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Biella
Biella
chiesa
parrocchiale
S. Stefano
Parrocchia di S. Stefano
Impianto strutturale; Campanile
presbiterio - aggiunta arredo (1998)
1402 - 1404 ca.(inizio lavori intero bene); 1412 - 1412(costruzione altare); 1412 ca. - 1412 ca.(costruzione altare laterale navata sinistra); 1444 ca. - 1444 ca.(costruzione altare laterale navata destra); 1489 - 1489(costruzione cappella laterale navata destra); 1501 ca. - 1501 ca.(costruzione altare laterale navata destra); 1610 - 1610(costruzione cappella laterale navata destra); 1611 - 1611(ricostruzione cappella laterale navata destra); 1613 - 1613(costruzione portico); 1617 - 1618(completamento cappella laterale navata destra); 1646 - 1646(costruzione cappella laterale navata destra); 1698 ca. - 1698 ca.(ricostruzione cappella laterale navata destra); 1731 ca. - 1731 ca.(ricostruzione cappella laterale navata sinistra); 1772 - 1772(ricostruzione altare maggiore); 1772 ca. - 1772 ca.(ristrutturazione intero bene); 1772 ca. - 1772 ca.(decorazione intero bene); 1772 - 1772(ricostruzione cimitero); 1772 - 1840(inizio lavori intero bene); 1772 - 1854(completamento balaustra presbiterio); 1778 - 1778(ricostruzione porta); 1783 - 1783(ristrutturazione intero bene); 1784 - 1840(completamento decorazione); 1786 - 1786(ristrutturazione navata laterale destra); 1786 - 1787(ricostruzione copertura); 1787 - 1788(costruzione sacrestia); 1787 ca. - 1794(costruzione cappella navata laterale destra); 1792 - 1792(costruzione cenotafio); 1792 - 1792(costruzione cenotafio); 1796 - 1796(costruzione navata centrale); 1797 - 1797(costruzione cappella navata laterale destra); 1804 - 1804(consacrazione carattere generale); 1804 - 1823(costruzione cappella navata laterale sinistra); 1812 ca. - 1831(ricostruzione cappella navata laterale sinistra); 1822 - 1859 ca.(ricostruzione cantorie); 1823 - 1823(ricostruzione altare cappella navata laterale destra); 1824 - 1826(costruzione facciata); 1824 - 1826(costruzione porticato); 1826 - 1826(ampliamento intero bene); 1828 - 1828(costruzione porticato); 1832 - 1905(costruzione intorno); 1834 - 1834 (ristrutturazione cappella navata laterale destra); 1834 ca. - 1835 ca.(completamento navata laterale sinistra); 1836 - 1839(completamento decorazione); 1837 - 1837(costruzione altare cappella navata laterale destra); 1840 - 1840(completamento intero bene); 1850 - 1851(ricostruzione pavimento); 1852 - 1854(costruzione pavimento); 1854 - 1854(ristrutturazione balaustra ); 1856 - 1858(ricostruzione pavimento); 1887 - 1887(ristrutturazione porticato); 1895 - 1895(costruzione altare cappella navata laterale destra); 1898 - 1898(ricostruzione pavimento); 1905 - 1905(costruzione impianto elettrico); 1909 - 1909(costruzione impianto di riscaldamento); 1926 - 1926(restauro intero bene); 1930 - 1930(restauro campanile); 1936 - 1936(restauro cappella navata laterale sinistra); 1954 - 1954(ricostruzione impianto elettrico); 1956 - 1956(restauro decorazione sacrestia); 1957 - 1957(costruzione e ristrutturazione altare cappella navata laterale sinistra); 1958 - 1958(restauro porticato); 1960 - 1960(restauro castello delle campane); 1990 - 1990(restauro intero bene); 1997 - 1998(restauro intero bene)
Chiesa di Santo Stefano
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Santo Stefano <Biella>
Altre denominazioni Cattedrale di Santo Stefano
S. Stefano
Autore (ruolo)
Giulio, Ignazio Antonio (progettista)
Beltramo, Pietro Giuseppe Francesco (direzione lavori)
Maggia, Gaspare (direzione lavori)
Tarino, Nicola Martiniano (progettista e direzione lavori)
Marandono, Felice (progettista)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze biellesi (costruzione)
Notizie Storiche

1402 - 1404 ca. (inizio lavori intero bene)

Il 20 marzo 1402 iniziò la ricostruzione della chiesa sul sedime di quella medioevale, ad opera di mastro Giovanni Borri, come riporta la lapide in pietra verde che oggi è murata accanto alla porta sinistra della facciata. Tuttavia, si lavorò per oltre un secolo per ultimarla nei lavori di finitura e abbellimento

1412  (costruzione altare)

Il primo altare della chiesa fu fondato il 26 aprile 1412 da Bongiovanni Stremoco, detto Verono, e fu dedicato a Dio, alla Madonna e ai SS. Cristoforo, Gregorio e Arnaldo

1412 ca.  (costruzione altare laterale navata sinistra)

All'inizio del secolo XV fu eretto anche un altare in onore di S. Orsola e delle Undici Mila Vergini Martiri

1444 ca.  (costruzione altare laterale navata destra)

Un documento del 17 gennaio 1444 attesta l'esistenza di un altro altare, collocato al termine della navata laterale destra, dedicato a S. Orso, probabilmente edificato dal collegio dei calzolai. L'altare fu poi dedicato a S. Eligio e fu chiamato col nome del Santo fino al secolo XVII, quando fu anche dedicato a S. Defendente e a S. Antonio Abate. Successivamente il titolo di S. Eligio passò all'altare che si trovava in capo all'altra navata laterale (quella sinistra, dove ancora oggi si trova un affresco di S. Defendente), fino ad allora dedicato a S. Silvestro

1489  (costruzione cappella laterale navata destra)

Nel 1489 la Famiglia Bertodano fece erigere la cappella dei SS. Pietro Martire, Sigismondo e Petronilla che, nel 1603 fu dedicata alla Madonna del Carmine

1501 ca.  (costruzione altare laterale navata destra)

Nel 1501 si ricorda un altro altare e un'altra cappella laterale dedicati a S. Bernardo

1610  (costruzione cappella laterale navata destra)

Il 20 marzo 1610 iniziò la costruzione della cappella della veneranda Compagnia della Dottrina Cristiana, detta anche d'Ognissanti (attuale Sacro Cuore di Gesù)

1611  (ricostruzione cappella laterale navata destra)

Nel 1611 la cappella dei SS. Pietro Martire, Sigismondo e Petronilla, poi dedicata alla Madonna del Carmine, fu ricostruita in forme più ampie, come attestava una lapide in essa murata e poi trasportata nell'attuale cappella del Carmine

1613  (costruzione portico)

Nel 1613 si costruì un piccolo portico davanti alla porta centrale della chiesa, ornato da due colonne di pietra

1617 - 1618 (completamento cappella laterale navata destra)

La cappella di S. Giuseppe e S. Giulio, edificata all'inizio del secolo XVII, fu stuccata fra il 1617 e il 1618 da mastro Giuseppe Stracio, stuccatore luganese

1646  (costruzione cappella laterale navata destra)

Il collegio dei muratori e dei legnamari decise di edificare un altare in onore dei loro Santi Patroni, cioè S. Giulio e S. Giuseppe

1698 ca.  (ricostruzione cappella laterale navata destra)

L'altare dell'Annunziata, appartenente alla Compagnia delle Umiliate e di cui si accennava già nel 1661, che nel 1686 era in attesa di essere ricostruito, nel 1698 era già stato ricostruito in forme più ampie

1731 ca.  (ricostruzione cappella laterale navata sinistra)

Nel 1731 l'altare dell'Immacolata, costruito nel 1694, era stato da poco ricostruito

1772  (ricostruzione altare maggiore)

L'altare Maggiore della collegiata di S. Stefano fu demolito e trasportano nella nuova cattedrale fra il 30 aprile e il 9 maggio 1772. Ciò comportò alcune aggiunte e ingrandimenti per adattarlo, che furono eseguite dal marmorista Giuseppe Piodi di Viggiù dello Stato di Milano. Fra le parti aggiunte o rifatte: la mensa monolite dell'altare; due nuovi gradini in marmo brocadello (oltre ai tre già esistenti della predella); alcuni pezzi di pietra scura del Favaro, questi ultimi eseguiti dal piccapietre Carlo Guglielminotti. Inoltre, per far posto al nuovo altare fu necessario abbassare il presbiterio e il coro di 4 gradini, ad opera di tre lavoranti valdostani. Il nuovo piano che ne risultò, a causa di altri lavori, non fu pavimentato come si era preventivato (il coro in legno di rovere e il presbiterio in quadrelle di cotto bianco e rosso)

1772 ca.  (ristrutturazione intero bene)

A partire dal 1772 furono realizzate, ad opera di mastro Francesco Bertinaria, le seguenti opere in muratura: abbattimento dei muri che chiudevano gli archi verso la vecchia cappella di S. Eligio, al fondo della navata di destra, trasformata in sacrestia, liberando le arcate dove ora ci sono l'organo e il Sacello di Santo Stefano; riparazione del pilastrone dal lato del Vangelo, sotto la cupola; rifacimento degli intonaci nel settore del coro e del presbiterio; apertura del finestrone verso sera nella cupola; rifacimento della copertura sopra al presbiterio e al coro; traformazione della cappella di San Rocco, in fondo al porticato, in sacrestia; apertura di ampie finestre ovali, sotto l'imposta delle volte, ad ogni arcata per dare maggiore illuminazione al coro e al presbiterio (alcune delle quali furono abolite quando si costruirono le due orchestre e altre nei successivi rifacimenti del tetto)

1772 ca.  (decorazione intero bene)

Intorno al 1772 l'interno della chiesa fu imbiancato ad opera di Domenico Pedrotti, che fu pertanto responsabile del seppellimento di gran parte degli affreschi antichi di S. Maria Maggiore (tanti altri affreschi sparirono nel corso dei lavori di costruzione delle cappelle). Il pittore Giovanni Battista Lace di Andorno si occupò della decorazione del baldacchino grande, esistente sopra l'altare Maggiore, e del restauro delle pitture nei muri laterali della cappella del SS. Sacramento, della finestra grande dipinta sopra l'uscio della sacrestia e dell'altra finestra grande nell'arco della Sancta Sanctorum

1772  (ricostruzione cimitero)

Il cimitero fu trasportato nella chiesetta della Madonna della Pace in quartiere Riva e si costruirono diversi tumuli

1772 - 1840 (inizio lavori intero bene)

A seguito della decisione di re Carlo Emanuele, avvenuta il 5 dicembre 1771, di erigere un nuovo Vescovado a Biella con volontà che fosse scelta come chiesa cattedrale non l'antica collegiata, perché troppo piccola, ma la chiesa di S. Maria Maggiore, nel 1772 ebbero inizio i lavori che nel volgere di oltre mezzo secolo ne trasformarono integralmente la struttura. Per sistemare la chiesa fu invitato l'architetto e ingegnere idraulico Ignazio Giulio di Torino, della casata dei Giulio di S. Giorgio Canavese

1772 - 1854 (completamento balaustra presbiterio)

Anche la balaustra del presbiterio fu portata da S. Stefano. Poichè non aveva lo sviluppo attuale nel 1794 il prevosto canonico Gromo ne propose il completamento, che fu realizzato solo nel 1854 ad opera di Giacomo e Paolo Bottinelli

1778  (ricostruzione porta)

Il 12 giugno 1778 fu dato l'ordine di realizzare una nuova porta di ingresso alla chiesa, completa di bussola, abbassando la soglia preesistente. La porta fu eseguita da mastro Tommaso Marchisio, le parti in scultura da Pietro Antonio Serpentiere di Sagliano e le ferramenta da Giovanni Pietro Foccavallo di Netro. Anche la bussola fu realizzata dal Marchisio mentre le opere in pietra furono realizzate da Giuseppe e Giacomo Guglielminotti del Favaro e quelle in ferro da Giovanni Capisano di Biella

1783  (ristrutturazione intero bene)

Il 29 agosto 1783 furono approvati i lavori di ampliamento delle finestre del coro, per dare maggiore luce ai canonici nella recita dell'Ufficio. La formazione di grosse finestre, eseguita da mastro Francesco Bertinaria, che continuò in seguito anche nella navata centrale e nel transetto, se da un lato diede maggiore luce all'ambiente, dall'altro alterò la linea delle aperture primitive. Tuttavia, la scelta fu obbligata dal fatto che l'erezione delle numerose cappelle laterali aveva annullato il contributo di luce che proveniva dalle finestre ad arco acuto collocate lungo le navate laterali e nell'abside. Nello stesso anno fu rinnovata anche la grande vetrata sopra la porta maggiore

1784 - 1840 (completamento decorazione)

Nel 1795 si riprendeva l'interrotta decorazione dei muri interni della chiesa, della cupola e del presbiterio, con pitture a fresco realizzate dal pittore Giovanni Galliari di Andorno, commissionate già nel 1784. Egli cominciò il lavoro dagli spazi di una delle due arcate del coro. L'altra arcata, non essendo ancora chiusa da muro, fu poi dipinta riprendendo lo stesso disegno del Galliari da Giacomo Matteo Zerbino nel 1840. Il Galliari dipinse poi il presbiterio e la cupola cercando di imitare quanto aveva disegnato anni prima sulle pareti del coro. Per le figure richiese l'intervento del giovanissimo Pietro Fea di Casale. Fra il 1836 e il 1840, a terminare l'apparato decorativo fu chiamato il pittore professore Fabrizio Sevesi

1786  (ristrutturazione navata laterale destra)

Nel 1786 lo spazio al fondo della navata laterale destra, dove c'era la piccola vecchia sacrestia, fu diviso con una volta per ricavare: al di sopra, un vano destinato ad ospitare l'aula capitolare e un altro destinato ad ospitare l'orchestra; in basso, un vano di passaggio al coro e uno da destinarsi a cappella del Suffragio (ora sacello di S. Stefano). Per salire ai vani superiori fu costruita una scaletta (quella che attualmente porta all'organo)

1786 - 1787 (ricostruzione copertura)

Dopo la ripresa dei lavori di riparazione, avvenuta a partire dal 1781 ad opera di un'impresa di carpentieri trentini, nel 1786 il rinnovo del tetto della chiesa comportò l'innalzamento ai lati delle banchine. Ciò consentì l'apertura di grandi finestre ovali

1787 - 1788 (costruzione sacrestia)

Sempre su progetto dell'architetto Ignazio Giulio di Torino, fu eretta la nuova sacrestia a pianta ottagonale irregolare, di trabucchi 4 per 3 di diametro, con l'annesso piccolo campanile, che sale oltre al tetto del coro, e l'aula capitolare, detta "oratorio" per via della presenza di un altare

1787 ca. - 1794 (costruzione cappella navata laterale destra)

La cappella del Suffragio, compresa nel lotto dei lavori per la sacrestia, fu arricchita di facciata con un arco gotico a sesto acuto poggiante su due colonne doriche provenienti dall'abbattuto pinnacolo che insisteva davanti alla porta maggiore del vecchio S. Stefano. Nel 1794 la cappella venne chiusa da una cancellata e in essa fu trasferito, da S. Stefano, l'altare detto di S. Gregorio. Nello stesso anno si costruì anche il corridoio che ospita il Sacrario e l'adito al cortiletto esterno

1792  (costruzione cenotafio)

Sotto il Battistero, su disegno dell'architetto Nicola Martiniano Tarino, fu costruito il cenotafio dei Vescovi. Per la sua costruzione fu necessario demolire il pavimento del Battistero e, con esso, fu distrutto ogni resto dell'antico fonte che si trovava al centro del Battistero. Tuttavia, si conservò la pila con la piramide seicentesca che aveva sostituito un secolo prima l'antico fonte, e che ora si trova nella parrocchiale di Biella S. Paolo. Il costruttore fu mastro Francesco Bertinaria, alla morte del quale, nel 1790, subentrarono i mastri Antonio Boglietti e Paolo Mosca. Le colonne e tutti i lavori in pietra furono scolpiti dai Guglielminotti di Favaro

1792  (costruzione cenotafio)

Sotto la chiesetta di S. Rocco e S. Sebastiano fu costruito il sepolcro dei canonici. Il disegno dei tumuli fu redatto dal misuratore Giovanni Battista Maggia. Il costruttore fu mastro Francesco Bertinaria, alla morte del quale, nel 1790, subentrarono i mastri Antonio Boglietti e Paolo Mosca. Le colonne e tutti i lavori in pietra furono scolpiti dai Guglielminotti di Favaro

1796  (costruzione navata centrale)

Nella navata centrale, dopo la cupola, nel 1796 fu realizzata una nuova finestra in forma di ovale, simile a quelle già realizzate nel presbiterio

1797  (costruzione cappella navata laterale destra)

Dove si trovava una piccola cappella dedicata a S. Giuseppe, su proposta del canonico sindaco Beltramo, nel 1792 fu costruita la nuova cappella del SS. Sacramento e, successivamente, quella dell'Epifania nella parte ad essa opposta. Ciò modificò interamente la pianta della chiesa, portandola da rettangolare a croce latina, poiché le due nuove cappelle formavano un transetto. Per la sua costruzione venne sfondato il muro a sera, vennero prolungati i due fianchi e chiuso l'abside poligonale. Alla cappella fu data luce, oltre che dai due finestroni ovali in alto, da due finestre ogivali in fondo (poi chiuse e sostituite con il grande finestrone attuale, analogo a quello del coro, nel 1834)

1804  (consacrazione carattere generale)

La chiesa fu consacrata da Monsignor Giovanni Battista Canaveri il 16 giugno 1804. A ricordo della consacrazione venne anche murata una lapide, attualmente collocata nell'ingresso laterale della cattadrale verso il Battistero romanico

1804 - 1823 (costruzione cappella navata laterale sinistra)

Nel 1804 la cappella della Natività, appartenente alla Famiglia Marocchetti, fu ceduta, abbattuta e, al suo posto, si costruì il cappellone dell'Epifania, detto anche dei Re Magi. La profondità della cappella, inizialmente interrotta al limite del porticato che affiancava tutta la navata laterale, fu portata al pari di quella della cappella del SS. Sacramento nel 1822, secondo i disegni originali dell'architetto Giulio. L'altare fu opera dello stuccatore Pietro Paolo Gallo, i gradini in marmo provenivano da S. Filippo e la balaustra in marmo fu realizzata dal marmorino Stefano Catella di Viggiù. A ricordo di quest'ultimo ampliamento, al suo esterno si murò una pietra in serizzo con il millesimo MDCCCXXIII

1812 ca. - 1831 (ricostruzione cappella navata laterale sinistra)

La prima cappella ricostruita dopo la consacrazione fu quella dell'Immacolata Concezione (attuale cappella della Madonna d'Oropa), dedicata alla Madonna delle Grazie nel 1803. La cappella, portata a termine nel 1818, su progetto definitivo dell'architetto Nicola Martiniano Tarino, con dimensioni più piccole dell'attuale per non oltrepassare la linea del porticato esterno, fu portata alle forme e dimensioni attuali durante l'ampliamento del 1831, su disegno degli architetti Beltramo e Maggia. I lavori furono eseguiti da Carlo Mosca del Vandorno, con pavimento in lastre di Barge fatte arrivare da Torino

1822 - 1859 ca. (ricostruzione cantorie)

Nel 1822 il marmorino Silvestro Vasali si occupò di aggiustare le balaustre della chiesa e di dare inizio alla ricostruzione della cantoria sulla quale era collocato l'organo. Sia questa cantoria sia quella di fronte ad essa furono portate allo stato attuale nel 1857-1859 innalzando l'arco che contiene l'organo, e quello di fronte ad esso, quasi fino alla volta della chiesa

1823  (ricostruzione altare cappella navata laterale destra)

Nel 1823 si diede inizio alla trasformazione della cappella della Dottrina Cristiana, che si trovava di fronte a quella della Madonna delle Grazie. I lavori in muratura furono compiuti da mastro Carlo Mosca. Il pavimento era in pietra. Gli stucchi furono eseguiti dallo stuccatore Gallo. L'altare e la balaustra furono realizzati dal marmorino Stefano Catella di Viggiù. Verso la fine del secolo, scomparsa la Compagnia della Dottrina Cristiana, in questo altare si installò la Compagnia del Sacro Cuore di Gesù

1824 - 1826 (costruzione facciata)

Nel 1824 iniziò la costruzione della nuova facciata su progetto dell'architetto Felice Marandono. Poiché oltre alla tre navate dovette abbracciare anche le cappelle laterali, la facciata risultò molto bassa e sproporzionata. Nel 1826 la facciata era costruita ma mancava ancora l'abbattimento di quella antica e il congiungimento con le tre navate della chiesa. I lavori furono eseguiti dall'impresa Carlo Mosca del Vandorno sotto la direzione degli architetti Pietro Beltramo e Gaspare Maggia. I lavori per gli elementi lapidei furono appaltati a Stefano Catella di Viggiù, coadiuvato dallo stuccatore Antonio Cattaneo

1824 - 1826 (costruzione porticato)

Fra il 1824 e il 1826 fu costruito l'attuale porticato. Con le sue nove arcate, coronate da una lunga balaustra sormontata da dieci guglie e dotate di capitelli che riflettono un gusto egiziano (sono gli anni delle prime scoperte archeologiche in egitto), estese per l'intera lunghezza della facciata, la copriva quasi interamente. La direzione dei lavori fu condotta dagli architetti Pietro Beltramo e Gaspare Maggia

1826  (ampliamento intero bene)

Le tre navate delle chiesa furono allungate di una arcata in maniera identica alla struttura interna dell'edificio per compiere il disegno della chiesa e furono completate con la costruzione di due nuove cappelle laterali (la cappella della Madonna delle Grazie, oggi cappella della Madonna d'Oropa, e l'attuale cappella della Madonna del Carmine), entrambe rivestite in lastre di Barge e con gli altari resi in finto marmo dallo stuccatore Antonio Cattaneo. Durante i lavori furono costruiti anche il breve timpano a chiusura della navata centrale e le finestre ovali lungo il lato sud della navata centrale. La direzione dei lavori, eseguiti dal capomastro Carlo Mosca, fu condotta dagli architetti Pietro Beltramo e Gaspare Maggia

1828  (costruzione porticato)

Nel 1828 per il nuovo atrio furono eseguite, ad opera di Luigi Simonetta e Francesco Ranzoni, le basi delle colonne e la gradinata. Le basi delle colonne (quelle attuali) furono poi ricostruite in granito da Giuseppe e Antonio Guglielminotti

1832 - 1905 (costruzione intorno)

Nel 1832 si iniziò la formazione dell'attuale Piazza Duomo, di proprietà del capitolo. Nel 1835 l'area era già quasi tutta spianata e la strada che le girava attorno veniva ricoperta da un selciato di pietra. La selciatura dell'intera piazza fu compiuta solo nel 1905 e la fontana del Mosè, opera dello scultore Luigi Bottinelli, fu eseguita nel 1885

1834   (ristrutturazione cappella navata laterale destra)

Nel 1834 furono chiuse le due finestre ogivali della cappella del SS. Sacramento, sostituendole con un grande finestrone

1834 ca. - 1835 ca. (completamento navata laterale sinistra)

Nel 1834 ca. furono chiuse le due finestre ai lati dell'icona centrale della cappella dell'Epifania e l'ultimo lavoro della struttura muraria fu la chiusura dell'entrata laterale del duomo e l'apertura di un'altra (l'attuale), all'altezza della cappella del Crocifisso. L'abolizione di questa entrata era richiesta soprattutto dall'abbattimento del lungo porticato che si estendeva per tutta la lunghezza della navata laterale sinistra

1836 - 1839 (completamento decorazione)

Il 17 giugno 1836, il Vescovo Monsignor Losana presentava al capitolo i disegni fatti dal professor Sevesi per il completamento della decorazione della cattedrale. I lavori di ornato furono eseguiti dai pittori Matteo Zerbino di Callabiana e Vittore Zelmini, sotto la direzione del professor Pietro Fea

1837  (costruzione altare cappella navata laterale destra)

Nel 1837, su disegno dell'architetto Maggia ed esecuzione del marmorino Stefano Catella di Viggiù, si innalzò un nuovo altare in marmo nel cappellone del SS. Sacramento. L'altare fu consacrato da Monsignor Losana il 12 maggio 1839

1840  (completamento intero bene)

Nel 1840 si completò l'insieme attuale della facciata della chiesa, con un accordo con il Vescovo per erigere il portico che dà ingresso al giardino del Vescovado. Furono impiegate due colonne con capitello di pietra provenienti dall'antica collegiata di S. Stefano. I lavori di pietra furono eseguiti da Giuseppe Guglielminotti del Favaro e diretti dall'architetto Maggia

1850 - 1851 (ricostruzione pavimento)

Fra il 1850 e il 1851 si trovano le spese per il rifacimento del pavimento del coro in legno di larice, probabilmente realizzato su disegno dell'architetto Maggia

1852 - 1854 (costruzione pavimento)

Il pavimento del presbiterio fu costruito, ad opera dei fratelli Giacomo e Paolo Bottinelli (che sistemarono anche la balaustra e la gradinata che porta al presbiterio stesso), in marmo bianco di Carrara e verde di Susa, con ornati in marmo nero di Como e granito della Balma. Il pavimento fu collaudato il 28 giugno 1854 dall'ingegner Gavosto, al quale si deve anche il disegno del cancello in ferro eseguito dal fabbro Piazza

1854  (ristrutturazione balaustra )

Nel 1854 lo zoccolo della balaustra del presbiterio venne rifatto ad opera degli scultori Giacomo e Paolo Bottinelli

1856 - 1858 (ricostruzione pavimento)

Il 30 maggio 1856 si discuteva del pavimento della cattedrale. Si decise per il suo completo rifacimento in mosaico detto alla veneziana, a tessere bianche e nere. Il lavoro fu affidato al veneziano Giovanni Battista Avon, che lo eseguì dal 1856 al 1858, sotto la direzione dell'impresario Andrea Mosca

1887  (ristrutturazione porticato)

Nel 1887, sessant'anni dopo la sua costruzione, la gradinata, in semplici lastre di pietra, era talmente sconnessa e rovinata che si dovette pensare ad una sua riforma in granito della Balma. L'esecuzione fu affidata al Cavalier Giovanni Bianco

1895  (costruzione altare cappella navata laterale destra)

La cappella dell'Annunziata, l'ultima costruita durante i lavori di prolungamento della chiesa di fronte alla cappella della Madonna delle Grazie (oggi cappella della Madonna d'Oropa), e amministrata dalla Compagnia delle Umiliate, nel 1895 fu dedicata alla Madonna del Carmine. Quando la cappella variò titolo, la Compagnia provvide alla erezione dell'altare in marmo, opera del marmorino Francesco Travaglia, del pavimento in mosaico, dei banchi, del confessionale e della cancellata. In essa, nel 1956 venne collocata la lapide della cappella antica, in cui è contenuta tutta la sua storia

1898  (ricostruzione pavimento)

Anche il pavimento della cappella del SS. Sacramento fu ricostruita nel 1898 in mosaico detto alla veneziana, a spese di un fedele devoto

1905  (costruzione impianto elettrico)

Nel 1905 la ditta Tamagno di Biella installò il primo impianto di illuminazione della chiesa

1909  (costruzione impianto di riscaldamento)

Nel 1909 la ditta F.lli Perino fu Agostino di Torino installò un calorifero ad aria con caldaia a carbone. In seguito, la ditta Carello di Biella la trasformò con un bruciatore a nafta

1926  (restauro intero bene)

A partire dall'ottobre 1926, e per sei mesi successivi alla pausa invernale, furono portati a compimento solo i primi quattro lotti di lavori di restauro dei quattordici progettati, ad opera dell'impresa Delleani di Biella. I restauri interessarono la cupola, il campaniletto, il tetto, il sottotetto, il muro a nord e la facciata. Le opere eseguite sono dettagliatamente descritte nella relazione del 15 aprile 1927 inviata al Soprintendente all'Arte Medioevale e Moderna del Piemonte e della Liguria

1930  (restauro campanile)

Nel 1930 i restauri del campanile ne ripristinarono la struttura originaria. Fra gli interventi: furono rifatte le fondamenta; riaperte le quarantotto bifore (ventisei delle quali erano murate); sostituite quasi tutte le colonnine mancanti o corrose dal tempo (su quarantotto ne restavano nove); ripristinate le feritoie e le monofore dei primi tre piani; restaurata la cuspide e mutati i quattro pinnacoli di coronamento; chiuse tutte le fessure e restaurati gli archetti pensili; rimossa la copertura in rame eseguita nel secolo XIX, sotto la quale apparve una artistica costruzione in mattoni a testa tonda disposti a spina di pesce, che fu completata nelle parti mancanti; restaurati la croce in ferro e il globo; sostituita la banderuola originale con una nuova, sulla quale furono incise la data riportata sulla originale e quella del restauro del 1930. I lavori furono eseguiti, sotto la direzione del Soprintendente architetto Vittorio Mestruino, dall'impresa Delleani di Biella

1936  (restauro cappella navata laterale sinistra)

Nel 1936 la decorazione della cappella della Madonna delle Grazie fu restaurata ad opera dei pittori Davide Bonom e Giovanni Crida. Durante questi lavori il porticato fu sottoposto a intervento di consolidamento per il contenimento della spinta delle crociere centrali

1954  (ricostruzione impianto elettrico)

Nel 1954, su progetto del geometra Sirio Fulvio, ad opera della ditta Tamagno di Biella e della ditta Scanziani Eugenio di Milano, fu rifatto l'impianto elettrico e furono installati dei lampadari di bronzo

1956  (restauro decorazione sacrestia)

Nei restauri del 1956 vennero alla luce gli affreschi della cappella di S. Eligio raffiguranti i patroni di alcune corporazioni artigiane biellesi. Essi furono staccati dal suppoprto murario, inquadrati in cornici di marmo e tolti dalla loro collocazione originale

1957  (costruzione e ristrutturazione altare cappella navata laterale sinistra)

Nel 1957 la Cassa di Risparmio di Biella, celebrando il suo primo centenario, fece erigere nella cappella della Madonna d'Oropa un nuovo altare in pietra e realizzare un nuovo pavimento in marmo bianco e nero. I lavori furono eseguiti dalla ditta Egidio Vella su disegno del geometra Fulvio Sirio. Sopra all'altare venne anche aperta una nicchia con grata per collocarvi un'urna racchiudente alcune reliquie del domenicano biellese Agostino de Fango, proclamato beato nel 1872, e, sul lato sinistro della cappella, venne apposta una lapide in ricordo dell'evento

1958  (restauro porticato)

Nel 1958 si consolidarono le guglie del cornicione dell'atrio, si restaurò la cancellata e si realizzò un'altra copertura in rame

1960  (restauro castello delle campane)

Nel 1960 si rifece il castello delle campane, acquistando una nuova campana e la suoneria elettrica

1990  (restauro intero bene)

Nel 1990, su progetto dell'architetto Gaspare Masserano fu restaurato e consolidato il portico. A cura del Comune di Biella fu restaurata la facciata a nord. Inoltre, si procedette alla ripassatura del manto di copertura con sostituzione dell'orditura in legno non più idonea

1997 - 1998 (restauro intero bene)

Nel 1997, su progetto dell'architetto Gaspare Masserano e ad opera della restauratrice Marialuisa Lucini, furono restaurati il tamburo e la copertura della cupola, con rinvenimento e recupero dei fregi affrescati a coronamento del tamburo
Descrizione

La chiesa è l'attuale cattedrale sorta intorno al Mille e ricostruita dal 1402 in avanti. Fino al secolo XVII è chiamata "S. Maria del Piano di Biella" per indicare che si trova nella parte bassa della città. Dall'inizio del secolo XVII scompare l'appellativo "del Piano" e viene chiamata S. Maria Maggiore. Intorno al 1207, la "ecclesiam Sancte Maria" si trova al primo posto dell'elenco delle chiese plebane, il che lascia supporre si trattasse della chiesa più importante della città, dopo la collegiata di S. Stefano. La chiesa medioevale, probabilmente costruita prima della fondazione del Comune, sorgeva sull'area attuale ma era di dimensioni più modeste. Di quest'ultima sono rimasti alcuni capitelli in pietra, usati nella ricostruzione del 1402 per ornare le semicolonne del coro e delle ultime arcate delle navate laterali. La ricostruzione, iniziata nel 1402, termina dopo il 1404. Tuttavia, si lavora per oltre un secolo per ultimare le opere di finitura e abbellimento. Poiché la chiesa di S. Maria è ricostruita dal Comune di Biella, a spese degli abitanti biellesi, i documenti che la riguardano e che attestano la sua ricostruzione sono pochissimi. La più antica e fondamentale testimonianza della ricostruzione della chiesa è rappresentata da una lapide in pietra verde, ora murata accanto alla porta sinistra della facciata, che ricorda il giorno d'inizio dei lavori condotti da mastro Giovanni Borri. La chiesa, ricostruita all'inizio del secolo XV, è poi ampliata nei secoli XVIII e XIX poiché è volontà regia che sia più confacente al nuovo ruolo di cattedrale, dopo l'erezione a Biella di un nuovo Vescovado. Di tutte le antiche cappelle, conclusi gli ampliamenti per l'elevazione della chiesa a cattedrale, non resta più traccia. L'incarico di sovraintendere ai lavori di ampliamento e ristrutturazione voluti dal sovrano Carlo Emanuele III è affidato all'architetto e ingegnere idraulico Ignazio Giulio di Torino. Il 10 aprile 1772, in una dettagliata relazione, l'archietto Giulio offre sia una descrizione dell'antica chiesa, con particolari fino a quel momento sconosciuti, sia una attenta descrizione degli interventi di progetto proposti. Fra le proposte di progetto realizzate: l'apertura delle finestre ovali lungo la chiesa; la sistemazione dei fondi di entrambe le navate, in anditi; la grande sacrestia; l'aula capitolare; l'ampliamento dei transetti nelle due cappelle dell'Epifania e del SS. Sacramento. Nel 1794, l'antica collegiata di S. Stefano, ad un ventennio dal suo abbandono da parte del capitolo, è diventata una cava di materiali. Tutto quanto è possibile ricavare è impiegato nella ricostruzione della cattedrale, consacrata il 16 giugno 1804 da Monsignor Canaveri durante la dominazione napoleonica. Le vicende che portano alla caduta del regno del Piemonte ed al regime napoleonico contribuiscono ad arrestare il fervore negli ampliamenti ed abbellimenti del Duomo. Intorno al 1817, dopo la scomparsa dell'architetto Ignazio Giulio, l'architetto Nicola Martiniano Tarino diventa il sovrintendente alla fabbrica del Duomo. Un lavoro che impegna più di tutti il capitolo è l'allungamento delle tre navate della chiesa, insieme alla costruzione di una nuova facciata e dell'ampio porticato. Incaricato di stendere il progetto è l'architetto biellese Felice Marandono. Il Marandono propone una architettura «eclettica» attraverso l'utilizzo del linguaggio neogotico arricchito con elementi neoclassici e di gusto egiziano. La fase conclusiva di sovrascrittura nella fabbrica del Duomo ha inizio nel 1926 con i restauri della cattedrale e del campanile. Gli interventi sette e ottocenteschi di ampliamento e i successivi restauri nel novecento hanno contribuito a conferire al Duomo biellese la sua identità complessa e stratificata.
Impianto strutturale
L'antico impianto medioevale consiste in un edificio a tre navate diviso da pilastri polilobati, con un porticato su colonne verso il Battistero, due cappelle in prossimità dell'abside e tre cappelle, dalla parte opposta, in prossimità della facciata. Dotata di tre ingressi e un piccolo portico su colonne, ha il fronte non allineato all'asse interno della chiesa. Nel 1402 la nuova pianta, senza transetto, ha tre navate sovrastate da volte a crociera ed archi gotici, sorretti da pilastri polilobati, è dotata di numerose cappelle laterali e di altari ed è sormontata da una cupola quattrocentesca a pianta ottagonale, costolonata. Gli ampliamenti settecenteschi ne modificano integralmente la pianta, portandola da rettangolare a croce latina, attraverso la costruzione di due nuove cappelle, terminanti con un abside pentagonale, a formare un transetto. Tuttavia, l'edificio conserva l'originaria struttura portante costituita da pilastri chiusi con murature di tamponamento. Il tetto dell'edificio è a falde con manto di copertura in coppi.
Campanile
Si tratta dell'unica architettura della chiesa plebana di S. Stefano sfuggita alla demolizione poichè quando S. Maria Maggiore fu eretta a cattedrale nel 1772 era mancante di torre campanaria e, quindi, fu necessario usufruire delle campane dell'antica collegiata di S. Stefano. Il campanile è a pianta quadrata ed è formato da nove piani culminanti in una cuspide con quattro pinnacoli. La struttura muraria denota una costruzione omogenea propria e caratteristica degli edifici romanici religiosi che, alla base, sono sempre più spessi di quanto lo siano in sommità. I muri sono costruiti in ciottoli di torrente (nel caso specifico del torrente Cervo) disposti a spina di pesce e inframmezzati da mattoni. Ciascun lato di ogni piano è suddiviso in due campi rettangolari da tre lesene ed è coronato da una serie di archetti pensili in cotto. Tra un piano e l'altro corre una cornice di mattoni disposti a dente di sega. Le aperture appartengono alla tradizione dell'architettura romanica: feritoie nei primi due piani (piccole al primo, più ampie al secondo); monofore nel terzo piano; bifore binate nei restanti piani. Queste ultime hanno gli stipiti profilati a doppia strambatura e sono spartite da colonne di pietra con capitello a stampella, che denota la presenza a biella di maestranze lombarde. Il campanile è sormontato da una snella piramide in cotto, aggiunta in tardo periodo gotico, attorniata da quattro pinnacoli in cotto a pianta circolare, costruiti durante i lavori di restauro del 1930. Sulla punta della cuspide, accanto alla croce, si trovava anche un gallo in bronzo che, però, fu divelto da un fulmine nel 1700
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1998)
I lavori di adeguamento liturgico hanno comportato la rimozione e lo spostamento della balaustra per consentire la sistemazione del presbiterio, in cui sono stati collocati un altare e un ambone provvisori, entrambi in legno. Nell'anno 2010 altare e ambone provvisori sono stati sostituiti con un nuovo altare e un nuovo ambone, entrambi in marmo, consacrati in data 2010/12/08
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