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Trento
Trento
chiesa
cattedrale
S. Vigilio
Parrocchia di San Vigilio
Preesistenze; Pianta; Facciata; Prospetti; Campanile; Struttura; Coperture; Interni; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi
presbiterio - intervento strutturale (1976); cattedra - aggiunta arredo (1976); fonte battesimale - intervento strutturale (1976); cappella feriale - intervento strutturale (1966); cripta - intervento strutturale (1977)
I - III(preesistenze intorno); IV - 405(preesistenze intero bene); V - VI(rifacimento pavimento); 550 - 577(ampliamento e ristrutturazione intero bene); VIII - IX(ristrutturazione intero bene); 1022 - 1055(ristrutturazione intero bene); 1124 - 1145(ristrutturazione intero bene); 1145/11/18 - 1145/11/18(consacrazione carattere generale); 1212/02/29 - 1231(inizio lavori di ricostruzione intero bene); 1240 - 1240(costruzione protiri esterno); 1250 - 1399(decorazione interno); 1305 - 1319(completamento intero bene); XV - XV(lavori intero bene); 1490 - 1515(ristrutturazione intero bene); 1618 - 1629(spostamento altari interno); 1660 - 1673(demolizione pontile interno); 1682/04/06 - 1687(costruzione cappella del Crocifisso); 1703 - 1717(copertura campanile); 1732 - 1743(ristrutturazione e decorazione interno); 1811 - 1888(ristrutturazione intorno); 1817 - 1845(sostituzione manto di copertura); 1843 - 1845(restauro cappella del Crocifisso); 1859 - 1863(lavori intero bene); 1882 - 1890(rifacimento volte della navata maggiore e tiburio); 1893 - 1899(rifacimento pavimenti e coperture navate minori); 1903 - 1906(restauro esterno); 1910 - 1910(restauro affreschi transetto); 1915 - 1915(sostituzione manto di copertura); 1919 - 1941(manutenzione intero bene); 1945/04/02 - 1945/04/02(danneggiamento navata maggiore e campanile); 1946 - 1948(riparazioni intero bene); 1950 - 1959(restauro intero bene); 1963 - 1963(ristrutturazione intero bene); 1964 - 1964(ristrutturazione intero bene); 1965 - 1965(ristrutturazione intero bene); 1966 - 1966(ristrutturazione intero bene); 1973 - 1975(scavi e tinteggiatura interno); 1976 - 1977(adeguamento liturgico interno); 1979 - 1998(restauro esterno); 1995 - 1995(restauro esterno); 1998 - 2008(restauro intero bene); 2011 - 2011(restauro interno); 2014 - 2014(restauro aula San Giovanni); 2015 - 2015(restauro sacrestia delle Reliquie)
Cattedrale di San Vigilio
Tipologia e qualificazione chiesa cattedrale
Denominazione Cattedrale di San Vigilio <Trento>
Altre denominazioni Cattedrale metropolitana di San Vigilio
S. Vigilio
Autore (ruolo)
Adamo d'Arogno (costruzione)
Egidio da Campione (completamento)
Frisoni, Bernardo (costruzione tiburio)
Sola, Giovanni (costruzione cappella del Crocifisso)
Sola, Antonio (costruzione cappella del Crocifisso)
Nordio, Enrico (ricostruzione volte navata maggiore e tiburio)
Tommasi, Natale (restauro esterni)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze campionesi (costruzione)
architettura romanica (costruzione)
architettura barocca (costruzione cappella del Crocifisso)
architettura neoromanica (ricostruzione volte navata maggiore e tiburio)
Notizie Storiche

I - III (preesistenze intorno)

Gli scavi condotti a partire dal 1964 sotto l'attuale cattedrale hanno dimostrato che quell'area, appena a sud delle mura cittadine, era stata urbanizzata tra I e II secolo, con edifici di carattere soprattutto commerciale, in abbandono dall'avanzato III secolo.

IV - 405 (preesistenze intero bene)

In parte riutilizzando tali strutture murarie sorse la prima basilica, eretta, secondo la Passio Sancti Vigilii (fine VII-inizio VIII secolo), per volere del vescovo "presso la porta Veronensis", nella quale egli portò le spoglie dei martiri d'Anaunia (397 d.C.) e dove egli stesso venne sepolto tra il 400 e il 405, venendo così associato ai suoi collaboratori e venerato partecipe del loro stesso martirio. Questo edificio si presentava con una grande aula orientata lunga oltre 43 m e larga 14, con i lati non perfettamente simmetrici (si sono conservati i muri, internamente intonacati, per un'altezza di circa 2 m), conclusa da una zona absidale che non è possibile stabilire se rettilinea o semicircolare. La facciata, sostenuta per tutta la larghezza da un muro di età romana, possedeva un portale centrale e forse due laterali, ed era preceduta da un pronao e un atrio delimitato da mura e pavimentato inizialmente in terra battuta, poi con lastre di pietra.

V - VI (rifacimento pavimento)

Si datano tra pieno V e VI secolo le epigrafi conservate incise sulle lastre di chiusura delle tombe pavimentali (80 documentate, ma si stima fossero oltre 200) uniformemente scavate nella basilica (in media 2,5 x 1,1 x 1 m); risale alla stessa campagna di lavori la separazione che rialzò il presbiterio di un gradino, rendendolo accessibile da due cancelli laterali a circa 32,5 m di distanza dalla controfacciata. La variazione della quota pavimentale comportò anche una modifica di quella d'ingresso, mediante la realizzazione di un pianerottolo con due gradini al centro del pronao e di una nuova soglia.

550 - 577 (ampliamento e ristrutturazione intero bene)

Nella seconda metà del VI secolo le tombe vennero occultate da un nuovo pavimento, almeno in parte mosaicato; promotori di tale intervento potrebbero essere i vescovi Peregrinus, Flaminius o Agnellus (eletto nel 577). Anche il presbiterio venne modificato con l'inserimento di un podio avanzato verso la navata di circa 2 m, chiuso da una recinzione con lastre e pilastri scolpiti e con accesso centrale. In questo periodo cessò l'uso sepolcrale dell'interno, che proseguì invece all'esterno della basilica, dove furono eretti a questo scopo due sacelli simmetrici gemelli ai lati del presbiterio e da lì accessibili, con aula quadrangolare e abside semicircolare orientata, dotati ciascuno di un altare e di una nicchia ricavata nello spessore del muro perimetrale longitudinale esterno, delimitata da due colonne, destinata a contenere due sarcofagi (si è conservato quello del sacello meridionale, di età longobarda, tra fine VII e VIII secolo).

VIII - IX (ristrutturazione intero bene)

In età carolingia, tra il tardo VIII e il IX secolo, un nuovo pavimento in lastre eliminò la differenza di quota interna tra navata e presbiterio; vennero inoltre tamponati gli ingressi secondari in facciata e si modificò l'accesso principale realizzando un avancorpo a tre fornici con arcate su pilastri sormontate forse da un loggiato. Probabilmente l'interno venne diviso in navate. Tali interventi potrebbero essere stati promossi dal vescovo Hyltigario (805-814), il primo di origine franco-germanica, a cui le fonti attribuiscono la costruzione di un nuovo altare. Forse in questo stesso periodo va collocato il trasferimento della sede cattedrale e della residenza episcopale nello spazio tra l'antica porta Veronensis e la testata della basilica vigiliana.

1022 - 1055 (ristrutturazione intero bene)

Nella prima metà dell'XI secolo l'aula venne divisa in tre navate di campate quadrate (navata centrale) e rettangolari allungate (navate laterali), con lo spazio scandito da coppie di pilastri e lesene inserite in rottura lungo le pareti longitudinali. I due sacelli persero la loro funzione originaria e furono definitivamente inclusi nella pianta come bracci di transetto, demolendo il diaframma murario che li separava dal presbiterio. L'interno venne ripavimentato livellando le quote e in testa alla navata maggiore venne scavata una cripta, accessibile da scale laterali, sulla quale si impostò il nuovo presbiterio rialzato, raggiungibile con due rampe frontali. La ristrutturazione può essere assegnata all'iniziativa del vescovo Udalrico II (1022-1055).

1124 - 1145 (ristrutturazione intero bene)

Gli ultimi lavori all'antica basilica furono promossi dal vescovo Altemanno (1124-1149): l'area orientale venne ricostruita con tre absidi, che, aggiunte alle due del transetto, diedero alla costruzione la forma di uno Staffelchor a cinque absidi gradonate. Anche la cripta venne distrutta e ricostruita di dimensioni maggiori con impianto a croce esteso sotto l'intero presbiterio, composto da un'aula centrale a tre navatelle coperte da volte e due ali laterali chiuse ciascuna da un'abside sul fondo. Gli scavi hanno documentato i resti di un altare con ciborio nell'abside centrale.

1145/11/18  (consacrazione carattere generale)

Il 18 novembre 1145 la solenne ricollocazione delle reliquie di Vigilio e dei martiri e la riconsacrazione alla presenza del patriarca Pellegrino di Aquileia di Gervico, vescovo di Concordia, segna la conclusione dei lavori.

1212/02/29 - 1231 (inizio lavori di ricostruzione intero bene)

Il principe vescovo Federico Vanga (1207-1218) avviò la completa ricostruzione della cattedrale. I lavori, affidati al campionese Adamo d'Arogno, iniziarono con la posa della prima pietra il 29 febbraio 1212, come ricordato dall'epigrafe commemorativa già inserita sul contrafforte meridionale dell'abside maggiore e conservata oggi al Museo Diocesano Tridentino, che sottolinea il passaggio di testimone dal primo architetto ai suoi figli e nipoti (sono documentati Enrico di Fono e il figlio Zanibono), fino alla fine del secolo. La costruzione, le cui fondazioni perimetrali dovevano essere già definite nei primi anni di lavoro, prese avvio dalla zona orientale (absidi, presbiterio e transetti), mantenendo inizialmente in piedi la vecchia chiesa, e progredì grazie a disposizioni vescovili e donazioni di canonici e laici fino all'inizio degli anni Trenta.

1240  (costruzione protiri esterno)

Secondo alcuni studiosi spetterebbe a Guidobono Bigarelli, sposato con Deigrazia, nipote di Adamo, la realizzazione intorno al 1240 delle sculture dei protiri sud e nord; verosimilmente quindi a quella data dovevano essere compiuti i due ingressi in questione.

1250 - 1399 (decorazione interno)

La decorazione pittorica dell'interno, iniziata già nella seconda metà del Duecento con le prime testimonianze frammentarie, proseguì per tutto il secolo seguente, con interventi di varie mani, di ambito soprattutto veronese, bolognese (Mons, Storie di San Giuliano ospitaliere, metà XIV secolo) e lombardo conservati nei transetti, sull'absidina settentrionale e in controfacciata (Gloria di San Vigilio di committenza nordica di Giorgio di Liechtenstein).

1305 - 1319 (completamento intero bene)

Il cantiere proseguì nella seconda metà del XIII secolo a fasi alterne, registrando pesanti rallentamenti e alcuni cambiamenti in corso d'opera rispetto al progetto originario. Fu Egidio da Como o da Campione (documentato a partire dal 1305), esponente di una nuova famiglia di costruttori, ad assumerne la guida all'inizio del Trecento, quando vennero completati la facciata fino al rosone e il prospetto meridionale, grazie anche all'intervento finanziario di Guglielmo da Castelbarco (ricordato con il suo stemma e un'iscrizione del 1309, che con il suo testamento del 1319 lasciò altri fondi per ulteriori lavori in duomo, tra cui la realizzazione di una cappella). A questa fase costruttiva risale anche la porzione inferiore del campanile, fino alla monofora nord decorata da rilievi figurati, assegnati sempre a maestro Egidio.

XV  (lavori intero bene)

Nel Quattrocento furono probabilmente completati la porzione superiore della facciata e le coperture della prima campata ovest, per volere del vescovo Hack (1446-1465) come testimonia il suo stemma sulla chiave di volta della navata centrale, sopra il pontile. Allo stesso secolo deve risalire la sopraelevazione di due livelli del campanile e forse l'originaria decorazione delle volte a fingere un cielo stellato, segnalata nel 1673 da Michelangelo Mariani, in seguito rimossa e riproposta con il restauro in stile del XIX secolo. Sempre nel XV secolo fu eretto il setto murario che nasconde l'abside nord, per proteggerne il decoro e uniformare il prospetto nei pressi del Castelletto.

1490 - 1515 (ristrutturazione intero bene)

Nel 1490 Bernardo Frisoni da Laino, già costruttore di fiducia dell'Hinderbach e forse autore anche del nuovo protiro settentrionale, firmò un contratto per realizzare il tiburio, per il quale ricevette ingenti pagamenti; nello stesso anno il carpentiere Domenico di Taio si impegnava al rifacimento del tetto della navata centrale "a schiena d'asino". Ma solo nel 1515, primo anno di episcopato del Clesio, quando Frisoni era già morto, il Capitolo chiuse i lavori al tiburio, come testimonia l'iscrizione apposta sulla cornice del sottotetto. Sono documentati poi la costruzione dell'organo (1506-1509), la copertura del nuovo tetto con lastre di piombo da parte di maestri padovani (nel 1515) e una progressione nell'alzato del campanile (nel 1521) con il compimento della cella ottagona. Nella pianta prospettica del Vavassore (1562-1563) si notano anche il tetto del campanile a quattro spioventi e i varchi creati nella recinzione del sagrato sud per dare più decoro e visibilità al duomo.

1618 - 1629 (spostamento altari interno)

Nel 1618 Carlo Gaudenzio Madruzzo fece rimuovere gli altari laterali, un tempo appoggiati ai pilastri, come testimoniato dal dipinto della XXIII Sessione del Concilio tridentino conservato al Louvre (1563), trasferendoli lungo le pareti laterali. Nel 1629 anche l'altar maggiore, in precedenza collocato più indietro nell'abside, venne avanzato nel presbiterio verso la navata.

1660 - 1673 (demolizione pontile interno)

Tra il 1660 e il 1673 fu demolito il pontile a tre fornici esistente tra il coro dei canoni ci e la navata maggiore, esteso nella sua prima campata orientale, con funzione originaria di ambone (Jubé).

1682/04/06 - 1687 (costruzione cappella del Crocifisso)

Il 6 aprile 1682 il principe vescovo Francesco Alberti Poia (1678-1689) consacrò la prima pietra della cappella del Crocifisso, aperta sul fianco sud della cattedrale, oggi utilizzata come luogo di conservazione e adorazione dell'Eucaristia, ma concepita in origine come sua cappella funeraria e scrigno barocco per valorizzare il gruppo ligneo cinquecentesco del Cristo "del Concilio" con i dolenti attribuito Sixtus Frei, ospitato nell'ancona dell'altare, assegnato a Cristoforo Benedetti o a Paul Strudel (autore certo delle statue) la cui realizzazione iniziò nel 1685. Secondo i più recenti studi la progettazione architettonica della cappella, tradizionalmente data a Giuseppe Alberti, va invece assegnata ai lombardi Giovanni e Antonio Sola, mentre il pittore di corte del vescovo si occupò degli affreschi dei pennacchi e della cupola e Johann Carl Loth dipinse le due grandi tele sulle pareti laterali. I lavori terminarono nel 1687, data impressa sullo scudo bronzeo al centro del pavimento

1703 - 1717 (copertura campanile)

La realizzazione della copertura a cipolla del campanile risale al primo quarto del XVIII secolo, tra il 1703 e il 1717.

1732 - 1743 (ristrutturazione e decorazione interno)

Il maggiore intervento di rinnovamento interno alla cattedrale prese avvio all'inizio del quarto decennio del Settecento, come conseguenza del voto cittadino per la liberazione dall'assedio francese del 1703: grazie ad offerte private e alla generosità del canonico Girolamo Buccelleni infatti Ludovico Dorignì, Giuseppe Antonio Caccioli e Gasparantonio Baroni affrescarono le volte delle navate, del transetto, del presbiterio e della cupola, modificata per l'occasione, oltre che le pareti della navata maggiore. Se tale opera è andata distrutta, rimane a segnare questa fase il solenne altare maggiore a baldacchino, la cui posa comportò tra il 1738 e il 1743 l'abbassamento del presbiterio di circa 4 metri (con un dislivello tra presbiterio e navate-transetto di poco più di 50 cm), la demolizione della cripta duecentesca e la realizzazione del coro ligneo "dei Santi Angeli" per i canonici nell'abside maggiore 1741).

1811 - 1888 (ristrutturazione intorno)

Nel 1811 il viceré Eugenio di Beauharnais donò al Comune di Trento 12 statue provenienti dal Buonconsiglio in occasione delle feste per la nascita del figlio di Napoleone, che furono collocate su plinti marmorei lungo la roggia di piazza Grande, dove rimasero per circa vent'anni. Nel 1828 si avviarono gli scavi alla base dei muri del duomo, per rimetterne in luce la modanatura perimetrale interrata. Nel 1835 si demolì la seicentesca cappella della Madonna, esistente tra il protiro nord e lo spigolo del transetto. Fra 1840 e 1842 venne inoltre sistemata la piazza meridionale, detta della legna (oggi piazza d'Arogno) con l'abbassamento del terreno e la realizzazione di una scala di collegamento con il livello di via Borgonuovo (oggi via Mazzini). Nel novembre 1869 il Municipio deliberò di coprire la roggia con lastre di pietra; i lavori si eseguirono dopo il 1872. Nel 1888 infine furono abbattute le case che delimitavano l'antico sagrato verso ovest, tracciando l'asse di via Verdi.

1817 - 1845 (sostituzione manto di copertura)

La copertura della cupola, in pessimo stato e già sottoposta a urgenti interventi di riparazione nel 1817, venne completamente rifatta a partire dalla primavera del 1824, sostituendone le lastre di piombo con altre di rame. I lavori proseguirono a fasi alterne fino alla metà degli anni Quaranta, estendendosi anche al resto delle coperture.

1843 - 1845 (restauro cappella del Crocifisso)

Nel 1843 il principe vescovo Giovanni Nepomuceno de Tschiderer ordinò il restauro della cappella del Crocifisso, segnalata in grave stato di degrado negli anni precedenti soprattutto a causa della caduta di frammenti degli stucchi che la ornavano, danneggiati dalle infiltrazioni d'acqua. I lavori furono eseguiti tra il marzo del 1844 e il luglio 1845 e interessarono le decorazioni pittoriche (del restauro delle quali era responsabile Francesco Saverio Fischer o Vischer dell'Accademia di Monaco), ma anche le parti marmoree (lesene e basamento, capitelli, elementi dell'altare), e le decorazioni in stucco, che furono completamente rimosse. Si occuparono del restauro lapideo Bartolomeo Oberziner e Stefano Varner.

1859 - 1863 (lavori intero bene)

Nel 1858 il viennese August Essenwein fu chiamato ad occuparsi del restauo del duomo, in seguito allo stanziamento di 10000 Gulden da parte dell'imperatore Francesco Giuseppe. La sua proposta di intervento, composta da una relazione e 21 tavole consegnate entro metà marzo dell'anno seguente, prevedeva imponenti manomissioni e rifacimenti in stile (tra cui la riproposizione della cripta, la rimozione degli affreschi settecenteschi, la demolizione della cupola, il completamento del campanile sud-ovest e la trasformazione dell'esistente), ma non vennero realizzati che i battenti lignei delle porte principali (opera materialmente eseguita su suo disegno da Tommaso Campi nel 1863 e ancora esistente) e le vetrate per il rosone ovest (rimosse e perdute nel 1965).

1882 - 1890 (rifacimento volte della navata maggiore e tiburio)

Dopo aver documentato la sofferenza strutturale dell'edificio, in particolare nella navata maggiore, tanto che se ne chiuse l'accesso tra il 1878 e il 1879, nel 1882 si avviarono i restauri secondo il progetto e la direzione lavori di Enrico Nordio, che comportarono la completa ricostruzione delle volte della navata maggiore, dipinte due anni dopo con le minori da Giuseppe Lona a imitazione di un cielo stellato, l'innalzamento delle murature, il rifacimento del tetto a due spioventi. Nel 1884 Nordio restaurò d'urgenza la copertura dell'abside della sacrestia e preparò la demolizione e ricostruzione interna della cupola e la riconfigurazione esterna del tiburio (1887). Nel marzo 1888, in circostanze non chiare, l'architetto abbandonò il cantiere e la città rientrando a Trieste. I lavori proseguirono con la decorazione del catino absidale e delle volte di coro, crociere e cupola da parte di Luigi Spreafico di Galbiate (1889) e terminarono nel febbraio 1890.

1893 - 1899 (rifacimento pavimenti e coperture navate minori)

Nel 1893 il vescovo Valussi fece rifare il pavimento del duomo, rimuovendo le pietre tombali esistenti; nel 1896, sulla base dei preventivi elaborati dall'ingegner Ludovico Pulsator, che aveva sostituito il Nordio alla sua partenza, fu approvata la ricostruzione delle coperture delle navate minori. Nel 1899 si procedette al collaudo dei lavori.

1903 - 1906 (restauro esterno)

Il 24 gennaio 1903 venne approvato il progetto di "restauro e riforma dei timpani" e delle gallerie del duomo, redatto da Natale Tommasi e presentato al ministero per il Culto nel 1902. Tommasi fu anche il direttore lavori, realizzati dalla ditta Fratelli Deanesi a partire dal mese di luglio, con la rimozione, pulitura, integrazione e parziale sostituzione dei conci lapidei dei prospetti e lavori alla base del campanile. Il cantiere venne rimosso a marzo del 1906, il collaudo avvenne a luglio.

1910  (restauro affreschi transetto)

Nel 1910 il professor Herman Ritschl, restauratore di corte di Vienna, incaricato dalla Commissione Centrale, coordinò il restauro degli affreschi dei due bracci del transetto, rimuovendo le pietre tombali dei vescovi addossate alla base delle pareti e rinvenendo così altri dipinti murali.

1915  (sostituzione manto di copertura)

Nel 1915, per necessità belliche, la copertura in rame venne smontata dai tetti della cattedrale pagando un indennizzo alla fabbriceria di 17000 corone in titoli Prestito di guerra e sostituita da un'inefficace lamiera di ferro zincato mascherato a rame, che avrebbe causato problemi di infiltrazioni d'acqua a più riprese fino agli anni Cinquanta.

1919 - 1941 (manutenzione intero bene)

Piccoli interventi di manutenzione e restauro furono realizzati nel ventennio di reggenza della Soprintendenza da parte di Giuseppe Gerola (1918-1938): nel 1919 venne restaurata la cella campanaria e nel 1920 si consacrarono le 6 nuove campane fuse dalla ditta Colbacchini di Trento; nel 1921 fu ricollocata una scultura romanica caduta da un portale; tra il 1923 e il 1924 gli stucchi della cappella del Crocifisso furono in parte restaurati da Camillo Bernardi; nel 1928 vennero eseguiti lavori di urgente manutenzione al tetto; nel 1931 infine si installò il nuovo organo Mascioni e si eseguì uno scavo nella cappella San Giovanni, distruggendo i piani pavimentali antichi e abbassandone il livello di oltre 1 m. Approssimandosi la guerra, nel 1939 si eseguirono ancora lavori di parziale manutenzione al tetto e nel 1941 il Soprintendente Rusconi curò gli interventi per la protezione antiaerea e la messa al sicuro delle opere d'arte della cattedrale.

1945/04/02  (danneggiamento navata maggiore e campanile)

Il 2 aprile 1945 la copertura della navata centrale venne distrutta da una bomba che squarciò anche la volta sottostante; anche il campanile venne danneggiato sia nella copertura che nella cella.

1946 - 1948 (riparazioni intero bene)

I danni di guerra più urgenti furono riparati nel 1946-1948: si sa che nel febbraio di quell'anno il veronese Scipione Ballardini stava sostituendo le vetrate e che il suo lavoro era concluso nel giugno dell'anno seguente.

1950 - 1959 (restauro intero bene)

Dopo la guerra, per tutti gli anni Cinquanta il Soprintendente Guiotto seguì vari interventi di restauro in cattedrale, dalla cappella del Crocifisso (cupola, pavimento, elementi lapidei, 1950-1952), alla sostituzione del manto di copertura della navata maggiore in lamiera di rame (autunno 1952), al rifacimento degli intonaci esterni e interni guastati dalle infiltrazioni (1954), alla copertura del campanile, con il rifacimento del castello campanario e l'elettrificazione delle campane (1954-1956), alla sistemazione liturgica del presbiterio con due nuovi amboni in pietra e bronzo ricavati nei tratti di balaustra ai lati del passaggio centrale, dotati di bassorilievi figurati frontali di Stefano Zuech e di microfoni (1955), fino al restauro degli affreschi con Storie di San Giuliano (1959).

1963  (ristrutturazione intero bene)

L'avvento di Alessandro Maria Gottardi come nuovo arcivescovo nel 1963 accelerò i lavori di ristrutturazione già individuati da una commissione negli anni precedenti, in concomitanza con le celebrazioni per l'anniversario della chiusura del Concilio di Trento: già nell'estate di quell'anno gli altari di Santa Massenza e dell'Immacolata furono rimossi dalle absidine sud e nord ridando visibilità ai rilievi duecenteschi, riabilitando le finestre e scoprendo e restaurando gli affreschi frammentari dei secoli XIII e XIV. Fu inoltre riaperta la porta sud della cattedrale, chiusa al momento della realizzazione della cappella Alberti risistemando l'ambiente esterno e interno, furono rimossi pulpiti e balaustre oltre alla cattedra vescovile con baldacchino donata nel 1929 a monsignor Endrici dalla falegnameria Artigianelli, sostituita da una sede più sobria, si modificò l'impianto di illuminazione e si revisionò quello di amplificazione. Alcune tele furono affidate al Museo Diocesano.

1964  (ristrutturazione intero bene)

L'anno seguente i lavori proseguirono con la sistemazione delle sacrestie (rifacimento dei serramenti e dell'impianto di illuminazione; rimozione della volta settecentesca della sacrestia delle Reliquie, pericolante, sostituita da un piano di solai di cemento mascherato da una leggera volta in centina; scrostamento delle pareti della sacrestia capitolare, lasciate in pietra a vista) e dell'andito tra sacrestia e chiesa (con la rimozione della scala che conduceva all'ex appartamento del sacrestano, nel Castelletto), lo scialbo delle pitture ottocentesche di volte e catino absidale e la pulitura di pareti e pilastri, la sostituzione delle bussole agli ingressi principali (con interventi anche sulle porte) e dei confessionali, la rimozione della Via Crucis, il rinnovo integrale dell'impianto di amplificazione. Nel 1964 presero inoltre avvio lo studio e i primi sondaggi e di ricerca archeologica nel sottosuolo, iniziando dalla zona del coro.

1965  (ristrutturazione intero bene)

Nel 1965 gli scavi interessarono l'area sotto il presbiterio, con la scompaginazione e ricostruzione di tutta la zona intorno all'altar maggiore. Si ripristinarono i piani pavimentali originari del transetto, recuperando gli accessi alla cripta; si restaurò il coro documentando le sue strutture romaniche e rimuovendo alcuni arredi. Il fonte battesimale, già addossato alla parete nord della prima campata della navata sinistra, fu spostato al centro della campata stessa e dotato di un nuovo coperchio. All'esterno furono restaurati il protiro nord, la nicchia della Madonna degli Annegati e il rosone in facciata, sostituendovi le vetrate progettate da Essenwein; molte altre finestre del duomo furono oggetto di manutenzione e sostituzione di vetrate. La chiesa ricevette un nuovo impianto di illuminazione e furono restaurati gli affreschi del transetto sud e il San Vigilio in controfacciata. Vari interventi di manutenzione interessarono le strutture del tetto e le parti alte.

1966  (ristrutturazione intero bene)

Nel 1966 continuarono gli scavi, che interessarono in particolare il braccio nord del transetto; venne ricostruita la scala di accesso al presbiterio accresciuta di tre gradini per l'aumentato dislivello. Nell'abside di Santo Stefano venne sistemato l'altare dei Martiri Anauniesi, con la solenne reposizione delle reliquie in una nuova urna realizzata dall'Istituto d'Arte. Nelle sacrestie furono rifatti i pavimenti e venne scavata e sistemata l'aula San Giovanni sotto la sacrestia delle Reliquie con il relativo accesso. La cappella del Crocifisso ricevette una serie di interventi conservativi sulle finestre e sul pavimento; proseguirono interventi di riordino dell'arredo ligneo (banchi e inginocchiatoi) e all'esterno venne consolidato e restaurato il protiro est.

1973 - 1975 (scavi e tinteggiatura interno)

Nel 1973 ripresero gli scavi nel transetto sud, uniformando quote e pavimentazione con quello settentrionale. Nell'inverno 1973-1974 fu eliminato il blocco murario sottostante l'altar maggiore mediante un delicatissimo lavoro di demolizione e sostituzione graduale che permise la conservazione delle strutture superiori senza toccarle. Nell'estate del 1975 lo scavò interessò la navata maggiore, rifacendo il pavimento in quadrotte bianche e rosse come quelle delle navate minori, su nuovi solai progettati dall'ingegner Giulio Dolzani. Prima di chiudere lo scavo si trasferì dalla sacrestia all'aula sotterranea l'arca di San Vigilio. La tinteggiatura delle volte venne rifatta con una tonalità fredda tendente all'azzurro.

1976 - 1977 (adeguamento liturgico interno)

Terminato lo scavo, nel 1976 si realizzò l'adeguamento liturgico del presbiterio, rimuovendo gli amboni e la scala poligonale dello spazio intermedio, estendendone la superficie verso ovest e ricavando gli spazi per cattedra, ambone e sedute dei concelebranti e del presidente delle celebrazioni non episcopali. Il fonte battesimale si spostò nuovamente, approdando al centro del transetto nord, su un nuovo zoccolo in pietra. La mensa dell'altare dell'abside di San Giovanni fu risistemata su di un tronco di colonna; gli ambienti sotterranei furono resi accessibili al pubblico. Il 24 giugno 1977 si compì il solenne ufficio funebre per i vescovi esumati nel corso degli scavi e la conseguente tumulazione dei loro resti nella basilica; il giorno seguente venne consacrato il nuovo altare della cripta.

1979 - 1998 (restauro esterno)

Nel 1979 la Madonna degli Annegati fu ricoverata all'interno e ricollocata su progetto dell'architetto Glauco Marchegiani; si eseguirono inoltre manutenzioni al manto di copertura e sostituzioni di colonnine, basi e capitelli compromessi del tiburio. Anche i cornicioni del campanile furono integrati nelle parti mancanti. Nel 1981 si autorizzarono i restauri agli affreschi dell'abside di Santo Stefano e lungo la parete meridionale del transetto sud. Tra il 1986 e il 1998 si eseguì in più lotti il restauro e il consolidamento statico dell'apparato lapideo degli esterni (protiri e portali sud e nord, Ruota della Fortuna, rosone e portale ovest, abside maggiore, abside minore e transetto sud, ingresso sud) eseguito in amministrazione diretta dal Servizio Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento, su direzione dall'architetto Roberto Codroico. Nel 1997 si sostituì il manto di copertura in rame del transetto sud e del coro e si sostituì la bussola in controfacciata.

1995  (restauro esterno)

Intanto nel 1995 l'architetto Michele Anderle presentò al Servizio Beni Culturali il progetto di restauro degli intonaci esterni del diaframma murario quattrocentesco che collega Castelletto e transetto nord, con gli affreschi superstiti.

1998 - 2008 (restauro intero bene)

Nel 1997, in previsione del Giubileo del 2000, l'Arcidiocesi predispose un progetto di restauro generale della cattedrale, affidato nel 1998 a Maria Antonietta Crippa e preceduto da indagini geognostica del sito, diagnostica delle fondazioni e delle strutture verticali e voltate, geofisiche non distruttive e statiche. Il restauro denominato Giubileo 2000 si protrasse per 10 anni e comprese il restauro dell'intero manto di copertura, del paramento lapideo esterno dei prospetti nord, sud e ovest, e all'interno, della cappella del Crocifisso. Venne inoltre sostituito l'impianto parafulmine, installato l'impianto elettrostatico per l'allontanamento dei piccioni e rivisto e messo a norma l'impianto di riscaldamento.

2011  (restauro interno)

Le superfici lapidee interne della controfacciata e della navata minore sud sono state restaurate e ripulite nel 2011 dalla ditta Lares - Lavori di Restauro - S.r.l. di Venezia; sono emersi così piccoli brani di affresco settecenteschi presso il campanile (due angioletti che tirano le corde delle campane) e su di una vela della quarta campata (Gesù in casa di Marta e Maria).

2014  (restauro aula San Giovanni)

Nel 2014, su progetto dell'architetto Michele Anderle, è stata restaurata l'aula San Giovanni sotto la sacrestia delle Reliquie, con la sistemazione dei reperti archeologici rinvenuti ai lati della struttura absidale, il restauro conservativo del paramento murario del catino e della pavimentazione originaria in battuto di calce, la sostituzione del pavimento in pietra e la realizzazione di un nuovo impianto di illuminazione con il posizionamento di un binario sospeso alla volta a cui fissare i corpi illuminanti. Sempre nel 2014 e sempre su progetto dell'architetto Michele Anderle è stato realizzato l'impianto di videosorveglianza all'interno della cattedrale.

2015  (restauro sacrestia delle Reliquie)

Tra aprile e dicembre 2015 hanno avuto luogo i restauri della sacrestia delle Reliquie, coordinati dall'architetto Michele Anderle: è stato realizzato il riscaldamento a pavimento sostituendo la pavimentazione, un tempo in legno, con una in marmo della ditta Mattivi di Solteri (Trento), è stato rinnovato l'impianto elettrico, sono stati restaurati i preziosi mobili settecenteschi dalla ditta Orsingher. I lavori sono stati presentati alla comunità con la benedizione dell'arcivescovo Bressan il 1° febbraio 2016. Sempre nel 2015 sono stati sostituiti i corpi illuminanti della cattedrale con l'impiego di led.
Descrizione

Dedicata al terzo vescovo di Trento e orientata regolarmente a est, la cattedrale di San Vigilio, iniziata da Adamo d'Arogno nel 1212 e terminata nella zona ovest ai primi del Trecento, ha pianta a croce latina leggermente asimmetrica. La stretta facciata a due spioventi è caratterizzata dall'enorme rosone strombato a sedici raggi e dalla galleria scalare di coronamento, di restauro. Dei due campanili previsti in origine, si realizzò solo quello nord, con bifore sottili a luci centinate nella cella ottagonale e la caratteristica copertura a cipolla. Il prospetto settentrionale è il più monumentale: da qui la visione della cattedrale è incompleta, dato che il Castelletto e un setto murario quattrocentesco impediscono la vista dell'abside minore. La testata del transetto è ingentilita dal famoso rosone della Fortuna; al di sopra corre la galleria praticabile ad archetti a tutto sesto sostenuti da colonnine binate che caratterizza tutto il fianco nord e la zona absidale. Più a ovest si trova il protiro della "porta del vescovo", cinquecentesco con elementi di reimpiego, sostenuto da due leoni stilofori; il portale strombato contiene nella lunetta le belle statue del Pantocrator con i simboli degli Evangelisti. La parete prosegue con sei lesene, due interrotte da altrettante monofore, non sempre corrispondenti alla scansione delle campate interne, più rispettata sulla muratura della navata maggiore, sopra il tetto a spiovente unico: qui una monofora centinata segna ogni settore e la profilatura ad archetti pensili è frutto del restauro ottocentesco. Il prospetto meridionale è assai più semplice, con un assetto di lesene e archetti pensili ornati da protomi animali e testine. All'altezza della sesta campata emerge la cappella del Crocifisso, voluta dal principe vescovo Alberti Poia (1682-1687), a pianta quadrata, con tiburio ottagonale finestrato sui lati principali e cupola con lanterna. Sul prospetto orientale si apre il secondo protiro del duomo, sorretto da un leone stiloforo e tre telamoni; a lato si vede l'absidina sud, con una monofora centrale centinata e un motivo superiore ad arcatelle su semicolonne. L'abside maggiore, divisa verticalmente in tre settori da paraste con semicolonne addossate, è scompartita orizzontalmente in quattro livelli, di cui il più sviluppato è il terzo, con grandi monofore a tutto sesto, la centrale ornata da una coppia di grifi che artigliano la preda e da colonne ofitiche. Sopra il presbiterio si alza il tiburio ottagonale ricostruito in forme neoromaniche, illuminato da oculi strombati, dotato sui lati obliqui di quattro edicole semicircolari a sporto e completato dalle consuete gallerie. L'interno è a tre navate di sette campate coperte da volte a crociera, separate da pilastri centrali a fascio e pilastri con semicolonne addossati alle fiancate, fortemente sviluppati in altezza. Un pontile con funzione statica raccorda in controfacciata il residuo dei campanili; due caratteristiche scale rampanti salgono all'indietro le navate minori: quella sinistra conduce alla cella campanaria e alle gallerie praticabili esterne. Il transetto poco sporgente, portato negli anni Sessanta alla stessa quota delle navate, è coperto anch'esso da volte a crociera e ornato da affreschi dei secoli XIII e XIV; l'abside sud, più piccola, è dedicata a Santo Stefano e ospita l'altare dei martiri d'Anaunia, officiato nei giorni feriali; presso quella nord, di San Giovanni Evangelista, con la monofora disassata per la presenza incombente del Castelletto, vi è l'accesso all'area archeologica. Una scalinata conduce al presbiterio, ampliato verso ovest nel 1976; da qui si eleva ulteriormente l'altar maggiore a urna con baldacchino a colonne tortili. La sua posa comportò tra il 1738 e il 1743 l'abbassamento del presbiterio di circa 4 metri e la conseguente demolizione della cripta duecentesca, parzialmente ritrovata con gli scavi. La profonda abside maggiore con il coro chiude la costruzione.
Preesistenze
Costituiscono preesistenze all'edificio due-trecentesco tutte le fasi costruttive documentate dagli scavi, dal IV al XII secolo.
Pianta
Pianta a croce latina leggermente asimmetrica. Navata maggiore e navate laterali a pianta rettangolare con asse maggiore longitudinale, divise in sette campate; emerge sul lato sud la cappella del Crocifisso a pianta quadrata. Transetto poco sporgente costituito in entrambi i bracci da un ambiente a pianta rettangolare con asse maggiore longitudinale e da un'absidina semicircolare sul lato est. Presbiterio a pianta rettangolare con asse maggiore longitudinale, seguito dal coro a pianta quadrata e dall'abside maggiore semicircolare.
Facciata
Stretta facciata a due spioventi serrata tra i fusti dei due campanili previsti dal progetto originario; portale a tutto sesto fortemente strombato con architrave lavorato a bassorilievo e lunetta affrescata. Ampio rosone strombato in pietra bianca a sedici raggi ornato da decori a traforo e cinque sculture lungo il profilo esterno; oculo superiore traforato a rosetta. Cornicione gradonato alla base della galleria scalare praticabile di coronamento che segue il profilo degli spioventi, a nove archetti a tutto sesto sostenuti da colonnine binate.
Prospetti
Prospetto settentrionale serrato tra il Castelletto (a est) e il campanile (a ovest); il setto murario quattrocentesco che impedisce la vista dell'abside minore è forato da due ordini di finestre a sesto acuto e presenta un accesso architravato elevato di tre gradini e sormontato da lunetta affrescata che conduce alla sacrestia. Segue la testata del transetto, a due spioventi serrati tra pilastri angolari e marcata alla base da una coppia di lesene, interrotte in alto dal rosone con la ruota della Fortuna; al di sopra corre la galleria praticabile ad archetti a tutto sesto sostenuti da colonnine binate che caratterizza tutto il fianco nord. Il corpo della navata minore inizia con la nicchia centinata ospitante l'altare della Madonna degli Annegati, sormontata da una piccola monofora a pieno centro; subito a lato si sviluppa il protiro della cosiddetta "porta del vescovo", cinquecentesco con elementi di reimpiego, sostenuto da colonne su plinti di base e da due leoni stilofori e attraversato da un'arcata frontale a pieno centro e due coppie di arcate a sesto acuto sui fianchi; il portale strombato contiene nella lunetta le belle statue del Pantocrator con i simboli degli Evangelisti. Il parato murario prosegue con una serie di sei lesene, due interrotte da altrettante monofore, non sempre corrispondenti alla scansione delle campate interne; sopra la galleria praticabile e il tetto a spiovente unico della navata minore è visibile la muratura della navata maggiore, nella quale la partitura delle lesene corrisponde meglio alle campate interne, con una monofora centinata in ognuno dei sei settori e la profilatura apicale ad archetti pensili frutto del restauro ottocentesco. Prospetto meridionale assai più semplice e lineare, con un assetto di lesene e di archetti pensili ornati da protomi animali e teste umane; una monofora centinata maggiore è presente sulla prima campata, corrispondente al previsto campanile, mentre altre tre uguali si aprono nella terza, quarta e quinta campata. La muratura della navata maggiore corrisponde a quella del fianco settentrionale. In corrispondenza della sesta campata emerge il volume della cappella del Crocifisso, a pianta quadrata, con finestre a lunetta sui fianchi, tiburio ottagonale finestrato sui lati principali e cupola con lanterna sommitale; a fianco si trova l'ingresso sud, schiacciato tra la cappella e la testata del transetto, marcata da due monofore centinate gemelle e dalla solita galleria praticabile, che qui riprende il giro. Sull'angolo sud del prospetto orientale si apre il secondo protiro della cattedrale, sorretto da un leone stiloforo a sinistra e da tre telamoni reggenti le colonne ofitiche a destra. A lato si sviluppa l'absidina sud, considerata dalla critica la prima porzione dell'intero duomo ad essere costruita: presenta uno zoccolo gradonato e modanato, una monofora centinata e strombata al centro del parato murario e un motivo superiore ad arcatelle su semicolonne. L'abside maggiore, divisa verticalmente in tre settori da due paraste con semicolonne addossate, si può scompartire orizzontalmente in quattro livelli: il giro inferiore delle monofore dà luce alla cripta sottostante; al di sopra si sviluppano le arcatelle sostenute da colonnine binate con capitelli corinzi. Tre grandi monofore strombate caratterizzano il terzo livello, e la finestra centrale è ornata da una coppia di grifi che artigliano la preda e da colonne ofitiche; la galleria praticabile chiude l'alzato dell'abside, che si appoggia alla testata a due spioventi a chiusura del coro. Sopra il presbiterio si sviluppa il tiburio ottagonale ricostruito in forme neoromaniche in tardo Ottocento, illuminato da oculi strombati e dotato sui lati obliqui di quattro edicole emicicloidali a sporto ornate da archetti su colonnine; il motivo delle gallerie di archetti è ripetuto anche sulle facce del livello superiore, concluso da un cornicione plurimodanato e coperto da un tetto a otto falde con globo e croce apicale.
Campanile
Torre a pianta quadrata inglobata nella prima campata della navata minore settentrionale, con fusto segnato da quattro cornici orizzontali corrispondenti a successive sopraelevazioni della struttura; una monofora centinata strombata e ornata da sculture si apre sul lato nord, mentre una seconda apertura centinata è presente sul lato ovest, nell'ultima porzione del fusto. Cella campanaria ottagonale caratterizzata su ogni lato da una bifora sottile a luci centinate separate da una colonnina con capitello; copertura a cipolla completata da globo, bandierina segnavento e croce apicale. Della seconda torre di facciata, sul lato sud-ovest, non è stata realizzata che la porzione inferiore del fusto, lasciato poi interrotto con una caratteristica profilatura dentellata protetta da uno spiovente.
Struttura
Strutture portanti verticali: muratura in pietra ammonitica locale a vista; strutture di orizzontamento: navate, transetto e coro coperti da volte a crociera costolonate; cappella del Crocifisso coperta da cupola ottagonale estradossata su pennacchi; presbiterio coperto da tiburio ottagonale su trombe; catino absidale. Sacrestie e ambiente di collegamento con l'abside minore nord coperti da volte unghiate.
Coperture
Tetto a due spioventi sopra navata centrale, transetto (raccordati da una superficie piana sul braccio settentrionale) e coro, a otto spioventi sopra il tiburio e a otto spicchi sopra la cupola della cappella del Crocifisso, a spiovente unico sopra le navate minori, semiconico sulle absidi; struttura portante in legno e manto di copertura in lamiera di rame, anche sul campanile.
Interni
Interno a tre navate separate da pilastri centrali a fascio e da pilastri con semicolonne addossati alle pareti laterali, fortemente sviluppati in altezza, ciascuna divisa in sette campate da arcate ribassate in pietra a vista. Un alto pontile con funzione statica raccorda in controfacciata il residuo dei campanili, privi di piede proprio; due caratteristiche scale rampanti gemelle ad archetti sostenuti da colonnine, ricavate nello spessore del muro, salgono all'indietro dalla quarta alla prima campata dalle navate minori, quella sinistra con funzione di collegamento alla cella campanaria e alle gallerie praticabili esterne. All'altezza della sesta campata destra si apre la seicentesca cappella del Crocifisso, mentre nella campata successiva è presente la scala a chiocciola che conduce alle gallerie absidali. Il transetto poco sporgente è caratterizzato in entrambi i bracci dalla presenza di affreschi di varie epoche; l'abside sud, più piccola, è dedicata a Santo Stefano e ospita l'altare dei Santi martiri d'Anaunia, utilizzato per le celebrazioni feriali; quella nord, dedicata a San Giovanni Evangelista, è attraversata da una monofora disassata per la presenza incombente del Castelletto. Qui si trova l'accesso all'area archeologica scavata sotto il presbiterio e la navata maggiore negli anni Sessanta e Settanta. Una scalinata a cinque o sei gradini conduce dalla navata maggiore o dai bracci del transetto al piano del presbiterio, ampliato con i lavori del 1976; da qui altri cinque gradini sagomati elevano l'altare maggiore ad urna, protetto dal baldacchino marmoreo sorretto da colonne tortili. Dietro l'altare il dislivello per raggiungere l'accesso alla sacrestia è colmato da tre gradini, mentre per raggiungere il coro ligneo che segue la curvatura dell'abside ci sono ancora da salire due gradini. Finiture delle volte, dell'interno del tiburio e del catino dell'abside maggiore a intonaco tinteggiato.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimento delle navate, dei bracci del transetto e, in parte, del coro, in quadrotte di pietra calcarea bianche e rosse disposte a scacchiera; lastre rettangolari di pietra calcarea rossa e rosata ricoprono il pavimento di parte del coro e del presbiterio. Pavimento della sacrestia delle Reliquie in pietra; pavimento della sacrestia dei Canonici in legno.
Elementi decorativi
Sculture e rilievi due-trecenteschi ornano gli esterni e i catini delle absidi minori; affreschi dei medesimi secoli e di varie mani sono visibili nei bracci del transetto e in controfacciata; affreschi di Giuseppe Alberti rivestono i pennacchi e la cupola della cappella del Crocifisso.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1976)
L'adeguamento liturgico del duomo è stato attuato con interventi sia strutturali che reversibili una volta terminato lo scavo sottostante il presbiterio, nel 1976, completando un'operazione già iniziata nel 1963 con la rimozione delle balaustre settecentesche. Lasciando intatto l'altare maggiore storico, predisposto naturalmente alle celebrazioni verso il popolo, venne demolita la scala poligonale di accesso estendendo il piano del presbiterio verso ovest; l' ambone, composto da una base sagomata in pietra a sostegno di un bassorilievo reimpiegato con l'immagine dell'angelo con il libro, attribuito a Egidio da Campione, è stato posizionato presso la nuova scalinata di accesso, sulla destra.
cattedra - aggiunta arredo (1976)
La cattedra vescovile in legno parzialmente intagliato, risalente al 1929, è stata collocata nell'angolo nord-ovest del nuovo piano presbiteriale, in asse con il pilastro della cupola, elevata su di una pedana lignea. Al suo fianco e sul lato di fronte sono stati posti sgabelli e altre sedute mobili per gli assistenti e i concelebranti; presso il pilastro sud-ovest si trova la sede del presidente delle celebrazioni non episcopali, in legno, a braccioli e con seduta e schienale imbottiti, anch'essa leggermente rialzata su di una pedana.
fonte battesimale - intervento strutturale (1976)
Sempre nel 1976 si è trovata la definitiva sistemazione al fonte battesimale, già spostato una prima volta nel 1965, al centro del transetto nord, elevato su di uno zoccolo ottagonale in pietra calcarea realizzato per l'occasione.
cappella feriale - intervento strutturale (1966)
Per le celebrazioni feriali è usato il transetto meridionale; qui, all'ingresso dell'abside di Santo Stefano, elevata di un gradino rispetto al piano pavimentale, è stato realizzato nel 1966 l'altare in pietra, a tavolo, recante al suo interno l'urna con le reliquie dei martiri d'Anaunia, visibile attraverso una grata in ferro (una seconda cassetta è stata posta sotto il pavimento); un semplice leggio mobile collocato a sinistra è usato come luogo di proclamazione della Parola, panche e sgabelli lignei sono predisposti all'interno e nei pressi dell'abside per celebrante e assistenti e un tabernacolo a muro con sportello a bassorilievo realizzato da Mastro 7 nel 2006 contiene la custodia eucaristica.
cripta - intervento strutturale (1977)
Nel 1977 anche la zona della cripta ha ricevuto una sistemazione liturgica strutturale con un altare in pietra a tavolo realizzato con elementi di reimpiego, elevato su di una pedana fissa cruciforme; un leggio metallico è usato come luogo di proclamazione della Parola, mentre le sedute per i celebranti sono sgabelli in legno.
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