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beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Irone
Tre Ville
Trento
chiesa
sussidiaria
S. Giacomo Maggiore
Parrocchia di San Faustino
Preesistenze; Pianta; Facciata; Prospetti; Campanile; Struttura; Coperture; Interni; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi
presbiterio - aggiunta arredo (2003 circa)
XIII - XV(fondazione intero bene); 1450 - 1475(decorazione interno); 1593 - 1593(soppressione del beneficio carattere generale); 1603 - 1603(cambio di intitolazione carattere generale); 1603 - 1603(ristrutturazione intero bene); 1671 - 1671(riparazione tetto); 1695 - 1695(ristrutturazione intero bene); 1728 - 1728(riparazione tetto); 1729 - 1750(ampliamento intero bene); 1750 - 1751(ristrutturazione intero bene); 1768 - 1768(ristrutturazione intero bene); XIX - 1819(ristrutturazione intero bene); 1819 - 1819(decorazione interno); 1840 - 1860(proprietà carattere generale); 1883 - 1883(ristrutturazione intero bene); 1911 - 1911(ampliamento intero bene); 1997 - 1997(passaggio di proprietà carattere generale); 2002/06/19 - 2003/12/12(restauro intero bene)
Chiesa di San Giacomo Maggiore
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di San Giacomo Maggiore <Irone, Tre Ville>
Altre denominazioni S. Giacomo Maggiore
Ambito culturale (ruolo)
maestranze trentine (costruzione)
Notizie Storiche

XIII - XV (fondazione intero bene)

La prima testimonianza scritta riguardante la cappella di San Giacomo a Irone (allora dedicata ai Santi Filippo e Giacomo Minore e dipendente dalla pieve di Tione) è inserita nei verbali della visita pastorale di Bernardo Clesio del 1537, ma si ritiene che la sua fondazione sia almeno quattrocentesca, se non da anticipare al XIII secolo. Accanto all'edificio, orientato verso sud-est, esisteva una cappella o un'edicola sacra, più antica della chiesa.

1450 - 1475 (decorazione interno)

Presumibilmente dopo la metà del Quattrocento, l’interno della chiesetta venne decorato con affreschi da un anonimo pittore, di ambito probabilmente locale. I dipinti vennero scialbati nel corso del Cinquecento.

1593  (soppressione del beneficio carattere generale)

Nel 1593, a seguito delle disposizioni del sinodo diocesano, il beneficio legato alla chiesa, un tempo cospicuo, venne soppresso e incamerato nel patrimonio destinato all'erezione del seminario vescovile; da ciò si evince che l'edificio si trovava all'epoca in una fase di decadenza. Tuttavia altri documenti testimoniano che la chiesa rimase sempre officiata almeno due volte all'anno.

1603  (cambio di intitolazione carattere generale)

A partire dalla visita pastorale del 1603 si registra il cambio di intitolazione della chiesa, dai Santi Filippo e Giacomo Minore al solo Giacomo Maggiore. Questa dedicazione rimase costante, eccetto che per un breve periodo, tra il 1695 e il 1727, quando si ripristinò il nome antico.

1603  (ristrutturazione intero bene)

Sempre la visita pastorale del 1603 ordinò ai massari di restaurare la volta dell'abside, da cui si staccava l'intonaco, riparare il tetto della chiesa e del campanile, ampliare la sacrestia, costruire un nuovo muro a delimitazione del sagrato, dotare l'ingresso secondario alla chiesa di stipiti in pietra e chiuderne la porta con battenti. Si dispose inoltre di chiudere con un cancello l'accesso alla cappella indipendente che si ergeva a fianco dell'edificio.

1671  (riparazione tetto)

Gli atti visitali seguenti, del 1671, registrano l'incuria del tetto, che minacciava di cadere, e la presenza di macchie sulle pitture del coro (evidentemente riaffrescato), causate da infiltrazioni d'acqua. Tale problema venne ripetuto a più riprese anche nelle visite successive.

1695  (ristrutturazione intero bene)

Nel 1695 si rilevò ancora la sconnessione del tetto e la presenza di fori nel pavimento, che si ordinò di riparare.

1728  (riparazione tetto)

La visita pastorale del 1727 ingiunse a Gian Andrea Stefanini, la cui famiglia deteneva il diritto di patronato sulla chiesa fin dal 1697, di restaurare l'edificio. I lavori, probabilmente finalizzati alla riparazione del tetto, furono eseguiti l'anno seguente dai marangoni Cristoforo Bizer e Antonio Batocchi, abitanti a Tione, "in più di dodici giornate".

1729 - 1750 (ampliamento intero bene)

La visita pastorale del 1750 documenta l'avvenuto ampliamento dell'edificio, che aveva allora sette altari, due dei quali in un annesso oratorio dei disciplini, a cui si accedeva da una scala lungo la parete destra. Intorno alla chiesetta si trovava inoltre il cimitero.

1750 - 1751 (ristrutturazione intero bene)

Nonostante i lavori di ampliamento, la visita pastorale del 1750 ordinò la chiusura al culto della chiesa, per il suo "indecente stato". Gian Andrea Stefanini, sotto la minaccia di incorrere in sanzioni, provvide agli interventi necessari (tra cui la riparazione della copertura) e ricevette nel 1751 l’agognato rinnovo dell’investitura .

1768  (ristrutturazione intero bene)

La relazione sulla chiesa redatta dal curato di Ragoli Antonio Levri nel 1768 lamenta ancora inadempienze degli Stefanini nella manutenzione: il tetto era ancora in condizioni precarie, tanto che pioveva sopra la mensa, il pavimento era molto in pendenza a causa probabilmente dei cedimenti del suolo e la cappella esterna era da riparare. Il curato afferma inoltre che si sarebbe dovuto sostituire il soffitto a capriate lignee con una volta in muratura.

XIX - 1819 (ristrutturazione intero bene)

Presumibilmente nel corso del primo decennio dell'Ottocento, fu effettivamente sostituito il soffitto della navata, coprendolo con una volta in muratura; in questo periodo venne aperta anche una finestra sul lato nord-ovest e fu distrutto l'oratorio dei disciplini.

1819  (decorazione interno)

Nel 1819, sulla volta e lungo le pareti della navata, venne eseguita una decorazione a tempera di gusto neoclassico.

1840 - 1860 (proprietà carattere generale)

Intorno alla metà dell'Ottocento il diritto di patronato si tramutò in effettiva proprietà da parte della famiglia Stefanini.

1883  (ristrutturazione intero bene)

Nel 1883, data impressa nell'intonaco esterno, le pareti furono leggermente sopraelevate e ornate all'interno da nuove decorazioni a tempera (oggi non più esistenti). Probabilmente in questo stesso periodo fu demolita l'antica cappella che affiancava la chiesa.

1911  (ampliamento intero bene)

Nel 1911, anche in ragione dei cedimenti del versante montuoso su cui sorge, la costruzione venne ampliata in direzione nord-ovest, abbattendo l’abside antica e realizzando l'attuale, con orientamento opposto. Fu realizzata la nuova facciata, la copertura del tetto in scandole fu sostituita da lamiera metallica, fu murato l’ingresso laterale e le pareti interne vennero imbiancate.

1997  (passaggio di proprietà carattere generale)

Nel 1997 il Comune di Ragoli acquistò la chiesa di Irone dall'ultima erede della famiglia Stefanini.

2002/06/19 - 2003/12/12 (restauro intero bene)

Su progetto e sotto la direzione dell'architetto Cristina Mayr e ad opera della ditta EffeEffe Restauro di Cimego, l'edificio sacro venne interamente restaurato a partire dal 19 giugno 2002. Si provvide a restaurare la struttura lignea del tetto, sostituire il manto di copertura con scandole lignee, riconfigurare il campaniletto a vela; vennero quindi sanate le lesioni presenti sulle volte e sulle pareti, fu realizzato un drenaggio perimetrale, venne realizzata una nuova pavimentazione in battuto di calce. Si decise di demolire delle porzioni di muro alla base della controfacciata per riportare alla luce i frammenti degli affreschi del primitivo catino absidale. Furono infine restaurati gli intonaci antichi, i dipinti murali (da Elena Fina di Arco) e gli arredi lignei e vennero realizzati nuovi impianti di illuminazione e antifurto. I lavori terminarono il 12 dicembre 2003.
Descrizione

La piccola chiesa di San Giacomo sorge isolata a occidente del villaggio di Irone, sorto su di un ridente pianoro alle pendici sud-orientali del Monte Iron. Se la prima notizia documentaria riguardante l’edificio sacro risale soltanto alla visita pastorale del 1537, gli studi più recenti hanno ipotizzato una sua origine molto più antica, da collocare forse nel corso del XIII secolo. La chiesa primitiva sorgeva con orientamento a sud-est, capovolto in seguito all’ampliamento realizzato nel 1911, anche a seguito dei cedimenti del terreno. Le fonti testimoniano l’esistenza di una cappella o un’edicola a fianco della chiesa, considerata precedente ad essa, demolita nell’ultimo quarto dell’Ottocento. La semplice facciata a capanna, marcata da cornici dipinte, è elevata sopra una scalinata dal profilo semicircolare, che ricorda il luogo in cui sorgeva l’antica abside; vi si aprono il portale architravato e due finestre rettangolari, in granito. A destra emerge la sacrestia, mentre sul fianco sinistro si apre una terza finestra; uno zoccolo in pietra a vista caratterizza l’abside semicircolare. L’interno a navata unica, di forma pressoché quadrata, conserva dipinti murali stratificati appartenenti alla campagna decorativa del terzo quarto del Quattrocento (in controfacciata, un tempo arco santo, e lungo la parete sinistra) e del 1819 (pareti e volta). La zona absidale, introdotta da un’arcata a sesto acuto, è elevata di due gradini; qui si conserva l’antico altare a portelle, purtroppo spogliato delle sue statue, rubate nel 1969.
Preesistenze
La navata costituisce la porzione più antica della struttura.
Pianta
Navata a pianta quadrata; abside semicircolare.
Facciata
Facciata a capanna marcata da cornici dipinte a segnare gli spigoli e il frontone triangolare, elevata sopra una scalinata a cinque gradini di forma semicircolare. Portale a luce rettangolare in granito, con architrave sostenuto da mensole sagomate, tra due finestre simmetriche, pure rettangolari; al di sopra una targa e una lunetta dipinte. Finiture a intonaco tinteggiato.
Prospetti
Fiancate lisce; sul lato destro emerge il corpo della sacrestia, mentre a sinistra si apre una finestra quadrata con cornice in granito. Abside semicircolare con zoccolo in pietra a vista; finiture a intonaco tinteggiato.
Campanile
Campaniletto a vela innestato sulla falda sinistra del tetto, sopra la facciata, attraversato da un'alta arcata a pieno centro; finiture a intonaco tinteggiato e tetto a due spioventi, paralleli a quelli della chiesa.
Struttura
Strutture portanti verticali: muratura in pietrame; malte a base di cemento nella zona absidale. Strutture di orizzontamento: volta a crociera di forma pseudo troncoconica nella navata; catino absidale.
Coperture
Tetto a due spioventi sulla navata, con la falda destra che si prolunga a coprire la sacrestia e gira semiconico sopra l'abside; struttura portante in legno e manto di copertura in scandole lignee, anche sul tettuccio del campanile a vela.
Interni
Interno ad unica navata, in cui le pareti e la volta sono profilate da cornici affrescate. La controfacciata è sfondata da un arco ribassato, affrescato sia sul lato frontale che nell'intradosso, che costituiva l'arco santo della chiesa antica. Tracce di una seconda arcata a sesto ribassato si trovano sulla parete destra, oltre l'accesso alla sacrestia: si trattava in questo caso dell’ingresso secondario alla prima chiesa. Abside semicircolare, elevata di due gradini, preceduta da arco santo ogivale. Finiture a intonaco tinteggiato ove non vi siano dipinti murali.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimento in battuto di calce.
Elementi decorativi
Dipinti murali parzialmente frammentari e di epoche diverse lungo le pareti e sulla volta della navata.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (2003 circa)
L'adeguamento liturgico è stato parzialmente attuato mediante l'accostamento di arredi lignei a carattere provvisorio. Sui gradini dell'arco santo si trova l'altare verso il popolo, a tavolo, a raso pavimento, con fronte decorata da bassorilievi ornamentali, di probabile reimpiego. Alla sua destra un leggio funge da ambone. Una sedia con schienale arcuato e seduta imbottita costituisce la sede, lungo la parete dell'abside, a sinistra. E' presente l'altare maggiore storico.
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