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edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Riparbella
Pisa
chiesa
parrocchiale
S. Giovanni Evangelista
Parrocchia di San Giovanni Evangelista
Struttura; Pianta; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi
presbiterio - intervento strutturale (1970-1975)
1034 - 1034(citazione intero bene); 1125 - 1125(preesistente intero bene); 1296 - 1296(citazione intero bene); 1462 - 1462(citazione intero bene); 1485 - 1485(citazione intero bene); 1559 - 1559(citazione intero bene); XIX - XIX(ricostruzione intero bene); XIX - XIX(restauro campanile); 1846 - 1846(danni intero bene); 1934 - 1934(restauro facciata); 1944 - 1956(ricostruzione intero bene); 1973 - 1973(restauro intero bene); 1995 - 1995(decorazione parete absidale)
Chiesa di San Giovanni Evangelista
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Giovanni Evangelista <Riparbella>
Altre denominazioni S. Giovanni Evangelista
Ambito culturale (ruolo)
maestranze toscane (costruzione)
Notizie Storiche

1034  (citazione intero bene)

La prima testimonianza documentaria dell'esistenza del castello di Riparbella risale all'XI secolo ed è contenuta nella bolla del vescovo di Volterra Guido dell’anno 1034.

1125  (preesistente intero bene)

La pieve di Riparbella, citata per la prima volta nel XII secolo, corrispondeva all'antica Pieve di Vallineto o Vallaneto, che sorgeva poco distante dal castello. Nel documento del 1125, il pievano Lamberto si lamentava con la curia arcivescovile del comportamento dei monaci di San Felice di Vada che depauperavano la sua pieve degli introiti derivanti dalle decime e dai funerali.

1296  (citazione intero bene)

Nell'elenco delle chiese suffraganee appartenenti al piviere di Vallineto del 1296 è citata anche la chiesa di San Michele di Riparbella.

1462  (citazione intero bene)

Nel 1462, la pieve di San Giovanni di Vallineto venne abbandonata e il fonte battesimale fu trasferito alla chiesa di San Michele di Riparbella.

1485  (citazione intero bene)

Il 30 settembre 1485, l'arcivescovo Raffaele Riario eseguì la visita pastorale alla chiesa di San Michele e la trovò ben tenuta, pulita ed affrescata all'interno con pitture murali. Sorgendo nel borgo superiore di Riparbella, l'edificio dava spesso ricovero a poveri e pellegrini, per cui fu richiesta la costruzione di una struttura alternativa, finalizzata proprio all'accoglienza.

1559  (citazione intero bene)

Durante la visita pastorale del 1559, la pieve, abbandonata e ridotta in rovina, era costituita solo dai muri perimetrali.

XIX  (ricostruzione intero bene)

L'antica chiesa di San Michele, divenuta troppo piccola per l'accresciuta popolazione di Riparbella, venne demolita nel 1840 e ricostruita grazie ai finanziamenti del granduca Leopoldo II di Toscana. Il nuovo edificio fu consacrato il 28 ottobre 1877 dall'Arcivescovo di Pisa Paolo Micallef.

XIX  (restauro campanile)

La struttura del campanile risale al 1622, ma fu più volte restaurata e modificata nel corso dei secoli: nel 1838 la copertura a piramide fu eliminata e sostituita dalla cella campanaria e nel 1892 fu colpito da un fulmine.

1846  (danni intero bene)

Il nuovo edificio, appena terminato, fu danneggiata dal terremoto del 1846.

1934  (restauro facciata)

Nel 1934 fu portato a termine il restauro della facciata della chiesa.

1944 - 1956 (ricostruzione intero bene)

Durante la Seconda guerra mondiale, nel 1944, la chiesa fu danneggiata da un bombardamento. Nel 1949, l'edificio fu riaperto al culto, ma la ricostruzione fu completata soltanto nel 1956.

1973  (restauro intero bene)

La chiesa di San Giovanni Evangelista fu restaurata internamente nel 1973.

1995  (decorazione parete absidale)

La parete absidale è stato affrescata da Stefano Ghezzani nel 1995, con l'immagine del Cristo in gloria e dell'Ultima Cena.
Descrizione

Il paese di Riparbella sorge a destra del fiume Cecina, sulle pendici meridionali del Poggio di Nocola, sviluppandosi sul crinale di un dorso collinare. La chiesa di San Giovanni Evangelista, costruita nel centro storico del paese nato intorno al castello di origine medioevale, si trova su un terreno lievemente degradante verso ovest, e si affaccia su via XX settembre (SP13). Libero da costruzioni sul fianco destro e sul retro, l'edificio risulta adiacente alla canonica sul fianco sinistro. Una grande scalinata domina il fronte principale e fa da collegamento tra la chiesa e la via pubblica, senza la mediazione di un sagrato. La facciata principale, intonacata e tinteggiata, è caratterizzata dalla presenza di quattro larghe lesene, impostate su un alto zoccolo, poste idealmente a sostegno del timpano triangolare. Il paramento, trattato con una finitura intonacata a finto bugnato, presenta nella porzione centrale un grande portale sormontato da un frontone ricurvo. Sul lato sinistro, si erge il campanile, diviso dalla chiesa dal corpo di fabbrica della canonica. La torre a base quadrata si sviluppa su tre ordini: il primo, anch'esso trattato a finto bugnato, ospita un piccolo oculo con cornice modanata, il secondo presenta un intonaco liscio e un oculo aperto sui quattro lati, infine la cella campanaria dotata di quattro monofore, conclusa al vertice da una ricca cornice a dentelli. L’interno si presenta a navata unica con presbiterio rialzato di due gradoni rispetto al resto dell'aula, concluso da abside semicircolare dipinto.
Struttura
Muratura perimetrale in pietra mista a laterizio, intonacata e tinteggiata sia internamente che esternamente.
Pianta
Schema planimetrico a navata unica con presbiterio rialzato di due gradoni rispetto al resto dell'aula e ampio abside semicircolare dipinto. A metà della parete sinistra della navata si apre una porta che conduce in sacrestia e, da qui, alla canonica, mentre sulla parete opposta si apre un accesso secondario alla chiesa. In controfacciata è inserita una cantoria in legno, sorretta da setti in muratura che fungono anche da pre-ingresso.
Coperture
L’aula è dotata di una copertura costituita da capriate, terzere e travicelli in legno, mezzane in cotto e manto di copertura in coppi ed embrici. Calotta absidale intonacata e tinteggiata, affrescata nel 1995 da Stefano Ghezzani con l'immagine di Cristo in Gloria e scene dell'Ultima Cena.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione dell'aula e del presbiterio è realizzata con piastrelle di marmo botticino delle dimensioni di 20x40 cm, posate a correre e disposte trasversalmente alla navata. Due fasce di marmo rosso Alicante partono dal portale di ingresso e corrono longitudinalmente fino all'area presbiteriale, formando una guida che conduce all’Altare maggiore. Lo stesso marmo è stato utilizzato per i gradoni del presbiterio, per la pedana della mensa e per i gradoni su cui è posizionata la sede. La pavimentazione della sacrestia è costituita da mattonelle di graniglia delle dimensioni di 20x20 cm.
Elementi decorativi
La facciata a capanna, trattata a finto bugnato, è scandita da quattro larghe lesene, che dipartono da un alto basamento e si sviluppano fino al timpano triangolare, profilato da una cornice modanata aggettante, al centro della quale si inserisce la seguente iscrizione: DOM ET S. IOANNI AP. ET EV.. Il portale d'ingresso principale in pietra è sormontato da un frontone ricurvo, decorato con l'immagine dipinta dello Spirito Santo. All'interno la chiesa a navata unica risulta semplice e sobria, dotata di pareti intonacate e tinteggiate e di una copertura a capriate lignee. In controfacciata, appena sopra la bussola d'ingresso, si inserisce la cantoria in legno (realizzata circa dieci anni fa), che ospita per quasi tutta la sua lunghezza le canne dell’organo, ormai puramente decorative poiché scollegate da qualsiasi impianto. Ai lati dell'ingresso, due nicchie a parete accolgono le statue in legno dipinto appartenenti al gruppo dell'Annunciazione, proveniente dall'oratorio omonimo. Poco più avanti, trovano posto due acquasantiere a colonna, donate dal marchese Andrea Carlotti nel 1646. Lungo le pareti laterali si dispongono quattro altari: i due più vicini alla controfacciata, di struttura ottocentesca ma rimaneggiati nel XX secolo, sono costituiti da una mensa in marmo bianco sorretta da due colonnini, con gradini e tabernacolo intronizzato, e da un dossale in muratura dipinta, parzialmente dorata. L'altare destro, dedicato a San Giovanni Evangelista, ospita al centro del dossale una moderna statua raffigurante il santo, mentre quello sinistro accoglie la statua della Madonna del Carmelo e, sotto la mensa, quella del Cristo morto. Gli altari più vicini al presbiterio presentano una struttura in muratura dipinta con mensa sorretta da mensole a voluta e dossale rettangolare, delimitato da semicolonne a sostegno di una trabeazione ornata da cornice a ovuli. Al centro dei due dossali campeggiano, a sinistra, il dipinto seicentesco della Madonna Assunta tra San Francesco d'Assisi, San Paolo, San Carlo Borromeo e San Sebastiano e, a destra, quello settecentesco raffigurante Sant'Antonio abate. La parete destra della navata è dotata di due finestre a monofora, ornate da moderne vetrate policrome raffiguranti i santi Francesco d'Assisi e Giovanni Bosco. L'area presbiteriale è introdotta da un ampio arco trionfale che reca, sul lato destro, un tabernacolo a parete in marmi policromi proveniente dall'Altar maggiore preconciliare. Quest'ultimo, rimosso negli anni Settanta, è stato sostituito dalla nuova mensa in marmo bianco, rivolta verso il popolo secondo i dettami del Concilio Vaticano II. Vicino ai gradoni del presbiterio, presso le estremità, sono collocati il leggio in marmo (pendant della mensa) e il fonte battesimale, ampiamente rimaneggiato, con base datata 1577. La parete e il catino absidale sono decorati dalle pitture murali di Stefano Ghezzani raffiguranti rispettivamente l'Ultima Cena e il Cristo in gloria, opere del 1995.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1970-1975)
L'adeguamento liturgico ha comportato l'eliminazione del pulpito e della balaustra, e l'inserimento di una nuova mensa in sostituzione dell’Altare maggiore preconciliare. Il nuovo Altare, collocato su una pedana in marmo rosso, è costituito da una spessa mensa in marmo bianco poggiante su due piedritti parallelepipedi modanati. Con lo stesso materiale è stata realizzato l’ambone ed il basamento del tabernacolo del Santissimo Sacramento. Per la gradonata della sede è stato utilizzato lo stesso marmo rosso della pedana della mensa.
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