazione intero bene)

Nel 1463, Papa Pio II trasferì il complesso monastico ai canonici lateranensi, che successivamente si impegnarono nella costruzione del chiostro.

1596 - 1873 (costruzione soffitto)

Nel 1596, i padri lateranensi provvidero alla costruzione di un soffitto ligneo dorato decorato a lacunari, poi smantellato nel 1873.

XVII  (restauro chiesa)

All'inizio del XVII secolo, la chiesa fu ampiamente modificata: vennero costruite le volte a copertura delle navate e aperte finestre rettangolari in sostituzione della originarie feritoie.

1627  (costruzione chiostro )

Nel 1627, i padri lateranensi edificarono il chiostro sul lato sinistro della chiesa.

1774 - 1784 (citazione intero bene)

Nel 1774, la chiesa passò agli Olivetani provenienti da San Pietro in Vincoli, che vi rimasero fino al 1784. I monaci abbellirono la chiesa con arredi barocchi, di cui rimane solo l'Altare maggiore, oggi spostato nella cappella laterale destra.

1775  (citazione intero bene)

Con decreto del 1775, il Granduca di Toscana stabilì la soppressione dell'ordine e l'espropriazione di tutti i beni monastici.

1785  (citazione intero bene)

Intorno al 1785, l'Arcivescovo di Pisa Angelo Franceschi affidò la chiesa ad un prete secolare col titolo di priore.

1797  (citazione intero bene)

Nel 1797, l'antico complesso monastico fu venduto a privati.

XIX - XX (variazione d'uso intorno)

Alla fine del XIX secolo, gran parte dell'antico monastero fu inglobato nella vicina fabbrica di ceramica della Richard Ginori. Terminate le attività produttive, tutta l'area interessata fu venduta ad una società milanese che vi costruì tre grossi condomini.

1847  (riconsacrazione intero bene)

La chiesa di San Michele Arcangelo fu riconsacrata il 2 maggio 1847 dall'Arcivescovo di Pisa Giovan Battista Parretti.

1873 - 1894 (restauro intero bene)

Nel 1873 fu eseguito un generale restauro della chiesa, durante il quale fu eseguita la sostituzione delle volte. Nel 1890, anche il campanile, affetto da gravi problemi di staticità, fu sottoposto a lavori di consolidamento e di restauro, proseguiti anche nel 1894.

1901 - 1902 (restauro intero bene)

Nei primi anni del Novecento, furono condotti radicali restauri per eliminare dall'edificio di culto tutte le superfetazioni non originali e riportare la chiesa alla struttura romanica. L'intervento comportò anche la rimozione degli affreschi settecenteschi del Tarocchi.

1940 - 1974 (citazione intero bene)

Dal 1940 al 1974, la chiesa di San Michele fu affidata ai frati di Padre Lanteri.

1941 - 1974 (danneggiamento intero bene)

La chiesa subì gravi danneggiamenti a causa del passaggio della Seconda guerra mondiale. Ripristinata nel dopoguerra, fu riaperta al culto nel 1974.

1949  (danneggiamento intero bene)

Il 14 aprile 1949, l'Arno ruppe l'argine in prossimità della chiesa causando danni importanti, che si andarono a sommare a quelli già ingenti prodotti dalla guerra.

2009  (restauro chiesa)

Nel 2009, la chiesa è stata sottoposta a un intervento di restauro che ha coinvolto la parete absidale esterna, il campanile e l'area laterale dell'edificio di culto.

2009 - 2010 (restauro chiostro)

tra il 2009 e il 2010 è stato avviato il recupero del chiostro di San Michele degli Scalzi e la costruzione di un polo culturale.

2010  (realizzazione impianti)

Nel 2010 è stato realizzato l'impianto di riscaldamento nella chiesa di San Michele.

2017  (restauro campanile)

Nel corso del 2017 è stato effettuato un intervento di bonifica del campanile dalla ditta Scarselli di Signa, che ha provveduto alla pulizia delle deiezioni dei volatili e ad installare reti di protezione e sistemi dissuasori per i piccioni.
Descrizione

La chiesa di San Michele degli Scalzi e l'annesso chiostro, di proprietà comunale concesso in uso alla parrocchia, sorgono sulla riva destra dell’Arno, lungo il viale delle Piagge, nel quartiere anticamente denominazione "Orticaia". L'edificio è fronteggiato da un grande piazzale asfaltato utilizzato, in parte, come parcheggio e, nella porzione più prossima alla facciata delimitata da fioriere, come vero e proprio sagrato. Il fianco destro prospetta su un terreno tenuto a prato, mentre il fianco sinistro è costruito in aderenza al chiostro, testimonianza dell'antica abbazia benedettina. La parte tergale dell'edificio, adiacente al Centro Espositivo SMS, presenta un'abside semicircolare, realizzata in conci di pietra ben squadrati e dotata di tre monofore che interrompono l'omogeneità della massa muraria. Bacini ceramici di fattura islamica, oggi conservati nel Museo Nazionale di San Matteo, erano inseriti nel paramento murario del campanile e dell'abside. La facciata principale della chiesa è suddivisa in due ordini sovrapposti da una cornice marcapiano: la parte inferiore è rivestita in marmo bianco, incorniciata da due grandi pilastri angolari e ripartita in cinque arcate cieche da sei semicolonne, decorate da capitelli corinzi. Sotto gli archi più esterni e sotto quello centrale si aprono tre portali, corrispondenti alle navate interne. La parte superiore, caratterizzata da un profilo a salienti, è ultimata in laterizio e presenta un oculo vetrato centrale. Sul fianco destro, appoggiato alla chiesa in corrispondenza del transetto, si erge il campanile a pianta quadrangolare con basamento in pietra a conci regolari e parte superiore in laterizio. La torre è formata da tre ordini sovrapposti, scanditi da cornici ad archetti pensili e dotati di monofore, bifore e trifore. La struttura risente di un cedimento fondale che l’ha portata nel tempo ad inclinarsi verso Sud con una pendenza del 5% circa, ormai stabilizzata. L’interno della chiesa si presenta a croce latina, scompartita in tre navate da una doppia fila di sette colonne a sostegno di otto archi a tutto sesto per parte. L'area presbiteriale, affiancata da due cappelle laterali, termina con un abside semicircolare. Tutta la zona di ingresso, in corrispondenza della controfacciata, risulta sollevata di tre gradoni rispetto al resto dell'aula.
Struttura
La muratura perimetrale è costituita da conci regolari squadrati di materiali lapidei eterogenei, come il verrucano, il tufo, la pietra di Caprona. Internamente ogni membratura è caratterizzata da materiali diversi, che testimoniano i molteplici interventi di risanamento subìti nel tempo: la controfacciata è realizzata in pietra a vista nella parte inferiore e in laterizio nella parte superiore; la parete esterna della navata destra, devastata nel periodo bellico e dalle esondazioni dell’Arno, ha struttura in c.a. con tamponamento in laterizio, internamente intonacato; la parete esterna della navata sinistra è completamente in laterizio; il catino absidale e la calotta sono in conci di pietra di piccole dimensioni; la tribuna destra è in pietra nella parte inferiore e in laterizio nella parte superiore, mentre la tribuna sinistra è quasi completamente in laterizio. La muratura della navata centrale è realizzata in pietra per la fascia posta immediatamente sopra gli arconi, completata con muratura in laterizio fino alla copertura.
Pianta
La chiesa ha un impianto basilicale a croce latina, suddivisa in tre navate e conclusa da un abside semicircolare in corrispondenza della navata maggiore. Le navate sono scandite da una doppia fila di sette colonne in arenaria che sorreggono sedici arcate a tutto sesto. A metà delle due file si trovano due pilastri a forma di parallelepipedo, che contribuiscono alla stabilità della struttura. Le tribune laterali sono collegate alle navate per mezzo di grandi archi a sesto acuto di tipo Cistercense: la tribuna di destra, corrispondente alla base del campanile, ospita l’altare del Santissimo, mentre quella di sinistra accoglie l’organo. La zona presbiteriale è sollevata di un gradone rispetto al resto dell’aula, mentre le tribune sono rialzate di due gradoni. Dalla parete ovest della tribuna sinistra, una porta conduce alla sacrestia e agli altri locali parrocchiali fino a raggiungere l’adiacente canonica. Originariamente questi vani posti in sequenza costituivano uno dei lati del chiostro dell’annesso convento.
Coperture
La navata centrale ha copertura a doppia falda costituita da capriate, terzere e travicelli in legno e mezzane in cotto. Le navate laterali presentano una copertura ad unico spiovente, costituita da grandi travicelli in legno e soprastante tavolato. Da evidenziare che, mentre la navata sinistra è dotata di catene per contrastare la forza spingente della copertura, quella di destra, ricostruita in c.a., presenta delle grandi travi inclinate di raccordo tra i pilastri e la muratura della navata centrale, che assolvono alla medesima funzione delle catene. Anche per la tribuna di sinistra la copertura è a falda unica con struttura di terzere e travicelli in legno e mezzane in cotto, mentre quella di destra è coperta con una soletta in c.a in opera, che costituisce uno dei livelli del campanile. La calotta absidale è in conci di pietra a vista. Il manto di copertura è in coppi ed embrici alla toscana ad eccezione del manto absidale costituito invece da elementi piani in cotto, detti a coda di castoro.
Pavimenti e pavimentazioni
Tutta la pavimentazione della chiesa è in mattonelle di cotto delle dimensioni di 18x36 cm, poste a spina regolare.
Facciata
La facciata a salienti, incompleta nella parte superiore, risulta suddivisa in due ordini sovrapposti da una sottile cornice marcapiano. La parte inferiore, rivestita in marmo bianco, è scandita da cinque archeggiature cieche a tutto sesto, sostenute da sei colonne con capitello corinzio. L'arco centrale, più ampio rispetto a quelli laterali, ospita il portale d'ingresso principale ornato da un architrave scolpita in marmo di San Giuliano databile agli inizi del XIII secolo, raffigurante le Gerarchie Angeliche: l'iscrizione incisa lungo l'orlo superiore del marmo recita: "OR(do) ANGELORU(m) OR(do) POTESTATUM OR(do) DOMINATIONUM OR(do) CHERUBIN(um) OR(do) SERAPHIN(um) OR(do) THRONORUM OR(do) PRINCIPATUM OR(do) VIRTUTUM OR(do) ARCHANGELO". All'interno della soprastante lunetta è inserito il bassorilievo del "Cristo Pantocratore", copia dell'originale bizantino del 1204, conservato presso il Museo Nazionale di San Matteo. La lastra quadrangolare ospita al centro la figura del Cristo, scolpito a mezzo busto in posizione frontale e ieratica. A destra e a sinistra, è inciso il nome del committente Montaninus Zechia e l'esortazione alla preghiera per l'anima sua e della sua consorte. Tutti e quattro gli archi laterali includono losanghe e oculi ornati da tarsie marmoree, mentre i due più esterni accolgono i portali d'ingresso secondari. La parte superiore del prospetto, realizzato in laterizio lasciato a faccia-vista, presenta al centro un oculo vetrato, ascrivibile ad un intervento seicentesco.
Elementi decorativi
Internamente la chiesa si presenta suddivisa in tre navate da due file di sei colonne, includente ciascuna un pilastro centrale. I paramenti murari sono caratterizzati da materiali diversi, a testimonianza dei molteplici interventi di risanamento subìti nel tempo. Lungo le pareti laterali sono disposte le stazioni della via crucis dello scultore Alberto Sparapani del 1985, mentre vicino all'ingresso, addossata alla prima colonna di destra, si trova un’acquasantiera in marmo bianco, datata 1636. A metà delle navate laterali si fronteggiano due altari in marmo del XVII e XVIII-XX secolo. Quello di sinistra, eretto grazie al Granduca Cosimo II, fu eseguito dallo scalpellino Sebastiano Bitozzi nel 1617, come riportano le iscrizioni incise sui plinti. Originariamente dedicato a Sant'Ubaldo, dal 1880 è dedicato alla Vergine Maria Mater Misericordiae, raffigurata nella novecentesca statua lignea inserita nella nicchia al centro del dossale. L'altare di destra, rimaneggiato nell'immediato dopoguerra, ospita attualmente una moderna statua lignea di Sant'Ubaldo. Vicino al presbiterio si aprono due cappelle laterali introdotte da due massicci archi ad ogiva: a destra è presente un altare preconciliare settecentesco, eseguito in marmi policromi, che in passato costituiva l'Altar maggiore della chiesa, restaurato e spostato nell'attuale collocazione intorno agli anni Settanta-Ottanta del Novecento. La cappella di sinistra accoglie il grande organo ligneo a funzionamento meccanico, realizzato dal Tamburini di Lucca e restaurato nel 2015. Al centro del presbiterio campeggia l'Altar maggiore, realizzato dallo Sparapani negli anni Ottanta del secolo scorso: l'opera è costituita da una mensa in marmo bianco di Carrara e da un basamento a forma di parallelepipedo formato da tre pannelli, decorati dalle figure di Cristo benedicente, dell'Agnello e dai simboli eucaristici del pane e dell'uva. Sospesa al centro del catino dell’abside, è posta la croce dipinta medievale attribuita al Maestro di Calci, restaurata negli anni Settanta da Fausto Giannitrapani. L'opera, proviente dal Convento della Visitazione delle monache salesiane (San Silvestro), fu trasferita in Arcivescovado dal 1941 al 1979, quando la croce fu collocata nella chiesa di San Michele degli Scalzi. In passato, la testata della navata sinistra era decorata da un ciclo di affreschi con episodi tratti delle Storie di Abramo ed Isacco, di cui attualmente sopravvivono alcuni frammenti staccati conservati presso il Museo di San Matteo. Attribuito a Adalberto da Volterra nella seconda metà del XII secolo, il ciclo pittorico completo doveva essere assai più vasto e comprensivo delle Storie dell'Antico e del Nuovo Testamento.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1974-1980)
E' probabile che l’intervento di adeguamento liturgico sia cominciato in concomitanza con il restauro del 1974. Precedentemente a quella data, al centro del presbiterio, era collocata una mensa in bozze di pietra con soprastante mensola in marmo, sostituita negli anni Ottanta con un altare in marmo bianco di Carrara, opera dello scultore Alberto Sparapani. Quest'ultimo è costituito da una mensa marmorea con basamento a forma di parallelepipedo, scandito da tre pannelli scolpiti con motivi geometrici e figure allegoriche. Negli stessi anni fu realizzato anche il leggio in marmo bianco con base decorata da un bassorilievo scolpito raffigurante San Michele Arcangelo e Sant'Ubaldo. Al centro della parete absidale si colloca la sede del celebrante, realizzata in legno con spalliera intarsiata, affiancata da quattro panche disposte lungo la curvatura dell'abside. La pavimentazione del coro e parte di quella del presbiterio è occupata da una grande pedana in legno coperta da moquette.
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