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beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Bedero
Brezzo di Bedero
Milano
chiesa
parrocchiale
S. Vittore M.
Parrocchia di San Vittore Martire
Pianta; Struttura; Elementi decorativi; Impianto strutturale; Coperture; Campanile; Pavimenti e pavimentazioni; Opere d'arte
presbiterio - aggiunta arredo (1973)
1137 - XII(costruzione intero bene); XVI - XVI(decorazione e cicli affrescati interno ); 1569 - 1574(rimozione altare e costruzione sacrestia interno); 1574 - 1578(costruzione altari laterali e inserzione di volte interno); XVII - XVII(costruzione campanile e restauri interni intero bene); 1707 - 1768(costruzione altare maggiore presbiterio); 1838 - 1850(restauro interno); 1880 - 1898(restauro intero bene); 1973 - 1978(restauro conservativo interno bene); 1979 - 1979(restauro conservativo degli affreschi presbiterio)
Chiesa di San Vittore Martire
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Vittore Martire <Bedero, Brezzo di Bedero>
Altre denominazioni Canonica di Bedero
Canonica di San Vittore
Collegiata di Bedero
Collegiata di San Vittore
S. Vittore M.
Autore (ruolo)
Jotti, Guglielmo (decorazione e cicli affrescati)
Caronesi, Ferdinando (restauro)
Ramponi, Fiorenzo (restauro conservativo)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (costruzione)
Notizie Storiche

1137 - XII (costruzione intero bene)

La fondazione della collegiata di S. Vittore, sul colle di Bedero, fu stabilita da un privilegio rilasciato dall'arcivescovo milanese Robaldo nel 1137; lo scopo era quello di traslare l'antica sede plebana dalla località di Domo (oggi frazione di Porto Valtravaglia) ad altra più centrale rispetto all'area di pertinenza spirituale, estesa anche nelle valli più settentrionali del Verbano orientale. Il trasferimento del centro plebano fu agevolato dalla proprietà del colle, saldamente nelle mani della chiesa ambrosiana in dipendenza dall'infeudazione della Valtravaglia all'arcivescovo milanese in epoca imprecisata tra X e XI sec. La chiesa (che per qualche tempo preservò l'intitolazione a S. Maria della plebana di Domo), sorse di getto, nell'arco di più decenni, nelle forme che, ancora oggi, in parte, si ammirano, con impianto basilicale a tre navate, senza transetto, e bei paramenti di pietre lavorate, non di rado intercalate da elementi decorativi o figurativi scolpiti nella pietra.

XVI  (decorazione e cicli affrescati interno )

Recentemente rimessi in piena luce, i cicli affrescati dell'area presbiteriale documentano un'intesa fase di arricchimento decorativo e figurativo promossa all'interno della chiesa nei primi decenni del XVI sec. e, in parte, almeno secondo recenti attribuzioni, da riferire a Guglielmo Jotti da Montegrino e alla sua bottega.

1569 - 1574 (rimozione altare e costruzione sacrestia interno)

Una prima rivoluzione del cristallino impianto ereditato dal XII sec. si compì tra 1569 e 1574 con la costruzione di una sacrestia sul fianco settentrionale del presbiterio, opera per la quale fu sacrificata l'absidiola sinistra, sulla testata della navatella laterale, separata dalla chiesa tramite la costruzione di un muro divisorio.

1574 - 1578 (costruzione altari laterali e inserzione di volte interno)

La visita sul posto del cardinale Carlo Borromeo, nel 1574, spronò clero e popolo a radicali opere di rinnovamento. Nel 1578, un delegato vescovile poté constatare il termine delle operazioni, in preciso riscontro alle prescrizioni di san Carlo. Le navate laterali furono coperte con volte, in luogo dei precedenti soffitti lignei che rimanevano a vista nella navata centrale; le due absidiole minori (quella sinistra già alterata), furono ridotte a locali di servizio e sacrestie con la costruzione di tramezzi di separazione con le corrispondenti navatelle, muri sui quali furono costruiti due altari laterali rispondenti a nuovi culti e nuove forme.

XVII  - XVII (costruzione campanile e restauri interni intero bene)

La Collegiata di Bedero rimase priva di campanile sino al 1619, anno in cui risulta completata la massiccia torre attuale. Per la sua costruzione, fu occupato lo spazio della prima campata presso l'ingresso della navatella meridionale. In quel tempo, o pochi anni dopo, fu conclusa anche la copertura della navata maggiore, con volte a crociera che furono rimosse soltanto alla fine del XX sec.

1707 - 1768 (costruzione altare maggiore presbiterio)

L'area presbiteriale fu riformata in più riprese, dapprima su iniziativa di Carlo Borromeo, dal 1574, quindi nel corso del XVIII sec. Nel 1707, infatti, Andrea Albiolo e Carlo Antonio Fobelli furono ingaggiati per il "tempio" in marmi policromi da innalzare sull'altare maggiore, secondo le forme e le tipologie più rispondenti all'azione di riforma instancabilmente promossa nei secoli dagli arcivescovi ambrosiani.

1838 - 1850 (restauro interno)

Nel 1838, l'architetto Ferdinando Caronesi produsse, su iniziativa del parroco d'allora, un disegno di riforma neoclassica destinato ad inserire nella navata maggiore una sequela di lesene corinzie reggenti un fregio che avvolgesse l'intero spazio interno. Le opere non furono eseguite. Si diede corso, entro il 1850, alla sola apertura di una teoria di finestre "a lunetta" nel cleristorio della navata maggiore, secondo i disegni approntati dall'architetto Caronesi.

1880 - 1898 (restauro intero bene)

Scartate le opzioni stilistiche di riforma neoclassica dell'interno del tempio, alla fine del XIX sec. si affacciò l'idea, in omaggio a mutati canoni estetici e a nuove metodologie di intervento sui monumenti, di una restituzione della chiesa a primitivi, ma perduti assetti romanici. Le opere di decorazione interna ed esterna furono, tuttavia, portate avanti con carattere dilettantistico. In particolare la facciata, in origine piuttosto semplice, fu ornata di fregi "in stile", ma realizzati in cemento, così da sollevare la riprovazione degli studiosi tra cui, decenni dopo, quella autorevole di Arthur Porter. Il disegno della nuova facciata fu elaborato e messo in opera nel 1898 da un sacerdote, Ambrogio Mojoli, insegnante al collegio di Gorla Minore.

1973 - 1978 (restauro conservativo interno bene)

Nel 1973 fu avviata una campagna di rivisitazione sostanziale dell'antica Collegiata, secondo operazioni complessive orchestrate dall'architetto Fiorenzo Ramponi e concluse nel 1978. Dal punto di vista architettonico, si scelse di eliminare le volte sulla navata maggiore, ripristinando (e per buona parte integrando) un'originaria serie di cavalletti lignei a vista. Allo stesso modo, fu eliminato l'intonaco sulle pareti laterali della medesima navata maggiore, così da mettere in luce la partitura muraria antica. L'operazione contribuì a precisare alcune fasi cronologiche del sito: uno dei pochi, superstiti cavalletti risultò antecedente alla fondazione della chiesa, forse di recupero da un altro edificio esistente sul posto. Fu individuata, inoltre, ed esposta alla vista del pubblico all'interno della chiesa, una lapide con iscrizione pagana risalente al V sec., altro indizio di una continuità plurisecolare di vita e di azione sul colle di Bedero.

1979  (restauro conservativo degli affreschi presbiterio)

Sulla scia della revisione architettonica del monumento, nell'estate del 1979 si pose mano ai cicli affrescati, in parte recuperati sotto gli scialbi e sottoposti a restauro conservativo. I lavori furono coordinati da Luisa Arrigoni e eseguiti dallo Studio Giovanni Rossi di Milano.
Descrizione

La chiesa s'innalza sul colle sopra l'abitato di Bedero, in posizione dominate e centrale sia rispetto alle vallate meridionali, aperte verso il bacino centrale del Verbano, sia rispetto alle valli settentrionali del medesimo lago. Il complesso è di notevole suggestione: isolato e silenzioso sul colle, si compone, oltre della chiesa, di edifici canonicali e della massiccia mole di un monastero ottocentesco di suore Orsoline. La collegiata si offre ancora al visitatore nel saldo impianto romanico a tre navate, senza transetto, conferito a partire dalla fondazione nel 1137. Particolarmente interessante è la zona absidale, che mostra i tre emicicli corrispondenti alle tre partizioni interne dello spazio liturgico. I fianchi e l'abside conservano l'originaria tessitura in pietre ben squadrate, frutto del lavoro di abili maestranze locali. Il massiccio campanile, presso la facciata, è seicentesco. All'interno, riportato nelle presunte forme di un tempo, si ammirano cicli affrescati del XVI sec., nonché gli elementi scolpiti dello scomparso pulpito, fine opera di scultura del XII sec. Il coro ligneo dei canonici è cinquecentesco. L'organo in controfacciata è seicentesco, ancorché rimaneggiato nel corso del XIX sec.
Pianta
La collegiata si offre ancora al visitatore nel saldo impianto romanico a tre navate, senza transetto, conferito a partire dalla fondazione nel 1137. Le navatelle laterali sono state accorciate nel corso del XVI sec. e presentano, quindi, una terminazione con parete rettilinea e altare addossato. L'originaria terminazione semi-cilindrica delle absidiole delle navate sopravvive, ma è visibile solo dall'esterno. Integro è, invece, il grande catino absidale semicircolare al culmine della navata maggiore.
Struttura
Le murature d'ambito e di spina sono realizzate in pietrame a spacco legato da giunti di malta; all'esterno, lungo le pareti delle navatelle e nella zona absidale, le murature sono rivestite di pietre squadrate, ben lavorate e disposte in corsi regolari, con evidente intento decorativo e secondo i moduli di un maturo romanico locale.
Elementi decorativi
Le absidi conservano la maggior concentrazione di elementi decorativi introdotti, modellandoli nella pietra, nel corso della costruzione della chiesa (XIII sec.). Ciascuna delle tre absidi, infatti, è scandita da due semi-colonne a rocchi di pietra diversa, coronate da capitelli con volute o fiorami stilizzati; le stesse poggiano su basi che, nell'abside maggiore, sono figurate con una vipera che si morde la coda.
Impianto strutturale
Le tre navate sono scandite da cinque pilastri per parte (alcuni occultati) a sezione rettangolare di circa 80x120 cm, rivestiti da blocchi di serizzo e di calcare. Le arcature presentano ghiere falcate. La copertura della navata maggiore è sostenuta da cavalletti di legno a vista, ricostruiti di recente. Nelle navatelle laterali si conservano, invece, le volte a botte introdotte del corso del XVI sec.
Coperture
La navata maggiore è coperta con tetto a due falde, con profilo "a capanna" che trova il suo riflesso nell'andamento della facciata. Le navate laterali, invece, sono coperta da una sola falda di tetto inclinata. Il manto di copertura (compreso quello di absidi e battistero), sopra l'ordito ligneo, è in sfaldoni di pietra locale (detti "piode"), ripristinati, ove mancanti, di recente. La sola navata laterale settentrionale ha manto di copertura in coppi.
Campanile
Il campanile, sino ad allora mancante alla collegiata, fu completato nel 1619.
Pavimenti e pavimentazioni
Le quote di pavimento non sono quelle originali: il piano di calpestio fu rialzato in diverse riprese, nel XVI sec. e nel XIX sec., sino a raggiunge i 50 cm sovrapposti nel tempo al livello primitivo, verificato in corrispondenza delle basi dei pilastri.
Opere d'arte
Gli elementi scultorei di maggior rilievo, riferibili alla chiesa del XII sec., sono rappresentati dalle formelle dell'ambone, scolpite con i simboli degli Evangelisti. I cicli affrescati, invece, risalgono solo al XVI sec. e si sviluppano principalmente nel catino absidale e sull'arco trionfale. Le iconografie sono tradizionali: Cristo nella mandorla mistica, affiancato dai simboli degli Evangelisti, nella calotta dell'abside maggiore; una teoria di Apostoli, in parte perduta, nel registro superiore del tamburo dell'abside maggiore; una fascia con "i mesi" sul registro inferiore del medesimo tamburo, occultata alla vista dal coro ligneo cinquecentesco. Sull'arco trionfale si sviluppa una malconcia Crocifissione. Nell'absidiola destra furono recuperati un'Annunciazione, un Cristo in mandorla con gli Evangelisti e una scena della Cattura di San Vittore. Rimane discussa l'attribuzione a Guglielmo da Montegrino, respinta con forza da Germano Mulazzani che analizza il ciclo con completezza di rimandi. Le cappelle laterali (testate delle navate laterali) presentano altari in stucco del XVII sec.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1973)
Pochi anni prima della campagna di restauro conservativo, si pose mano all'adeguamento dell'area presbiteriale con soli elementi mobili, così da non intaccare la complessità del quadro offerto dalla successione del bel altare marmoreo settecentesco e dalla movimentata balaustra di divisione con l'aula fedeli. Allo scopo, quindi, fu allestita una mensa d'altare mobile posta davanti alle balaustre.
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