chiese italiane
censimento chiese
edifici di culto
edifici sacri
beni immobili
patrimonio ecclesiastico
beni culturali ecclesiastici
beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Pisa
Pisa
chiesa
parrocchiale
S. Paolo a Ripa d'Arno
Parrocchia di San Paolo a Ripa d'Arno
Struttura; Pianta; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Facciata; Elementi decorativi; Campanile
presbiterio - intervento strutturale (19765-1975)
X - 1032(fondazione intero bene); 1095 - 1097(citazione intero bene); XII - XII(cappella di Sant'Agata intorno); XII - XIII(costruzione facciata); 1133 - 1148(ricostruzione
ampliamento intero bene); 1147 - 1147(citazione intero bene); 1151 - 1158(citazione intero bene); XIV - XIV(citazione intero bene); 1409 - 1409(citazione intero bene); 1492 - 1492(restauro cupola e coperture); 1552 - 1565(citazione intero bene); XVII - XVIII(erezione altari laterali); XVIII - XVIII(citazione intero bene); XIX - XIX(chiusura
riapertura al culto intero bene); XIX - XIX(restauro intero bene); 1943 - 1943(demolizione parziale intero bene); 1944 - 1944(restauro intero bene); 1944 - 1952(restauro intero bene); 1954 - 1954(riapertura al culto intero bene); 1987 - 1982(restauro facciata); 2005 - 2006(rifacimento pavimento interno); 2015 - 2018(restauro intero bene)
Chiesa di San Paolo a Ripa d'Arno
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Paolo a Ripa d'Arno <Pisa>
Altre denominazioni Chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano
S. Paolo a Ripa d'Arno
Ambito culturale (ruolo)
romanico pisano (costruzione)
Notizie Storiche

X - 1032 (fondazione intero bene)

La chiesa di San Paolo a Ripa d'Arno, fondata intorno al X secolo, è testimoniata per la prima volta in un documento del 29 agosto 1032 relativo alla vendita di alcune proprietà. La chiesa con l'annesso monastero benedettino maschile sorgeva a Sud dell'Arno, nel settore occidentale, in un'area isolata e scarsamente popolata.

1095 - 1097 (citazione intero bene)

Tra il 1095-1097, il complesso passò ai monaci vallombrosani, il cui insediamento favorì lo sviluppo abitativo dell'area circostante la chiesa con la nascita del borgo di San Paolo.

XII  (cappella di Sant'Agata intorno)

A metà del XII secolo, nel chiostro retrostante la chiesa, fu eretta la cappella di Sant'Agata.

XII - XIII (costruzione facciata)

Nella seconda metà del XII secolo fu innalzata la facciata, che ha avuto un lungo periodo di elaborazione. La parte inferiore presenta sulla destra evidenti influssi islamici, mediati probabilmente dalla Sicilia normanna, mentre la parte superiore presenta tratti gotici, essendo ancora in lavorazione nei primi anni del Trecento, come attestano i documenti.

1133 - 1148 (ricostruzione, ampliamento intero bene)

Negli anni Trenta e Quaranta del XII secolo, la chiesa fu ricostruita ed ampliata con l'aggiunta del transetto: una lamina plumbea datata 20 luglio 1133 ricorda la traslazione delle reliquie di Sant'Anastasia dal vecchio al nuovo edificio. Il 18 ottobre 1148 la chiesa venne consacrata da Papa Eugenio III, come riportato nell'epigrafe in marmo pavimentata nell'area absidale.

1147  (citazione intero bene)

Il privilegio di Papa Eugenio III, datato 7 febbraio 1147 definì ufficialmente l'area di influenza monastero. Secondo il documento, dalla chiesa di San Paolo dipendevano otto cappelle: San Sebastiano, San Cassiano, San Vito, Sant'Angelo, San Pietro, San Giusto, San Leonardo, San Cristoforo. Nella carta, inoltre, si fa riferimento per la prima volta all'esistenza dell'ospedale annesso al cenobio.

1151 - 1158 (citazione intero bene)

Una pergamena databile tra il 1151 e il 1158 sancisce un accordo tra il monaci vallombrosani e i canonici della cattedrale relativo ai diritti di sepoltura presso la chiesa di San Paolo: il documento consentiva ai monaci di ricevere le sepolture di chi ne avesse fatto richiesta (salvo i diritti spettanti ai canonici) e impegnava i canonici a non accogliere inumazioni spettanti al cenobio.

XIV  (citazione intero bene)

A partire dal XIV secolo, un periodo di forte crisi non solo economica ma anche spirituale investì il monastero, dovuta all'incuria e alla negligenza tanto dei monaci quanto degli abati.

1409  (citazione intero bene)

Dai primi anni del Quattrocento fino alla metà del secolo successivo, il monastero passò sotto la guida di otto cardinali, a partire dal cardinale Landolfo Marramauro, che assunse l'impegno conferitogli da Papa Alessandro V il 10 luglio 1409.

1492  (restauro cupola e coperture)

I documenti attestano che nel 1492 fu eseguito il restauro delle coperture della chiesa e della cupola.

1552 - 1565 (citazione intero bene)

Nel 1552, il complesso fu affidato a Ugolino Grifoni, che si impegnò a mantenere il bene e a restaurarlo. Il 13 maggio 1565 Papa Pio IV soppresse il monastero e lo passò in commenda all'ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, pur mantenendo il patronato della famiglia Grifoni.

XVII - XVIII (erezione altari laterali)

Tra il XVI e il XVIII secolo furono edificati gli altari laterali posizionati lungo le pareti del corpo principale della chiesa e lungo le pareti Est dei bracci del transetto.

XVIII  (citazione intero bene)

Alla fine del XVIII secolo, l'Ordine di Santo Stefano fu soppresso e la chiesa fu eretta in parrocchia. Nel 1798, San Paolo assunse la cura d'anime della vicina chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano.

XIX  (chiusura, riapertura al culto intero bene)

Il 9 aprile 1809, la famiglia Grifoni perse il patronato sulla chiesa, che fu chiusa al culto fino alla metà del XIX secolo, quando venne riaperta ed affidata a Luigi della Fanteria, arciprete del capitolo del Duomo.

XIX  (restauro intero bene)

Verso la metà dell'Ottocento, la chiesa di San Paolo fu riaperta al culto e sottoposta a restauro. L'intervento fu affidato all'ingegnere Pietro Bellini, che eliminò le superfetazioni barocche allo scopo di riportare l'edificio all'essenzialità delle linee romaniche originarie.

1943  (demolizione parziale intero bene)

I bombardamenti subiti da Pisa dal 31 agosto al 23 settembre 1943, investirono senza scampo anche la chiesa di San Paolo a Ripa d'Arno, provocando gravi danni alla struttura. Metà della copertura della navata centrale fu distrutta, gran parte del fianco Sud crollò e una bomba cadde al centro dell'aula senza esplodere, provocando il crollo di una colonna e di alcune porzioni murarie. Il campanile fu danneggiato e i fabbricati addossati alla chiesa, già malridotti, furono gravemente compromessi.

1944  (restauro intero bene)

Nell'immediato Dopoguerra, la Soprintendenza di Pisa eseguì i primi interventi d'urgenza, volti a puntellare e mettere in sicurezza ciò che rimaneva dell'edificio sacro. Il Soprintendente Piero Sanpaolesi, appena insediato, coadiuvato dall'ingegnere Giancarlo Nuti, organizzò il trasferimento presso la Certosa di Calci delle opere mobili sopravvissute ai bombardamenti e dispose il recupero del materiale da reimpiegare per la futura ricostruzione.

1944 - 1952 (restauro intero bene)

La prima fase dei restauri riguardò il ripristino delle coperture, la sistemazione della facciata, la fornitura e il riposizionamento della colonna di granito caduta, il restauro degli altari e il rifacimento del pavimento. La seconda fase interessò soprattutto il consolidamento della parete absidale esterna, liberata dagli edifici ad essa addossati. Infine fu demolita la struttura del campanile, gravemente danneggiata dalla guerra.

1954  (riapertura al culto intero bene)

Dopo gli interventi di restauro effettuati a partire dall'immediato Dopoguerra, la chiesa di San Paolo fu riaperta al culto per la Pasqua del 1954.

1987 - 1982 (restauro facciata)

Tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta, il rivestimento marmoreo della facciata fu sottoposto ad un intervento di restauro da parte della Soprintendenza di Pisa.

2005 - 2006 (rifacimento pavimento interno)

Nei primi anni del Duemila è stato eseguito il rifacimento della pavimentazione in cotto della chiesa, rovinata dall'umidità, e il riposizionamento di un nuovo pavimento costituito da elementi in cotto fatti a mano di forma quadrata.

2015 - 2018 (restauro intero bene)

Tra il 2016 e il 2018, la chiesa è stata sottoposta a un importante restauro strutturale volto al consolidamento statico dell'edificio, in seguito ai dissesti che si erano evidenziati negli ultimi anni.
Descrizione

La chiesa di San Paolo sorge a sud dell'Arno, nella zona occidentale della città, inserita nel quartiere di Sant'Antonio. Una tradizione tardomedievale, priva di fondamento storico, attribuisce il titolo di “primo duomo” alla chiesa, sorta insieme all'annesso monastero a partire dal X secolo. Agli inizi del XII, l'edifico di culto doveva apparire circondato da locali destinati alla vita monastica, tra cui due chiostri che compaiono nelle carte riguardanti il cenobio: il primo posizionato alle spalle della parete absidale, includente al centro la piccola cappella di Sant'Agata, e l'altro disposto probabilmente lungo il fianco sud della chiesa, comprendente la sala del capitolo. Tali strutture, già malandate per il passare del tempo e danneggiate dalla Seconda guerra mondiale, furono del tutto asportate durante i restauri del dopoguerra, in modo tale da scoprire la zona absidale e la cappellina. Attualmente la chiesa si presenta libera su tutti i lati, ad eccezione della testata del transetto destro, costruito in aderenza con un corpo di fabbrica novecentesco, destinato a sacrestia e a casa canonica, che ingloba tracce del loggiato marmoreo della sala capitolare. Il prospetto principale e i fianchi della chiesa si affacciano sull'omonima piazza, in parte pavimentata con conglomerato bituminoso ed in parte tenuta a verde con alberature. A ridosso delle pareti esterne corre un marciapiede caratterizzato da una pavimentazione lastricata in pietra grigia, posata a correre e disposta ortogonalmente alle facciate. Anche la parte tergale è rivolta verso una zona verde alberata, al centro della quale sorge la già citata cappella di Sant'agata. La facciata principale è caratterizzata da un profilo a salienti, suddivisa in due ordini sovrapposti. Il primo, realizzato in pietra verrucana nella parte inferiore e in marmo a fasce bicrome nella parte superiore, è scandito da cinque arcate cieche definite da lesene e pilastri angolari, ciascuna decorata da rosoni e losanghe: l'arcata centrale e le due poste alle estremità del prospetto includono i portali di accesso alla chiesa, architravati e archivoltati. La parte superiore è caratterizzata da tre ordini di loggette sovrapposte, costituite da colonnine lisce e tortili con capitelli sovrastati da teste antropomorfe scolpite presso l'intersezione degli archi. Due monofore vetrate si inseriscono al centro del primo loggiato, una terza è aperta al centro del secondo e l'ultima, "aerea", sul lato destro dell'ultimo livello. Il fianco sinistro, orientato verso nord, presenta un basamento in verrucano e un rivestimento marmoreo in continuità col prospetto principale. La parete esterna della navata e il cleristorio sono caratterizzati da archi ciechi di diversa altezza, sostenuti da lesene e decorati alternativamente da strette monofore e losanghe intarsiate. Il fianco sud, probabilmente coperto dalle strutture del chiostro, ha un paramento composto da conci di pietra irregolari, da tufo e da una porzione interamente in laterizio. La parte tergale dell'edificio è dominata dal volume semicircolare dell'abside, formata da cinque arcate sostenute da paraste e caratterizzata da un grande finestrone centrale di derivazione gotica. A destra, il paramento murario del transetto prosegue la decorazione del fianco corrispondente, mentre a sinistra la parete, per buona parte in laterizio, presenta una decorazione ad archetti pensili. L'interno, a tre navate, è concluso da un alto transetto e da una breve abside semicircolare centrale: lo schema riconduce l'edificio al diffuso modello vallombrosano a croce commissa. Le navate sono divise da due pilastri e da due file di colonne in granito dell'elba, a sostegno di una serie di archi a sesto acuto. All'incrocio dei bracci del transetto si inserisce la cupola, intonacata e tinteggiata. In testa al braccio sud, una porta conduce in sacrestia e agli altri locali parrocchiali.
Struttura
La muratura perimetrale dell'edificio presenta varie composizioni: la facciata principale mostra, nella parte inferiore, un'alta porzione in blocchi ben squadrati di pietra verrucana su cui si innesta un rivestimento marmoreo a fasce bicrome, ottenute dall'alternanza di lastre di calcare bianco di San Giuliano con quelle di calcare nero di Vecchiano e Asciano. Il prospetto destro è realizzato in conci di pietra e tufo più o meno squadrati e di dimensioni variabili, mentre il fianco sinistro risulta costituito da conci squadrati di Verrucano per l'attacco a terra e dallo stesso rivestimento in marmo bianco e nero della facciata, nella parte superiore. Conci di Verrucano ben squadrati anche per il transetto, l'abside e il cleristorio. Internamente le pareti perimetrali sono composte da conci di pietra verrucana lasciata a vista.
Pianta
La chiesa si presenta a pianta basilicale suddivisa in tre navate da due file di sei archi a sesto acuto, impostati su cinque colonne per parte. Un alto transetto conclude lo sviluppo dell'aula e introduce alla breve abside centrale, illuminata da bifora gotica. Il presbiterio, ricavato in corripsondenza dell'incrocio dei bracci, è sollevato di un breve gradino rispetto al resto dell'aula. Dalla parete Sud del transetto destro una porta conduce in sacrestia, collegata sul lato opposto anche con l'ingresso della casa canonica. La parete Ovest dello stesso braccio presenta invece tracce di un portale tamponato in laterizio, che consentiva l'accesso dall'esterno. Nel transetto opposto, in posizione simmetrica, si apre un portale secondario, tutt'oggi utilizzabile. Nel cleristorio della navata principale e lungo le pareti esterne delle navate laterali si apre una serie di strette monofore.
Coperture
La navata centrale presenta una copertura a doppia falda con struttura a capriate, terzere e travicelli in legno e mezzane in cotto. Per irrigidire ulteriormente la struttura sono stati inseriti, sul piano orizzontale, dei tiranti incrociati ogni due capriate. Le navate laterali sono dotate di una copertura ad unica falda costituita da travicelli in legno poggianti su travi/mensola, adiacenti alle murature, e mezzane in cotto. Anche in questo caso sono state inserite delle catene di controspinta. Per il transetto copertura analoga alla navata maggiore ad eccezione dei tiranti metallici. All'incrocio dei bracci del transetto, si inserisce una cupola a volta a sesto rialzato, intonacata e tinteggiata. Il catino absidale semisferico è composto da blocchi regolari di verrucano lasciati a faccia vista.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione delle navate e dei bracci del transetto è costituita da quadroni di cotto fatto a mano delle dimensioni di 43x43 cm, posati parallelamente alle pareti. Al centro della navata maggiore si inseriscono cinque lapidi terragne, eseguite in marmo bianco tra il XIV e il XVI secolo. Il pavimento del presbiterio, rialzato di un gradone rispetto al resto dell'aula, presenta elementi in cotto, della stessa tipologia ma di dimensioni più piccole (30x30 cm), anch’essi con posa regolare. Alle spalle dell'altare maggiore, è inserita in pavimento un’antica lapide in marmo bianco in ricordo della riconsacrazione della chiesa da parte di Papa Eugenio III nel 1148. L’area absidale, ulteriormente rialzata di un gradone, è pavimentata son lastre di pietra di vari formati, disposta a correre, in senso longitudinale rispetto all’asse della chiesa.
Facciata
La facciata a salienti è suddivisa in due ordini sovrapposti da una cornice marcapiano, al centro della quale si inserisce la figura di un leone gradiente, circondata da un motivo a rosette e girali vegetali. Il primo ordine, costituito nella parte inferiore da pietra verrucana e in quella superiore da fasce bicome in calcare bianco e nero, è scandito da cinque arcate cieche, ciascuna definita da una ghiera scolpita e decorata da rosoni o losanghe intarsiate. Ai lati dell'arco maggiore, sono inseriti due altorilievi in marmo statuario: a sinistra, la figura della Madonna Orante, rappresentata stante sotto un'edicola sorretta da coppia di colonnine binate, opera bizantina del XII secolo, e a destra quella della Vergine, recentemente accostata all'iconografia dell'Annunziata, frutto questa volta di una bottega pisana del XIV secolo. L'archeggiatura centrale e i due archi posti all'estremità della facciata accolgono i tre portali d'ingresso: al di sotto del maggiore è inserito il portale principale, architravato e archivoltato, affiancato da due sculture leonine accostabili alla taglia di Rainaldo. La parte superiore del prospetto, realizzata tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, è costituito da tre ordini di loggette sovrapposte, scandite da colonnine lisce e a tortiglione, cimate da capitelli con foglie d'acqua, a loro volta sormontati da testine marmoree scolpite. Come attesta un documento del 1307, Giovanni Pisano figura come garante della fornitura degli elementi in marmo da Carrara necessari al completamento della facciata. La lunetta del portale laterale del transetto settentrionale accoglie al centro una tarsia marmorea a motivi geometrici, ricavata da una mensa d'altare paleocristiana. Al di sopra, in asse con l'ingresso, è inserito in parete un frammento di sarcofago romano ascrivibile al III secolo, raffigurante due geni alati che sorreggono un clipeo centrale con ritratto di donna palliata.
Elementi decorativi
All'interno la chiesa si presenta a tre navate scandite da due file di cinque colonne più un pilastro per parte: le colonne in granito dell'Elba sono dotate di capitelli di tipo corinzio, tra cui si distingue quello scolpito con le figure dei santi Pietro e Paolo sulla seconda colonna di sinistra, risalente al terzo quarto del XII secolo. Le pareti, oggi in pietra lasciata a vista, un tempo erano coperte da pitture murali, raffiguranti Storie del Vecchio Testamento e il Martirio di sant’Anastasia. Dell'intero ciclo pittorico sono sopravvissuti soltanto le raffigurazioni dei santi Bartolomeo Apostolo e Francesco sul primo pilastro a sinistra, attribuite a Buonamico Buffalmacco e databili intorno al 1336. In controfacciata, a destra del portone d'ingresso principale, è conservato un grande sarcofago a vasca in marmo bianco risalente al IV secolo, caratterizzato da una decorazione strigilata. Due protomi leonine affiancano le figure centrali di due coniugi che si stringono la mano. Nel 1194 s.p., come riportato nell'iscrizione, l'opera è stata riutilizzata come sepoltura del giureconsulto pisano Burgundio. Le pareti laterali dell'aula, prive di altari secondari, sono ornate dalle stazioni in bronzo della via crucis, eseguite da Enrico Manfrini nel 1961. Un'altra opera contemporanea è collocata nel braccio sinistro del transetto, in prossimità della parete est: su una pedana rialzata in laterizio, è posizionato il fonte battesimale in travertino di Mario Bertini del 1957-58, accompagnato da un bassorilievo dello stesso autore raffigurante il Battesimo di Gesù, inserito nella parete sopra il fonte. Il presbiterio, sollevato di un gradino rispetto all'aula e al transetto, è coperto da un'alta cupola intonacata e tinteggiata, impostata su quattro pilastri angolari. Al centro si colloca l'Altare maggiore postconciliare, costituito dall'originale mensa in marmo poggiante su un novecentesco basamento a forma di parallelepipedo con rivestimento in pietra lavorato a gradina. Alle sue spalle, inserita a pavimento, una lapide in marmo ricorda la riconsacrazione della chiesa nel 1148 da parte del papa Eugenio III, incorniciata da altre iscrizioni ottocentesche. Al centro della parete absidale si apre l'ampia bifora gotica con vetrata trecentesca raffigurante Gesù e gli Apostoli entro clipei, restaurata con aggiunte ottocentesche. In occasione dell'impegnativo restauro che ha recentemente interessato l'edificio, le opere pittoriche più rilevanti sono state temporaneamente rimosse e collocate in un luogo protetto, in attesa del completamento dei lavori e dell'imminente riapertura al culto della chiesa. In testa al transetto sinistro era collocata la tavola dipinta di Turino Vanni raffigurante la Madonna in trono col Bambino tra i santi Ranieri, Bona e Torpè, datata 1396 e proveniente dalla distrutta chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano. Al centro del catino absidale era esposta la croce dipinta con volto del Christo Triumphans attribuita al Maestro di Calci e ascrivibile alla seconda metà del XIII secolo, e corpo ridipinto tra il XVI e il XVII secolo.
Campanile
Il campanile, gravemente danneggiato durante la guerra, è andato perduto: si conservano solo tre campane (due delle quali firmate dal maestro Bartolomeo e dal figlo Loteringio e datate rispettivamente 1213 e 1242), trasferite nel 1978-1979 sul campanile della chiesa del monastero delle benedettine.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (19765-1975)
L'adeguamento liturgico ha comportato la sostituzione dell'Altare maggiore preconciliare con una mensa per la celebrazione liturgica versus popolum: quest'ultima è costituita da una grande lastra in marmo bianco di recupero, appoggiata su un novecentesco basamento a forma di parallelepipedo con rivestimento in pietra lavorato a gradina. A sinistra dell'altare è collocato un leggio in legno, mentre sul pilastro sinistro del catino absidale è fissata alla parete una mensola metallica (attualmente vuota), per l'alloggiamento del tabernacolo eucaristico.
Contatta la diocesi