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Pisa
Pisa
chiesa
parrocchiale
S. Matteo Apostolo e Evangelista
Parrocchia di San Matteo
Struttura; Pianta; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Facciata; Elementi decorativi
presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980)
XI - XI(citazione intero bene); XI - XII(citazione intero bene); XI - XII(preesistenze intero bene); 1135 - 1150(ampliamento prospetto Sud
prospetto Est); XIV - XVII(ricostruzione intero bene); 1521 - 1521(costruzione chiostro); 1607 - 1607(danneggiamento intero bene); 1608 - 1609(completamento facciata); 1700 - 1720(decorazione volta); 1730 - 1730(decorazione ciclo pittorico); 1787 - 1818(citazione intero bene); 1870 - 1871(danneggiamento intero bene); 1914 - 1959(danneggiamento/ricostruzione intero bene); 1947 - 1947(scavi archeologici intero bene); 1998 - 1991(restauri copertura
arredi); 2016 - 2017(consolidamento prospetto sud)
Chiesa di San Matteo Apostolo e Evangelista
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Matteo Apostolo e Evangelista <Pisa>
Altre denominazioni S. Matteo Apostolo e Evangelista
Autore (ruolo)
Lorenzi, Gino di Stoldo (facciata principale)
Ambito culturale (ruolo)
romanico pisano (costruzione)
Notizie Storiche

XI  (citazione intero bene)

Nel 1027, i coniugi Teuzia e Ildeberto Albizo fondarono in Soarta e dotarono di terre il monastero femminile di San Matteo in prossimità dell'Arno, presso una precedente chiesa di loro proprietà.

XI - XII (citazione intero bene)

Nella seconda metà dell'XI secolo (1065), il monastero rivestiva un ruolo di aggregazione importante per questa parte della città. Nei documenti dell'epoca è ricordato un cimitero, per il quale Papa Pasquale II nel 1116 concesse al monastero il diritto di libera sepoltura.

XI - XII (preesistenze intero bene)

Secondo il Sanpaolesi, la chiesa utilizzata dalle monache benedettine nel corso dell'XI secolo era lunga ma angusta, dotata di un piano di calpestio più basso e probabilmente già divisa in tre navate triabsidate.

1135 - 1150 (ampliamento prospetto Sud, prospetto Est)

Tra il 1135 e il 1150 fu dato inizio all'ampliamento dell'edificio di culto: lo spazio interno, ripartito in tre navate, fu allungato verso Est e allargato verso Sud; le tre absidi furono distrutte e il piano di calpestio fu rialzato di oltre due metri per scongiurare le alluvioni dell’Arno. Il cantiere in seguito fu sospeso e il progetto della nuova chiesa rimase incompiuto.

XIV - XVII (ricostruzione intero bene)

Secondo il Sanpaolesi, nel 1350, l'edificio fu parzialmente demolito e ricostruito con impianto a navata unica. Tuttavia, alcuni studiosi sostengono che il passaggio dalle tre navate all'aula unica sia avvenuto dopo l'incendio del 1607.

1521  (costruzione chiostro)

Nel 1521 fu edificato il chiostro interno.

1607  (danneggiamento intero bene)

Nel 1607, un incendio danneggiò la chiesa che fu ricostruita e dotata di un nuovo altare maggiore e di due altari laterali. In questa occasione, l'edificio di culto fu diviso in due parti, corrispondenti alla chiesa pubblica e a quella monastica.

1608 - 1609 (completamento facciata)

Tra il 1608 e il 1609, Gino di Stoldo Lorenzi realizzò la facciata marmorea secondo le condizioni del contratto, che prevedevano l’uso della pietra di San Giuliano per il rivestimento e del marmo di Carrara per le decorazioni. Il nuovo prospetto fu voluto da Cosimo II de' Medici, come riporta l'iscrizione sotto il frontone, e fu progettato da Cosimo Pugliani.

1700 - 1720 (decorazione volta)

A partire dai primi anni del Settecento, vennero intrapresi lavori di ammodernamento della chiesa a spese dell’abbadessa Elena Vittoria Ceuli e del priore Orazio Felice Della Seta. Tra il 1717 e il 1720, i fratelli Melani realizzarono l’affresco della volta con San Matteo in gloria, su modello del soffitto della Chiesa del Gesù a Roma.

1730  (decorazione ciclo pittorico)

Nel terzo decennio del Settecento, vari artisti vennero incaricati di eseguire per la chiesa di San Matteo il ciclo pittorico dedicato al santo.

1787 - 1818 (citazione intero bene)

Nel 1787, il monastero fu trasformato in conservatorio, gestito dalle canonichesse di Leopoldo I, che mantennero la struttura religiosa fino al 1818, quando fu restituita alle monache benedettine.

1870 - 1871 (danneggiamento intero bene)

Nel 1870-1871, a seguito dei lavori per la costruzione delle spallette dell'Arno, la volta della chiesa fu danneggiata.

1914 - 1959 (danneggiamento/ricostruzione intero bene)

La struttura della chiesa fu compromessa dai terremoti del 1914 e del 1920 e gravemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale data la sua vicinanza al Ponte della Fortezza. L'edificio fu restaurato nel Dopoguerra e i lavori si conclusero nel 1959.

1947  (scavi archeologici intero bene)

Grazie agli scavi condotti da Piero Sanpaolesi nel 1947 è stato possibile rintracciare i resti delle tre absidi appartenenti alla chiesa originaria.

1998 - 1991 (restauri copertura, arredi)

Tra il 1998 e il 1991, furono intrapresi anche lavori alla copertura e agli arredi interni, sia pittorici che scultorei.

2016 - 2017 (consolidamento prospetto sud)

Nel 2016-2017, è stato portato avanti un progetto di restauro per il consolidamento del paramento lapideo della prospetto sud della chiesa.
Descrizione

La chiesa di San Matteo sorge sul Lungarno Mediceo, in prossimità del Ponte della Fortezza: il fianco destro, libero, si sviluppa parallelamente al fiume, mentre quello sinistro è costruito in aderenza alla struttura dell'antico monastero femminile benedettino, che oggi ospita il Museo Nazionale di San Matteo. Il complesso monacale fu costruito nel 1027 dai coniugi Teuzia e Ildeberto Albizo in una zona chiamata Soartha (Soarta), su terreni di loro proprietà. La chiesa originaria, probabilmente a tre navate, venne ricostruita ad aula unica dopo l'incendio del 1607 e completata con la facciata in marmo per volontà del Granduca Cosimo II de' Medici, su progetto dell'ing. Cosimo Pugliani. In questa occasione l'edificio di culto fu diviso in due ambienti separati, riservati a due distinte funzioni, quella pubblica e quella monastica. Oggi la chiesa, che ha mantenuto la pianta a una sola navata, conserva tracce delle antiche strutture nelle stanze che si susseguono verso Est fino al campanile. La facciata principale, realizzata in marmo bianco di San Giuliano e marmo apuano, prospetta su Piazza San Matteo in Soarta. Delimitata lateralmente da due paraste angolari a sostegno del frontone triangolare, ospita al centro il portale sormontato da un timpano e una finestra quadrangolare aperta in asse con l'ingresso. La complessità strutturale e decorativa del prospetto Sud testimonia i cambiamenti che l'edificio ha subìto nel tempo. Il primo volume, corrisponde all'attuale chiesa, è costituito da due ordini sovrapposti: l'ordine inferiore, realizzato in conci di pietra di varia tipologia, è scandito da otto arcate poggianti su strette lesene con capitelli scolpiti; l'ordine superiore, rivestito in marmo in continuità con la facciata, ospita quattro finestroni rettangolari di gusto seicentesco. Il corpo successivo, probabilmente coincidente con l'antica chiesa a tre navate, risulta anch'esso suddiviso in due registri: la parte inferiore in pietra locale si presenta in linea con il volume precedente ed è caratterizzata dalla prosecuzione delle archeggiature pensili; l'ordine superiore, arretrato, è rivestito in marmo e scandito da sei archi di piccole dimensioni sostenuti da colonnine ornate da capitello scolpito. Ciascun arco ospita alternativamente strette monofore e tarsie romboidali. Il fianco Sud dell'edificio si conclude con la mole del campanile, realizzato intorno al XVI secolo: la torre, a base quadrata, è costruita su un basamento in pietra risalente al periodo romanico. Privo di aperture, il registro inferiore presenta una stretta monofora aperta verso il Lungarno e tracce evidenti di un portale archivoltato tamponato. Quest'ultimo, parzialmetne celato sotto l'attuale piano stradale, è caratterizzato da stipiti in marmo con capitello in pietra arenaria e poderosa architrave sormontata da lunetta bicroma. Il registro superiore, distrutto durante la guerra contro i fiorentini nel 1509 e ricostruito dopo il 1531, è costituito da un'ampia cella campanaria realizzata in laterizi, chiusa da quattro pilastri angolari e da una copertura a padiglione. Internamente la chiesa si presenta ad aula unica, priva di abside. Il presbiterio, individuato da una pedana marmorea poligonale circoscritta intorno all'altare maggiore, presenta sulla parete di fondo due porte che conducono, a sinistra, ad un vano ad uso ripostiglio e, a destra, alla sacrestia. In controfaccia è presente un endonartece in muratura sorretto da due colonne e da due semicolonne, caratterizzato nella parte superiore da una sequenza di sei aperture quadrangolari, che consentono il collegamento con l'aula.
Struttura
La struttura è costituita da muratura portante mista: la facciata principale e il secondo ordine del prospetto Sud sono rivestiti da marmo di San Giuliano e marmo apuano. Il primo ordine dello stesso lato e il campanile presentano un paramento caratterizzato da diverse tipologie di materiale: marmo, pietra arenaria, lavagna, fillade dei Monti pisani, e laterizio.
Pianta
La chiesa si presenta a navata unica, priva di abside. Il presbiterio è rappresentato da una breve pedana poligonale in marmo, su cui si erge l'Altare maggiore. Sulla parete di fondo, ai lati di quest'ultimo, si aprono due porte che conducono, a destra, ad un vano ad uso ripostiglio e, a sinistra, alla sacrestia. In controfaccia è presente un endonartece sorretto da quattro colonne, raggiungibile dall'aula mediante una scala a chiocciola. Dalla sacrestia è possibile accedere al campanile tarmite una stanza di passaggio. Il campanile è accessibile sia dall’esterno che dall'interno, dalla stanza più orientale dell'edificio.
Coperture
La copertura interna della chiesa è costituita da una volta a vela decorata da un affresco settecentesco ad opera dei fratelli Melani. Il loggiato in controfacciata è coperto da tre volte a crociera intonacate, mentre la balconata coperta del piano superiore è dotata di una volta a vela, anch'essa intonacata. La sacrestia ha una copertura piana in laterocemento e la stanza di collegamento tra quest’ultima e il campanile si presenta con una copertura ad unica falda inclinata in struttura lignea. Esternamente tutte le falde sono coperte da un manto in elementi di laterizio.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione dell’aula è costituita da mattonelle quadrate in marmo bianco e bardiglio, disposte a losanga. La pedana poligonale in marmo che rappresenta il presbiterio è ornata da motivi geometrici. La sacrestia presenta un pavimento in gres a quadroni, mentre la stanza di collegamento tra sacrestia e campanile ha una pavimentazione in cotto a quadroni. La balconata in controfacciata è pavimentata con piastrelle in cotto di forma quadrata. Il campanile presenta mezzane in cotto.
Facciata
La facciata principale, rivestita in marmo di San Giuliano e dotata di decorazioni in marmo di Carrara, fu realizzata da Gino di Stoldo Lorenzi dal 1608 al 1609 su volere del Granduca Cosimo II de'Medici, come riporta l'iscrizione che corre sotto il timpano. Il prospetto mostra una forte analogia stilistica con quelli delle chiese di San Francesco, di San Martino e di San Giovanni de’Fieri, in cui la soluzione architettonica si rivolge verso la semplicità delle forme e l’accento della composizione è posto sull’asse centrale portale-finestra-frontone.
Elementi decorativi
Internamente, l'aula presenta pareti dotate di una ricca decorazione settecentesca: quelle laterali sono suddivise in tre archeggiature per parte da una serie di paraste dipinte a finto marmo ed ornate da capitelli dorati, che sostengono idealmente la cornice marcapiano perimetrale. Sulla parete sinistra, sotto ciascun arco, è dipinta una "falsa finestra", che fa da contraltare a quella vera aperta sulla parete di fronte. L'effetto scenografico della chiesa è tuttavia rimarcato dalla volta affrescata dai fratelli Melani tra il 1717 e 1719, esempio di illusionismo barocco di derivazione cortonesca. L'opera, basata sul sapiente uso della prospettiva e del quadraturismo, crea un'ideale prosecuzione delle strutture architettoniche reali e convoglia l'attenzione dello spettatore sulla scena centrale di San Matteo in gloria. In controfacciata si inserisce un endonartece in pietra e muratura dipinta, scandito da tre archeggiature e sorretto da due colonne centrali: la loggia, in cui è collocato l'organo a canne, dialoga con l'aula attraverso una sequenza di sei piccole aperture quadrangolari. Ai lati della bussola d'ingresso, la parete è decorata da alcuni dipinti a monocromo, attribuiti ai fratelli Melani e a Tommaso Tommasi, raffiguranti finte statue di santi entro nicchie architettoniche. Addossate alle colonne di sostegno della balconata, sono collocate due acquasantiere in marmo bianco del XVIII secolo, attribuite ad Andrea Vaccà: dal fusto delle pile prende vita il mezzobusto di un angelo alato, che sostiene sopra di sé la vasca baccellata per l'acqua. Sulle pareti laterali, in corrispondenza della prima e della terza campata, sono esposti quattro grandi tele rettangolari settecentesche, inquadrate da ricche cornici a stucco: a destra, "San Matteo che consacra la figlia del Re Etiope" di Iacopo Zoboli e "San Matteo che battezza la regina etiope" di Marco Benefial; a sinistra, "San Matteo resuscita il figlio del re Egippo" di Francesco Trevisani e "Il martirio di San Matteo" di Sebastiano Conca. Al centro dell'aula, sotto la seconda campata, si fronteggiano due altari laterali gemelli, eretti nel XVII secolo e rimaneggiati in epoche successive: la mensa in marmo è sotenuta da colonnine a balaustro e il dossale, delimitato da due colonne in marmo grigio, è concluso al vertice da un timpano triangolare sormontato da una coppia di angeli. L'altare di destra, datato 1636 ed eretto da Francesco Ringhieri Pontolmi (come riporta l'iscrizione sotto la mensa), ospita al centro il dipinto di Gesù Cristo giudice, opera di Clemente Bocciardo, detto il Clementone, del XVII secolo. L'altare di sinistra, del 1607, fu costruito per volontà della badessa Petronilla Sterlicchi (secondo l'epigrafe sotto la mensa). Al centro del dossale campeggia una croce dipinta duecentesca, mutila della testa, circondata da quattro tele seicentesche attribuite a Giovanni Stefano Maruscelli: la Madonna addolorata, il San Giovanni Evangelista e due figure di angelo. Due confessionali a due fornici, ascrivibili al XVII secolo ed eseguiti in marmo bianco, si affrontano dalla parete della terza campata. La parete di fondo è dominata dall'Altare maggiore, databile ai primi anni del XVII secolo e sollevato dal resto dell'aula da una pedana marmorea poligonale. La mensa, sorretta da quattro sostegni antropomorfi scolpiti in marmo bianco, è completa di gradini in diaspro e di un maestoso tabernacolo intronizzato. Il dossale, delimitato da possenti colonne, culmina nel massiccio frontone ricurvo spezzato, con edicola centrale in cui è inserito un ovale dipinto con Dio Padre, opera attribuita a Francesco Romanelli. Dello stesso autore anche la pala d'altare raffigurante la "Vocazione di San Matteo" (1637). Concludono la decorazione della parete due campiture ornate da stucchi, che accoglono al centro due ovali dipinti, eseguiti da Giuseppe Melani e Tommaso Tommasi nel XVIII secolo: l'Estasi di San Benedetto e la Madonna tra santi.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980)
L'adeguamento liturgico ha comportato l'inserimento di una mensa in legno scolpito e dorato per la celebrazione versus populum davanti all'Altare maggiore preconciliare. A sinistra è collocato un leggio ligneo intagliato, opera di Rolando Filidei della seconda metà del XX secolo.
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