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restauro
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Civitella Cesi
Blera
Viterbo
chiesa
parrocchiale
S. Leonardo
Parrocchia di San Leonardo
Pianta; Impianto strutturale; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni
altare - intervento strutturale (1965-1970)
1573 - 1574(denominazione della chiesa intero bene); 1612 - 1622(denominazione della chiesa intero bene); 1616 - 1616(denominazione della chiesa intero bene); 1622 - 1622(qualificazione della chiesa e archivio intero bene); 1747 - 1759(ricostruzione intero bene); 1753 - 1753(consacrazione intero bene); 1756/03/13 - 1756/03/13(inventario della chiesa intero bene); 1827 - 1827(visita pastorale intero bene)
Chiesa di San Leonardo
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Leonardo <Civitella Cesi, Blera>
Altre denominazioni S. Leonardo
Autore (ruolo)
Orlandi, Clemente (ricostruzione chiesa)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze viterbesi (costruzione chiesa)
maestranze viterbesi (ricostruzione chiesa)
Notizie Storiche

1573 - 1574 (denominazione della chiesa intero bene)

Nella visita pastorale viene citata con il titolo di Santa Maria.

1612 - 1622 (denominazione della chiesa intero bene)

Nella visita pastorale svolta tra il 1612 e il 1622 viene nominata come chiesa di San Leonardo.

1616  (denominazione della chiesa intero bene)

Nel 1616 la chiesa è intitolata a Santa Maria e San Leonardo di Luci.

1622  (qualificazione della chiesa e archivio intero bene)

Nel 1622 è indicata come chiesa parrocchiale e vi sono erette la Società del Santissimo Sacramento e la Confraternita del Santissimo Rosario. In questo anno si ha anche la prima notizia dell’archivio della chiesa; in occasione della sacra visita si dichiara che il parroco annota le anime di cui si riporta lo stato (45 fuochi, 131 anime) e che esiste un inventario dei beni della chiesa.

1747 - 1759 (ricostruzione intero bene)

Per volere del principe Niccolò Pallavicini la chiesa viene sottoposta ad un rifacimento, commissionato a Clemente Orlandi, architetto romano e Accademico di San Luca. Il progetto prevede la riutilizzazione dei muri perimetrali della vecchia chiesa, mutandone però l’orientamento. (Nell’archivio della famiglia Pallavicini sono conservati i disegni della chiesa originaria che attestano tale cambiamento).

1753  (consacrazione intero bene)

La chiesa viene consacrata dal cardinale Giacomo Oddi, vescovo di Viterbo e di Tuscania.

1756/03/13  (inventario della chiesa intero bene)

Il 13 marzo 1756 viene redatto l’inventario dei mobili, suppellettili, “biancarie et altro esistente” nella chiesa; sull’altare maggiore è posta la tela raffigurante la Vergine con il Bambino, San Leonardo e Sant’Antonio, sull’altare di destra il quadro con la Vergine e Sant’Isidoro e su quello sinistro l’immagine della Vergine tra i Santi Domenico e Caterina.

1827  (visita pastorale intero bene)

Nella visita pastorale del vescovo Gaspare Bernardo Pianetti si dichiara che le condizioni di conservazione della chiesa sono complessivamente buone ed è sottoposta ai fratelli duchi Torlonia che ne hanno acquistato il diritto dal principe Pallavicini.
Descrizione

La chiesa di San Leonardo è situata all’interno del piccolo borgo, in angolo fra la piazza del Castello e una piccola via carrabile, denominata via di Mezzo, su cui si erge la facciata. Il suo asse va da sud-ovest a nord-est; confina sul lato sinistro con il tessuto edilizio, mentre sul lato destro soltanto per una parte; posteriormente si affaccia sulla campagna circostante. L’organismo è a pianta centrale a forma tricora. Le absidi laterali ospitano al centro nicchie a fondo piano nelle quali si ergono altari minori; il presbiterio occupa l’abside centrale, la cui area è rialzata di un gradino rispetto all’aula. La mensa d’altare è in posizione isolata, innanzi al ripiano del tabernacolo che sorge a ridosso della parete, decorata dal frontespizio della pala votiva. L’elevato è scandito da un ordine a fasce concluso da una cornice che percorre l’intero perimetro interno; al di sopra della quale s’impostano le semicalotte a copertura delle absidi e la volta a crociera in corrispondenza del vano centrale. L’ordine architettonico tripartisce le superfici delle absidi; quella di sinistra ospita a nord-ovest, in prossimità del presbiterio, l’accesso alla sagrestia, sormontato da un pulpito costituito da un piccolo balcone in legno (raggiungibile dall’interno della stessa sacrestia). L’interno della chiesa è illuminato da una finestra rettangolare in facciata, da due aperture a lunetta collocate nelle absidi laterali e da finestroni rettangolari ai lati della pala d’altare. La facciata a intonaco presenta uno schema tripartito da due semplici fasce ribattute, che si ripiegano in alto lungo il profilo del timpano; leggermente più bassi sono gli spioventi delle ali che fiancheggiano la porzione centrale. L’accesso, preceduto da quattro gradini in peperino, è contornato da stipiti e architrave della stessa pietra. La finestra superiore è priva d’incorniciatura.
Pianta
L’edificio presenta una pianta tricora, composta da un vano quadrato, fiancheggiato da due absidi di pari ampiezza e comunicante con l’abside frontale per mezzo di un arcone su pilastri. Le nicchie al centro delle absidi laterali sono caratterizzate da fondo piano e aggettano lievemente al di fuori del perimetro. Nell’angolo fra l’abside centrale e quella a nord-ovest è collocato il locale adibito a sacrestia.
Impianto strutturale
La struttura della chiesa, definita dalle pareti, da pilastri e archi e dalle volte di copertura è in muratura in pietra.
Coperture
La chiesa è coperta nello spazio centrale da una tetto a doppia falda e nelle absidi laterali da unici spioventi posti a quota leggermente inferiore; la cappella del presbiterio presenta un tetto a padiglione.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimento in piastrelle di graniglia di marmo di due colori, beige e rosse, disposte a scacchiera. Area presbiteriale con pavimento in piastrelle bianche e soglia in marmo.
Adeguamento liturgico

altare - intervento strutturale (1965-1970)
L’intervento di adeguamento liturgico dell’area presbiteriale alle disposizioni del Concilio Vaticano II si riconosce nel distacco della mensa dell’altare dall’edicola posta a ridosso dell’abside, e dalla sua traslazione in avanti, in posizione isolata.
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