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Serralunga d'Alba
Alba
chiesa
parrocchiale
San Sebastiano
Parrocchia di S. Sebastiano
Campanile; Impianto strutturale
altare - aggiunta arredo (1966)
1224 - 1224(prima menzione intero bene); 1550 - 1550(citazione intero bene); 1574 - 1574(dignità intero bene); 1577 - 1577(descrizione intero bene); 1585 - 1585(descrizione intero bene); 1594 - 1594(descrizione intero bene); 1630 - 1630(riedificazione intero bene); 1634 - 1634(riedificazione intero bene); 1643 - 1643(descrizione intero bene); 1660 - 1660(dignità intero bene); 1698 - 1698(descrizione intero bene); 1730 - 1730(descrizione intero bene); 1886 - 1888(riedificazione intero bene); 1898 - 1898(decorazione interni); 1966 - 1966(restauro intero bene)
Chiesa di San Sebastiano
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Sebastiano <Serralunga d'Alba>
Autore (ruolo)
Gastaldi, Giovenale (progetto di riedificazione)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze piemontesi (riedificazione)
Notizie Storiche

1224  (prima menzione intero bene)

La chiesa è attestata indirettamente come riferimento topografico per un atto del comune di Alba, redatto "in Serralonga, in platea ante ecclesiam".

1550  (citazione intero bene)

La chiesa subisce danni in seguito alla nevicata della notte dopo S. Lucia.

1574  (dignità intero bene)

La chiesa parrocchiale, all'epoca dedicata a S. Benigno, versa in condizioni tali che il vescovo di Alba, monsignor Vincenzo Marino, in occasione della visita pastorale, ne dispone la ricostruzione. Nel frattempo le funzioni saranno trasferite nella chiesa di S. Sebastiano, le cui dimensioni risultano però inadeguate a contenere tutti i fedeli.

1577  (descrizione intero bene)

Monsignor Gerolamo Regazzoni, vescovo di Bergamo in visita apostolica, tra le chiese della diocesi di Alba menziona anche quella di S. Sebastiano. Nell'occasione dispone inoltre la realizzazione del pavimento e delle coperture, l'intonacatura degli interni e la chiusura del cimitero.

1585  (descrizione intero bene)

Monsignor Angelo Peruzzi, vescovo di Sarsina in visita apostolica, osserva che le funzioni sono ancora celebrate nella piccola chiesa di S. Sebastiano, che risulta dotata di due altari: quello maggiore e quello dedicato a S. Maria. Il cantiere della nuova parrocchiale di S. Benigno non è ancora concluso.

1594  (descrizione intero bene)

Monsignor Alberto Capriano, vescovo di Alba in Visita pastorale, dispone i seguenti interventi per la chiesa di S. Sebastiano: realizzazione di una volta in muratura, intonacatura delle pareti, realizzazione della pavimentazione della navata, completamento della sacrestia.

1630  (riedificazione intero bene)

L'intera comunità, come voto in conseguenza della peste, si assume l'onere di riedificazione della chiesa di S. Sebastiano.

1634  (riedificazione intero bene)

Si procede alla costruzione della nuova chiesa di S. Sebastiano. Le funzioni, nel frattempo, sono celebrate in S. Benigno.

1643  (descrizione intero bene)

Monsignor Paolo Brizio, vescovo di Alba in visita pastorale, rileva la presenza di cinque altari: quello maggiore, quello di S. Giuseppe, quello del SS. Rosario, quello dei SS. Gervaso e Protasio, quello di S. Bovo.

1660  (dignità intero bene)

La chiesa di S. Sebastiano, appena conclusi i lavori, acquisisce la dignità di parrocchiale. Nel contempo la chiesa di S. Benigno è ceduta ai disciplinati.

1698  (descrizione intero bene)

Monsignor Giuseppe Roero, vescovo di Alba in visita pastorale, descrive sommariamente l'edificio.

1730  (descrizione intero bene)

Gli atti della visita pastorale del vescovo albese monsignor Vasco descrivono la chiesa come dotata di cinque altari: quello maggiore, quello di S. Giuseppe, quello di S. Bovo, quello di S. Antonio da Padova e quello del Rosario.

1886 - 1888 (riedificazione intero bene)

Si decide di procedere alla demolizione delle strutture delle chiese di S. Sebastiano e di S. Benigno per avviare la ricostruzione della parrocchiale. Il progetto è affidato all'ingegner Giovenale Gastaldi. La realizzazione degli apparati decorativi è affidata al pittore albese Fedele Finati, coadiuvato da Guglielmi e Poesio.

1898  (decorazione interni)

Lorenzo Kirchmayr, pittore torinese, realizza la pala dell'altar maggiore raffigurante il Martirio di s. Sebastiano".

1966  (restauro intero bene)

Sono documentati interventi di restauro e manutenzione straordinaria dell'edificio.
Descrizione

La chiesa risale alla seconda metà del sec. XIX ed è un esempio di eclettismo piuttosto convenzionale. Esternamente si presenta interamente in muratura di mattoni a vista e mostra un'articolazione che riecheggia soluzioni architettoniche romaniche, con andamento a salienti che riprende l'articolazione volumetrica delle navate laterali e di quella centrale, leggermente avanzata rispetto ai fronti delle prime. Il prospetto è dominato da un portale lunettato, inquadrato da due lesene che sorreggono un arco a tutto sesto con mostra decorata da rilievi fitomorfi, sovrastato da un rosone, collocato poco sotto la cornice ad archetti pensili che segna il frontone. Questo tipo di decorazione è presente anche in corrispondenza degli spioventi delle due ali corrispondenti alle navate minori, al centro delle quali si apre una bifora. Il campanile è collocato posteriormente, sul lato destro dell'edificio e presenta decorazioni analoghe nelle cornici marcapiano. L'interno, coerentemente rispetto all'articolazione del prospetto, è a tre navate da tre campate ciascuna, voltate a vela, con l'eccezione dello spazio che ospita la tribuna in controfacciata, coperto da una volta a botte. Il gusto complessivo, però, si sposta verso soluzioni neobarocche, anche nella scelta di coprire l'area presbiteriale, absidata, con una volta a vela che simula una cupola su pennacchi.
Campanile
Collocato sul lato destro della chiesa, all'altezza del presbiterio, è realizzato in muratura di mattoni a vista ed è dotato di orologio. Le cornici marcapiano sono composte da fughe di archetti pensili che danno un'immagine neoromanica al manufatto. Immagine che, tuttavia, è smentita dall'articolazione della cella campanaria, che guarda invece a soluzioni comuni in epoca barocca ed è conclusa da una guglia poligonale sormontata da una croce.
Impianto strutturale
La chiesa, in muratura portante di mattoni, è organizzata in tre navate, che risultano immediatamente percepibili all'esterno, sia nelle scelte volumetriche sia nella posizione delle lesene di irrobustimento strutturale, che corrispondono ai pilastri dell'interno. La navata centrale, conclusa da un presbiterio absidato e anticipato da un arco trionfale poco marcato, è coperto da campate di volte a vela (area presbiteriale compresa, ma con l'eccezione dello spazio di controfacciata, dove si sviluppa una volta a botte) ricadenti su fasci di lesene corinzie, addossate verso l'interno ai pilastri che dividono le navate, e sorreggenti una trabeazione continua, a segnare il piano d'imposta delle strutture di copertura e delimitare inferiormente le lunette in cui si aprono le finestre del claristorio. Le navate laterali, ospitanti altari sussidiari, sono anch'esse coperte da volte a vela, mentre il semicatino absidale mostra una struttura a unghie e costoloni, anch'essi ricadenti su lesene.
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (1966)
La mensa, realizzata con il legno ricavato dallo smantellamento del pulpito, anticipa la macchina d'altare ottocentesca, conservata in tutte le sue parti, al pari della balaustra che divide il presbiterio dall'aula.
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