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adeguamento liturgico
Sasso Marconi
Bologna
chiesa
parrocchiale
S. Stefano di Pontecchio Marconi
Parrocchia di Santo Stefano di Pontecchio Marconi
Contesto; Impianto planivolumetrico; Esterno; Pianta; Interni; Impianto strutturale; apparati liturgici
presbiterio - intervento strutturale (1965)
1311 - XIV(preesistenze carattere generale); 1408 - XV(preesistenze carattere generale); 1568 - 1654(passaggio di proprietà carattere generale); XIX - XIX(rifacimento intero bene); 1851 - XIX(ristrutturazione interno); 1851 - XIX(decorazione interno); 1894 - XIX(rifacimento pavimentazione); 1930 - XX(elementi di pregio intero bene); 1940 - 1965(rifacimenti intero bene); 1985 - 1996(ristrutturazione intero bene)
Chiesa di Santo Stefano di Pontecchio Marconi
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Santo Stefano di Pontecchio Marconi <Sasso Marconi>
Altre denominazioni S. Stefano di Pontecchio Marconi
Ambito culturale (ruolo)
maestranze emiliane (costruzione)
Notizie Storiche

1311 - XIV (preesistenze carattere generale)

Il primo documento in grado di fornirci notizie sull’esistenza della chiesa di Santo Stefano risale al 1311: si riporta in esso il nome di un certo Gregorio, arciprete di Pontecchio, che prese parte ad un concilio indetto a Ravenna dall’Arcivescovo della città. Ciò mostra che a quell’epoca la chiesa di S. Stefano in Pontecchio era già parrocchia e pieve. Come tale aveva diritto di giurisdizione su altre parrocchie situate nel territorio circostante: San Lorenzo e San Pietro di Castel del Vescovo, Moglio, Mongardino, Montechiaro, Nugareto, Tignano e Tizzano. Ancora, furono sotto il suo controllo, San Michele di Pontecchio (parrocchia andata distrutta), Santa Maria di Tignano, San Geminiano del Gaggio, Sant’Antonio di Tizzano, San Nicolò di Tignano, Santa Maria in Paino e San Biagio di Fagnanello.

1408 - XV (preesistenze carattere generale)

Nel 1408 i parrocchiani, titolari dello "ius patronatus", fecero erigere a proprie spese un monumento dedicato all'Arciprete Giovanni Bonandi, come testimoniato dall’iscrizione “Hoc est sepulcrum venerabilis viri D. Joannis de Bonandis archipresbyteri plebis Sancti Stephani de Ponticchio et suorum sucessorim archipresbyterorum anno D. MCCCCVIII” che gli stessi apposero.

1568 - 1654 (passaggio di proprietà carattere generale)

Nel 1568 il Pontefice Pio V assegnò la chiesa alla congregazione dei Canonici Lateranensi; la pieve divenne così un monastero governato da un abate del detto ordine. In memoria di questo evento fu apposta sulla porta maggiore della chiesa un’iscrizione ancora oggi visibile. L’avvenuta unione non incontrò il favore dei parrocchiani che protestarono aspramente creando, per molto tempo, disordini e scompigli nei piccoli conventi dei borghi vicini. Per risolvere il contenzioso intervenne papa Innocenzo X, il quale stabilì che Pontecchio tornasse allo stato di pieve. L’intervento del pontefice non ebbe tuttavia l’esito atteso: l’Abate della Pace e i Canonici Lateranensi si adoperarono affinché il governo della chiesa tornasse ai Canonici. E così avvenne il 4 agosto 1654, quando, con una lettera della sacra Congregazione dei Vescovi, fu ordinato all'arcivescovo di Bologna di lasciare intatta la canonica di Pontecchio.

XIX  (rifacimento intero bene)

Nel corso del XIX secolo la chiesa, in avanzato stato di degrado, venne sottoposta, per volere dei parroci, a lavori di consolidamento e ristrutturazione. L’ingresso principale della chiesa fu spostato a levante verso la via Porrettana, cambiando orientamento, il convento fu trasformato in canonica e la facciata fu completamente rifatta. Il chiostro dei Canonici Lateranensi, a cui si accedeva dalla chiesa, venne in parte chiuso per creare nuovi spazi per l’abitazione del parroco. Annesso alla chiesa si trovava il campanile dotato di quattro campane fuse dal Rosati.

1851 - XIX (ristrutturazione interno)

Dai volumi scritti e illustrati dal Corty si apprende che l’interno della chiesa aveva una lunghezza di 55 piedi e una larghezza di 22 piedi ed era dotata di cappella maggiore e coro. La volta del presbiterio era stata realizzata a spese dell’abate Costanzo Bentivogli, Arciprete Pievano, mentre l’organo del coro, era stato realizzato a spese di Luigi Senesi e Carlo Valentino Beroaldi. Nella cappella maggiore si trovava un quadro raffigurante la Beata Vergine col Bambino in gloria, adorata da Santo Stefano, da San Petronio e da un’altra figura che risultava essere uno della casa dei Galluzzi.

1851 - XIX (decorazione interno)

L’altare maggiore era in legno, lavorato ad imitazione del marmo e riccamente decorato. Nello sportellino del ciborio era visibile la figura intera di Cristo col cuore in mano dipinta da uno dei Gandolfi (famiglia di pittori e scultori bolognesi attivi tra il XVIII e il XIX secolo.) Gli altari laterali erano quattro, addossati al muro, senza sfondo alcuno. La chiesa era ben fornita di arredi e vasi d’argento realizzati in buona parte da Don Domenico Angeli e da Don Cesare Notari.

1894 - XIX (rifacimento pavimentazione)

Nel 1894 venne rifatta la pavimentazione interna della chiesa, alla veneziana, ancora oggi presente.

1930 - XX (elementi di pregio intero bene)

Negli anni ’30, per volere del parroco Giorgio De Maria, venne realizzata all'interno della chiesa, sul lato destro, la grotta di Lourdes per celebrare la consuetudine di pellegrinaggi parrocchiali al santuario francese. I lavori di costruzione furono finanziati dalla famiglia Pinelli.

1940 - 1965 (rifacimenti intero bene)

Nel 1940 l'interno della chiesa è stato affrescato dal Baldi. Nei primi anni '60 sono state realizzate, ad opera del Galliani, la vetrata di facciata ove è raffigurato Santo Stefano in abito diaconale e le vetrate absidali raffiguranti simboli eucaristici.

1985 - 1996 (ristrutturazione intero bene)

Tra il 1985 e il 1996 la chiesa è stata oggetto di numerosi lavori di restauro e consolidamento: è stato riaperto il chiostro, riscoprendo le antiche travi in quercia, la canonica è stata dotata di servizi adatti, la facciata è stata ridipinta ed è stato costruito ex novo il piazzale della chiesa con le scalinate in arenaria e un ampio sagrato. Alla destra della cappella maggiore, in un ambiente separato utilizzato come ripostiglio, è stata ricavata una cappella - detta del "Crocifisso"- nella quale vengono tuttora svolte le celebrazioni feriali o con piccoli gruppi.
Descrizione

Situata nella frazione di Pontecchio Marconi, al limite fra il tessuto residenziale e quello della campagna collinare, la chiesa ottocentesca di S. Stefano è raggiungibile percorrendo un viale alberato monumentale che la collega alla via Porrettana. Il complesso presenta sulla sinistra un edificio parrocchiale di notevole pregio architettonico, anticamente ospitante un monastero. Interamente presenta una ricca decorazione, realizzata negli anni '40 del '900 in stile ottocentesco. L'ingresso si affaccia su un ampio sagrato sul quale si apre la facciata, a capanna, completamente intonacata in rosa antico, e inquadrata entro lesene sovrapposte con capitello composito. Una bussola lignea adduce all’aula, riccamente decorata con motivi floreali, lacunari e candelabre nelle tinte ocra e grigio.
Contesto
La chiesa di S. Stefano di Pontecchio sorge all’estremità meridionale della frazione di Pontecchio, lungo la via Porrettana. L’edificio si raggiunge percorrendo un viale alberato che lo collega alla suddetta strada statale, lateralmente al quale sorge un complesso residenziale di bassa densità e recente realizzazione. La zona absidale prospetta invece su una zona verde di colline dal lieve pendio. Sul fianco sinistro sorge invece un piccolo complesso di campi sportivi.
Impianto planivolumetrico
Il complesso religioso è un’aggregazione orizzontale che comprende aula, campanile, sagrestia e canonica. Nelle immediate vicinanze della chiesa si trovano anche una scuola materna e alcuni impianti sportivi.
Esterno
La chiesa è preceduta da un viale alberato che enfatizza la vista della facciata, visibile sin dalla via Porrettana. L'ingresso si affaccia su un ampio sagrato, a sua volta preceduto da un'area di sosta, che si sviluppa sua due piani sfalsati di qualche gradino, in parte lastricati in parte a sampietrini. Lungo il confine con la carreggiata è una serie di fittoncini. Una breve scalinata in arenaria conduce all’ingresso principale. La facciata a capanna, completamente intonacata in rosa antico, è inquadrata entro lesene sovrapposte con capitello composito e suddivisa orizzontalmente in due registri da una modanatura, con specchiature nel livello inferiore. Al centro del registro superiore un’ampia finestra a lunetta illumina l’aula. La facciata è conclusa da un timpano realizzato mediante cornici e da un cippo in pietra che sostiene una croce in ferro. A destra della facciata, un volume leggermente più basso è occupato da un piccolo appartamento di proprietà della parrocchia. Il campanile, in mattoni faccia a vista, si erge sulla destra in posizione arretrata, mentre sulla sinistra si trova la canonica. Il fianco destro della chiesa, a filo della careggiata e con il campanile integrato, si presenta in intonaco ocra chiaro con notevoli distacchi e scoloriture. Il corpo a sinistra, anticamente ospitante il monastero ed ora la canonica, presenta tre piani fuori terra nello stesso ocra dei fianchi, con portico di tre campate (due, prossime allo spigolo di sinistra, si presentano timpanate). L’abside poligonale, riconoscibile esternamente, prospetta su un piccolo spiazzo a parcheggio. La copertura del complesso religioso, a capanna, è realizzata in coppi.
Pianta
Pianta a croce latina mononavata, orientata con abside ad ovest.
Interni
Una bussola lignea adduce all’aula, riccamente decorata con motivi floreali, lacunari e candelabre nelle tinte ocra e grigio. Le pareti laterali hanno un modulo A-B-A ove A presenta nicchie e B cappelle inquadrate in archi a tutto sesto. La volta della nave è a botte unghiata. Nella prima nicchia di destra si trova la grotta di Lourdes, realizzata negli anni ’30, mentre nelle altre sono posizionati due confessionali lignei. Il raccordo dei bracci della croce è coperto da una cupola emisferica, decorata con cassettoni affrescati e impostata su arconi a tutto sesto. La zona presbiteriale, rialzata di due gradini rispetto alla zona assembleare, è voltata a botte; conclude lo spazio l'abside poligonale con semicupola unghiata. Lateralmente al presbiterio, sulla sinistra, è collocata la sacrestia mentre a destra si trova una cappella per le celebrazioni feriali. La chiesa è illuminata da aperture a lunetta, con vetrate policrome, di cui una collocata in controfacciata, due nelle cappelle laterali del transetto e altre due nell'abside, nelle unghie della volta. La pavimentazione dell’aula è un battuto alla veneziana a motivi geometrici mentre nelle cappelle laterali del transetto e nel presbiterio la pavimentazione è costituita da lastre di marmo grigio.
Impianto strutturale
Struttura in muratura portante in laterizio.
apparati liturgici
L’assemblea è ordinata frontalmente al presbiterio in conformità con il volume architettonico e si organizza su due file di panche lignee disposte a battaglione, a cui fanno seguito semplici sedie in legno per le ultime file. Il presbiterio, rialzato di due gradini rispetto alla zona assembleare è adeguato alla riforma liturgica postconciliare. L’altare preconciliare, addossato alla parete di fondo, è in marmo e del tipo ad edicola. Davanti ad esso, rialzato di due gradini su supporto marmoreo, è posizionato il tabernacolo. L'altare postconciliare anch'esso in marmo, fronteggia quello antico, è fisso e risulta consacrato. L'ambone, di tipo a consolle, è posizionato alla destra dell'altare postconciliare. La sede per il celebrante è collocata alle spalle dell’altare postconciliare: si tratta di una semplice sedia in legno con seduta in velluto color rosso scuro affiancata da altre sedute per i concelebranti. Lungo il perimetro dell’abside sono inoltre presenti alcune sedie in legno. La sagrestia, accessibile dalla parte sinistra del presbiterio, è una stanza rettangolare dalla quale si accede a sua volta alla canonica. Nelle nicchie laterali, in adiacenza al presbiterio, sono collocati due confessionali lignei.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1965)
L'altare postconciliare in marmo, rialzato di due gradini rispetto al piano del presbiterio, è fisso e consacrato. È stato realizzato nel 1965 dal sacerdote decoratore Angelo Raule, il quale ha inoltre provveduto a collocare il tabernacolo alle spalle dell'altare, su piedistallo marmoreo.
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