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Descrizione |
Facciata in stile composito classico rinascimentale, interamente scandita da lesene e ravvivata da mattone rosso a vista. Portale di ingresso in pietra bianca con colonne scanalate in stile corinzio. Ai lati, in due nicchie simmetriche, le statue di S.Marcello Papa e S.Settimio. Alla sinistra della chiesa spicca la torre campanaria che ha un bel concerto di cinque campane. Sulla facciata due grandi stemmi, sempre in pietra, ricordano il Pontefice Leone XIII e il Vescovo Rambaldo Magagnini. La cornice sorretta dalle lesene riporta l'iscrizione: "Rambaldus Magagninius Epus A.Chr. MDCCCLXXXIX". L'edificio si sviluppa secondo un impianto a croce latina con un'unica grande navata e uno pseudo-transetto. Il corpo longitudinale si conclude con un'abside, in cui sono disposti il Coro e un'apertura laterale attraverso cui si accede al Coretto dei Canonici. Lateralmente si aprono, speculari, otto cappelle. L'area presbiteriale risulta sopraelevata di alcuni gradini rispetto al piano della chiesa. A metà della navata destra si apre l'ingresso della sacrestia, mentre sul lato opposto si innesta il campanile.
Planimetria |
Schema planimetrico a croce latina caratterizzato da un'unica grandiosa navata, con copertura a botte, di oltre 53 m di lunghezza per oltre 12 m nella nave, ai quali si aggiungono i 4 m per parte della profondità delle cappelle che si allineano nella prima metà della navata. Nella seconda metà della navata si aprono gli pseudo-transetti con gli ampi altari di circa 10 m di larghezza, cornu epistolae e cornu evangeli, dedicati rispettivamente a S. Lorenzo e al SS. Sacramento. All'incrocio con il transetto si erge una grande cupola sferica a otto spicchi su pennacchi, priva di tamburo. Sul fondale si allarga il vasto catino absidale semicircolare, sopraelevato di 4 scalini rispetto al piano della chiesa. |
Coperture |
Rinnovo delle strutture portanti, non più idonee a sostenere il peso del tetto stesso, sotto il vescovato di Oscar Serfilippi. Lavoro complesso che ha conferito stabilità e sicurezza al fabbricato. |
Pavimenti e pavimentazioni |
La pavimentazione è stata realizzata nel sec. XVIII in mattoni. Intorno al 1950, per iniziativa di Mons. Carlo Falcinelli, l'intero pavimento fu rinnovato utilizzando il marmo rosso di Verona. Nel 1960, in occasione dell' Ottava Ricognizione Canonica del corpo di S. Settimio, venne applicata una zoccolatura dello stesso marmo a tutta la chiesa. |
Presbiterio |
Spazioso e arioso, risalta nel complesso architettonico della Basilica, in armoniosa proporzione spaziale che richiama immediatamente alla bellezza e alla centralità dell'altare. E' impreziosito dalla splendida varietà dei marmi, dalle artistiche cantorie settecentesche e dai due maestosi organi. L' altare, a doppia ara basilicale, tale già dalla sua realizzazione, è stato consacrato dal vescovo Fonseca. La decorazione parietale, caratterizzata da un sontuoso tendaggio arabescato e la maestosità del grande coro in noce per le solenni funzioni pontificali, conferiscono sacralità ed eleganza al luogo. |
La Cappella della Madonna |
E' la prima a sinistra entrando nella Cattedrale, una ricca e movimentata cappella impreziosita da grande varietà di marmi, che si mostra e richiama l'attenzione per il vivace stile barocco. E' della seconda metà del '700, di giuspatronato della estinta famiglia Mauruzi. E' attigua alla Cappella di San Giovanni Battista, alla quale si accede attraverso un arco.
La volta della cappella è stata dipinta dal pittore Luigi Mancini e rappresenta alcune scene di vita della Madonna: la Visitazione di Maria a S. Elisabetta, l' Assunzione al cielo della Vergine e la sua Presentazione al Tempio. Nelle due parti laterali sopra le arcate, vi sono dipinti raffiguranti personaggi del casato che ha voluto la cappella, utilizzata anche come tomba di famiglia.
L' altare della Madonna è realizzato in stile barocco, è sorretto da pilastri con basamento bianco; le colonne di marmo rosso variegato sono binate, parallele e convergono verso il centro dell'altare ove è collocata l'immagine della Vergine. Ora al centro dell'altare, in sostituzione del vecchio simulacro della Vergine, rivestita di ricchi paramenti ricamati in oro del sec. XVIII, è collocata una bella tavola raffigurante la Vergine con il bambino sulle sue ginocchia, copia dipinta dal pittore jesino Corrado Corradi junior (1894-1963) di una tavola del 1438 di Giovanni Antonio Bellinzoni da Pesaro. Una grandiosa cornice di legno scolpito e dorato, sormontato dalla corona, completa lo splendore dell'altare, il cui complesso dimostra armonia e buon gusto, pur restando fedele al modulo artistico barocco voluto sia dal committente, sia dall'ignoto architetto.
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La Cappella di San Giovanni Battista |
E' la seconda cappella a sinistra, dedicata a San Giovanni Battista. Patronato gentilizio della Famiglia Balleani, è anch'essa in spiccato stile barocco, reso ancora più ricco e vivace per la bellezza e rarità dei marmi policromi dalla preminente tonalità verde smeraldo, con capitelli dorati in stile corinzio e timpano semicircolare. Le colonne sono sorrette da basamenti di marmo nei quali sono effigiati gli stemmi che ricordano e celebrano la nobile e antichissima famiglia jesina. Responsabile del rivestimento marmoreo fu Gianandrea Ascani, appartenente a una delle numerose famiglie provenienti dal territorio di Fossombrone, che fece dell'attività estrattiva di materiale calcareo la principale fonte di sostentamento.
Il conte Gaetano Guglielmi era l'erede della casata Baleani per testamento, redatto nel 1716; egli incaricò maestranze specializzate reperite al di fuori dell'ambito prettamente locale.
L'impostazione dell'intera cappella è basata sulla distinzione tra componente architettonica e ornamentale, perché la distribuzione dei marmi policromi sulle pareti segue uno scopo puramente decorativo.
La volta della cappella è dipinta dal pittore Deglae di Augusta e rappresenta tre episodi della vicenda umana di S. Giovanni Battista.
Al centro dell'altare c'è la grande pala con il dipinto del noto pittore urbinate Filippo Bellini (1551-1604) discepolo di Federico Barocci, che proviene dalla vecchia cattedrale demolita, ed è l'unico elemento conservato della cappella precedente.
Le pareti laterali della cappella sono rivestite da preziosi intarsi marmorei, che vanno dal nero del settore centrale, aperto per permettere il passaggio alle cappelle laterali, alle tinte chiare utilizzate per le paraste d'angolo. Questa disposizione cromatica frammenta lo spazio in tre settori indipendenti l'uno dall'altro, ove ognuno possiede una propria autonomia. L'unico elemento che rimanda all'unità spaziale è il pesante cornicione in marmo bianco che aggancia le pareti, tentando una sintesi cromatica e materica dell'insieme. Sulle pareti vi sono quattro medaglioni ovali che rappresentano, al loro interno, i semibusti dei più noti esponenti della famiglia Guglielmi-Balleani, opera di pregevolissima fattura dello scultore Gioacchino Varlè che segue la tipologia sepolcrale dell'effige entro un medaglione. Lo stemma della famiglia Guglielmi, una guglia posata su pomi d'argento, coronata d'oro con due gigli di Francia e attraversata da una banda rossa trasversale, è rappresentato in un rilievo in marmo posto sopra il cornicione in modo da sovrapporsi alla trabeazione. |
La Cappella di San Rocco |
E' la terza cappella a sinistra ed è dedicata a S. Rocco. Si presenta anch'essa in stile barocco, interamente in stucco bianco, opera di autore ignoto. Il timpano è ornato da angeli assisi o librati, testine di cherubini, con ai lati le due figure allegoriche della Fede e della Carità.
L'altare si struttura in una semplice mensa, ai cui lati si innalzano due colonne scanalate corinzie che sopravanzano le lesene del medesimo stile.
Al centro della cappella c'è la pala che rappresenta la Madonna in trono con il Bambino sulle ginocchia; ai loro piedi ci sono due santi, S. Rocco e un vescovo, forse S. Settimio.
Un alto finestrone dona una tenue luce all'altare. Le lapidi posizionate lateralmente ricordano la famiglia Franciolini che ne deteneva il giuspatronato.
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La Cappella del Santissimo Sacramento |
E' la quarta cappella, la più grande e monumentale del lato sinistro. In stile neoclassico, appare simile ad un frontale di un tempio, il cui timpano, bianco, è sorretto da quattro possenti colonne di variegato marmo dalla tonalità marrone. Al centro il grande dipinto di Gesù che distribuisce l'Eucarestia agli Apostoli, opera del pittore altoatesino Cristoforo Unterperger (1732-1798).
La nobile famiglia Colocci commissionò a Giovanni Andrea Ascanj, abilissimo scalpellino, intorno al 1760, l'altare del SS. Sacramento, su disegno dell'architetto Mattia Capponi. L'altare fu terminato nel 1778, come si legge dall'iscrizione riportata alla base delle colonne.
La mensa sottostante, tra due grandi supporti anch'essi marmorei, è di dimensioni più piccole in confronto al complesso ed è anch'essa in marmi impreziositi da pietra onice. Vi si sale attraverso tre gradini.
A destra è murato il sepolcro del vescovo Angelo Ripanti (1505-1513), scolpito da Giovanni di Gabriele da Como nel 1513, un monumento funerario salvato dalla antica Cattedrale, in puro stile rinascimentale.
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La Cappella di San Lorenzo Martire |
E' la quarta cappella del lato destro che, insieme a quella del Santissimo Sacramento, forma lo pseudo-transetto. E' dedicata a S. Lorenzo Martire, commissionata dal marchese Giuseppe Honorati, della cui famiglia ai lati vi sono i sepolcri marmorei. La cappella è strutturata su due colonne e due lesene marmoree che si sviluppano con la consueta sommità barocca, al centro della quale spicca lo stemma gentilizio degli Honorati.
La pala d'altare è un grande dipinto di Gaetano Lapis, detto il "Caravaggetto", che ha lavorato prevalentemente a Roma ma anche nelle Marche. Rappresenta S. Lorenzo, diacono romano, condannato al crudele supplizio della graticola infuocata, sospinto da un soldato sullo strumento del martirio, mentre altre persone accanto a lui gli suggeriscono di rinnegare la fede cristiana.
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La Sacrestia con la Cappella di San Floriano |
La sacrestia, inizialmente di modeste dimensioni, venne ampliata nel 1818 quando il Capitolo affidò tale incarico all'architetto Mengoni. L'ampliamento interessò parte del cimitero e dell'ossario (ques'ultimo venne coperto con una adeguata muratura e mantenuto sotto la pavimentazione). Nei decenni successivi la sacrestia subì vari ampliamenti fino ad occupare, nel complesso, oltre 200 mq. La prima grande sala, costruita sopra il vecchio ossario, era quella destinata ai sacerdoti e alla vestizione prima delle cerimonie. Al suo interno sono ancora presenti arredi in legno di noce dell'epoca. Gli altri locali sono destinati in parte ad ufficio del parroco ed il restante a sede dell' Archivio Capitolare.
A metà della navata destra c'è un passaggio che immette nella Cappella di S. Floriano che architettonicamente fa parte della sacrestia. Misura circa 10 m di lunghezza e 5 m di larghezza, ed è in stile neoclassico. Al centro vi è l'altare nel cui incavo è custodito l'effige di S. Floriano, il soldato romano martirizzato per la fede cristiana.
Di particolare interesse è l'altare marmoreo in semplice stile rinascimentale, che era l'antico altare maggiore della scomparsa cattedrale del sec. XV. E' in marmi policromi con tarsie marmoree che disegnano lo stemma del cardinale Scipione Borghese, nipote del vescovo Camillo Borghese, presule di Jesi sul finire del '500 poi eletto sommo pontefice con il nome di Paolo V.
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La Cappella di San Biagio |
E' la terza cappella a destra e custodisce l'altare superstite della Cattedrale cinquecentesca demolita. Le colonne, in marmo rossiccio scanalate con capitelli corinzi, sorreggono una trabeazione mistilinea su cui siedono due piccoli angeli.
La pala dell'altare del pittore romano Giovanni Odazzi (1633-1731) rappresenta San Biagio che libera un bambino da una lisca di pesce che minacciava di soffocarlo.
La cappella era in origine di giuspatronato della nobile famiglia Amici, ereditata nel sec. XVII dalla famiglia Ghislieri, anch'essa estinta in ramo diretto.
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La Cappella del Crocefisso |
E' la seconda cappella a destra, di giuspatronato dell'antica famiglia di origine feudale Ripanti, voluta e finanziata dal marchese Giuseppe Ripanti nel 1782. Realizzata in marmi neri variegati con venature chiare, è in stile neoclassico e di monumentali dimensioni. E' dedicata al Crocefisso, la cui immagine in legno scolpito domina la scena. Nella trabeazione sono collocati i simboli della Passione. La struttura culmina in due angeli che sorreggono l'asta con il serpente di bronzo. |
La Cappella di S.Francesco d'Assisi |
E' la prima cappella del lato destro, dedicata a S. Francesco d'Assisi, di giuspatronato della nobile famiglia dei Conti Fossa. Il complesso è in stucco bianco, in un accoppiamento di stile barocco con richiami neoclassici, con doppie colonne binate e capitelli corinzi che sorreggono la parte superiore.
La pala dell'altare, in bassorilievo di legno scuro, è una derivazione del celebre dipinto di Federico Barocci raffigurante Le stimmate di S. Francesco. E' ora priva dell'altare perché al suo posto è stato sistemato il fonte battesimale. |
Fonte Battesimale |
E' uno dei pezzi più preziosi e antichi della Cattedrale, fu realizzato su committenza del vescovo Ghislieri in occasione dei lavori di ampliamento della chiesa e collocato nell'angolo a destra della cappella stessa. Nel 1939 venne spostato al centro della cappella. La vasca ottagonale, tratta da un possente monolite di marmo di Verona con vaste venature in giallo, è sorretta da 6 graziosi leoncini in marmo bianco. Sul fronte della vasca spicca lo stemma gentilizio dei Ghislieri con i simboli episcopali. |
Il Coro e il Coretto dei canonici |
Il coro attualmente presente è quello realizzato da Marco Baroncio su progetto e disegno di Domenico Luigi Valeri (1701-1770); è una pregevole e raffinata creazione artistica in stile composito, con influssi neoclassici e barocchi. Il seggio centrale designato a trono vescovile funge ora, secondo i dettami della nuova liturgia, da cattedra del vescovo diocesano. Nella parte destra dell'altare maggiore si apre il coro invernale per i canonici, commissionato nel 1770 dal vescovo Ubaldo Balsassini all'architetto Nicola Maiolatesi. Tale struttura si rese necessaria per riparare i canonici dal freddo pungente, che fino a quel momento avevano sopportato per la recita dei salmi, utilizzando il coro grande. Realizzato a forma semicircolare, venne ricavato occupando parte della sacrestia dal quale potevano anche seguire le funzioni religiose. |
Elementi decorativi |
Lo sguardo di chi entra in Cattedrale viene subito attratto dal grande affresco absidale (1939) opera del pittore Biagio Biagetti. Rappresenta il Cristo Re con la corona reale ai piedi e con quella di spine in testa; ai quattro lati, S. Settimio e S. Francesco d'Assisi sulla sinistra, S. Floriano e S. Romualdo sulla destra. Lungo la navata centrale, ai quattro lati, vi sono in alto dipinti del pittore pesarese Carlo Paolucci (1738-1803), che rappresentano episodi della vita di S. Settimio. Accanto a questi dipinti vi sono quattro balconate marmoree con richiami barocchi. Sulle due di destra poteva affacciarsi il vescovo, mentre, tra quelle di sinistra, una era l'antico pergamo, e l'altra, accanto alla porta, rispondeva solo a criteri di simmetria. Al centro della volta della navata è raffigurato papa Marcello I che invia S. Settimio a predicare il Vangelo alla pagana città romana di Aesis, opera del pittore jesino Luigi Mancini. Nell'innesto della crociera si libera maestosa la grande cupola nei cui pennacchi sono rappresentati i quattro Evangelisti con i loro simboli in un nimbo di angeli, opera del pittore Placido Lazzarini (1740-1820) e risalgono all'ultimo quarto del sec. XVIII. |
Elementi decorativi |
Il bassorilievo in marmo del 1660 raffigurante la Traslazione della Santa Casa di ignoto scultore barocco romano, fu fatto arrivare da Roma dal cardinale Cybo (1656-1671) per essere collocato sull'altare. Lo stemma vescovile è bene in mostra nella cornice inferiore. Il rilievo misura 4,50 m per 2,46 m e venne portato a Jesi da Carrara ancora diviso in tre lastre, come fanno ritenere le due fratture nella zona superiore ed inferiore, per cui venne montato direttamente in loco. |
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