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beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Cavezzo
Modena - Nonantola
chiesa
parrocchiale
S. Egidio Abate
Parrocchia di Sant'Egidio Abate
Impianto strutturale; Struttura; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni
presbiterio - aggiunta arredo (2023)
1174 - 1183(citazioni preesistenze); 1620 - 1620(ricostruzione preesistenze); 1890 - 1890(restauri intero bene); 1891 - 1891(restauri intero bene); 1894 - 1898(restauri intero bene); 1902 - 1902(restauri intero bene); 1907 - 1907(restauri intero bene); 1912 - 1912(restauro e parziale ricostruzione intero bene); 1921 - 1921(restauri campanile); 1980 - 1981(restauri intero bene); 2012 - 2012(crolli intero bene); 2019 - 2019(riapertura della chiesa intero bene )
Chiesa di Sant'Egidio Abate
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Sant'Egidio Abate <Cavezzo>
Altre denominazioni Chiesa parrocchiale di Sant'Egidio Abate
S. Egidio Abate
Ambito culturale (ruolo)
neoclassico (ricostruzione)
Notizie Storiche

1174 - 1183 (citazioni preesistenze)

Si parla della presenza di un oratorio dedicato al santo già nel 1174 e, nel 1183 si precisa che era collocato nell’isola di S.Egidio, nella corte di Roncaglia, dipendente dal monastero di Nonantola.

1620  (ricostruzione preesistenze)

In un altro documento del 1471 si dice che apparteneva alla Villa del Cavezzo con giurisdizione sulle chiese di Motta e Disvetro; diviene parrocchia nel 1532 e pieve nel 1641, quindi capo congregazione ecclesiastica dal 1677. Sulla porta maggiore della chiesa, all’interno, esisteva un’iscrizione che diceva: “questo tempio, dedicato a S.Egidio, è stato riedificato dalle fondamenta, nell’anno 1620 e restaurato nell’anno 1823”.

1890  (restauri intero bene)

Nel 1890 si rileva la necessità di sostanziali restauri, più radicali ed efficaci di quelli appena conclusi, i quali pare non abbiano risolto i gravi danni da degrado che interessavano tutto l’impianto strutturale.

1891  (restauri intero bene)

Nel 1891 si insedia, come parroco pro tempore, Don Valentino Ferrari il quale s’interessa subito delle opere da farsi e, appena tre anni dopo, scrive: “rimettendo più avanti il risanamento totale della chiesa, in quest’anno a saggio del medesimo, si costruisce, oltre la sagrestia nuova, la cappella della Sacra Famiglia e quella parte di volta maggiore tra la cappella suddetta e la cappella Fattori, che sostituisce il vecchio plafone già da qualche anno caduto.” Dallo schizzo da lui eseguito come traccia dei lavori da eseguire, si nota un edificio più corto dell’attuale con un coro senza abside, e due cappelle soltanto (le due ricordate), più quattro altari addossati alle pareti, due a destra e due a sinistra, quindi il battistero vicino alla cappella Fattori (ora della Madonna del Carmine).

1894 - 1898 (restauri intero bene)

Il problema era comunque quello di reperire i fondi necessari che, nel 1894 dovevano servire, oltre che per il restauro della chiesa, anche per lo spostamento del cimitero che circondava l’edificio, per demolire la cappella mortuaria, per asportare la pesa pubblica dal piazzale e per sistemare tutto il sagrato. Nel 1898, grazie all’offerta di 100 lire da parte di Sua Altezza Reale l’infanta M.Beatrice d’Este e di 60 lire dalla duchessa Aldegonda di Baviera, riprendono i lavori di restauro con la costruzione della cappella del Carmine e lo spostamento del battistero, oltre quelli necessari alla costruzione della nuova strada del cimitero.

1902  (restauri intero bene)

Nel 1902 s’inaugura la cappella di S.Antonio da Padova ultimata e, l’anno seguente, grazie al lascito di 1050 lire da parte della sig.ra Elvira Bianchini, si riesce a completare anche la cappella dedicata al SS. Crocefisso avente ai piedi l’immagine della Madonna della Consolazione. Nel 1904 muore Don Valentino Ferrari e gli succede M. Don Amedeo Piccinini, il quale continua l’operato intrapreso del suo predecessore nel restauro della chiesa. Ritiene opportuno far eseguire delle verifiche strutturali a partire dalle fondazioni al fine di “rilevarne le deficienze” e ottiene il permesso del Sindaco in data 20 febbraio 1907 per iniziare i lavori il 25 febbraio.

1907  (restauri intero bene)

Purtroppo emergono gravi dissesti nelle strutture originarie celate da fodere murarie e, per questo, si decide d’incaricare una personalità come l’architetto Giacomo Masi (Bondeno 1863-1923), cavezzese di adozione: “incaricato dalla Fabbriceria di Cavezzo, di studiare e curare la ricostruzione della chiesa parrocchiale conservando tutto ciò che era possibile conservare del vecchio edificio” L’architetto, dopo aver eseguito le opportune indagini, stima un costo complessivo di circa 34000 lire per il restauro completo della chiesa, ingente somma che conferma in seguito anche in una perizia giurata del 1910.

1912  (restauro e parziale ricostruzione intero bene)

Intanto le funzioni religiose, dal 1908, vengono celebrate solo nel coro e nella sagrestia “i quali luoghi non sono sufficienti a contenere neppure una terza parte della popolazione che alla festa concorre alle funzioni”, per consentire, nel 1909, l’inizio delle incisive opere di ricostruzione progettate dall’architetto Masi. Egli ideò un sobrio e monumentale tempio in forme eclettiche neorinascimentali, che arieggiano particolarmente nella maestosa facciata ad arco trionfale in laterizio alta 21 metri, esempi albertiani e palladiani riassunti in quattro paraste di ordine gigante (cimate da capitelli pseudo ionici con protomi leonine) su alto basamento. Le paraste sorreggono cornicione e timpano in notevole aggetto, sul quale troneggia la croce in ferro battuto. La lunetta soprastante la quadrifora di gusto neoromanico, è adornata da un bassorilievo raffigurante una Annunciazione opera di Giuseppe Ascari (1939) d’ispirazione neorinascimentale. L’inaugurazione è avvenuta nel 1912.

1921  (restauri campanile)

edificio massiccio a pianta quadrata, isolato a distanza dalla chiesa, ricostruito nel 1781, restaurato nel 1921 dall’architetto Giacomo Masi e risanato con un più recente intervento edilizio, ospita l’orologio pubblico. Nel 1830 la precedente cupola di copertura è stata sostituita con una guglia simile all’attuale, poi modificata e allungata dall’architetto Masi nel 1921.

1980 - 1981 (restauri intero bene)

La chiesa di S.Egidio Abate ha subito un ultimo e radicale restauro nei primi anni Ottanta voluto dall’allora arciprete canonico mons. Giuseppe Malagoli.

2012  (crolli intero bene)

In seguito al sisma si è verificato il crollo delle pareti sommitali della navata, degli archi e delle volte della navata, danni minori nel presbiterio e nella zona absidale grazie al contrasto dei corpi di fabbrica adiacenti. Si sono verificate inoltre lesioni diffuse nelle murature perimetrali delle cappelle laterali col crollo delle relative volte.

2019  (riapertura della chiesa intero bene )

Il 2 giugno 2019 la Chiesa Parrocchiale è stata solennemente riaperta al pubblico culto, dopo gli interventi di ripristino post sisma.
Descrizione

La località è citata già in un documento del 1183 col toponimo delle “Casare” comprendente le ville di S.Egidio, Motta e Disvetro, che allora facevano parte della corte di Roncaglia (l’attuale S.Pietro in Elda) appartenente all’Abbazia di Nonantola. In un altro documento del 1203 si parla dell’isola di S.Egidio, una zona paludosa posta tra i due fiumi Panaro e Secchia dove si può identificare il borgo originario di Cavezzo. L’odierno toponimo, in uso a partire dal XVI secolo, pare avere origine dalle forme “Cavezoli” o “Cavezali” legate alla presenza di cavità, avvallamenti e paludi. L'attuale chiesa è un monumentale tempio in forme eclettiche neorinascimentali, che arieggiano particolarmente nella maestosa facciata ad arco trionfale in laterizio alta 21 metri, esempi albertiani e palladiani riassunti in quattro paraste di ordine gigante (cimate da capitelli pseudo ionici con protomi leonine) su alto basamento. Le paraste sorreggono cornicione e timpano in notevole aggetto, sul quale troneggia la croce in ferro battuto. La lunetta soprastante la quadrifora di gusto neoromanico, è adornata da un bassorilievo raffigurante una Annunciazione opera di Giuseppe Ascari (1939) d’ispirazione neorinascimentale. La quadrifora, composta da quattro aperture ad arco a tutto sesto suddivise da eleganti colonnine di marmo binate, appoggia sull’edicola neorinascimentale che incornicia il portale d’ingresso. Il fabbricato, massiccio e imponente, domina la piazza antistante, orientato sull’asse est-ovest, incastonato nel reticolo urbano. L’interno ha una sola navata terminante con un coro semicircolare nel catino absidale, il presbiterio quadrilatero, rialzato di due gradini, posto tra il coro e l’assemblea e delimitato da due archi di trionfo sostenuti da paraste murarie con capitello ionico. L’altare maggiore è collocato sotto l’arco di separazione tra coro e presbiterio. Il coro è coperto con una semicupola. Il presbiterio è coperto con una volta a botte orientata in direzione dell’asse della chiesa, mentre l’aula presenta una volta a botte unghiata in corrispondenza delle finestre laterali semicircolari, suddivisa longitudinalmente in cinque campate alterne scandite da quattro costoloni ad arco a tutto sesto. L’edificio presenta tre cappelle per lato, sollevate su un gradino, che si affacciano sulla navata attraverso archi inquadrati dalle medesime paraste che sorreggono una trabeazione classica, il tutto in forma di travata ritmica.
Impianto strutturale
L’impianto è a croce latina senza i bracci del transetto, col volume dell’ampia navata unica centrale che emerge col tetto a capanna, dietro la facciata, sui due corpi di fabbrica laterali delle cappelle addossate ai lati nord e sud. L’interno ha una sola navata terminante con un coro semicircolare nel catino absidale e tre cappelle per lato, sollevate su un gradino, che si affacciano sulla navata attraverso archi inquadrati dalle medesime paraste che sorreggono una trabeazione classica, il tutto in forma di travata ritmica.
Struttura
Muratura portante continua mista in mattoni pieni di laterizio e pillori di fiume, volte e archi di muratura in tavelle di laterizio, copertura in legno con capriate, arcarecci, travicelli e tavolato, con soprastante manto in coppi.
Coperture
Tetto a capanna con due spioventi sulla navata centrale e a spiovente unico sui corpi addossati lateralmente alla navata. Orditura in legno con capriate, arcarecci e travicelli.
Pavimenti e pavimentazioni
In lastre di marmo
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (2023)
Il presbiterio, rialzato rispetto all'aula da due gradini, presenta l'altare originario in marmo con tabernacolo. La mensa, in marmo rosso presenta paliotto in scagliola, è affiancata a destra dall'ambone in marmo e la sede in legno sulla sinistra.
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