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Nola
Nola
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cattedrale
S. Maria Assunta nel Duomo
Parrocchia di Santa Maria Assunta in Cielo nel Duomo
Struttura; Cripta; Struttura
presbiterio - aggiunta arredo (1985); cattedra - aggiunta arredo (2000)
XIV - XIV(Sopraelevazione intero bene); XV - 1594(ammodernamenti intero bene); XVII - XVII(ammodernamenti intero bene); 1861 - 1954(restauri intero bene)
Chiesa di Santa Maria Assunta nel Duomo
Tipologia e qualificazione chiesa cattedrale
Denominazione Chiesa di Santa Maria Assunta nel Duomo <Nola>
Altre denominazioni Basilica di Santa Maria Assunta in Cielo
Cattedrale di Nola
Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo
S. Maria Assunta nel Duomo
Ambito culturale (ruolo)
maestranze campane (costruzione )
Notizie Storiche

XIV  (Sopraelevazione intero bene)

La Cattedrale di Nola fu costruita per volontà del conte Nicola Orsini sulla confessione del Santo Martire Felice.

XV - 1594 (ammodernamenti intero bene)

La chiesa nel corso del XVI secolo fu interessata da numerosi ammodernamenti. Sotto l'episcopato di Giovan Francesco Bruno fu realizzato dal pittore salernitano Andrea Sabatini un imponente polittico per l'altare maggiore. Opere scultore, invece, furono realizzate dalla bottega di Giovanni Merliano da Nola. Nel 1583 la struttura crollò rovinosamente e fu ricostruita tra il 1586 ed il 1594 sotto l'episcopato di Fabrizio Gallo.

XVII  (ammodernamenti intero bene)

Durante l'episcopato di Giovan Battista Lancellotti l'edificio fu arricchito con decorazioni in marmo, in stucco e con arredi lignei. In luogo della cona del Sabatini fu realizzato un gruppo scultoreo raffigurante la Vergine Assunta tra i santi Felice Vescovo e Paolino.

1861 - 1954 (restauri intero bene)

La notte tra il 12 ed il 13 febbraio del 1861 un incendio di origine dolosa distrusse la cattedrale di Nola. La ricostruzione, realizzata su progetto dell'architetto Nicola Breglia, ebbe inizio nel 1869 e trovò conclusione nel 1909. Nel 1954, in occasione del 1600 anniversario della nascita di San Paolino, la chiesa fu elevata a Basilica.
Descrizione

La Chiesa di Santa Maria Assunta presenta uno stile neo-rinascimentale con tre ampie navate e cappelle laterali. L'edificio fu realizzato dopo l'incendio del 1861 su progetto dell'architetto Nicola Breglia. La struttura è parte integrante dell'insula episcopalis che comprende altri edifici di interesse storico artistico (campanile, palazzo vescovile, chiesa di San Giovanni dei fustiganti, chiesa dei Santi Apostoli).
Struttura
Tra le opere di maggior rilievo ricordiamo, ai lati del transetto, il dipinto raffigurante San Felice tra i leoni dell’anfiteatro e quello di San Felice visitato dall’angelo, opere di Francesco Formisani (XX secolo). Nel catino absidale vi è la statua dell’Assunta, disegnata da Salvatore Cepparulo e realizzata in cartapesta da maestranze locali e leccesi. Allo stesso Cepparulo si deve la realizzazione del nuovo pulpito, che conserva due formelle realizzate nel Cinquecento dalla bottega di Giovanni Merliano da Nola. Un’altra pregevole scultura è la colonnetta del Cereo pasquale, istoriata, realizzata nel XV secolo e restaurata e in parte rifatta nel XX secolo. Degno di ammirazione, inoltre, è il soffitto della navata disegnato da Nicola Breglia, al centro del quale è collocata una bellissima opera di Salvatore Postiglione che rappresenta l’Apoteosi di San Felice. I bassorilievi in cartapesta, sempre nel soffitto, rappresentano San Paolino che celebra presso l’Ara Veritatis e San Paolino e i nolani liberati dalla schiavitù. In controfacciata, infine, troviamo un affresco, realizzato nel 1906 da Gaetano D’Agostino, che raffigura l’Incendio della Cattedrale, mentre tutto intorno alla navata centrale e al catino absidale corrono tondi che ritraggono vescovi nolani.
Cripta
La basilica inferiore, chiamata anche cripta, è legata al culto di san Felice martire, protovescovo della diocesi di Nola. Secondo la tradizione il corpo del santo, decapitato il 15 novembre del 95 d.C., sarebbe stato raccolto dal sacerdote greco Elpidio e deposto in un pozzo nelle cui vicinanze sarebbe sorto un sacello cristiano, primo nucleo della basilica feliciana. La cripta si presenta come un vano di modeste dimensioni, ricoperto da una volta a botte ribassata, al quale è possibile accedere mediante le due rampe di scale situate nelle ultime campate della cattedrale. In origine questo luogo di culto presentava un assetto molto diverso: stando alla testimonianza di Ambrogio Leone (1514), esso aveva una copertura a volta sostenuta da tre file di colonne; Gian Stefano Remondini (1747) ricorda che l’ambiente era riccamente decorato con stucchi e con “dipinture” raffiguranti la vita e i miracoli di san Felice. Senza dubbio la basilica inferiore ha subito profonde trasformazioni, seguendo le vicende costruttive che hanno caratterizzato la storia della cattedrale sovrastante: a partire da Nicola Orsini, passando per Gentile Orsini, i vescovi Gallo e Lancellotti per finire con l’ingente restauro seguìto all’incendio del 1861, che ha determinato l’attuale aspetto del succorpo. Appena discese le scale, troviamo sulla parete di ingresso due opere di notevole interesse: una croce gemmata (V - VI secolo), un tempo murata nella parete dell’abside, decorata con racemi e melograni, e un altorilievo raffigurante Cristo fra gli apostoli (XIII secolo), rinvenuto nel 1874 nella cattedrale a copertura della sepoltura del vescovo Fabrizio Gallo (1585-1614). Nel presbiterio, alle spalle dell’altare in marmi commessi, vi è un tabernacolo in argento, bronzo e rame dorato, realizzato dell’artista Salvatore Cepparulo all’inizio del XX secolo. Questo viene aperto due volte l’anno, il 15 novembre e l’8 dicembre, per verificare il “Miracolo della Manna”, evento prodigioso durante il quale un liquido biancastro stilla da una fessura aperta nella parete retrostante, parete che secondo la tradizione copre la tomba del santo vescovo, e ricade in un piccolo calice custodito nel tabernacolo. La presenza della Manna è da sempre stata avvertita dai fedeli come segno di vicinanza del santo patrono alla città, altresì il mancato miracolo come un triste presagio per la comunità. Tutta l’area presbiteriale è stata oggetto di una indagine archeologica, condotta nel 2012, che ha prodotto informazioni utilissime alla datazione del luogo sacro e ne ha sottolineato la ricca stratigrafia, confermando la presenza di strutture di epoca romana trasformate in luogo di culto cristiano. In particolare la lastra di spolio in marmo pavonazzetto su cui si trova il foro del miracolo della manna, il sottostante muro in opus vittatum e gli strati di affresco che ricoprono la lastra marmorea dimostrano come la parete absidale sia stata oggetto di devozione ininterrotta dall’epoca del martirio di san Felice (I secolo d. C.) ad oggi. Ai lati dell’altare, poi, sono collocate due opere rinascimentali in marmo: a destra l’altare Cesarini con la Madonna tra i santi Giacomo e Michele Arcangelo, opera cinquecentesca commissionata da Iacopo Antonio Cesarini e proveniente dalla cattedrale; a sinistra una mostra di tabernacolo con l’Annunciazione e i santi Michele Arcangelo e Giacomo, voluto dal conte Gentile Orsini, secolo XV.
Struttura
Dal braccio sinistro del transetto si accede alla cappella dell'Immacolata, unica della Cattedrale sopravvissuta all'incendio nel 1861. La cappella è un piccolo gioiello di architettura tardo cinquecentesca, impreziosita da finissimi stucchi. Essa è costituita da due ambienti: il primo a pianta rettangolare con volta lunettata, il secondo a pianta circolare, su cui si innalza la cupola rivestita di embrici di cotto. Il pregevole altare barocco accoglie un paliotto in marmo bianco, raffigurante l'immagine dell'Immacolata Concezione, realizzata nella bottega di Gerolamo D'Auria. Nel tempietto dietro l'altare, in marmi policromi sostenuto da due colonne, è collocata la statua in marmo dell'Immacolata, eseguita nel 1591 da Francesco Cassano, artista attivo nella bottega del D'Auria. La cappella in origine ospitava l’antica sagrestia della Cattedrale e fu concessa alla famiglia dei Barone dei Marchesi di Liveri in cambio della cappella che questi avevano nel braccio opposto del transetto, corrispondente all’attuale sagrestia; questo cambio di patronato avvenne durante l’episcopato di monsignor Antonio Scarampo. Qui sono conservate le tombe di Annibale Barone, dei fratelli Annibale ed Ottone Barone, con epigrafi testamentarie, e di Felice Barone, con stemma partito della famiglia e lo stemma gentilizio degli Albertini, famiglia di Marietta, moglie di Felice. Entrando, sulla destra, si ammira la statua di Maria Santissima Dormiente, realizzata in materiali misti: legno, metalli e stucchi colorati, risalenti al secolo XIX.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1985)
Sotto l'episcopato del vescovo Giuseppe Costanzo fu aggiunto l'altare della mensa in marmo. L'altare ha una forma rettangolare ed allungata e segue il filone teologico che vede nella liturgia eucaristica la celebrazione della fraternità del gesto della cena.
cattedra - aggiunta arredo (2000)
Aggiunta di una nuova sede in marmo realizzata dall'artista don Battista Marello.
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