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Ferrara
Ferrara - Comacchio
chiesa
sussidiaria
Santa Chiara Vergine
Parrocchia della Conversione di San Paolo
contesto; impianto planivolumetrico; esterno; pianta; interni; impianto strutturale; apparati liturgici
presbiterio - aggiunta arredo (2014)
1607 - 1609(origini intero bene); 1641 - 1673(costruzione intero bene); XIX - XIX(ristrutturazioni intero bene); 1907 - 1926(restauro facciata); 2012 - 2014(ristrutturazione post sisma intero bene)
Chiesa del Monastero di Santa Chiara Vergine
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa del Monastero di Santa Chiara Vergine <Ferrara>
Altre denominazioni Chiesa di Santa Chiara
Autore (ruolo)
Danesi, Luca (progetto)
Ambito culturale (ruolo)
barocco (costruzione)
Notizie Storiche

1607 - 1609 (origini intero bene)

Nel 1607 tre monache cappuccine, fuggite da Venezia interdetta dal Papa, si rifugiarono in Ferrara e qui presero ad istruire alla loro regola altre giovani che fino a quel momento abitavano nelle proprie case seguendo la regola dei Frati Zoccolanti. Il marchese Annibale Turchi, un certo Scipione Gualengo ed altri cittadini cedettero allora quanto spettava loro in una casa posta nella parte superiore della città, detto la volta del Turco. Le suore vi presero dimora temporanea presso la chiesa di San Michele, dove si installarono nel 1609.

1641 - 1673 (costruzione intero bene)

Secondo parte della bibliografia locale fu lo stesso Scipione Gualengo ad indirizzare e seguire i lavori per l’edificazione di una chiesa e di un convento propri delle clarisse, consacrato poi da Giovanni Fontana il 3 febbraio 1609 e intitolato a Santa Chiara. Altre fonti narrano che nel 1640 furono acquistate le case per l’edificazione del nuovo convento. La costruzione della chiesa fu iniziata nel 1641 con la posa della prima pietra ad opera del cardinal legato Ginetti; architetto ne fu il ravennate Luca Danesi. Terminati i lavori, le suore vi entrarono nel 1646, la chiesa fu consacrata il 29 ottobre 1673.

XIX  (ristrutturazioni intero bene)

Nel 1810, a causa delle soppressioni napoleoniche, fu chiuso il monastero ma le monache ebbero il permesso di rimanervi. Chiesa e convento vennero più volte riordinati e ristrutturati nel corso dell’intero secolo.

1907 - 1926 (restauro facciata)

Nel 1907 e nel 1926 venne restaurata la facciata e fu ordinato il giardino antistante, con la collocazione della croce in marmo.

2012 - 2014 (ristrutturazione post sisma intero bene)

La chiesa è stata significativamente danneggiata dal terremoto che ha colpito l’Emilia nel maggio 2012. I lavori di ristrutturazione, avviati nel mese di aprile 2014, hanno comportato il miglioramento sismico dell’intera struttura e il recupero e la piena funzionalità dell’ex coro delle Clarisse e dell’annessa torretta campanaria. Si sono anche attuati interventi di rinforzo strutturale sulle murature, sulla copertura e parte dei solai a terra, oltre alla rimozione di alcune finiture interne della chiesa e del coro – in particolare tinte e pavimenti – aggiunte arbitrariamente nella prima metà del Novecento. La chiesa, riaperta al culto il 22 ottobre 2014, è momentaneamente celebrata dagli ortodossi romeni.
Descrizione

La chiesa e il monastero di Santa Chiara sorgono lungo Corso della Giovecca, l'arteria centrale della città di Ferrara che corre in direzione ovest-est, in un quartiere già ricco di giardini e spazi conventuali. La facciata a capanna, in laterizio sagramato, è caratterizzata da un ingresso sormontato da una serliana e da un timpano; i fianchi della chiesa e il presbiterio quadrangolare sono scarsamente indagabili. L'interno, ad aula pavimentata in cotto antico e voltata a padiglione con unghie, prende luce da tre oculi che si aprono sulla destra e dalla finestra in facciata. L'aula è fortemente caratterizzata dalla presenza di altari e arredi lignei che ne disegnano gli spazi. Il presbiterio, privo di strutture di mediazione verso l'aula e presenta una finestra con grata aperta sul locale un tempo destinato a coro delle monache.
contesto
La chiesa di Santa Chiara sorge in affaccio sul centrale Corso della Giovecca, nel quadrante nord orientale del centro di Ferrara, in un’area ancora oggi fortemente caratterizzata da giardini e monasteri, prossima all’area dell’ospedale e dell’Università. La chiesa, arretrata rispetto alla strada, è inserita in un’area architettonicamente coerente per materiali e volumetrie. L’aula è orientata secondo un asse nord est – sud ovest.
impianto planivolumetrico
L’aula ecclesiastica è parte di una aggregazione orizzontale di volumi che comprende case d’abitazione e il volume della sagrestia ad ovest, già coro delle monache, addossati all’intero fianco sinistro, il chiostro che si sviluppa a partire dalla parete di fondo del presbiterio e altri volumi in parte di servizio e in parte a destinazione civile addossati al fianco destro, i quali a loro volta definiscono un secondo cortile interno minore rispetto al chiostro del convento.
esterno
Si accede alla chiesa mediante un vialetto che origina dal marciapiede nord di Corso Giovecca e prosegue tagliando un’area prativa fino al corsello antistante la chiesa. La facciata, in laterizio sagramato, è definita da lesene angolari di ordine gigante che inquadrano il portale, privo di cornici o decorazioni, sormontato da una finestra ad arco in asse e due finestre rettangolari minori ai lati, a disegnare una serliana. Sui capitelli delle lesene angolari si imposta un cornicione con fregio muto; la facciata a capanna è conclusa da un timpano con cornice modanata e oculo centrale, sormontato e definito ai lati da cippi lapidei con croci sommitali. Il profilo della facciata è ingentilito da due volute laterali che raccordano i volumi addossati alla chiesa alla facciata dell’aula. Il fianco sinistro è pressoché interamente celato dai volumi addossati. Il presbiterio ha pianta quadrangolare ed è celato a sua volta dal volume addossato che ne prolunga lati e coperto senza soluzione di continuità. Il fianco destro presenta tre oculi sottotetto. All’altezza del presbiterio sopra la falda destra del tetto a capanna si imposta un campanile a vela.
pianta
Ad aula, con presbiterio quadrangolare.
interni
Si accede all’aula mediante una bussola lignea sormontata da una finestra a serliana. L’aula è pavimentata in cotto antico; al centro sono presenti le lastre marmoree delle antiche sepolture. Il volume dell’aula è parallelepipedo, privo di cappelle laterali e di elementi architettonici che definiscano l’area presbiteriale. Presso il presbiterio nelle pareti sinistra e destra si aprono gli accessi alla sagrestia, già coro delle monache, e ad altri locali di servizio. L’aula è voltata con un’unica copertura a padiglione caratterizzata da numerose unghiature che inquadrano oculi ciechi, a sinistra, e finestrati a destra. La volta è troncata dalla parete di fondo del presbiterio. Quest’ultimo è rialzato di un gradino, pavimentato parimenti in cotto e caratterizzato dalla finestra con grata, a sinistra, in corrispondenza del locale già delle monache, e da una ancona in stucco a destra.
impianto strutturale
Struttura portante in laterizio. Orizzontamenti presumibilmente a travi lignee, manto in coppi.
apparati liturgici
La chiesa è attualmente officiata dalla comunità ortodossa romena ma ha mantenuto interamente gli arredi lignei del rito cattolico. L’assemblea è ordinata in due file di panche disposte a battaglione conformemente al volume dell’aula. Le pareti di quest’ultima sono interamente percorse da un coro ligneo che origina ai lati della bussola d’ingresso, sviluppa due confessionali agli angoli della controfacciata, si interrompe all’altezza dei due altari laterali anch’essi lignei e prosegue fino alle porte laterali presso il presbiterio. Quest’ultimo, definito da una balaustra in legno, ospita l’altare preconciliare sopraelevato di tre gradini e sormontato da un’imponente ancona lignea entro la quale è inscritto il tabernacolo sormontato da ciborio. L’ambone a leggio è momentaneamente spostato presso la parete destra. Gli arredi per la liturgia ortodossa sono mobili e vengono collocati all’occorrenza.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (2014)
Dal 2014 la chiesa ospita la comunità ortodossa romena; gli arredi aggiunti per la celebrazione sono pertinenti a questo rito.
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