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beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Lavis
Trento
chiesa
comunale
S. Giovanni Nepomuceno
Parrocchia di Sant'Udalrico
Pianta; Facciata; Prospetti; Campanile; Struttura; Coperture; Interni; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi
presbiterio - aggiunta arredo (1975 circa)
1755 - 1755(costruzione intero bene); 1755 - 1755(decorazione interno); 1769 - 1769(culto pubblico carattere generale); 1782 - 1782(dedicazione carattere generale); 1830 - 1830(passaggio di proprietà carattere generale); 1833 - 1833(dedicazione carattere generale); 1834 - 1834(passaggio di proprietà carattere generale); 1848 - 1848(passaggio di proprietà intorno); 1857 - 1904(dedicazione carattere generale); 1861 - 1861(manutenzione interno); 1909 - 1909(dedicazione carattere generale); 1918 - 2015(dedicazione parallela carattere generale); 1978 - 1978(restauro esterni)
Chiesa di San Giovanni Nepomuceno
Tipologia e qualificazione chiesa comunale
Denominazione Chiesa di San Giovanni Nepomuceno <Lavis>
Altre denominazioni Nostra Signora
S. Giovanni Nepomuceno
Autore (ruolo)
Costa, Domenico de (costruzione chiesa)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze tirolesi (costruzione chiesa)
Notizie Storiche

1755  (costruzione intero bene)

La chiesa di San Giovanni Nepomuceno fu costruita come cappella domestica dell'attiguo palazzo de Coredo, oggi sede del Municipio di Lavis. A partire dal 1750 il barone Giovanni Giuseppe de Coredo promosse la ristrutturazione di alcuni immobili risalenti al XVI secolo per realizzarvi il proprio palazzo. I lavori, lasciati incompiuti dal maestro muratore incaricato Giovanni Felin di Revò, furono portati a termine da Domenico de Costa, esponente di una nota famiglia di costruttori originaria della val Badia. A quest'ultimo è attribuito anche il progetto della chiesa di San Giovanni Nepomuceno, la cui realizzazione risale al 1755 circa.

1755  (decorazione interno)

La decorazione stucchiva del piccolo tempio è attribuita allo stuccatore originario di Lugano, Domenico Canonica e bottega con una data prossima a quella dell'edificazione del tempio (1755 circa).

1769  (culto pubblico carattere generale)

La piccola chiesa, sorta come cappella privata, fu aperta al pubblico a partire dal 1769.

1782  (dedicazione carattere generale)

La dedicazione della chiesa a San Giovanni Nepomuceno, protettore dalle inondazioni, è documentata a partire dal 1782.

1830  (passaggio di proprietà carattere generale)

Nel 1830 i de Coredo vendettero il palazzo di famiglia e l'attigua chiesetta a Luigi Lona.

1833  (dedicazione carattere generale)

Negli atti visitali del 1833 la chiesetta è detta di "San Giovanni e Carlo", dedicazione probabilmente desunta dalla presenza dei due santi nella pala dell'altare maggiore.

1834  (passaggio di proprietà carattere generale)

La chiesa di San Giovanni Nepomuceno fu acquistata dal Comune di Lavis nel 1834. In seguito al passaggio di proprietà l'edificio rimase però in stato d'abbandono, tanto da suscitare le pretese di restituzione da parte dei suoi vecchi proprietari.

1848  (passaggio di proprietà intorno)

Nel 1848 anche il palazzo ex de Coredo fu ceduto da Luigi Lona al Comune di Lavis, che vi stabilì la propria sede municipale.

1857 - 1904 (dedicazione carattere generale)

Nella mappa del catasto austroungarico del 1857 la località è indicata con il nome di "San Giuseppe". La chiesa è indicata con questa intitolazione anche in alcuni documenti del 1902 e 1904.

1861  (manutenzione interno)

Nel 1861 il Comune di Lavis provvide a far riparare la scala d'accesso alla cantoria.

1909  (dedicazione carattere generale)

La dedicazione della chiesa a San Giovanni (Nepomuceno) ritorna in una relazione del parroco Simone Riz del 1909, che la definisce anche "Cappella Coreth", cioè Coredo, dal nome dei suoi antichi proprietari.

1918 - 2015 (dedicazione parallela carattere generale)

Successivamente alla prima guerra mondiale la chiesa venne detta anche di "Nostra Signora" in onore della Madonna del Rosario che ivi veniva pregata quotidianamente. Tale dedicazione di matrice popolare, parallela a quella ufficiale a San Giovanni Nepomuceno, è tutt'ora attestata.

1978  (restauro esterni)

Nel 1978 il tempio fu oggetto di una campagna di restauro volta al risanamento degli intonaci esterni e al rifacimento del tetto, a completamento della quale l'edificio venne ritinteggiato.
Descrizione

La chiesa di San Giovanni Nepomuceno sorge al centro dell'abitato di Lavis, con orientamento a sud-ovest. Il piccolo tempio costituiva la cappella domestica dell'attiguo palazzo de Coredo (attuale sede municipale), residenza eretta sulla base di fabbriche preesistenti a partire dal 1750 per volontà del barone Giovanni Giuseppe de Coredo. I lavori di edificazione del palazzo, lasciati incompiuti dal maestro muratore incaricato Giovanni Felin di Revò, furono portati a termine dal badiota Domenico de Costa, maestro muratore al quale spetterebbe pure la costruzione della chiesa (1755 circa). Il tempio presenta una facciata definita da paraste angolari e coronata da un frontone ondulato, eminente rispetto al livello del tetto, al centro della quale si dispongono le aperture sovrapposte del portale maggiore architravato e di un'ampia finestra a luce centinata. Sul lato sinistro si erge un alto campaniletto a vela con cella a due monofore. La fiancata destra, libera, è scandita dalle aperture di tre finestre, poste in corrispondenza delle due campate della navata e del presbiterio. All'interno un breve atrio delimitato da una cancellata in ferro battuto introduce alla navata unica, scandita da paraste corinzie binate disposte in angolo. Il presbiterio, rialzato su un gradino, si presenta tutt'ora delimitato da una balaustrata ed è concluso da un'abside semicircolare poco profonda. Un cornicione marcapiano modanato, eminente in corrispondenza delle paraste, percorre le murature laterali. Il piccolo tempio conserva una pala di Francesco Sebaldo Unterperger del 1741, raffigurante la Sacra Famiglia con San Giovanni Battista in gloria e i Santi Giovanni Nepomuceno e Carlo Borromeo.
Pianta
Pianta rettangolare ad asse maggiore longitudinale.
Facciata
Facciata definita da paraste angolari e coronata da un frontone ondulato, eminente rispetto al livello del tetto. La zoccolatura lapidea è interrotta al centro dall'apertura di un portale architravato, al quale si sovrappone un'ampia finestra a luce centinata.
Prospetti
Fiancata sinistra addossata al palazzo de Coredo, sede del Municipio di Lavis. Fiancata destra scandita dalle aperture di tre finestre, poste in corrispondenza delle due campate della navata e del presbiterio. Parete di fondo del presbiterio liscia.
Campanile
Alto campaniletto a vela a profilo curvilineo con cella a due monofore, innestato sul lato sinistro del tetto, in corrispondenza della facciata.
Struttura
Strutture portanti verticali: murature in pietrame, finite a intonaco tinteggiato. Strutture di orizzontamento: navata e presbiterio sono coperti da una volta a botte unghiata, cadenzata da arcate trasversali.
Coperture
Tetto a doppia falda, con struttura lignea e manto di copertura in coppi. Il frontone curvilineo e il campaniletto a vela sono protetti da una copertura in lamiera metallica.
Interni
All'interno un breve atrio delimitato da una cancellata in ferro battuto introduce alla navata unica, definita da paraste corinzie binate disposte in angolo. Il presbiterio, rialzato su un gradino, si presenta tutt'ora delimitato da una balaustrata ed è concluso da un'abside semicircolare poco profonda. Un cornicione marcapiano modanato, eminente in corrispondenza delle paraste, percorre le murature laterali.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimento in quadrotte di pietra calcarea bianca e rossa, disposte in corsi diagonali, comune a navata e presbiterio. Atrio rivestito in lastre di pietra calcarea.
Elementi decorativi
Navata e presbiterio sono abbelliti da un apparato stucchivo composto principalmente dall'ancona dell'altare maggiore, oltre che dai capitelli corinzi delle paraste binate e da cartelle roçaille disposte sotto la cantoria.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1975 circa)
L'adeguamento liturgico è stato attuato in forma parziale e provvisoria, con l'introduzione di arredi mobili di tipo eterogeneo che fungono da poli liturgici. Al centro del presbiterio storico, su una pedana di prolungamento del gradino dell'altare maggiore storico, è presente un tavolino in legno che funge da mensa al popolo. Sulla sinistra, presso la balaustra, è stato collocato un leggio in metallo che viene impiegato come ambone. A destra una sedia in legno, con seduta e schienale imbottiti, funge da sede. La custodia eucaristica non è presente.
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