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Piacenza
Piacenza - Bobbio
chiesa
parrocchiale
San Giovanni in Canale
Parrocchia di San Giovanni in Canale e Santa Brigida
Pianta; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi; Impianto strutturale
altare - intervento strutturale (1977)
XIII - XV(fondazione e costruzione intero bene); 1522 - 1522(rifacimenti coperture); XVII - XVIII(restauri interno); 1721 - 1733(decorazione presbiterio); inizio XIX - inizio XIX(costruzione cappella); 1942 - 1957(rifacimenti intero bene); 1993 - 2002(restauro decorazione ); 2000 - 2000(tinteggiatura interno ); 2002 - 2002(restauro cappella); 2002 - 2003(restauro campanile); 2010 - 2010(restauro cappella)
Chiesa di San Giovanni in Canale
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Giovanni in Canale <Piacenza>
Ambito culturale (ruolo)
maestranze emiliane-lombarde (costruzione)
Notizie Storiche

XIII - XV (fondazione e costruzione intero bene)

La chiesa di San Giovanni in Canale fu fondata dai frati domenicani intorno agli anni Venti del XIII secolo in seguito alla ricezione di donazioni. La cronologia indicata tra 1228-1270, farebbe della chiesa uno dei primi esempi di architettura mendicante. Alla dedicazione a San Giovanni venne aggiunta la specificazione "in Canale" per distinguerla dalle altre chiese aventi la stessa denominazione e perché sorse in un luogo dove scorrevano diversi canali. Quando nel XV secolo l'ordine dei domenicani si scisse in due, i piacentini chiesero ed ottennero che a Piacenza venissero assegnati gli Osservanti. Dopo un periodo di lotte intestine, nel 1477 tornò la pace all'interno dell'ordine e cominciarono dei lavori nella chiesa.

1522  (rifacimenti coperture)

Nel 1522 le coperture a capriate delle navate vennero sostituite con delle volte a botte e il coro venne allungato. Oggi sulla navata centrale e su una delle laterali sono ritornate le capriate.

XVII - XVIII (restauri interno)

Tra Seicento e Settecento, la chiesa venne rivestita di stucchi.

1721 - 1733 (decorazione presbiterio)

La zona presbiteriale fu dipinta nel 1721 da Francesco (Cremona 1669 - Pontremoli 1735) e Giovanni Battista Natali (Pontremoli 1698 - Cremona 1765) e da Sebastiano Galeotti (Firenze 1676 - Mondovì 1741). Le due pareti del presbiterio sarebbero invece state dipinte nel 1733 da Francesco Natali in collaborazione con un altro figurista che la Dott. Laura Riccò Soprani identifica in Bartolomeo Rusca (nativo del Canton Ticino).

inizio XIX  (costruzione cappella)

All'inizio dell'Ottocento fu costruita la cappella della Madonna del Rosario in stile neoclassico, mentre il tessuto architettonico dell'edificio ricalca lo schema lombardo piacentino.

1942 - 1957 (rifacimenti intero bene)

In seguito all'aggiunta delle sovrastrutture barocche nel corso dei secoli, nel 1942 si decise di eseguire sull'edificio un lavoro di ripristino dell'antico aspetto. Tale restauro ebbe inizio con Don Angelo De Martini e proseguì con Don Antonio Maiocchi. Furono demolite le volte e venne rimesso in luce il soffitto cassettonato. Fu messo in opera il rosone. Inoltre venne ripristinato lo storico pozzo di San Pietro Martire e venne eseguito dal pittore Ricchetti un affresco dedicato al Santo.

1993 - 2002 (restauro decorazione )

Tra il 1993 e il 2002 fu eseguito il restauro delle pitture murali presenti nella zona presbiteriale e absidale.

2000  (tinteggiatura interno )

Nel 2000 fu eseguita la tinteggiatura delle volte e delle pareti della navata centrale e di quella di destra.

2002  (restauro cappella)

Al 2002 risale il restauro della Cappella del Rosario.

2002 - 2003 (restauro campanile)

Tra il 2002 e il 2003 è stato eseguito il restauro del tetto del campanile.

2010  (restauro cappella)

Al 2010 risale il restauro della Cappella di Santa Caterina da Siena.
Descrizione

La Chiesa duecentesca (1220) di San Giovanni in Canale prospetta su di un ampio sagrato che confina con via Croce, quest'ultima a quota superiore, ed è orientata Ovest-Est. La facciata gotica, in mattoni a vista è a capanna, monocuspidata e tripartita da robusti contrafforti centrali a pianta quadrata. La facciata è, agli angoli, rinserrata da contrafforti a pianta quadrata, leggermente più bassi rispetto a quelli centrali. Una cornice di archetti rampanti a tutto sesto segue i rampanti del tetto, coronato da una guglia conica, sul colmo, in mattoni a vista. Al centro della facciata si apre un rosone (1800) strombato ad anelli con colonnine e archi intrecciati e gocciolatoio in pietra. Nella parte centrale alta della facciata si inseriscono tre nicchie centinate ad arco a tutto sesto, poco profonde, con i mosaici del 1900, al centro del Cristo, a sinistra della Madonna con Bambino e a destra di San Giovanni battista. Ai lati due alte monofore a sesto acuto. Il portale centrale a luce rettangolare con sguanci a profilature multiple, è preceduto da un finto protiro strombato, di breve aggetto, in pietra ed è sormontato da una lunetta affrescata con l'effige di San Giovanni. Il fronte nord è articolato dai volumi delle cappelle laterali, più bassi rispetto a quello della chiesa. Sul lato si aprono alte monofore ad arco a sesto acuto. Sul fronte sud si addossa il volume della Canonica e degli edifici conventuali.
Pianta
Schema planimetrico basilicale a "sala" con tre navate. La navata centrale e le laterali hanno sei campate. Le prime quattro centrali sono coperte da un tetto a cassettoni su capriate lignee a vista; le navate laterali sono voltate a botte e separate da quella centrale da arcate a doppia ghiera, di sezione lievemente acuta verso Ovest e a pieno centro verso Est che s'impostano su alti e robusti pilastri circolari, in mattoni a vista, con collarino e privi di capitello; nei due ultimi sostegni meridionali tra il listello ed il morbido toro dell'abaco si svolge un breve giro di foglie appiattite. Le ultime due campate delle navate, verso il presbiterio sono voltate a crociera. Lo stacco tra la zona orientale voltata e quella occidentale a copertura lignea è evidenziato da due pilastri di sezione ottagonale. La seconda campata di sinistra ospita la cappella, a pianta rettangolare con absidiola, dedicata alla Madonna del Rosario. La cappella si apre verso la navata con un arco a tutto sesto su colonne corinzie libere che sorreggono una trabeazione continua ed è voltata a cupola con lanterna e catino absidale. Le volte orientali sono con costoloni, a sezione torica, di cotto a vista alternato a conci di pietra e s'impostano su pilastri alternativamente ottagonali e circolari. Le navate minori terminano con piccole cappelle voltate a crociera con alte monofore centinate ad arco a tutto sesto nella parte di fondo. Dalla cappella di sinistra si accede alla cappella del battistero, a pianta rettangolare, voltata anch'essa a crociera, con costoloni in cotto a vista. Sulla parete sinistra si aprono, in corrispondenza della prima campata, con un arco a sesto acuto, una cappella a pianta rettangolare, voltata crociera, in corrispondenza della seconda, con un arco a tutto sesto, inquadrato da lesene a capitelli tuscanici e trabeazione, una cappella voltata a botte e in corrispondenza della terza una cappella cinquecentesca, a pianta rettangolare, voltata a botte con absidiola voltata a emicupola. Il presbiterio è più alto di tre gradini, chiuso da balaustra in marmo rosso, opera attribuita a Giulio Mazzoni sec. XVIII. Così come il pavimento in marmo bianco, rosso di Verona. Il presbiterio a due campate è voltato a padiglione e le pareti sono, nella parte alta forate da finestroni rettangolari. L'abside è a pianta semicircolare voltata a emicupola, con due alte aperture a luce rettangolare, in controfacciata, ai lati.
Coperture
Tetto a due falde sulla navata maggiore e minori, su capriate lignee, a vista sull'aula centrale; a falda unica sulle cappelle laterali. Manto di copertura in coppi di cotto.
Pavimenti e pavimentazioni
A riquadri di cotto fiorentino.
Elementi decorativi
Colonne e pilastri in mattoni a vista; volte a crociera con costoloni a vista in mattoni alternati a conci di pietra. Tra le opere di valore si segnala, a sinistra dell'ingresso, il sepolcro della famiglia Scotti Gonzaga (secolo XIV) e, nella navata destra, tra la III e la IV campata, quello in breccia di Verona (secolo XIV) di proprietà degli Scotti, che reca sulla lastra la raffigurazione a bassorilievo di un cavaliere e sul fronte, entro cinque edicole ad arco polilobato, Maria e il Bambino circondati da santi. Nella cappella a destra del presbiterio, presso la porta della sagrestia, è visibile un affresco (inizi del XV secolo) che rappresenta Antonio Scotti davanti al Beato Marcolino da Forlì, interessante opera del pittore genovese Gherardo Garatoli, cognato di Bartolomeo Groppallo, l'autore della grande ancora lignea della Cattedrale. Nei pressi si possono ammirare altri dipinti murali del XV secolo con i Santi Pietro e Paolo e Cristo al sepolcro. Le volte del presbiterio vennero invece affrescate dal pittore Sebastiano Galeotti con la collaborazione del quadraturista Francesco Natali (prima metà del XVIII secolo), che palesa nell'andamento rigorosamente architettonico dell'insieme ove si alternano balconcini concavi e convessi, il carattere tipicamente bolognese della sua formazione. Si entra poi nella spaziosa cappella della Madonna del Rosario posta in fondo alla navata sinistra. Edificata a spese della confraternita omonima al principio del XIX secolo, ospita due magniloquenti dipinti neoclassici, l'uno del piacentino Gaspare Landi (1756-1830) illustrante la salita al Calvario, l'altro con la presentazione al Tempio di Vincenzo Camuccini (1771-1844), eseguiti su committenza della confraternita stessa nel 1808. Pur esemplati alla luce della comune poetica neoclassica, cresciuta sulle idee di Winckelmann e Mengs e alimentata dalla statuaria classica e da Raffaello, le due tele ne propongono declinazioni diverse. Quella del Camuccini, educato nell'ambiente romano, si carica di una intonazione solenne e oratoria, corroborata dal forte risalto statuario delle figure, che dà vita a una composizione densa di richiami a Raffaello, a Reni, a Domenichino, a David, e che ha il suo fulcro nel candido panno sul quale il Sacerdote tiene il Bambino, fondale abbagliante per il profilo raffaellesco di Maria. Diversa appare invece la tela del Landi, portavoce di un neoclassicismo affine alle tendenze lombarde, che stempera le rigide proposizioni di Winckelmann, attraverso il recupero della «poetica degli affetti» di matrice secentesca e la morbida pittura di Correggio e Leonardo. Ne nasce un'opera dai chiari accenti sentimentali, esplicitati dalle espressioni accorate dei personaggi che attorniano Cristo, oppresso dal peso della croce e doloroso diaframma della intera composizione.
Impianto strutturale
Strutture verticali in muratura portante.
Adeguamento liturgico

altare - intervento strutturale (1977)
altare maggiore, mensa in tavolato ligneo sostenuta da due telamoni lignei attribuiti a Giovanni Sceti risalenti al secolo XVIII (risistemazione).
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