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XI - XII (costruzione nucleo originario)
Il nucleo originario è fatto risalire al periodo medievale. Esso presentava orientamento diverso da quello attuale, con asse longitudinale disposto in direzione est-ovest, presbiterio a est e facciata rivolta a ovest.
XI - XII (impianto nucleo originario)
Nell'ambito del cantiere di restauro del settembre-ottobre 2002, le strutture più antiche sono emerse con la rimozione del sedime sino alla quota di 0,85 metri. Nella fase originaria l'antica facciata doveva impostarsi su di una struttura con direzione nord-sud identificata all'altezza dell'attuale presbiterio, a circa 10,70 metri dall'ingresso, nella quale è riconoscibile un vano di accesso a pianta trapezoidale, disassato rispetto alle navate moderne ed affiancato da una grande soglia monolitica. L'impianto, verosimilmente ad una sola navata, risulta ulteriormente definito da due murature perimetrali con orientamento est-ovest, emerse sulle direttrici dei pilastri attuali e distanti tra loro all'incirca 6,25 metri, collegate all'antica facciata, con tecnica a sacco con ciottoli lisci e angolari con malta sabbiosa. a questo impianto, il cui perimetro verrebbe a coincidere con la navata centrale attuale, viene riferito anche un vano absidale tamponato a levante.
XI - XII (costruzione campanile)
Alla fase originaria apparterrebbe la base della torre campanaria, che doveva essere accessibile dall'aula mediante uno stretto varco (ad oggi tamponato) sormontato da un architrave a timpano.
1547 (visita pastorale intero bene)
La più antica testimonianza della chiesa primitiva è conservata nella relazione di visita pastorale del Card.Innocenzo Cibo. A Usseglio, però, salì in visita il sacerdote Giovanni Pasturello, delegato da Mons.de Mari, vescovo di Ventimiglia, a sua volta suffraganeo e Vicario generale del Cardinale eletto di Torino. Le condizioni della chiesa non dovettero essere delle migliori stando ai provvedimenti imposti nella visita: "... il vicecurato deve tenere ogni giorno il Santissimo con il lumino acceso, tener pulita e scopata la chiesa a norma delle costituzioni sinodali, ...tutti insieme entro sei mesi devono restaurare la chiesa che minaccia di rovinare... inoltre si fa obbligo ai sindaci di cintare la cappella (detta della Confraternita) che sta dietro la chiesa parrocchiale, affinchè le bestie non vi possano entrare...".
1584 (visita pastorale intero bene)
Le ingiunzioni del Visitatore delegato da Mons. de' Mari vennero prontamente eseguite in quanto la relazione di visita successiva del 1584, di Mons. Peruzzi dichiara che è soddisfacente lo stato generale del vecchio edificio sacro. All'epoca gli altari erano tre: l'altare maggiore in mattoni provvisto del necessario, l'altare di San Pietro e quello di San Bartolomeo. Questi due altari mancavano di tutto ed erano indecorosi. L'altare di san Pietro aveva poi una funzione speciale: quantunque disadattato al servizio divino, fungeva da mensa per affettarvi la "carità", solita a distribuirsi in occasione delle feste maggiori.
1594 (visita pastorale intero bene)
Nella relazione di visita, Mons. Broglia, dopo aver invitato la Comunità a provvedere a un nuovo Crocifisso, in sostituzione di quello grande, indecoroso retto da una trave all'interno della chiesa, rileva che nel complesso la chiesa è discreta ma molto bassa,in quanto le alluvioni spesso la riempiono di sabbia senza che ci sia mezzo per impedirle. Mancava la sacrestia e per conseguenza i paramenti sacri si custodivano nella casa canonica. Mancava pure il tabernacolo e le Sacre Specie venivano custodite in un vecchio armadio a muro, situato sopra l'altare. Mons. Broglia invitò la Comunità a provvedere a un tabernacolo di legno indorato e una cassa sicura per custodire le suppellettili della chiesa.
1635 - 1674 (ampliamento e ribaltamento intero bene)
Le opere più significative di tale periodo riguardano il ribaltamento dell'orientamento con la costruzione della nuova facciata a levante, e gli ampliamenti verso ovest, con l'aggiunta dell'attuale presbiterio, e verso mezzogiorno con la realizzazione della navata laterale. La nuova facciata doveva raggiungere la larghezza odierna inglobando la navatella meridionale, mentre il presbiterio con ogni probabilità si concludeva in corrispondenza di una possente struttura muraria, in direzione nord-sud, individuata a circa 18 metri dalla facciata in occasione degli scavi archeologici del 2002, ad oggi coperta dall'altare maggiore. L'accesso sul lato di levante dovette comportare un innalzamento del piano di calpestio interno, probabilmente in seguito ad un intervento di bonifica nella navata centrale, in quanto alcune tombe e sepolture nella porzione nord-est della chiesa sono state rinvenute ad una quota piuttosto elevata rispetto all'antica soglia del campanile e del nucleo originario.
1674 (visita pastorale intero bene)
Nella visita pastorale di Mons. Beggiamo la chiesa è descritta :" ... a due navate: una è la maggiore e l'altra è una navata laterale del lato di mezzogiorno". Nella chiesa gli altari erano quattro: l'altare maggiore, l'altare del Rosario , posto dalla parte del Vangelo, chiuso da cancelli sia verso l'altare maggiore che verso l'unica nave laterale, l'altare di San Bartolomeo, che si trovava nella stessa navata laterale, accanto a quello del Rosario, e di fronte l'altare di Sant'Antonio. L'altare di San Bartolomeo era dotato di un quadro raffigurante oltre al Santo titolare, la figura di San Giovanni Battista, di San Lorenzo, di San Carlo e del Beato Amedeo di Savoia. La tela dell'altare di Sant'Antonio vien descritta ornata e circondata da cornice dorata, riproducente nella parte alta la Madonna, nella parte bassa la figura del Santo Abate. Una sacrestia vera e propria non esisteva ancora nel 1674, ma un semplice e piccolo corridoio interposto tra l'altare e la parete di fondo.
1674 - 1730 (costruzione navata nord e sacrestia)
A seguito di un maggiore afflusso di credenti l'altare venne spostato sulla parete di fondo, edificando la sacrestia sul lato sud e la navata settentrionale. Con quest'ultima venne chiusa un'area immediatamente a nord dell'edificio sino a comprendere il lato di ponente del campanile, integrandolo nel perimetro della navata. In tale occasione si sarebbe provveduto anche alla sopraelevazione delle navate esistenti, riscontrabile nella tessitura dei pilastri, con un'imposta originaria più bassa rispetto all'attuale di circa 1,40 metri. In occasione dell'ampliamento la chiesa venne dotata di un soppalco ligneo in corrispondenza dell'ingresso, atto ad ospitare il coro.
1730 (visita pastorale intero bene)
Nella visita dell'arcivescovo Gattinara la chiesa è menzionata a tre navate. Con l'ampliamento della navata di mezzanotte compare un nuovo altare intitolato a San Giovanni Evangelista, che viene descritto: "... primo dal lato dell'epistola, con la stessa orientazione dell'altare maggiore, spettante agli eredi dell'Ab. P. Costa". Questo altare era quello meglio provvisto, in quanto, oltre alla la stra di pietra della mensa vi erano due gradini poggianti su di essa costituiti da monoblocchi in pietra "bellamente intagliati da mano di esperto scalpellino". L'altare di Sant'Antonio era detto anche del Suffragio, mentre quello di San Bartolomeo mancava di quasi tutto il necessario per la celebrazione della Messa. Esso era provvisto di un'icona antica e indecorosa, legato alla memoria del sac. D. Giovanni Francesco Aymo, che donò per esso 120 lire. A pena di demolizione viene richiesto agli eredi di impegnarsi alla riparazione dell'altare entro un anno.
1769 (visita pastorale intero bene)
La chiesa venne consacrata in occasione della visita dell'arcivescovo Francesco Luserna Rorengo di Rorà, il giorno 8 agosto, con dedicazione a Maria Vergine Assunta in Cielo, stabilendone la festa la terza domenica di ottobre. nella pietra sacra dell'altare maggiore vennero riposte le reliquie dei Santi Martiri Grato e Teofilo. La cerimonia si concluse con la consacrazione di una nuova campana. L'icona dell'altare del Rosario è descritta : " ...con la figura della Madonna, di San Domenico, di Santa Rosa e dei 15 Misteri del Rosario". L'icona dell'altare di Sant'Antonio è descritta come un quadro grandioso dipinto di nero, riproducente le fiamme del Purgatorio". Il pavimento è descritto in pietre rettangolari. L'arcivescovo ordinò di chiudere la porta che dava accesso al campanile, posta all'interno della chiesa alla destra di chi entra.
1822 (restauro facciata e interni)
La chiesa viene restaurata e decorata, in onore della Vergine Maria Madre di Gesù su interessamento del parroco, dal pittore torinese Giacomo Fassetti, così come riportato nell'iscrizione posta sulla facciata della chiesa. Sopra il coro viene raffigurata una donna rappresentante la religione cristiana con un puttino portante il motto: religio vicisti. Sulla controfacciata, sul coro e sulla volta è riportata la scritta: " Venerando è questo luogo, qui c'è la casa di Dio e la porta del cielo, questa è la reggia del Signore".
1826 (restauro altare San Giovanni)
Il pittore Fassetti è richiamato per riadattare l'altare e l'icona di tutta la cappella di San Giovanni Evangelista.
1831 (costruzione abside)
Viene costruita dietro l'altare maggiore l'ampia abside semicircolare, atta ad ospitare il coro, per volontà del prevosto Teol. B. Olivetti, su disegno del prof. Talucchi e per opera dell'impresario Germagnano.
1842 (stato di conservazione pavimentazione)
Il parroco D. Savio rileva le condizioni deplorevoli e la necessità di una sistemazione nuova delle pavimentazione, viste le numerose sepolture dei prevosti e sacerdoti davanti all'altare dedicato al Suffragio e a S. Antonio, dei Cappellani di Piazzette davanti all'altare di San Giovanni Evangelista, oltre al diritto di scavare una tomba nella cappella della Madonna del Rosario per la famiglia del Cav. Cibrario.
1847 (donazione apparato iconografico)
Il Conte Luigi Cibrario, avvalendosi dell'opera di Mons. Andrea Charvaz Vescovo di Pinerolo, acquistò e donò all'antica chiesa parrocchiale di Usseglio la reliquia del capo di Sant'Urbano.
1853 (donazione apparato iconografico)
Il Conte Luigi Cibrario donò all'antica chiesa parrocchiale di Usseglio il bozzetto in monoblocco di marmo rappresentante Gesù Crocifisso circondato da teste e figure di angeli, risalente al XVI secolo.
1857 - 1875 (sopraelevazione campanile)
Viene sopraelevato il campanile e vengono tamponate le aperture della vecchia cella campanaria.
1890 (installazione apparato iconografico )
La Via Crucis, con oleografia del Morgari, venne eretta dal Teol. Brusa il 14 ottobre del 1890, con facoltà concessagli dal Card. A. Richelmy.
1958 (relazione diocesana intero bene)
Su incarico del presidente della Commissione di Arte Sacra di Torino, l'architetto Cesare Filippi si recò a Usseglio il 29 maggio del 1958 per effettuare un'ispezione alla chiesa parrocchiale e constatare l'opportunità di lavori di restauro proposti dal Genio Civile. L'edificio appariva sostanzialmente solido, malgrado alcune crepe di assestamento agli angoli esterni della sacrestia e della cappella presso il campanile e di una fessura longitudinale in chiave alla volta della navata centrale, corrente per circa i 2/3 della sua lunghezza. Il pavimento, in lastre di pietra, era in buono stato necessitando comunque di qualche riparazione. anche il campanile non mostrava tracce gravi di lesioni. I maggiori danni erano provocati dall'umidità, si di infiltrazione dal tetto alle volte di copertura, sia ai muri ed al pavimento dall'assorbimento delle strutture dal terreno circostante. Ne conseguì un'urgente necessità di di provvedere a un efficace risanamento dell'edificio.
2002 - 2004 (restauro e recupero funzionale intero bene)
L'edificio è oggetto di restauro intrapreso sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte. Gli interventi sono stati caratterizzati da un progettualità attenta e mirata e da un’approfondita campagna diagnostica, che nel 2004 hanno restituito l’Antico Complesso Parrocchiale alla fruibilità del pubblico con una nuova destinazione d’uso, rendendolo il fulcro della vita culturale di Usseglio.a, |
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