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Firenze
Firenze
chiesa
parrocchiale
S. Niccolò Oltrarno
Parrocchia di San Niccolò a Oltrarno
Pianta; Facciata; Campanile; Interno; Elementi decorativi; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture
presbiterio - intervento strutturale (1970)
XII - XII(origini carattere generale); 1164 - 1164(cenni storici carattere generale); XIII - XIII(cenni storici carattere generale); XIII - 1349(cenni storici carattere generale); 1374 - 1374(cenni storici carattere generale); 1390 - 1401(stato di conservazione intero bene); 1411 - 1414(ricostruzione intero bene); 1418 - 1421(ricostruzione intero bene); 1422 - 1430(cenni storici carattere generale); 1430 - XV(cenni storici carattere generale); 1465 - 1465(cenni storici Cappella Quaratesi); XV fine - XV fine(cenni storici coro); 1525 - 1525(cenni storici carattere generale); 1557 - 1579(cennistorici carattere generale); 1579 - 1585(cennistorici carattere generale); 1930 - 1960(variazione d'uso compagnia); 1967 - 1970(vicende conservative intero bene); XXI - 2008(vicende conservative sacrestia); 2017 - 2017(vicende conservative rosone)
Chiesa di San Niccolò Oltrarno
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Niccolò Oltrarno <Firenze>
Altre denominazioni S. Niccolò Oltrarno
Ambito culturale (ruolo)
tardo gotico (primo impianto)
architettura della controriforma (rifacimento)
Notizie Storiche

XII  (origini carattere generale)

La chiesa sorge come edificio sacro per gli artigiani alle dipendenze del monastero di San Miniato, per lo più dediti ai mulini e alle gualchiere esistenti colà lungo l'Arno e che vivevano nel borghetto di fondovalle che allora prenderà il nome di Fondaccio di San Niccolò. L'intero borgo era stato pianificato nell'XI secolo dai monaci Benedettini con case a schiera per i loro operai dediti alla fabbricazione di panni di lana. La chiesa originaria si sviluppava secondo l'asse est-ovest, in aderenza alla strada, a una sola navata absidata, con murature realizzate a filaretto; possedeva una cripta elevata sopra il piano di campagna con il presbiterio al di sopra, secondo la tipologia presente anche a San Miniato. Tale cripta (ancora esistente, a destra della chiesa attuale) è a tre navatelle separate da colonne, delle quali una possiede un capitello corinzio molto schematizzato, probabilmente di età romana e qui reimpiegato dalle maestranze benedettine che realizzarono la chiesa.

1164  (cenni storici carattere generale)

La chiesa è citata per la prima volta nel 1164 ("ad Crucem Sancti Miniatis prope ecclesiam Sancti Nicholai") ed era allora ancora fuori dalle mura urbane.

XIII  (cenni storici carattere generale)

Allora sono note anche le vicine mulina di San Niccolò, dei monaci, che verranno agevolate dalla creazione del nuovo ponte di Rubaconte del 1227 (oggi alle Grazie). Un circuito murario include la chiesa in città e la porta di San Niccolò venne eretta immediatamente ad est di essa, all'altezza dell'odierna via del Giardino Serristori (verrà demolita nel Settecento). Un'altra ipotetica ma non documentata postierla a sud e quasi di fronte alla chiesa metteva in comunicazione con la strada conducente a San Miniato.

XIII - 1349 (cenni storici carattere generale)

L'ultimo circuito murario comunale ingloba anche il borgo ad oriente di San Niccolò e vengono erette le nuove ed ancora esistenti porta di San Niccolò nel 1340/1349 e porta di San Miniato.

1374  (cenni storici carattere generale)

I monaci Olivetani, insediatisi a San Miniato, rinunciano al patronato sulla chiesa di San Niccolò, che passa alle dipendenze della mensa vescovile nel 1374. In seguito e fino al 1412 la chiesa verrà curata dai monaci di San Lorenzo al Castagno (Monticelli), che dipendevano dal sovrastante monastero di Monteoliveto.

1390 - 1401 (stato di conservazione intero bene)

La chiesa si trova in pessime condizioni ed è quasi un rudere.

1411 - 1414 (ricostruzione intero bene)

I Quaratesi e segnatamente Bernardo di Castello, e altre famiglie abbienti della zona dopo il 1401 ed entro il 1421 circa promuovono i lavori per la nuova chiesa, che allora era "diruta". I Quaratesi, originari di Quarrata, si erano inurbati nel popolo di S. Niccolò, costruendo il proprio palazzo vicino a quello dei Mozzi. Di origine ghibellina, si erano ben presto fatti ‘di popolo’, abbracciando la causa guelfa e potendo così essere abilitati ai pubblici uffici fin dal 1317; appartenevano all'Arte di Calimala. I lavori, che risultano oramai già intrapresi nel 1411 (si parla in quell'anno di "nova ecclesia"), hanno un'accelerazione già prima del 1412. Nel 1414 viene acquistata una casa contigua verosimilmente per abbattere e dar posto alla nuova chiesa.

1418 - 1421 (ricostruzione intero bene)

Michele Guardini, appartenente all'Arte dei Beccai e legato ai Quaratesi, fa realizzare le capriate e il tetto a copertura della navata del nuovo edificio. Nel 1421 la chiesa risulta oramai del tutto "coperta" e diviene di patronato del popolo. Autore della costruzione potrebbe essere stato Francesco della Luna, architetto dilettante che continuò lo Spedale degli Innocenti dopo la morte del Brunelleschi. La costruzione presenta un'iconografia a croce latina irregolare, con asse di sviluppo nordest-sudovest, tre cappelle terminali e due nei bracci, secondo uno schema tardogotico. Le cappelle sono di patronato delle varie famiglie del rione. Con probabilità l'originario progetto prevedeva una pianta a tau, con un transetto sul quale prospettavano la cappella maggiore e due cappelle laterali per lato. La chiesa ebbe un tramezzo, o divisione mediana della navata in corrispondenza delle finestre laterali mediane, al quale erano addossati almeno due altari, e venne interamente affrescata.

1422 - 1430 (cenni storici carattere generale)

Nel 1422 Bernardo di Castello Quaratesi, il cui primo testamento risale al 1418, morto nel 1423 e sepolto in chiesa, è rammentato come “restaurator, innovator, et benefactor Ecclesiæ Sancti Nicholai Ultrarnum", "fundator in magna parte dictæ novæ ecclesiæ Sancti Nicholai et ipsa ad perfectionem perduxit de suo proprio". Nel 1423 circa Gentile da Fabriano esegue un primo polittico per la chiesa (forse per la cappella dei Banchi, ma recenti ipotesi propongono che in realtà fosse stato realizzato per altro luogo, San Salvatore al Monte, e qui giunto solo nell'Ottocento) e poi nel 1425 un altro per la cappella maggiore dei Quaratesi. Castello di Piero, vicino a Cosimo il Vecchio, è eletto priore nel 1428 e suggella così il prestigio raggiunto dalla famiglia. Tra il 1425 ed il 1430 Masolino dipinge una tavola (l'Annunciazione) forse per la cappella Guardini, nel braccio sinistro di chiesa; Bicci di Lorenzo un trittico per l'altare dei Pieri presso il tramezzo a destra.

1430 - XV (cenni storici carattere generale)

Esistono porzioni di affreschi quattrocenteschi eseguiti in corrispondenza del primo e del terzo altare attuali lungo il lato orientale della navata e nella cappella di destra. Michelozzo esegue il noto Crocifisso, ora presso il secondo altare di destra.

1465  (cenni storici Cappella Quaratesi)

Neri di Bicci dipinge una Trinità nel 1463 per un altare di chiesa. Attorno al 1465 viene ristrutturata in forme umanistiche la cappella a destra della chiesa da Francesco di Andrea Quaratesi, nipote ed erede di Bernardo, negli stessi anni nei quali Castello di Piero Quaratesi (m. 1465) e l'Arte di Calimala erano coinvolti nel lavori di ampliamento della chiesa di San Salvatore al Monte; l'altare con la sua mostra a parete, attribuita a Michelozzo, ma espressione evidente dell'umanesimo albertiano attraverso maestranze rosselliniane, sembrerebbe che in origine si trovasse in chiesa (in corrispondenza di dove verrà poi aperto l'arcone orientale?) e che poi (ma in tempi assai ravvicinati) fosse stata traslata dove attualmente si trova.

XV fine  (cenni storici coro)

Domenico Del Tasso (1440-1508) esegue il nuovo coro ligneo allo scadere del Quattrocento.

1525  (cenni storici carattere generale)

La chiesa viene elevata a prioria.

1557 - 1579 (cennistorici carattere generale)

I Quaratesi e l'Arte di Calimala finanziano un riordinamento interno della chiesa; nasce la Compagnia dell'Assunzione nel 1557, dopo l'alluvione di quell'anno, e nel 1561 viene ristrutturata la cappella maggiore e vi è inserito il nuovo tabernacolo disegnato da Giorgio Vasari, al tempo del rettore Leonardo Tanci da Montelupo, letterato e membro dell'Accademia Fiorentina fondata nel 1540, che aveva fatto pressioni per un restauro dell'edificio sacro fin dal 1557. Le opere, essendo il Tanci molto vicino a Cosimo, si estendono negli anni seguenti alle cappelle laterali e quindi alla navata, dove viene demolito il tramezzo, sono eretti nuovi altari di patronato di varie famiglie, di ascendenza sempre vasariana, ma per i quali è stato fatto il nome pure di Giovan Antonio Dosio. Le finestre quattrocentesche sono tamponate e ne sono aperte di nuove in posizione differente da quelle quattrocentesche e con mostra architravata.

1579 - 1585 (cennistorici carattere generale)

I lavori perdurano fino al 1579/1580, quindi fino a dopo la morte del Granduca Cosimo I e del Vasari, con la definizione degli arredi pittorici degli altari, la realizzazione del pulpito e dell'organo, opera di Dionigi di Agostino Romani (1581) posto con la sua cantoria lungo la parete longitudinale sinistra (ancora è presente in loco la balaustra in pietra tripartita dela cantoria). Tra le opere pittoriche ricordiamo quelle dell'Allori, del Poppi, di Jacopo Coppi, di Alessandro Del Barbiere e del Naldini. Dal 1572 è documentata l'oramai avvenuta creazione della nuova sagrestia nella precedente cappella dei Quaratesi posta ad oriente. La chiesa è riconsacrata nel 1585. I processi di ristrutturazione cinquecenteschi sono raffrontabili con le opere simili eseguite sempre dal Vasari in Santa Maria Novella ed in San Remigio.

1930 - 1960 (variazione d'uso compagnia)

La Compagnia settecentesca a sinistra della chiesa ospita dal 1930 l’oratorio per i ragazzi e dal 1960 un cinema parrocchiale, per il quale fu realizzato un apposito ingresso.

1967 - 1970 (vicende conservative intero bene)

Con l’alluvione del 1966 la chiesa subì gravi danni, dovuti all’afflusso di acque che giunsero all’altezza di oltre 4 metri. Ebbero subito inizio i lavori di restauro, dal rifacimento complessivo dei rivestimenti interni al restauro degli arredi che ancora ad oggi è da completare. Nel 1970 ed a cura della Soprintendenza fu rifatta la pavimentazione (con vespaio sottostante) e vennero restaurate le coperture, preservando l'originaria struttura lignea.

XXI - 2008 (vicende conservative sacrestia)

La sacrestia è stata nuovamente aperta nel 2008 al termine di lavori di restauro che hanno compreso il rifacimento delle coperture, il restauro dell’affresco quattrocentesco e l'edicola in arenaria, il rifacimento dei rivestimenti interni, la rasatura della pavimentazione.

2017  (vicende conservative rosone)

Nel 2017 è stato restaurato il rosone in facciata.
Descrizione

La chiesa di San Niccolò è ubicata a Firenze nel quartiere di Santo Spirito. La chiesa, rivolta verso sudovest, prospetta su una piazzetta lungo via San Niccolò. All'esterno la facciata presenta un'intonacatura tinteggiata di chiaro, come all'interno. La pianta si articola su una sola navata con altari laterali e due cappelle costituenti una sorta di transetto. Tre cappelle, tra le quali quella maggiore mediana, concludono l'edificio.
Pianta
La chiesa ha pianta cruciforme latina irregolare con due cappelle laterali nei bracci (cappella Guardini e cappella Uguccioni) e tre cappelle nell'area presbiteriale, secondo uno schema gotico. Tali cappelle hanno pianta quadrangolare. Dall'area antistante alle cappelle si accede alla sagrestia sulla destra, già originaria cappella dei Quaratesi; dalla navata, sulla sinistra, una porta immette nell'ex Compagnia. In facciata vi è un portale mediano ed uno laterale a sinistra, di pertinenza della sede dell'originaria Compagnia. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 32,90, lunghezza fino agli archi delle cappelle frontali: m 27,70, larghezza della navata centrale m 16,90, larghezza totale massima m 31,00.
Facciata
La facciata è a capanna, con intonaco tinteggiato di bianco. La chiesa ha un portone centrale di accesso in facciata con portale frontonato cinquecentesco in arenaria ed uno laterale sulla sinistra, architravato. Sopra il portale centrale si apre un grande oculo, come un oculo più piccolo si trova pure sopra il portale della Compagnia. Sul colmo del tetto è il monte di pietra con la croce. L'angolata sinistra è evidenziata da conci in pietraforte a vista.
Campanile
Il campanile è a torre a pianta quadrata, intonacato.
Interno
Nel suo complesso la chiesa è un tipico esempio di edificio tardogotico, pur modificato nel Cinquecento. La navata, assai spaziosa, è coperta da capriate lignee a vista; lateralmente di trovano tre altari cinquecenteschi a destra e tre a sinistra, le mostre dei quali sono caratterizzate da colonne laterali tuscaniche sorreggenti un frontone triangolare risaltato e sormontato da un altro frontone centinato gravato alle estremità da vasi e serrato superiormente dal simbolo bernardiniano (un'ostia raggiata). Le mense degli altari sono sorrette da colonnine. Tra i primi due altari di destra di trova un portale frontonato, tra il secondo ed il terzo il pulpito attuale in pietra con cantoria semiottagonale si mensole a raggiera, tra quelli di sinistra due portali con frontone triangolare, dei quali il primo è ora trasformato in edicola ed il secondo dà accesso all'ex Compagnia. Sopra gli altari sono le finestre trabeate (vere quelle di sinistra, false quelle di destra). In controfacciata si trovano altri due altari simili ai precedenti ed anch'essi sormontati da due finte finestre trabeate, così che tutto l'insieme assume le caratteristiche di un perimetro in continuum secondo schemi controriformati della seconda metà del Cinquecento, pur senza la scansione di membrature architettoniche (lesene e cornicioni). Il portale in controfacciata ha un arco ribassato con il concio in chiave risaltato. L'altezza massima della navata è m 20,40, quella minima ai lati m 17,20. Due archi sestiacuti immettono nelle cappelle laterali e poggiano su capitelli laterali a foglie d'acanto, privi del fusto sottostante, ma inseriti direttamente entro il muro intonacato; sopra l'altare barocco alla romana in bicromia di marmi della cappella di sinistra (cappella Guardini) è un finestrone ogivale con una vetrata policroma che sostituisce quello originario quattrocentesco. L'area presbiteriale è sopraelevata di tre scalini, La cappella maggiore presenta un arcone ogivale poggiante su due semipilastri in pietraforte qualificati da capitelli gotici con doppia corona di foglie d'acanto e una copertura a crociera. Nella parete di fondo della cappella sono due porticine laterali con frontone triangolare e panche lignee perimetrali del coro, scandito a parete da lesene con intarsi a toppo ed elaborati capitelli figurati tardoquattrocenteschi; al di sopra è la mostra settecentesca dell'organo, allora qui trasferito e ampliato, lumeggiata d'oro con una trabeazione sormontata da due angeli suonanti trombe e con la cantoria poggiante su quattro mensoloni. Anche le cappelle poste di lato hanno archi sestiacuti e poggiano su paraste gotiche in pietraforte con capitelli a due ordini di foglie d'acanto; al loro interno sono altrettanti altari tuscanici cinquecenteschi con frontone triangolare risaltato e sormontati da finestre frontonate. La sagrestia attuale, coperta mediante una volta a padiglione unghiato su peducci perimetrali, presenta una mostra dell'altare quattrocentesca, contraddistinta da due colonne composite con arcone superiore che è qualifica da lacunari con rosoni nell'imbotte, tipico della seconda metà del XV secolo.
Elementi decorativi
Vari lacerti di affreschi quattrocenteschi si trovano lungo la parete longitudinale destra. Nella cappella di sinistra è un altare marmoreo barocco; nel pavimento sono tombe gotiche quattrocentesche e alle pareti vari stemmi in pietra. Nella vecchia cripta si trova il paliotto quattrocentesco in pietra di un altare della chiesa della prima metà del XV secolo (con lo stemma forse dei Quaratesi o dei Gianni).
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione delle navate e delle tre cappelle è in cotto arrotato a crudo, disposto a spina; gli scalini antistanti l'area presbiteriale sono in arenaria.
Coperture
La navata è coperta dal tetto poggiante su sette capriate e che presenta un camminamento centrale fra di esse; le cappelle hanno volte a crociera costolonate e intonacate. Le falde del tetto a capanna sono realizzate con terzere poggianti sulle capriate e travetti sormontati da un pianellato. Il manto di copertura è in coppi e tegole piane.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1970)
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare messo in opera nel 1970. Mensa eucaristica in arenaria, poggiante su corpo centrale e quattro colonne laterali (misure cm 323 x 94 x 100). Tabernacolo collocato nella cappella Guardini, laterale sinistra. Sede lignea posta al centro del coro. Leggio in lapideo realizzato con il riuso di un colonnino del XVI secolo rinvenuto nell'ambito dei lavori di restauro della pavimentazione della chiesa. Fonte battesimale: in uso bacile in ottone, mobile. Un confessionale ligneo, nella cappella laterale destra.
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