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Capua
Capua
chiesa
parrocchiale
San Giuseppe
Parrocchia di S. Giuseppe
Coperture; Facciata; Interno; Campanile; Presbiterio; Elementi decorativi; Pavimenti e pavimentazioni
presbiterio - aggiunta arredo (1980)
XVI - XVI(preesistenze intero bene); 1762 - 1762(posa della prima pietra intero bene); 1767 - 1767(erezione canonica intero bene ); 1772 - 1772(primo parroco intero bene); 1837 - 1840(cambio destinazione d'uso intero bene); 1868 - 1868(restauro intero bene); 1945 - 1945(riparazione intero bene); 1962 - 1962(restauro intero bene); 1985 - 1985(ristrutturazione intero bene); 1987 - 1987(consolidamento intero bene); 2003 - 2003(restauro intero bene); 2016 - 2016(restauro intero bene)
Chiesa di San Giuseppe
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Giuseppe <Capua>
Ambito culturale (ruolo)
maestranze campane (costruzione)
Notizie Storiche

XVI  (preesistenze intero bene)

La chiesa di San Giuseppe si erge sull’area anticamente occupata dalla chiesetta dedicata a S. Terenziano, distrutta nel 1557 per dar luogo alla costruzione delle fortificazioni spagnole.

1762  (posa della prima pietra intero bene)

La costruzione della chiesa di San Giuseppe iniziò il 2 maggio 1762 con la posa della prima pietra ad opera di don Pompeo Mazziotta, decano della Cattedrale di Capua.

1767  (erezione canonica intero bene )

Con decreto del 12 dicembre 1767 la chiesa di S. Giuseppe “extra moenia” fu canonicamente eretta con dei confini ben definiti territorialmente.

1772  (primo parroco intero bene)

Il primo parroco di S. Giuseppe fu don Michele Fusco originario di Macerata Campania, il quale entrò, il giorno di S. Silvestro del 1772, nel pieno possesso della nuova parrocchia capuana.

1837 - 1840 (cambio destinazione d'uso intero bene)

A causa del diffondersi dell’epidemia colerica del 1837, il terreno intorno alla chiesa di San Giuseppe, per decisione delle autorità civili, servì da cimitero pubblico fino al 1840 quando venne ultimato, altrove, il camposanto ufficiale della città.

1868  (restauro intero bene)

Nel 1868 il parroco don Antonino Vitagliano fece restaurare la chiesa, ristrutturandola e arredandola. Egli acquistò anche l’organo e fece sistemare il pulpito.

1945  (riparazione intero bene)

Colpita dalle bombe durante l’ultimo conflitto mondiale, il tempio fu riparato e riaperto al culto nel 1945.

1962  (restauro intero bene)

Al tempo del parroco don Angelo Martone fu restaurata la pala d'altare e messi in atto altri piccoli interventi di sistemazione dell'interno della chiesa.

1985  (ristrutturazione intero bene)

Il parroco don Domenico Mirra, all’inizio degli anni ottanta, fece ristrutturare tutta la zona presbiteriale per adeguare la chiesa alle nuove norme liturgiche postconciliari. In quest’occasione fu ricomposto nel suo aspetto originario l’altare maggiore.

1987  (consolidamento intero bene)

Per sanare i danni provocati alla struttura dal terremoto del 1980, fu messo in atto un significativo intervento di consolidamento e di restauro, nel maggio del 1987, a cura e spesa del Provveditorato alle OO.PP. per la Campania così come si legge dall’epigrafe posta a lato dell’ingresso della chiesa.

2003  (restauro intero bene)

L’intervento di restauro dell’anno 2003 riguardò l’asfaltatura della cupola e la sistemazione dell’esterno della chiesa (intonacato e ridipinto). Detto intervento, grazie al contributo C.E.I., fu realizzato dall’impresa Bianca Aulino Petrella, essendo parroco don Domenico Mirra. Ne rende testimonianza l’epigrafe posta lateralmente al portale d’ingresso.

2016  (restauro intero bene)

Per quanto riguarda l’esterno, nel mese di maggio del 2016 è stato rifatto il portico e asfaltato il terrazzo che copre l’atrio. In giugno la cupola è stata ridipinta in toto e valorizzata da un ampliamento dell’illuminazione. Restaurato - perché deturpato da infiltrazioni d’acqua - l’Angelo posizionato nel lunotto appartenente alla colonna di San Benedetto. Sono state, poi, intonacate, ridipinte e sottoposte ad un trattamento antipolvere le pareti deteriorate; è stato sostituito il pavimento della navata centrale e lucidati gli altari laterali. In ultimo, sono state ripulite la pala d’altare e le due tele laterali.
Descrizione

Fuori le mura della città di Capua, oltrepassato il ponte sul Volturno, nella vasta piana di Porta Roma si erge la settecentesca chiesa di San Giuseppe, sorta sull’area di un’antica chiesetta dedicata a S. Terenziano. Per volontà di S.E. mons. Muzio Gaeta, arcivescovo di Capua, il 2 maggio del 1762, con un rito solenne, don Pompeo Mazziotta (decano della Cattedrale capuana) pose la prima pietra della costruzione della chiesa, come si evince dalla “Storia Sacra della Chiesa Metropolitana di Capua” di Francesco Granata. L’edificazione dell’edificio sacro, che sarebbe stato poi dedicato a S. Giuseppe con l’aggiunta di “extra moenia”, fu lunga e laboriosa: solo con il decreto del 12 dicembre 1767 la chiesa parrocchiale di S. Giuseppe fu canonicamente eretta. Nella prima metà dell’Ottocento il tempio si trovò al centro di lunghe e profonde diatribe tra la Chiesa e le autorità civili perché, a causa del diffondersi dell’epidemia colerica del 1837, il terreno intorno alla chiesa di San Giuseppe servì da cimitero pubblico nonostante più volte il cardinale Serra Cassano, risentito, richiamasse, anche per iscritto, gli scopi primari per cui quel sacro edificio era stato costruito. Questa situazione durò fino al 1840, anno in cui fu ultimato, altrove, il camposanto ufficiale della città e furono traslate nel nuovo sito tutte le sepolture. Colpita dalle bombe durante l’ultimo conflitto mondiale, la chiesa venne riparata e riaperta al culto nel 1945. Per sanare i danni provocati alla struttura dal terremoto del 1980 un altro significativo intervento di consolidamento e di restauro fu messo in atto. La chiesa di S. Giuseppe è di stile tardo barocco con marcate tendenze al neoclassico. La facciata, di ordine toscano, s’innalza al di sopra di un atrio coperto a terrazza, che presenta cinque archi e quattro pilastri polistili. Semplici ed eleganti motivi ornamentali finemente lavorati in stucco danno armonia e solennità a tutto l’interno, ampiamente illuminato da otto finestroni. La cupola è sorretta da quattro massicci pilastri polistili, al centro dei quali sono scavate altrettante nicchie. Sopra l’unico ingresso una comoda cantoria con austera balconata dalla facciata interna si aggetta su due snelli pilastri lignei a sezione quadrata. L’altare maggiore, in stile rococò, è opera marmorea di maestranze napoletane del settecento; quelli laterali, simili fra loro, sono in stucco lavorato in stile neoclassico e colorato a finto marmo. Qualche anno fa la chiesa di S. Giuseppe è stata testimone di un grande avvenimento: il 24 maggio 1992, nel piazzale ad essa antistante, ebbe inizio ufficialmente la visita pastorale di Sua Santità Giovanni Paolo II all’Arcidiocesi di Capua. Ne rimane traccia l’epigrafe apposta sul muro fra il sacro tempio e la casa canonica.
Coperture
La copertura è caratterizzata dalla forma delle volte (a botte per i due altari laterali e la zona dell’altare maggiore) e dalla forma della cupola centrale (che copre la navata unica) entrambe estradossate e protette da uno strato di membrana bituminosa.
Facciata
La facciata, di ordine toscano e volta ad oriente, s’innalza al di sopra di un atrio coperto a terrazza, che presenta cinque archi e quattro pilastri polistili. Essa misura circa 12 metri di lunghezza e 4 di larghezza. La chiesa è caratterizzata da un porticato d’ingresso libero su tre lati accessibile mediante tre alzate realizzate con blocchi di pietra squadrata a faccia vista. Il porticato, coperto da volta a crociera, funge da filtro al vero e proprio ingresso della chiesa caratterizzato da un portale in pietra a faccia vista e con ante di legno. I due corpi laterali sono delineati da cornici terminanti con volute; quello laterale, il più alto, termina con un timpano triangolare su cui svetta una croce stilizzata in ferro. Sul portale d’ingresso si apre una finestra dai bordi arrotondati, delineata da elementi decorativi a contrasto, chiusa da vetri colorati. Su ognuno dei due corpi laterali si aprono una porta, una finestra rettangolare ed una ad oblò.
Interno
Una volta oltrepassato il portale d’ingresso, si sosta all’interno di un tamburo di legno munito di tre aperture: due laterali ed una centrale (che ha dimensioni maggiori). Entrati all’interno dell’aula liturgica, ci si trova al centro di un unico ambiente coperto da una grossa cupola con lanterna centrale. Da questo spazio centrale si possono raggiungere i due altari laterali e la zona dell’altare centrale. Il sacro edificio spazia su una superficie di circa 400 mq ed ha una pianta a croce greca. I due bracci, ricoperti con volte a botte, sono di simili dimensioni e misurano ciascuno circa m. 20 di lunghezza e 10 di larghezza. Da terra fino al centro della cupola la chiesa si eleva per un’altezza di circa 22 m. L’interno, ampiamente illuminato da otto finestroni, si presenta armonioso e solenne grazie a semplici ed eleganti motivi ornamentali finemente lavorati in stucco. La cupola è sorretta da quattro massicci pilastri polistili, al centro dei quali sono scavate altrettante nicchie che custodiscono le statue principali della chiesa. Sopra l’unico ingresso una comoda cantoria, con austera balconata in legno decorato, si aggetta dalla facciata interna su due snelli pilastri lignei a sezione quadrata. Una bassa zoccolatura in marmo segue l’intero perimetro della navata. L’altare maggiore, in stile rococò, è opera marmorea di maestranze napoletane del Settecento. Ricostruiti nel 1964, gli altari laterali, simili fra loro, sono in stucco lavorato in stile neoclassico e colorato a finto marmo. Ai lati dell’entrata, in due nicchie, si conservano le statue del Sacro Cuore di Gesù e di Sant’Antonio di Padova; a destra si trova un’acquasantiera in marmo. Pregevole la pala d’altare, una tela del XVIII secolo, attribuita alla mano del pittore Paolo De Maio, della scuola di Solimena. Lungo le pareti della navata sono state posizionate le stazioni della Via Crucis, in terracotta, opera dello scultore viterbese Mario Vinci.
Campanile
A destra di chi guarda si erge il campanile in pietra grezza, usurato dal tempo. Le antiche monofore sono state murate. Solo in alto s’intravedono, in una stretta feritoia, due piccole campane fuse rispettivamente nel 1772 e nel 1778. La più antica si ruppe nel corso dei bombardamenti della seconda guerra mondiale e il parroco don Tommaso Paolella la fece rifondere nei primi anni del novecento.
Presbiterio
Un gradino immette nell’area presbiteriale privata dell’originaria balaustra. Sul fondo si ammira l’altare maggiore in stile rococò, in marmo policromo: una porticina in metallo argentato chiude il tabernacolo. Un ulteriore gradino delimita la zona cu cui è stata posizionata la mensa eucaristica postconciliare. Sul fondo del presbiterio si erge la pala d’altare che misura cm 430x270. La tela, del XVIII secolo, raffigura Gesù Cristo che consegna il potere delle chiavi a San Pietro. La sede del presidente, in legno massiccio, è collocato in posizione retrostante rispetto all’ambone. Il pavimento dell’intera area è in marmo grigio chiaro sfumato.
Elementi decorativi
Ai lati dell’entrata in due nicchie si conservano le statue del Sacro Cuore di Gesù e di S. Antonio da Padova, provenienti da qualche bottega di scultura napoletana dei primi dell’Ottocento. A destra si trova un’acquasantiera in marmo, attribuibile al XVII secolo. Nelle nicchie dei pilatri, che sorreggono la cupola, si custodiscono le quattro statue principali della chiesa: la Santissima Vergine Addolorata, S. Giuseppe, S. Stefano e S. Benedetto Abate, tutte in cartapesta, tutte del settecento. La Pala d’altare è una tela del XVII secolo attribuita alla mano del marcianisano Paolo De Maio della scuola del Solimena. Essa, restaurata nel 1962, raffigura, con colori chiari e linee accentuatamente barocche, Gesù Cristo che consegna il potere delle chiavi a S. Pietro. Gli altari laterali, ricostruiti nel 1964, sono in stucco lavorato in stile neoclassico e colorato a finto marmo. Sono sprovvisti delle rispettive pale distrutte dagli ultimi eventi bellici.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione marmorea della chiesa, messa in posa nell’estate del 2016, è stata sovrapposta alla preesistente. Presenta una guida centrale in marmo Coreno con due fasce longitudinali in marmo “Rosso Verona”; spiccano 9 rombi in marmo rosso veronese e rosa del Portogallo; al centro è delineato un quadrato recante la parola PAX.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1980)
Agli inizi degli anni ottanta tutta la zona presbiteriale è stata ristrutturata in sintonia con le nuove norme liturgiche postconciliari. L’altare preesistente in marmo policromo è stato conservato; il tabernacolo è rimasto in uso per la custodia dell'Eucaristia. Sul presbiterio è stato posizionata la mensa eucaristica in legno di faggio dalla linea moderna ed essenziale; lateralmente all’altare c’è l’ambone, sempre in legno, decorato con quattro dipinti rappresentanti immagini bibliche. Il fonte battesimale, in legno, è movibile. Non ci sono appositi confessionali.
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