chiese italiane
censimento chiese
edifici di culto
edifici sacri
beni immobili
patrimonio ecclesiastico
beni culturali ecclesiastici
beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Campodenno
Trento
chiesa
comunale
S. Pancrazio
Parrocchia di San Maurizio e Compagni
Pianta; Facciata; Prospetti; Campanile; Struttura; Coperture; Interni; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi
nessuno
1361 - 1361(menzione carattere generale); XVII - XVII(apertura finestre); 1695 - XVIII(abbandono intero bene); 1766 - XVIII(ristrutturazione intero bene); 1782 - 1782(soppressione carattere generale); 1785 - XIX(abbandono intero bene); 1831 - 1831(ristrutturazione intero bene); 1936 - 1936(ristrutturazione e decorazione intero bene); 2013 - 2013(restauro intero bene)
Chiesa di San Pancrazio
Tipologia e qualificazione chiesa comunale
Denominazione Chiesa di San Pancrazio <Campodenno>
Altre denominazioni S. Pangrazio
S. Pancrazio
Ambito culturale (ruolo)
maestranze trentine (costruzione)
Notizie Storiche

1361  (menzione carattere generale)

La prima testimonianza documentaria dell’esistenza del toponimo “dosso di San Pancrazio”, allodio e poi feudo dei signori de Enno, risale alle investiture del XIV secolo, la più antica delle quali datata 1361. Qui si trovava la strada romana che da Andalo, passando per Castel Sporo, conduceva al contado di Flavon; ai piedi del dosso sorgeva un castelliere preistorico e poco lontano una spianata detta “Camp del Marcà”, luogo in cui si teneva dal Medioevo fino alla fine del Settecento una fiera in occasione della festa del santo. Il colle prese il nome da quello della chiesetta che lì sorgeva, affiancata da un eremo di cui oggi restano le tracce; qui risiedeva l’eremita incaricato dal proprietario e patrono della chiesa di custodirla e mantenerla, godendo del suo patrimonio. Anche le caratteristiche costruttive dell’edificio sacro confermano una datazione della struttura al XIV-XV secolo, pur con la presenza di un'acquasantiera a muro con decorazione a cesto assegnata al IX secolo.

XVII  (apertura finestre)

Sono tipologicamente riconducibili al XVII secolo le due finestre a lunetta aperta sul fianco destro.

1695 - XVIII (abbandono intero bene)

In occasione della visita pastorale del 1695 alla chiesa, che aveva due altari, il maggiore dedicato a San Pancrazio, il minore al Crocifisso, si registrò la necessità di ripararne il tetto. Il proprietario fu invitato ad eseguire le manutenzioni, interdicendo l’edificio sacro fino al loro compimento, ma nonostante ripetute diffide e minacce di pena, i lavori non vennero eseguiti. Nel 1708 la chiesetta fu trovata priva di custode e in deplorevoli condizioni, tanto che i visitatori dichiararono decaduti i patroni de Oliva e assegnarono al conte Francesco Khuen di Castel Belasi il dosso e il tempio con i suoi beni, con l’obbligo di mantenerlo. La lite scoppiata tra i due nobili fu ricomposta qualche anno più tardi, con il rientro in possesso di San Pancrazio da parte dei de Oliva, ma le successive visite pastorali del 1742, del 1751 e del 1766 testimoniano un persistente stato di abbandono e incuria di eremo e chiesa, spogliata di arredi e suppellettili e minacciante rovina.

1766 - XVIII (ristrutturazione intero bene)

A seguito di una nuova interdizione, la chiesa venne ristrutturata qualche anno dopo dai de Oliva.

1782  (soppressione carattere generale)

L’eremo venne soppresso nel 1782.

1785 - XIX (abbandono intero bene)

Nonostante l’avvenuta soppressione dell’eremo, l’ultimo eremita di San Pancrazio, Giuseppe Michele dalla Val di Flavon, vi dimorava ancora nel 1785; alla sua morte, priva di custode, la chiesa visse nuovamente una fase di incuria e abbandono.

1831  (ristrutturazione intero bene)

Nel 1831 Alessandro de Oliva, ricordato con il suo stemma in un’iscrizione in controfacciata, fece finalmente ristrutturare l’edificio.

1936  (ristrutturazione e decorazione intero bene)

Dopo una ennesima fase di decadenza e incuria, nel 1936 si intraprese una nuova ristrutturazione della chiesa; in quell’occasione la facciata e l’interno furono ornati da dipinti murali figurati stilisticamente assegnabili a Matteo Tevini.

2013  (restauro intero bene)

L’ultimo intervento di restauro dell’edificio sacro, eseguito per cura del Comune di Campodenno, risale al 2013.
Descrizione

Posta in posizione amena e panoramica sul dosso dominante Campodenno, che da essa prende il nome, l’antica chiesetta di San Pancrazio, orientata regolarmente ad est e affiancata dai ruderi dell’eremo, sembra esistesse anteriormente al 1361, data della più antica menzione documentaria del toponimo. L’esterno conserva ancora in parte il carattere medievale originario: la semplice facciata a capanna, il portale archiacuto in pietra grigia, una finestra quadrata a destra; il tondo centrale figurato è protetto da un tettuccio a due falde. Una coppia di finestre a lunetta caratterizza il fianco destro, mentre il sinistro è cieco. La parete di fondo lineare, con oculo strombato, è probabilmente il frutto della demolizione dell’abside originaria, avvenuta in epoca incerta; tangente ad essa si eleva il campanile, con quattro aperture nella cella, senza soluzione di continuità con il fusto liscio, e tetto piramidale a quattro falde in pietra, concluso da globo e croce apicale. L’interno è costituito da un’unica aula coperta da volta a botte ribassata, con il presbiterio senza soluzione di continuità rispetto alla navata, separato da essa solamente da un gradino. Un’arcata a pieno centro sfonda parzialmente il setto murario terminale, forato anche, a sinistra, da un’apertura centinata che permette di accedere alla zona retrostante l'altare, ad uso di sacrestia, e di raggiungere l’interno del campanile, dove restano tracce di affreschi antichi. Un’iscrizione e uno stemma in controfacciata ricordano gli interventi di ristrutturazione del XIX e XX secolo, al secondo dei quali appartengono i dipinti murali figurati interni ed esterni, attribuibili stilisticamente a Matteo Tevini.
Pianta
Pianta rettangolare con asse maggiore longitudinale, comprendente senza soluzione di continuità i corpi della navata, del presbiterio e del campanile.
Facciata
Semplice facciata a capanna con portale archiacuto in pietra grigia, una finestra quadrata a destra e un tondo centrale figurato protetto da un tettuccio a due falde. Finiture a intonaco tinteggiato.
Prospetti
Due finestre a lunetta caratterizzano il fianco destro, mentre il sinistro è cieco e rinforzato da una grappa in ferro nell’angolo superiore destro; la parete di fondo lineare è probabilmente il frutto della demolizione dell’abside originaria, avvenuta in epoca incerta: reca un oculo strombato e un’apertura nel sottotetto ed è tangente il campanile. Finiture a intonaco tinteggiato.
Campanile
Torre a pianta quadrangolare adiacente alla parete di fondo, sulla destra; cella campanaria senza soluzione di continuità con il fusto liscio, dotata di quattro semplici aperture rettangolari, con una leggera centinatura superiore; tetto piramidale a quattro falde in pietra a vista, concluso da globo e croce apicale.
Struttura
Strutture portanti verticali: muratura in pietrame; strutture di orizzontamento: volta a botte ribassata in muratura.
Coperture
Tetto a due ripidi spioventi sopra navata e presbiterio, con struttura portante in legno e manto di copertura in scandole lignee; tetto del campanile in pietra; tettuccio sopra la porta in lamiera metallica.
Interni
Aula unica con il presbiterio senza soluzione di continuità rispetto alla navata, separato da essa solamente da un gradino. Un’arcata a pieno centro sfonda parzialmente il setto murario terminale, forato anche, a sinistra, da un’apertura centinata che permette di accedere alla zona retrostante il presbiterio, ad uso di sacrestia, e di raggiungere l’interno del campanile, dove pende la corda della campana. Finiture a intonaco tinteggiato, ove non vi siano decorazioni o dipinti murali.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimento in battuto di calce.
Elementi decorativi
Dipinti murali figurati stilisticamente assegnabili a Matteo Tevini ornano il tondo in facciata e il presbiterio; cornici decorative e il monogramma di Cristo raggiato sono presenti sulla volta. Tracce di affreschi medievali sopravvivono sulle pareti del campanile.
Adeguamento liturgico

nessuno
Contatta la diocesi