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beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Vejano
Viterbo
chiesa
sussidiaria
Santacroce
Parrocchia di Santa Maria Assunta
Pianta; Impianto strutturale; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi
presbiterio - aggiunta arredo (1990)
1554 - 1555(inizio dei lavori di costruzione (?) intero bene); 1556 - 1557(pagamento maestranze intero bene); 1558 - 1558(pagamenti intero bene); 1568/03/01 - 1568/04/30(celebrazione funzioni religiose e retribuzione intero bene); 1568 - 1568(lavori
forniture e pagamenti intero bene); 1568/12/04 - 1568/12/04(lavori e pagamenti intero bene); 1569/04/24 - 1569/04/24(lavori e pagamenti intero bene); 1569/12/10 - 1569/12/10(riparazione del tetto intero bene); 1578/10/13 - 1578/10/13(volontà testamentaria e inventario intero bene); 1583 - 1583(valore immobiliare intero bene); 1591/07/31 - 1591/07/31(sepoltura intero bene); 1670 - 1670(riparazione della porta d’ingresso intero bene); 1935 - 1935(traslazione statua intero bene); 1990 - 1992(restauro intero bene); 2010 - 2011(rifacimento del tetto intero bene)
Cappella dei Santacroce
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Cappella dei Santacroce <Vejano>
Altre denominazioni Cappella della Madonna del Rosario
Cappella di Santa Croce
Ambito culturale (ruolo)
maestranze viterbesi (costruzione cappella)
maestranze viterbesi (restauro cappella)
Notizie Storiche

1554 - 1555 (inizio dei lavori di costruzione (?) intero bene)

Tra la fine del 1554 e l’inizio del 1555 vengono cominciati i lavori di realizzazione della cappella per trasferirvi dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta la salma di Onofrio Santacroce, signore di Viano (Vejano), deceduto il 21 ottobre 1551. Si ipotizza che l’autore del progetto sia l’architetto Bartolomeo Baronino, collaboratore di Antonio da Sangallo il Giovane.

1556 - 1557 (pagamento maestranze intero bene)

Il muratore Guglielmo da Sutri, gli scalpellini Giovanni da Sutri e Francesco da Viano, il falegname Marcantonio e mastro Antonio Minicino vengono saldati per i lavori svolti nel cantiere della cappella; i pagamenti vengono annotati dal mese di marzo del 1556 al mese di aprile del 1557.

1558  (pagamenti intero bene)

Nel 1558 frate Gironimo riceve la somma di 1,50 scudi per il servizio liturgico svolto; in questo anno vengono spesi 30 scudi destinati a “limosine” per completare l’edificio.

1568/03/01 - 1568/04/30 (celebrazione funzioni religiose e retribuzione intero bene)

Il frate di Sant’Antonio viene retribuito con la somma di 1,15 scudi per la celebrazione di ventitré messe.

1568  (lavori, forniture e pagamenti intero bene)

Nell’autunno del 1568, mastro Francesco scalpellino lavora “alla finestra de la stanza” antistante al sacello e mastro Lazzaro con due garzoni esegue lavori di muratura. I pagamenti vengono registrati fino al 31 ottobre. I lavori si riferiscono alla realizzazione del vano anteriore dell’edificio. Nello stesso mese vengono acquistati chiodi e bandelle per “la porta prima de la stanza” della cappella.

1568/12/04  (lavori e pagamenti intero bene)

In base alla stima redatta da mastro Stefano Monimezo da Capranica, mastro Antonio falegname viene saldato per la realizzazione di sette infissi. Altri pagamenti sono relativi all’esecuzione della predella dell’altare e al coperchio del pozzo.

1569/04/24  (lavori e pagamenti intero bene)

Vengono messi in opera gli infissi delle due finestre del presbiterio e i baggioli delle finestre della “casa della cappella” adiacente sul lato sinistro della cappella; i lavori vengono eseguiti da mastro Francesco scalpellino.

1569/12/10  (riparazione del tetto intero bene)

Mastro Lazzaro muratore e il falegname Stefano Monimezo da Capranica vengono pagati per le giornate di lavoro relative alla riparazione del tetto.

1578/10/13  (volontà testamentaria e inventario intero bene)

Scipione Santacroce, vescovo di Cervia, dispone nel proprio testamento di essere seppellito nella cappella di famiglia a Vejano, dove è collocato il sepolcro del padre Onofrio. Dal documento si apprende che il prelato è stato il committente della realizzazione dell’edificio e ha presenziato alla cerimonia di consacrazione. Al testamento è allegato un inventario dei beni della famiglia; riguardo alla cappella “del Sig. Nofrio” si descrivono gli arredi liturgici e si afferma che nell’edificio è presente una biblioteca.

1583  (valore immobiliare intero bene)

Nell’elenco delle proprietà pertinenti all’eredità di Scipione Santacroce il valore immobiliare della cappella di famiglia a Vejano “con sua miglioramenti” è pari a 690 scudi d’oro.

1591/07/31  (sepoltura intero bene)

Giorgio Santacroce, quinto signore di Viano e fratello di Scipione, viene sepolto all’interno della cappella.

1670  (riparazione della porta d’ingresso intero bene)

Si esegue la sostituzione del telaio della porta d’ingresso.

1935  (traslazione statua intero bene)

La statua della Madonna del Rosario, databile probabilmente al XVIII secolo, viene traslata dalla cappella di Santa Croce alla nuova chiesa parrocchiale di Vejano.

1990 - 1992 (restauro intero bene)

L’edificio viene restaurato e riaperto al culto.

2010 - 2011 (rifacimento del tetto intero bene)

A cura della Soprintendenza si eseguono i lavori di rifacimento del tetto, danneggiato da un fulmine.
Descrizione

La cappella dei Santacroce si trova ai margini dell’abitato del borgo, lungo una piccola via pedonale che termina proprio in prossimità del luogo di culto. L’asse dell’edificio è all’incirca nord-sud, con presbiterio a sud. Sul lato est confina con una casa del borgo, mentre sia il lato sud che quello ovest confinano con strutture edilizie ormai in stato di rudere. La cappella si compone di due parti iscritte in un rettangolo non perfettamente regolare: un’aula quadrata e un sacello di forma rettangolare, disposto con l’asse maggiore in senso trasversale, separato dallo spazio anteriore tramite un frontespizio architettonico tripartito da paraste. L’elevato dell’aula è semplicemente intonacato ed è coperto da una volta a schifo. Il sacello, entro il quale è collocato l’altare, è invece articolato completamente da un’intelaiatura architettonica realizzata in peperino. Sia le quattro fronti interne che il prospetto verso l’aula sono infatti scanditi in tre parti da paraste rialzate su piedistalli e coronate da capitelli ionici, al di sopra dei quali corre una trabeazione continua. La campata centrale nella fronte anteriore si presenta più ampia delle laterali e caratterizzata da un’arcata, in modo da costituire l’accesso al sacello dall’aula; mentre nel prospetto di fondo l’arcata corrispondente incornicia la mensa d’altare in peperino e una profonda nicchia voltata a botte. Nel prospetto anteriore del sacello, inoltre, le campate laterali sono forate ciascuna da due aperture sovrapposte; mentre nel prospetto di fondo nella medesima collocazione sono presenti finestre. Il sacello, soprelevato di un gradino, è coperto da una volta a schifo impostata direttamente sulla cornice. Ai lati dell’ambiente entro le arcate cieche e le sottostanti specchiature sono affisse lapidi in marmo. Al centro dello spazio, in posizione isolata, è collocata una nuova mensa in legno, aggiunta per adeguamento liturgico. Oltre alle quattro finestre del sacello, un’apertura a lunetta semicircolare, posta in facciata al di sopra del portale d’accesso, illumina l’interno dell’edificio. La facciata è a ordine unico, con paraste ai margini coronate da capitelli tuscanici, trabeazione e timpano triangolare che s’innalza più in alto della copertura dell’edificio; il tutto realizzato in muratura a vista eseguita in conci di tufo, mentre in conci di peperino figurano i piedistalli delle paraste. In peperino è anche realizzata l’incorniciatura del portale, definito da un arco inquadrato da paraste tuscaniche che sostengono una trabeazione e un timpano triangolare. La lunetta al di sopra di questo si presenta invece priva di cornice.
Pianta
L’organismo, dal perimetro rettangolare in un rapporto di circa 3:5, è diviso in due vani da un setto trasversale con un’arcata di comunicazione. Lo spazio anteriore è a pianta quadrata e funge da aula; l’ambiente successivo, rialzato di un gradino, è rettangolare con asse maggiore in senso trasversale e costituisce il presbiterio. In fondo ad esso è collocata la mensa d’altare, al di sopra della quale si apre una profonda nicchia rettangolare.
Impianto strutturale
L’elevato è in muratura continua di blocchi di tufo, su cui scaricano le sovrastanti volte a schifo, anch’esse in muratura. Il sacello corrispondente al presbiterio presenta un rivestimento in conci di peperino.
Coperture
La chiesa è coperta da un tetto a due falde, il cui colmo è parallelo alla facciata.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione si presenta differenziata nei due vani. Nell’aula vi sono mattonelle in cotto quadrate, disposte in diagonale. Nel presbiterio il pavimento in laterizio, contornato nel perimetro da una fascia in peperino, presenta riquadri rettangolari formati da liste, composti all’interno da mattonelle quadrate, anch’esse disposte in diagonale. Al centro si trova una botola rettangolare in peperino.
Elementi decorativi
L’interno è decorato in pittura nelle superfici delle volte a schifo dei due vani. Entrambe presentano al centro la raffigurazione della colomba dello Spirito Santo, inserita in un riquadro, da cui si dipartono lungo le diagonali quattro fasce colorate.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1990)
Cappella adeguata liturgicamente con altare isolato, sedile e ambone, tutti realizzati in legno.
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