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Capua
Capua
chiesa
sussidiaria
Santi Rufo e Carponio
Parrocchia di Santi Filippo e Giacomo
Impianto strutturale; Facciata; Interno; Campanile; Presbiterio; Coperture; Elementi decorativi; Pavimenti e pavimentazioni
presbiterio - aggiunta arredo (1990)
V - VI(preesistenze intero bene); X - XI(primo rimaneggiamento intero bene); 1053 - 1053(donazione intero bene); 1065 - 1065(confisca intero bene); 1081 - 1081(restituzione intero bene); 1081 - 1081(conferma giurisdizione intero bene); XII - XII(restauro intero bene); XII - XIII(ampliamento intero bene); 1641 - 1641(restauro intero bene); 1704 - 1704(passaggio di proprietà intero bene); 1727 - 1727(cambio proprietà intero bene); 1747 - 1747(restauro intero bene); 1910 - 1910(ristrutturazione intero bene); 1957 - 1957(restauro intero bene); 1970 - 1970(restauro intero bene)
Chiesa dei Santi Rufo e Carponio
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa dei Santi Rufo e Carponio <Capua>
Ambito culturale (ruolo)
maestranze campane (costruzione)
Notizie Storiche

V - VI (preesistenze intero bene)

Il Granata (nel 1752) sostiene che la chiesa è antichissima, ma non è stata trovata alcuna documentazione sulla data della sua fondazione; tuttavia egli è certo che essa sia stata eretta nei primi tempi dopo la pace della Chiesa (V-VI secolo), per onorare la memoria del Santo martire Rufo, cittadino e diacono della chiesa di Capua che fu fatto martire insieme a Carponio, medico romano, durante l'impero di Diocleziano e Massimiano.

X - XI (primo rimaneggiamento intero bene)

Ad una fabbrica pre-romanica si possono ascrivere i due colonnati e l’abside centrale della chiesa.

1053  (donazione intero bene)

La Chiesa, di fondazione longobarda, fu donata al monastero di Montecassino dai fratelli Ladenulfo ed Atenulfo, nobili capuani, divenuti monaci cassinesi.

1065  (confisca intero bene)

Nel 1065 i principi normanni Riccardo e Giordano confiscarono la chiesa di S. Rufo con tutte le loro pertinenze.

1081  (restituzione intero bene)

II principe Giordano restituì nel 1081 (con diploma del 15-10) ai monaci cassinesi la chiesa ed i beni che precedentemente i suoi predecessori avevano confiscato.

1081  (conferma giurisdizione intero bene)

L'imperatore del Sacro Romano Impero Lotario III, con privilegio del 22/09/1137, riconfermò la giurisdizione su questa chiesa all'Abate Cassinese.

XII  (restauro intero bene)

Le tre absidi laterali potrebbero essere frutto del restauro effettuato dai monaci benedettini di Montecassino nel secolo XII.

XII - XIII (ampliamento intero bene)

Questa fase edilizia portò alla costruzione del campanile, della nicchia ricavata nel portale sinistro d’ingresso, del catino absidale con gli elementi fittili.

1641  (restauro intero bene)

Durante il restauro del sec. XVII furono scavate sedici nicchie per raccogliere le reliquie dei martiri capuani ritrovati sotto l'altare maggiore.

1704  (passaggio di proprietà intero bene)

il Cardinale Niccolò Caracciolo nel 1704 concesse ai padri cassinesi la parrocchia di S. Secondino (Diocesi di Calvi) e quella di Sorbello (Diocesi di Sessa) che dipendevano dalla sua giurisdizione ed in cambio ebbe S. Rufo, S. Martino ad Judaicam e S. Angelo ad Diodiscos in Capua.

1727  (cambio proprietà intero bene)

Nel 1720 la chiesa ritornò sotto la giurisdizione dell'arcivescovo di Capua, mons. Abati.

1747  (restauro intero bene)

Si ha l’aggiunta di stucchi e di marmi nonché la distruzione delle absidi laterali. L’altare maggiore fu interamente ornato da ottimi marmi fatti collocare a spese dei curati della chiesa, don Domenico Ragucci e don Diego Cipriani.

1910  (ristrutturazione intero bene)

Fu ripristinata la struttura originaria della chiesa ed eliminati gli elementi aggiunti nel settecento. In particolare, fu ricostituita la copertura a capriate e riportato il piano del pavimento al livello originario. Inoltre, eliminando i ringrossi murari, furono liberati i fusti marmorei delle colonne.

1957  (restauro intero bene)

Il restauro modificò il campanile e la facciata: l'apertura del campanile sita nel cortile canonico fu occlusa; l'ingresso alla navata centrale fu ampliato e riposizionato sul muro della facciata, dove era collocato originariamente.

1970  (restauro intero bene)

In seguito al rifacimento degli intonaci parietali, furono rinvenuti gli spiccati delle tre absidi laterali di epoca benedettina, demolite durante il restauro del Settecento.
Descrizione

La Chiesa, di fondazione longobarda, divenne grancia dei monaci benedettini di Montecassino in età romanica e, proprio in quel periodo, subì un primo rimaneggiamento. All’esterno la chiesa presenta una facciata tripartita, nascosta in parte dal campanile romanico, edificato successivamente, con profilo superiore a spioventi che corrispondono a quello delle navate. Si accede all'interno della chiesa tramite i portali della facciata (che si apre nel vicolo Bartolomeo De Capua) oppure per mezzo di un ingresso laterale - ricavato in uno dei caseggiati annessi - che mette in diretta comunicazione il Corso Gran Priorato di Malta con la navata sinistra. La corte interna sulla quale si trova l’ingresso principale della chiesa dei S.S. Rufo e Carponio è un suggestivo angolo della città (detto dei “Pannielli”). Esso è sottolineato da archi caratteristici, da pavimentazione in pietra calcarea, da tante lastre riportate dai monumenti dell’antica Capua. L'interno della chiesa si articola in tre navate divise da colonne di spoglio e terminanti in tre absidi. Tra le peculiarità della chiesa vanno annoverati: l'abside che si apre sulla navata con un arco trionfale in laterizi; dei vasi fittili e sedici nicchie scavate durante il restauro del 1641, destinate a raccogliere le reliquie dei martiri capuani ritrovati sotto l'altar maggiore; una navatella a sinistra che si prolunga in tre absidi con funzione di cappelle. Per l'altare maggiore è stato utilizzato il sarcofago di età imperiale che, un tempo, era sistemato nel cortile della chiesa di San Marcello. Quando, nel 1720 la chiesa ritornò sotto la giurisdizione dell'arcivescovo di Capua, fu sottoposta a diversi e nuovi lavori che ne alterarono l'invaso spaziale: furono realizzati il soffitto ad incannucciata, le colonne ricoperte da una struttura muraria atta a creare dei semplici pilastri, le pareti totalmente stuccate secondo gli stilemi barocchi, sostituita la pavimentazione originale. La chiesa si presenta oggi in veste tipicamente romanica, frutto dell’ultimo restauro che ha abolito tutte le modifiche settecentesche, estraendo le colonne, recuperando la volta a capriata, portando alla luce alcuni affreschi dell’impianto originale. Caratteristica è nel catino absidale la presenza di numerosi fori circolari appartenenti a elementi fittili cavi, inglobati nella muratura e disposti in senso trasversale all'intradosso.
Impianto strutturale
La struttura portante è in tufo campano. Presenta alcune singolarità strutturali, soprattutto nell’adozione di materiali diversi; gli archi sul lato sinistro della navata mediana sono realizzati in mattoni, mentre quelli sul lato destro in blocchi di tufo alternati a mattoni. Le absidi presentano membrature diverse: quelle laterali sono in blocchi di tufo mentre quella centrale, caratterizzata da un arco in laterizi, presenta la superficie intonacata fino all’altezza degli archi dei colonnati, mentre il catino absidale è costituito da filari di tufelli alternati a forti strati di malta. I tufelli di quasi tutte le murature hanno una forma quasi quadrata; quelli del catino absidale sono rettangolari.
Facciata
Si accede all’interno tramite i due portali della facciata (centrale e di destra; quello di sinistra è stato tamponato dopo l’edificazione del campanile) oppure mediante un ingresso laterale ricavato in uno dei caseggiati annessi il quale mette in diretta comunicazione il Corso Gran Priorato di Malta con la navata sinistra. La soglia d’ingresso da via Bartolomeo de Capua è costituita da un elemento architettonico di età imperiale, con una iscrizione in latino. La facciata è completamente intonacata, ad eccezione dei piedritti e degli archi di scarico dei due ingressi che sono realizzati con blocchi squadrati di tufo grigio alternati irregolarmente a blocchi di tufo giallo (disposti radialmente negli archi e a corsi orizzontali nei piedritti e negli architravi).
Interno
La chiesa ha un impianto basilicale triabsidato, scandito sui due lati della navata maggiore da cinque arcate su colonne di spoglio. L’interno mostra l’edificio a pianta rettangolare; esso si articola in 3 navate separate da otto colonne di spoglio, quattro da una parte e quattro dall’altra. Le colonne presentano i capitelli scalpellati, i fusti e le basi disuguali; esse sorreggono archi di differenti dimensioni e tecniche costruttive diverse. Gli archi del lato sinistro della navata centrale sono costruiti in opera laterizia (solo mattoni), quelli del lato destro in opera vittata (mattoni alternati a tufelli). Le colonne si presentano equidistanti tra loro, con capitelli compositi e fusti regolari. Dei pulvini in muratura, realizzati sopra i capitelli, hanno lo scopo di pareggiare la diversa altezza delle colonne di spoglio. Le imposte degli archi (che stanno sopra i pulvini) sembrano più o meno in quota. La chiesa è illuminata mediante undici monofore arcuate poste nella navata centrale: dieci decentrate rispetto alle arcate sottostanti e una sulla facciata (al di sopra del portale d’ingresso). Le navate terminano in tre absidi: una maggiore al centro e due minori ai lati. L'abside chiude la navata centrale con un arco trionfale in laterizi; essa presenta nella struttura vasi fittili e sedici nicchie.
Campanile
Durante il restauro romanico fu realizzato il campanile: a causa della mancanza di spazio utile è addossato alla facciata per cui nasconde parte del portale centrale e del tutto quello di sinistra al cui interno fu ricavata una nicchia. Questa soluzione, povera e disorganica, corrisponde agli adattamenti compiuti dai cassinesi, secondo il gusto dell’epoca non interessata a conservare integra la fruizione dell’impianto medioevale. Il campanile, a pianta poligonale, è dotato di archetti ciechi a sesto acuto e monofore nelle quali si intravedono due campane di dimensioni diverse. Esso risulta con due aperture di cui una situata nel cortile della canonica (a circa 1,20 m dalla quota del piano di calpestio della canonica) e l'altra inclusa nell'ingresso della chiesa (vicolo Bartolomeo de Capua); quest'ultimo sporge di circa 1,12 m rispetto alla facciata e racchiude in sé l'accesso al campanile. Il campanile è completamente sprovvisto di intonaco. La cornice superiore del paramento in tufo è decorata da un’alta cornice a rombi in tufo.
Presbiterio
L'abside che si apre sulla navata con un arco trionfale in laterizi; dei vasi fittili e sedici nicchie scavate durante il restauro del 1641, destinate a raccogliere le reliquie dei martiri capuani ritrovati sotto l'altar maggiore; la decorazione ha una sua particolarità nel catino absidale, il quale assume la forma di una conchiglia. La muratura del catino è differente: i blocchi di tufo giallo hanno una forma rettangolare, sono bel lavorati e messi in opera a corsi orizzontali con malta, nella quale sono visibili dei fori. Motivi decorativi vegetali sono visibili negli spazi che separano i dipinti delle immagini dei sedici santi e nei piedritti che sorreggono l’arco dell’abside centrale. Visi di angioletti decorano la parte centrale degli archi delle tre absidi e quello della navata mediana. L’abside centrale non è intonacato; la sua muratura è in blocchi di tufo grigio che taglia quella originaria; è plausibile che questa occupi lo spazio che precedentemente era della cattedra episcopale. L'altare maggiore è un sarcofago romano di età imperiale che, un tempo, era sistemato nel cortile della chiesa di San Marcello.
Coperture
La copertura è a capriate: formata da una serie di travi lignee disposte a schema triangolare, in modo che due lati formano gli spioventi superiori e il terzo, orizzontale, collega tra loro le pareti portanti. La stessa struttura lignea è utilizzata per sostenere il tetto delle navate laterali ad un solo spiovente.
Elementi decorativi
Oltre agli affreschi, ai resti dei pavimenti medievali, molto interessante risulta essere il sarcofago romano di epoca imperiale che funge da altare maggiore. Nella navata sinistra c’è una nicchia nella quale è presente un affresco raffigurante il Redentore fra due santi, realizzato nel XII secolo d.C. da un ignoto pittore campano. Sul portone d’ingresso si nota l’affresco di San Rufo cui la chiesa è dedicata. Nella parte inferiore dell’absidiola posta a sud-est si notano blocchetti in tufo appartenenti alla struttura originaria. Originale è anche la struttura degli archi e dei piedritti delle absidi laterali, struttura realizzata in blocchi di tufo grigio alternati in maniera irregolare a blocchi di tufo giallo. Di gran pregio sono gli elementi fittili nell’abside centrale della chiesa: 12 file di vasi fittili, cilindrici, sono disposti trasversalmente alla struttura in modo da presentare l’apertura rivolta verso la navata. Complessivamente sono 83, di cui 47 sono disposti lungo la parte inferiore del catino absidale in modo contiguo, mentre gli altri 36 sono collocati lungo tutto il catino distanziati l’uno dall’altro. Le ipotesi riguardanti la funzione di questi vasi sono diverse: per il Pane (1990) essi avevano una funzione statica (cioè per alleggerire il carico della volta); per il Venditti (1967) invece avevano una funzione acustica (cioè per migliorare la propagazione del suono).
Pavimenti e pavimentazioni
Il pavimento è a quadroni di segato di marmo disposti in modo regolare.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1990)
L’altare è costituito da un marmoreo bassorilievo con supporti in ferro smaltato; l’ambone è in ferro smaltato adornato da un pezzo sgrossato di un antico bassorilievo. La sede del Presidente è in legno, posizionata a ridosso dell’altare e ricalca il tipico stile benedettino. Mobile il fonte battesimale. Il confessionale si trova in fondo alla navata laterale sinistra. Sull’altare della navata laterale destra è conservato il SS. Sacramento.
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