Notizie Storiche |
VI - VII (preesistenze intorno)
In base all’interpretazione delle fonti storiche e ai dati ricavati dai recenti scavi (2006-2012), gli studiosi ritengono che una prima chiesa a navata unica e con abside semicircolare, orientata ad est e marcata da lesene perimetrali, circondata dal suo cimitero, sia sorta forse già nel tardo VI secolo o nel corso del VII, dopo che, con le invasioni barbariche, la città romana di Trento subì una contrazione nel suo sviluppo e si rafforzarono le difese sul Verruca (Doss Trento), mentre ai suoi piedi si espanse il borgo di Piedicastello, protetto secondo alcuni studiosi da una cinta muraria di raccordo sia al ponte sull'Adige e alla città, sia all'accesso al dosso. Anche la dedicazione del tempio a Sant’Apollinare, protovescovo di Ravenna, per onore del quale fu eretta la basilica di Classe, consacrata nel 549, confermerebbe una datazione così antica (Rasmo 1966).
X - XI (costruzione campanile)
In una seconda fase costruttiva, da collocare verosimilmente nel X-XI secolo, la chiesa, forse ristrutturata, venne dotata di un campanile addossato al fianco sud.
XI - XII (costruzione strutture di servizio intorno)
Nel corso di una terza fase costruttiva, tra l'XI e il XII secolo, si svilupparono due nuovi corpi di fabbrica a oriente della chiesa, uno dei quali con funzione di battistero o di cisterna.
1175 - 1210 (ricostruzione intero bene)
All'ultimo quarto del XII secolo dovrebbe risalire la fase romanica del tempio, secondo Rasmo (1966) promossa dai benedettini in contemporanea a quella della loro sede di San Lorenzo e realizzata dalle medesime maestranze, che interessò però solamente gli alzati, non essendo stata documenta dagli scavi alcuna traccia di una chiesa intermedia tra quella altomedievale e l’attuale, trecentesca, mentre se ne conserva qualche elemento architettonico reimpiegato. Sempre secondo Rasmo (1966) anche il campanile, fino alla prima cella campanaria con le finestre bifore, sarebbe dell’ultimo quarto del XII o dell’inizio del XIII secolo.
1183/04/11 (menzione carattere generale)
La prima menzione documentaria della chiesa di Sant’Apollinare, cui sottostava un’ampia zona della destra Adige, da Vela a Romagnano, risale all’11 aprile 1183, all’interno del documento di conferma del suo possesso ai benedettini riformati di Vallalta (Bergamo), chiamati a Trento dal vescovo Altemanno nel 1146 e stabiliti presso la chiesa di San Lorenzo. I monaci erano tenuti a mantenere a Piedicastello un sacerdote per la cura d’anime.
1236 - 1242 (costruzione monastero)
Tra il 1234 e il 1235 i benedettini cedettero la loro sede ai domenicani e si stabilirono nell’ischia (isola) di San Lorenzo, al confine con il borgo di Piedicastello e a sud di Sant’Apollinare. Il nuovo complesso monastico fu eretto forse dal maestro muratore Alberto, noto dai documenti dell’epoca, tra il 1236 e il 1242 con i fondi derivati dalla vendita di beni e diritti dell'ordine tra Riva e Arco e probabilmente a seguito della demolizione del primitivo edificio di servizio annesso alla chiesa.
1307 - 1320 (ricostruzione intero bene)
Dopo drastici interventi di demolizione documentati dagli scavi che risparmiarono solamente il campanile (sopraelevato e dotato di una nuova cella con monofore ad arco ribassato in mattoni), con l’abate Pietro da Nembro la chiesa fu interamente ricostruita più a oriente, appoggiandosi ai resti della cinta muraria tardoromana. In base agli studi più recenti (Zanotti 2015) i lavori iniziarono nel 1307 e presumibilmente il primo progetto subì importanti modifiche dopo l'elezione a principe vescovo di Enrico di Metz, nel 1310, che subito strinse stretti rapporti con l'abate di Sant'Apollinare e si può forse ritenere ispiratore dell'inconsueto sviluppo in altezza della chiesa, aggiornata ai nuovi modelli gotici d'Oltralpe. Capomastro fu Giovanni da Como, documentato nel 1319. Pur non conoscendo la data di chiusura del cantiere, la presenza nel 1320 del pittore Nicolò da Padova, presumibilmente intento ad affrescare le volte, fa ritenere che a quell'epoca la costruzione fosse a buon punto.
1340 - 1360 (sopraelevazione campanile)
Dopo una breve stasi, anche i lavori di sopraelevazione del campanile ripresero intorno alla metà del Trecento, dotando la struttura di una terza cella e portandola all’altezza attuale.
1340 - 1375 (decorazione intero bene)
Altri affreschi di diversa mano, considerati di cultura padana, ornarono le pareti in prossimità dell'arco santo a destra intorno alla metà del Trecento; a sinistra la Madonna in trono con Gesù Bambino è stata attribuita a Monte da Bologna, mentre un terzo maestro, bergamasco, identificato dalla critica come il "Maestro di Antonia" attivo nel transetto meridionale del duomo di Trento e operante stilisticamente nel terzo quarto del secolo, sarebbe l'autore di una santa (forse Caterina d'Alessandria) sulla parete settentrionale (tutte le figure sono emerse con il recente restauro). Forse anche i brani pittorici oggi non più valutabili in facciata risalgono alla stessa campagna decorativa (Zanotti 2015).
1375 - 1410 (ristrutturazione monastero)
Tra l’ultimo quarto del Trecento e l’inizio del Quattrocento, a seguito degli impegni degli ultimi abati come vicari generali dei principi vescovi e della diminuzione dei monaci che non vivevano più insieme, il monastero venne trasformato in una sorta di sede padronale dell’abate, un palazzo con ambienti di rappresentanza, una stua e una loggia estiva, noti in quanto luoghi di stesura dei documenti.
1425 - 1455 (passaggio di proprietà intero bene)
Dopo la morte di Giorgio di Liechtenstein (sostenuto nella sua nomina dall’abate Bartolomeo da Bologna, suo vicario generale), nel 1425 Alessandro di Mazovia soppresse il monastero, devolvendo i suoi beni, tra cui la chiesa, alla fondazione della Prepositura del Duomo, riservando al principe vescovo la nomina dei prepositi e stabilendo che per Sant’Apollinare fossero eletti due cappellani per officiare il culto. La conferma papale arrivò l’anno seguente. Tuttavia, a motivo di una lunghissima lite con il nuovo abate, fra Benedetto da Trento, osteggiato o sostenuto alternativamente dai papi che si succedettero, nel 1455 Callisto III soppresse nuovamente l'abbazia, nominando preposito Giovanni Hinderbach, futuro vescovo di Trento. Nel 1468, presumibilmente con la morte di Benedetto, che aveva continuato comunque ad amministrare i beni dell’abbazia, il papa trasferì in perpetuo ai conti di Tirolo e ai loro successori il diritto di conferimento della Prepositura.
1440 - 1460 (danneggiamento monastero)
Il monastero subì la rovina per saccheggio e incendio da parte dei Tirolesi durante l’assedio di Trento nel 1444; altri danni al complesso derivarono dall'incuria causata dalla lunga vertenza sulla soppressione.
XVI (ristrutturazione intero bene)
Nel noto acquerello di Albrecht Dürer del 1494 il campanile presenta una copertura a spiovente unico, che venne sostituita poco dopo (Rasmo 1966) dall’attuale tettuccio piramidale a quattro falde. Nel Cinquecento furono definitivamente abbandonati gli edifici monastici minori, mentre venne restaurata la residenza dell’abate, che divenne la residenza dei prepositi, edificio per l’amministrazione dei beni e la cura d’anime. Sempre nel XVI secolo, presumibilmente sotto il preposito svevo Wolfgang von Zulnhart (1510-1519), committente della tavola di Sant'Apollinare e di Cristo uomo dei dolori, venne rifatto il pavimento della chiesa e l’altare fu traslato verso oriente.
XVII (decorazione interno)
Tracce di una decorazione realizzata a secco assegnabile stilisticamente al XVII secolo sono riemerse con i restauri degli anni Novanta in controfacciata, su uno dei pennacchi e nella parte alta delle pareti della prima campata
1603 - 1631 (ristrutturazione palazzo della Prepositura)
Nei primi decenni del Seicento la sede della Prepositura venne restaurata dal conte Mattia Dalla Torre Valsassina (preposito dal 1603 al 1631), che ne ornò il portale col suo stemma.
1703 (danneggiamento intero bene)
A metà Seicento, con il trasferimento della sede della Prepositura presso il restaurato ex monastero di Santa Margherita, adattato da Liduino Piccolomini, la vecchia abbazia perse ogni interesse. Nel 1703 poi, come l’intero borgo di Piedicastello, anche la chiesa e gli edifici annessi subirono saccheggi, devastazioni e incendio dai Francesi del generale Vendôme durante l’assedio alla città.
1703 - 1750 (ristrutturazione palazzo della Prepositura)
Entro la metà del XVIII secolo la Prepositura venne ristrutturata eliminando i merli, forse abbassata e coperta con un semplice tetto a quattro spioventi.
1760 (ristrutturazione intero bene)
Bartolomeo Passi promosse importanti modifiche nel 1760, facendo demolire una porzione fatiscente dell’edificio della Prepositura. Per quanto riguarda la chiesa, nel tentativo di risolvere il problema della risalita delle acque di falda, i piani di calpestio dell’interno e dell’esterno furono rialzati di 1,80 m con l’apporto di materiale terroso e macerie; il portale originario fu sostituito da uno architravato e le monofore a pieno centro della navata, tamponate, furono rimpiazzate da nuove aperture a maggiore altezza; si costruì una nuova sacrestia addossata al fianco meridionale della chiesa; la Madonna col Bambino affrescata all’esterno del campanile venne staccata e trasferita sull’altare laterale sinistro e tutti gli altari furono rinnovati. Forse nella stessa occasione fu eretto l'edificio di servizio tuttora esistente a lato del campanile e furono rimossi gli archetti ciechi che percorrevano l’esterno del tempio, visibili in testimonianze iconografiche precedenti.
1760/07/21 (consacrazione carattere generale)
Al termine degli impegnativi lavori la chiesa venne riconsacrata il 21 luglio 1760.
1859 - 1887 (ristrutturazione intero bene)
Nel 1859 si demolì il portale settecentesco e si riscoprirono gli stipiti intatti dell’accesso originario; si decise allora di mantenerli, integrandoli con parti di restauro di Stefano Varner e rimontando il tutto ad altezza maggiore. La generale ristrutturazione neomedievale proseguì con altri interventi tra il 1865 e il 1887: si tamponarono le finestre aprendo ex novo un rosone in facciata e monofore a tutto sesto nelle pareti laterali; furono rifatte le malte in facciata, rivestita alla base con lastre di pietra rossa. Si demolì la sacrestia esistente, realizzandone una nuova in forma di finta abside poligonale addossata al lato orientale della chiesa e aperta verso il presbiterio con due porte nella zona inferiore e una finestra bifora che riutilizzava elementi antichi in alto, per collegarvi l’ambiente superiore usato come coro e cantoria. Si sostituì la pavimentazione, si restaurarono gli altari e si realizzò una nuova balaustra; le pareti furono rivestite con lastre di pietra.
1890 - 1899 (lavori coperture)
A fine Ottocento per proteggere i frontoni furono poste delle lastre metalliche ai margini orientale e occidentale del tetto.
1909 - 1910 (scavi esterno)
Tra il mese di dicembre del 1909 e quello di marzo del 1910 l’ingegner Achille Albertini diresse i lavori di scavo finanziati dalla "Pro Cultura" lungo il lato settentrionale e orientale della chiesa, alla ricerca delle strutture più antiche di Sant’Apollinare; venne rinvenuta parte del muro tardoromano di Piedicastello su cui si appoggiano le fondazioni del tempio trecentesco.
1912 (rifacimento coperture)
Il tetto venne sostituito per problemi di infiltrazioni d'acqua piovana nel 1912.
1949 - 1959 (restauro intero bene)
Sistemazioni murarie interne vennero realizzate tra la fine degli anni Quaranta e gli anni Cinquanta del Novecento, mettendo in luce le mensole in pietra dei pennacchi delle volte, ritinteggiando l'interno e sistemando il fonte battesimale a spese della Parrocchia e sotto la direzione artistica della Soprintendenza; intorno al 1959 venne inoltre restaurata l’edicola esterna.
1961 - 1964 (restauro intero bene)
Lavori di restauro conservativo furono eseguiti nel 1961 a cura della Soprintendenza, per togliere le cause del deterioramento delle malte esterne e riparare i danni già esistenti: furono quindi protette con lamiera di rame le lastre di copertura dei due frontoni, riparate le grondaie e rifatte le malte, prevalentemente ottocentesche, lesionate, fatiscenti o cadute. In quell’occasione furono trasferite sui muri meridionali due iscrizioni romane per salvarle dall’umidità filtrante dal terreno. Anche la casa canonica venne ristrutturata, mettendo in luce le finestre bifore dell’antica abbazia benedettina e documentando tracce di affreschi del primo quarto del Cinquecento nell’ambiente della cucina (che furono poi nuovamente scialbati). Lavori di scavo intorno alla chiesa sono poi documentati nel 1964.
1967/03/07 (erezione a parrocchia carattere generale)
Solamente il 7 marzo 1967 la chiesa fu formalmente dichiarata una parrocchia indipendente.
1982 - 1984 (ristrutturazione coperture)
In due distinti interventi si provvide al riassestamento del tetto e alla sostituzione integrale del manto di copertura dello spiovente settentrionale (nel 1982) e di quello meridionale (nel 1984).
1989 - 1999 (restauro interno)
Rimosso il rivestimento interno in pietra alto 2,80 m nel 1989, un primo intervento di restauro degli intonaci interni con parziale rimessa in luce di alcuni brani di pittura murale, soprattutto in controfacciata, fu eseguito sotto la responsabilità della Soprintendenza di Verona nel corso degli anni Novanta. Inoltre le cupole vennero consolidate staticamente, si restaurarono gli elementi lapidei interni e si sostituirono i vetri a piombo lesionati.
2006 - 2014 (restauro intero bene)
Su progetto dell'architetto Ivo Maria Bonapace tra il 2006 e il 2014 la chiesa è stata oggetto di un generale restauro, che, oltre a risanare le strutture e a sostituire gli impianti, ha riabbassato i piani di calpestio esterni e interni alle quote originarie, ha rimosso gli altari e rimesso in luce gli affreschi interni (restaurati da Sara Metaldi), ha recuperato dagli scavi l'altare in pietra, ricollocato nel presbiterio come mensa liturgica, ha trasformato la sacrestia absidata in una cappella eucaristica e feriale e ha riqualificato l’intera area circostante, comprensiva del sagrato, dell'edificio annesso alla chiesa e della canonica. Con l'occasione si è svolta inoltre un'importante campagna di scavi sia interni che esterni che ha chiarito la successione delle fasi costruttive. Una nuova sacrestia interrata è stata costruita sul lato sud, sul luogo della primitiva sacrestia (cinquecentesca).
2014/06/14 (consacrazione altare)
L'altare antico riemerso dagli scavi, completato da un nuovo pianale in pietra bianca, è stato riconsacrato dall'abate primate della Confederazione Benedettina, Notker Wolf, su mandato dell'arcivescovo di Trento Luigi Bressan, il 14 giugno 2014. All'interno è stata murata una capsella per le reliquie realizzata su modello di quella altomedievale conservata presso il museo del Castello del Buonconsiglio. |
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