chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Pisa Pisa chiesa parrocchiale SS. Jacopo e Filippo Parrocchia dei Santi Jacopo e Filippo Struttura; Pianta; Coperture; Pianta; Elementi decorativi presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980) XII - XII(costruzione intero bene); XII - XV(citazione intero bene); 1477 - 1477(citazione intero bene); XVII - XVIII(restauro intero bene); 1745 - 1745(citazione intero bene); 1748 - 1748(citazione intero bene); 1754 - 1754(citazione intero bene); XIX - XIX(variazione d'uso complesso conventuale); XIX - XIX(citazione intero bene); XIX - XX(variazione d'uso intero bene); 1906 - 1906(citazione intero bene); 1928 - 1928(restauro intero bene); 1970 - 1979(citazione intero bene); 1974 - 1974(citazione intero bene)
Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo
Tipologia e qualificazione
chiesa parrocchiale
Denominazione
Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo <Pisa>
Altre denominazioni
Chiesa dei Santi Iacopo e Filippo Chiesa di San Iacopo in Orticaia Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo SS. Jacopo e Filippo
Ambito culturale (ruolo)
romanico (costruzione)
Notizie Storiche
XII (costruzione intero bene)
Dall'analisi delle strutture è probabile che l'edificio di culto sia stato edificato intorno al XII secolo.
XII - XV (citazione intero bene)
La chiesa di San Iacopo in Orticaia, che compare nei documenti dal 1110, era retta dai Canonici Regolari di Sant'Agostino, che qui rimasero fino al XV secolo. Nel 1264 la chiesa era dotata di un ospedale.
1477 (citazione intero bene)
Nel 1477, la chiesa dei Santi Jacopo e Filippo fu data in commenda ed affidata ai Priori del clero secolare scelti tra i Canonici del Duomo.
XVII - XVIII (restauro intero bene)
La chiesa subì interventi di modifica e restauro sia nel XVII che nel XVIII secolo. E' probabilmente nel primo periodo che l'edificio fu ripartito in tre ambienti, secondo la divisione sopravvissuta fino ai giorni nostri: il vestibolo, l'aula vera e propria e la sacrestia.
1745 (citazione intero bene)
Nel 1745, l'Arcivescovo di Pisa Francesco Guidi soppresse la prioria nella chiesa dei Santi Jacopo e Filippo ed istituì nei locali annessi la Pia Casa di Esercizi Spirituali.
1748 (citazione intero bene)
Nel 1748, l'Arcivescovo di Pisa Francesco de' Conti Guidi soppresse la cura di San Jacopo e la aggregò a quella di San Michele degli Scalzi.
1754 (citazione intero bene)
Nel 1754, venne fondata la Confraternita del SS.mo Sacramento e dei Santi Ranieri e Antonio Abate, nata dall'unione dalle due rispettive confraternite provenienti dalla chiesa di Santa Croce in Fossabanda e da San Michele degli Scalzi.
XIX (variazione d'uso complesso conventuale)
A metà del XIX secolo, a seguito di un'epidemia di colera, la chiesa e i locali del convento furono destinati a lazzaretto.
XIX (citazione intero bene)
A metà del XIX secolo, chiesa e convento ospitarono le monache espulse da San Matteo e, in seguito, i monaci provenienti da Santa Croce in Fossabanda.
XIX - XX (variazione d'uso intero bene)
I locali della chiesa e dell'annesso convento servirono sia durante un'epidemia di tifo che nella Prima guerra mondiale, quando qui furono ospitati ufficiali prigionieri feriti.
1906 (citazione intero bene)
Nel 1906, la chiesa fu concessa dall'Arcivescovo di Pisa Cardinal Pietro Maffi agli Oblati di Maria Vergine (Padri di Pio Brunone Lanteri), che la riaprirono al culto.
1928 (restauro intero bene)
L'edificio fu restaurato nel 1928 dall'ingegner Pera.
1970 - 1979 (citazione intero bene)
Intorno agli anni Settanta del XX secolo, la chiesa dei Santi Jacopo e Filippo fu investita del ruolo di parrocchiale, in sostituzione della chiesa di San Michele degli Scalzi, temporaneamente chiusa e sottoposta a lavori di ricostruzione a causa dei danni bellici subiti.
1974 (citazione intero bene)
La prioria fu ripristinata nel 1974 dall'Arcivescovo di Pisa Benvenuto Matteucci.
Descrizione
La chiesa dei Santi Jacopo e Filippo, anticamente detta San Iacopo in Orticaia, è collocata a margine di via San Michele degli Scalzi, nel quartiere di Porte alle Piagge. La strada ne lambisce il fianco sinistro, mentre il destro è costruito in parte in aderenza all'adiacente pensionato universitario Lanteri e in parte affacciato sul chiostro del convento degli Oblati di Maria Vergine. La zona tergale dell'edificio risulta libero, circondato da un piccolo terreno tenuto a prato. La facciata principale è introdotta da un breve spazio antistante, interamente asfaltato, che funge sia da sagrato che da accesso al pensionato studentesco. Il paramento murario dell'edificio risulta eterogeneo: la parte inferiore è costituita da blocchi squadrati di pietra verrucana, su cui si imposta la parte superiore in pietra calcarea. Quest'ultima risulta mancante sul prospetto principale, sostituita da una parete in laterizio. Lungo il fianco sinistro e sull'abside è presente una decorazione ad archetti pensili, poggianti su peducci lavorati con teste umane ed animali. Al centro è presente il portale di accesso principale, archivoltato, profilato da stipiti in marmo con capitelli scolpiti e da un architrave intarsiato a motivi geometrici. Alla sua sinistra si apre una finestra quadrangolare, ricavata all'interno del profilo di un portale minore tamponato ed arricchita da un architrave di spoglio di epoca romana. La parte superiore del prospetto, conclusa a capanna, è formata da una cortina in laterizio, al centro della quale campeggia un finestrone rettangolare con cornice in pietra serena. Il retro dell'edificio è dominato da un abside semicircolare, realizzato in blocchi di pietra, e dal campanile a pianta rettangolare, che risulta impostato proprio sull’emiciclo absidale. La cella campanaria, in cui si aprono grandi archi contenenti le incastellature metalliche per il sostegno delle campane, presenta una copertura cuspidata. All'interno la chiesa, originariamente ad aula unica, appare suddivisa in tre ambienti contigui: l'ingresso, l’aula vera e propria e la sacrestia. In controfacciata è presente una loggia chiusa da tre archi vetrati a tutto sesto, che dialoga con l'adiacente zona conventuale.
Struttura
Muratura perimetrale in pietra, lasciata a faccia-vista esternamente, intonacata e tinteggiata internamente. La facciata principale presenta nella parte inferiore un bozzato costituito da conci squadrati regolari di vari formati, mentre la parte superiore è conclusa da laterizi. Gli altri prospetti hanno caratteristiche analoghe alla facciata principale, con conci di dimensioni e disposizione analoghe ma di diverso materiale (pietra grigia).
Pianta
In origine l'edificio era costituito da un'aula unica che, intorno al XVI secolo, fu suddivisa in tre distinte porzioni, sopravvissute nello schema planimetrico attuale: il primo vano è un grande spazio che funge da atrio e che consente il collegamento con i locali del convento tramite una porta posta sulla parete destra. La seconda stanza corrisponde all’aula vera e propria, collegata alla sacrestia (terzo vano) mediante due porte aperte ai lati dell’Altare maggiore. In controfacciata è presente una loggia chiusa da tre grandi archi a tutto sesto dotati di vetrate, facente parte dei locali del convento.
Coperture
L’aula e la sacrestia presentano un tetto a due spioventi, costituito da capriate, terzere, travicelli in legno e mezzane in cotto. Si tratta di una copertura relativamente recente, in quanto la precedente è andata distrutta nel 1858. Sulla parete di fondo della sacrestia si trova l’antica abside della chiesa, dotata di catino e calotta in blocchi di pietra lasciati a vista. Diversa la copertura dell’atrio che presenta una volta a botte lunettata in corrispondenza degli ingressi, completamente intonacata e tinteggiata.
Pianta
La pavimentazione dell’intero edificio è costituita da mattonelle in cotto delle dimensioni di 15x30 cm, disposte a spina diagonale. Realizzata ex novo in occasione dei restauri della fine degli anni Novanta.
Elementi decorativi
La facciata a capanna, delimitata lateralmente da due pilastri angolari parziali, è costituita nella parte inferiore da blocchi di pietra ben squadrati e nella parte superiore da un paramento murario a laterizi. Il portale d'ingresso principale, archivoltato, è caratterizzato da due stipiti con capitello in marmo e da un architrave a tarsie marmoree bicrome, bianche e nere, a disegno geometrico. A sinistra, un portale secondario tamponato ospita una finestra quadrangolare, decorata al vertice da un frammento marmoreo di epoca romana. All'interno la chiesa si presenta a pianta rettangolare e conserva ancora la divisione seicentesca in tre ambienti, adibiti a funzioni diverse: atrio, aula vera e propria e sacrestia. Il primo è caratterizzato da pareti dipinte, decorate da riquadrature eseguite nel XIX secolo da Mattia Tarocchi, contenenti le figure degli Evangelisti. Sulle pareti laterali trovano posto due altari barocchi: quello di destra, dedicato a Santa Rita e datato 1684, è formato da una mensa in pietra serena e da un dossale delimitato da due colonne dipinte a finto marmo con capitello corinzio, poste a sostegno di un frontone ricurvo spezzato e ostia raggiata centrale. Il secondo, dedicato a Sant'Antonio da Padova e datato 1689, ha una struttura simile al precedente: accoglie la statua del Cristo morto sotto la mensa in pietra e quella della Madonna Addolorata al centro del dossale. Quest'ultimo è stato rivestito nel XX secolo da lastre di marmo, inciso coi nomi dei caduti nei due conflitti mondiali. A destra della porta che introduce in chiesa, è collocata un'acquasantiera in marmo bianco del 1633, commissionata dal priore Francesco Bigazzi, mentre addossato alla parete sinistra si trova il moderno fonte battesimale in pietra, con vasca tronco-conica poggiante su colonna circolare scolpita. L’aula vera e propria, coperta da un moderno tetto a capriate lignee, è caratterizzata dalla presenza di alti postergali lignei settecenteschi (memorie dei seggi delle antiche confraternite), che ne ricoprono le pareti laterali a partire dall'ingresso fino all'area presbiteriale. Al di sopra si sviluppa il ciclo di affreschi attribuito al Tarocchi e realizzato a partire dal 1753: finti stucchi e false cornici accompagnano gli episodi sacri rappresentati all'interno delle quadrature. Al centro della parete di fondo del presbiterio, rialzato di un gradino rispetto al resto dell'aula, campeggia l'Altare maggiore settecentesco, realizzato in muratura tinteggiata di bianco e profilata d'oro. La mensa è sostenuta da volute arricciolate, mentre l'imponente dossale è concluso da un ricco frontone, ornato da due figure di angelo modellate a tutto tondo e dal simbolo dello Spirito Santo. Al centro della mostra è esposta una tavola dipinta del XIV secolo, raffigurante la Madonna col Bambino di Turino Vanni, donata dalla famiglia pisana Cervelli alla compagnia di San Iacopo agli inizi del XIX secolo. A seguito del restauro degli anni Novanta, il dossale fu “svuotato” della parte centrale della muratura per consentire di vedere in trasparenza l’originaria abside medievale, rimasta chiusa all'interno del terzo vano adibito a sacrestia.
Adeguamento liturgico
presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980)
Rimasto intatto l’Altare maggiore preconciliare, l'adeguamento liturgico ha comportato l'inserimento al centro del presbiterio di una mensa in legno dorato per la celebrazione versus populum. A destra dell'altare è collocato un ambone, anch'esso in legno scolpito e dorato.