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beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Spinerano
San Carlo Canavese
Torino
cappella
sussidiaria
Santa Maria di Spinerano
Parrocchia di San Carlo Borromeo
pianta; facciata; prospetti laterali; Impianto strutturale; interni; presbiterio; apparato pittorico; apparato liturgico; campanile
presbiterio - aggiunta arredo (1970-80)
XI - XI(costruzione antica costruzione); ante 1118 - ante 1118(prima citazione carattere generale); 1349 - 1349(proprietà carattere generale); metà XIV - metà XIV(utilizzo carattere generale); 1386 - 1386(proprietà carattere generale); inizi XV - inizi XV(restauro e apparato decorativo antica costruzione); XVI - XVIII(visite pastorali antica costruzione); fine XVI - inizi XVII(utilizzo carattere generale); 1771 - 1771(visita pastorale antica costruzione); 1773 - 1774(ricostruzione aula e restauro intero bene); 1840 - 1840(proprietà carattere generale); fine XIX - fine XIX(testimonianza fotografica esterni); 1890 - 1890(testimonianza fotografica intero bene); 1893 - 1893(restauro intero bene); 1898 - 1898(realizzazione paliotto d'altare); 1911 - 1911(monumento nazionale carattere generale); metà XX - metà XX(realizzazione recinzione intorno); 1960 - 1960(restauro interno); 1990 - 1990 (restauro tetto e affreschi); 1999 - 2003(restauro affreschi ); 2016 - 2017(restauro intero bene)
Cappella di Santa Maria di Spinerano
Tipologia e qualificazione cappella sussidiaria
Denominazione Cappella di Santa Maria di Spinerano <Spinerano, San Carlo Canavese>
Altre denominazioni Cappella di Santa Cecilia (o di Santa Maria di Spinerano)
Ambito culturale (ruolo)
romanico (costruzione)
Notizie Storiche

XI  (costruzione antica costruzione)

La costruzione dell'edificio risale al XI secolo, su un territorio denominato Spineranno. La cappella originaria era composta da un'unica aula, più ampia e più alta di quella attuale, con abside semicircolare e campanile, sviluppato in altezza nel tempo. A sud era delimitata dal muro che oggi vediamo reciso: la parete del campanile proseguiva verso ovest, ergendosi fin sotto alle lastre lapidee che vediamo ammorsate nella muratura della torre, e che costituivano il manto di copertura dell'aula. Il campanile risultava incluso nell'aula, con due passaggi voltati ad arco, che consentivano una deambulazione sottostante la torre; il passaggio più ampio verso ovest venne poi tamponato. Sopra questo rimangono le tracce di un affresco parietale che un tempo era rivolto verso l'aula. La traccia del muro di delimitazione ovest, lasciata a vista nel pavimento dell'aula attuale, testimonia che l'aula originaria risultava più corta di quella attuale.

ante 1118  (prima citazione carattere generale)

La prima menzione di un sacello in questo territorio è antecedente al 1118, citata in un documento come possedimento dell'abbazia di San Solutore in Torino (ancora nel 1289 è citata tra questi possedimenti): in Spinerano ecclesiam Sancti Solutoris.

1349  (proprietà carattere generale)

Il cardinale Guidone unisce la cappella alle proprietà della mensa dell'abbazia di San Mauro di Pulcherada, insieme alla chiesa di San Lorenzo di Torino.

metà XIV  (utilizzo carattere generale)

Durante la peste Nera del Trecento viene utilizzata come lazzaretto per gli appestati.

1386  (proprietà carattere generale)

Nell'elenco delle decime della diocesi di Torino del 1386 risulta dipendente, insieme alle altre chiese di Ciriè, dalla pieve di San Maurizio.

inizi XV  (restauro e apparato decorativo antica costruzione)

Nel 1432 un terziario francescano, certo Magister Dominicus de la Marcha d’Ancona, vive presso la cappella per alcuni anni come eremita. Da una bolla di Martino V del 1444 si apprende che il francescano era giunto presso la cappella diruta di Spinerano dodici anni prima e l'aveva restaurata con suo denaro e lavoro, sistemando alcuni ambienti vicini per abitarvi, cintato un orto e costruito un pozzo. Sono a lui attribuiti i dipinti presenti nel catino absidale e sull'arco trionfale.

XVI - XVIII (visite pastorali antica costruzione)

Nelle visite pastorali del Cinquecento, Seicento e Settecento la cappella risulta ornata con il necessario per la celebrazione, con dipinti e con un quadro raffigurante la natività nell'abside; il soffitto è in legno e la porta in legno dà sulla strada che porta a San Carlo.

fine XVI - inizi XVII (utilizzo carattere generale)

Negli ultimi anni dei Cinquecento fino ai primi del Seicento la cappella viene utilizzata per la celebrazione della messa ai contadini della Vauda, fino al 1621 quanto viene costruita quella dedicata a San Carlo Borromeo.

1771  (visita pastorale antica costruzione)

Nella visita pastorale è descritta come "rusticum tugurium", indecente e circondata da rovi e sterpaglie, pertanto se ne interdice la celebrazione e si chiede al priore don Paolo Maffei di Moncalieri di provvedere alle riparazioni.

1773 - 1774 (ricostruzione aula e restauro intero bene)

La cappella viene restaurata, viene abbattuta l'aula dell'originario sacello e ne viene ricostruita una nuova, più piccola, voltandola in mattoni.

1840  (proprietà carattere generale)

Dal 1840 fa parte della parrocchia di San Carlo Borromeo.

fine XIX  (testimonianza fotografica esterni)

Una foto storica risalente agli anni 1860-70, ritrae il fronte settentrionale della cappella, dove si osserva la presenza di un tratto di muro, oggi reciso, coincidente con il muro nord dell'aula originaria.

1890  (testimonianza fotografica intero bene)

Foto datate 1890 testimoniano lo stato di abbandono della cappella. Inoltre la bifora sud della cella campanaria è priva della colonnina a stampella e della porzione di muratura sovrastante che ne definiva i due archetti.

1893  (restauro intero bene)

Grazie all'interessamento di Alessandro Baudi di Vesme la cappella viene restaurata. Nel sottotetto un'iscrizione ne indica la data e gli autori: "Delleanni G.D. 1893 fatto ristauro S.Maria muratori A.Fachio P.Martinetti". Viene demolito il tratto di muro a nord. Sul campanile viene aggiunta la colonnina a stampella nella cella verso sud e ricostruiti i tre archetti pensili.

1898  (realizzazione paliotto d'altare)

Il paliotto d'altare è opera della marchesa Maria D'Oria di Ciriè.

1911  (monumento nazionale carattere generale)

La cappella viene dichiarata monumento nazionale.

metà XX  (realizzazione recinzione intorno)

Nella seconda metà del Novecento viene realizzata la recinzione attorno.

1960  (restauro interno)

La cappella viene restaurata e ridipinta nella parte Settecentesca.

1990   (restauro tetto e affreschi)

Negli anni Novanta del Novecento viene rifatto il tetto e consolidati gli affreschi interni.

1999 - 2003 (restauro affreschi )

Nel 1999 inizia una campagna di restauri del ciclo d'affreschi interno da parte del Laboratorio di restauro Rocca, conclusasi nel 2003.

2016 - 2017 (restauro intero bene)

Consolidamento e restauro murature portanti; consolidamento e restauro facciate; consolidamento e restauro campanile.
Descrizione

La cappella è collocata a sud di San Carlo Canavese, lungo la strada che collega il comune con Ciriè. L'edificio sorge entro un'area recintata, presenta tutti i fronti liberi e facciata rivolta ad ovest. La cappella, di impianto romanico, conserva l'abside e il campanile originari, mentre l'aula è frutto di una ricostruzione settecentesca. L'aula ha pianta rettangolare, voltata a botte con lunette, semplicemente tinteggiata di bianco; sul pavimento e sul lato destro sono presenti elementi architettonici che testimoniano le dimensioni del sacello originario, più corto e più largo. Il semicatino absidale è completamente affrescato ad opera del Magistro Domenicus de la Marcha d'Ancona. L'edificio ha struttura in muratura portante mista, con tetto in legno e manto di copertura in coppi. La facciata è semplice, con fronte a capanna; il paramento murario romanico, in parte deteriorato, è evidente nell’abside e nel campanile. L’abside conserva una decorazione con archetti pensili raccordati da lesene e tre finestrelle. Il campanile è collocato a destra dell'abside; si eleva su pianta quadrata e termina con cuspide in pietra. La parte inferiore è priva di aperture e di decorazioni, mentre la parte superiore è divisa in tre piani decorati da archetti pensili, di cui gli ultimi due piani sono caratterizzati rispettivamente dall'apertura di monofore e di bifore. L'edificio, a fronte dei recenti restauri, presenta buono stato conservativo. La cappella è officiata in occasione della festa della titolare.
pianta
La cappella ha pianta rettangolare ad aula unica, conclusa con abside semicircolare.
facciata
La facciata è rivolta ad ovest e presenta fronte a capanna. Su di essa si aprono la porta d'ingresso, in legno ad un battente, affiancata da due finestre "guariniane", e una finestra leggermente arcuata posta in asse con la porta. La facciata presenta finitura ad intonaco, tinteggiata di tonalità ocra; la zoccolatura e le cornici che riquadrano le aperture sono di tonalità marrone.
prospetti laterali
Esternamente è ben delineata la separazione tra l'abside e il campanile, di epoca romanica, e l'aula settecentesca. I prospetti laterali dell'aula presentano medesima finitura della facciata; una finestra rettangolare si apre sul lato sud. Sul lato sud, in corrispondenza del campanile, è visibile una parte del muro demolito che delimitava il sacello originario. L'abside è ripartita in sei campi da lesene collegate in sommità da archetti pensili, due per ogni scomparto; il sesto campo, verso nord, ha un solo archetto. Nei tre campi contigui centrali si aprono tre piccole finestre a doppia strombatura. I campi sono rivestiti da intonaco, mentre elementi in laterizio risultano sulle lesene e contornano archetti e aperture. La fascia muraria di coronamento superiore vede alternarsi un corso in laterizio, a tratti disposto a spina di pesce, ed un corso di ciottoli. Sormonta il tutto una cornice di mattoni regolari a sbalzo.
Impianto strutturale
L'edificio presenta struttura portante in muratura di tipo misto, in laterizio, ciottoli e pietre squadrate. Internamente l'aula è coperta da volte a botte con lunette, mentre il catino absidale da semicupola. Il tetto, a doppia falda, ha struttura lignea e manto di copertura in coppi.
interni
L'aula si presenta semplicemente intonacata e tinteggiata di bianco, mentre il catino absidale e l'arco trionfale sono affrescati. Una cornice corre lungo le pareti dell'aula e funge da imposta alla volta. In corrispondenza del punto di congiungimento tra abside e aula, sul lato destro, è presente una stretta fessura, a prova dell'esistenza di un'aula originariamente più larga; a testimonianza della minore profondità dell'antico sacello, è conservata nel pavimento dell'aula la traccia del muro, con relativo varco, che delimitava ad ovest la cappella originaria. Sempre sul lato destro dell'aula sono conservati frammenti di laterizi di epoca romana, resti di una tomba ritrovata nelle vicinanze.
presbiterio
Il presbiterio è collocato nell'abside ed è rialzato di un gradino rispetto l'aula. Non è presente un altare maggiore; un parallelepipedo in muratura, posto al centro dell'abside, funge da mensa; sul fronte è posto un paliotto in tela, raffigurante due angeli che sorreggono un cartiglio con la scritta "Sancta Maria ora pro nobis".
apparato pittorico
L’interno dell’abside è interamente coperto dagli affreschi quattrocenteschi del Magistro Dominicus de la marcha d’Ancona. Al centro della calotta è dipinta una Madonna in trono col Bambino circondata da Sant’Antonio Abate che intercede per l'autore inginocchiato dinanzi al trono della Vergine, insieme a Santa Chiara, Santa Caterina d'Alessandria e altra Santa; sul cartiglio dipinto in mano al donatore la frase liturgica eucaristica per i vivi "memento domine famulorum tuarum". A lato la scena della visitazione con Maria e Anna all'incontro con Elisabetta. Al di sotto, nel catino absidale, le figure dei dodici Apostoli, ciascuno con un cartiglio su cui è scritta una frase del Credo e il nome dell'apostolo, separati da una semplice cornice geometrica. Sul frontone absidale la rappresentazione della Trinità: il Padre al centro invia il Figlio racchiuso in una mandorla dorata, preceduto dallo Spirito Santo sotto forma di colomba che procede verso la Vergine Maria. Sopra la volta in mattoni ci è l'Arcangelo Michele. Resti di affreschi romanici rappresentanti gli Apostoli affiorano in alcuni punti della chiesa.
apparato liturgico
L'assemblea è ordinata in panche a battaglione conformemente al volume dell'aula e al suo orientamento.
campanile
Il campanile sorge sul lato sud, a lato dell'abside. Ha pianta quadrata e si eleva su un unico livello, terminando con cuspide piramidale in pietra. L'intonaco che riveste il campanile risulta discontinuo, nonché quasi completamente mancante sui fronti nord ed ovest, lasciando a vista le tessiture murarie che lo costituiscono, suddivise in tre tipologie sovrapposte: la porzione basamentale è costituita da ciottoli; la seconda fascia muraria è in muratura mista a ricorsi di ciottoli ed elementi in laterizio, disposti a spina di pesce nelle campiture centrali; l'ultima fascia è in muratura in elementi lapidei ben squadrati, con limitata presenza di elementi in laterizio. L'ultima fascia, su tutti i lati, si compone a sua volta di tre fasce: la prima presenta uno scomparto con due archetti pensili; nella seconda, sul campo scandito da tre archetti, si apre una monofora; una fascia orizzontale, sottolineata da una decorazione a zig zag in mattoni, divide dalla cella campanaria, aperta con bifora sostenuta da colonnina lapidea a stampella.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1970-80)
La mensa è collocata in corrispondenza del presbiterio storico, costituita da un parallelepipedo in muratura intonacato.
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