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restauro
adeguamento liturgico
Bologna
Bologna
chiesa
parrocchiale
S. Procolo
Parrocchia di San Procolo
contesto; impianto planivolumetrico; esterno; pianta; interni; elementi di pregio; impianto strutturale; apparati liturgici
presbiterio - aggiunta arredo (1995); fonte battesimale - aggiunta arredo (anni '80 )
IV - VIII(preesistenze intero bene); XI - XIV(ampliamento intero bene); 1384 - 1438(ristrutturazione intero bene); 1536 - 1579(ampliamento intero bene ); 1623 - 1741(ristrutturazione cappella Isolani); 1744 - 1752(ristrutturazione coro); 1883 - 1883(ristrutturazione di facciata facciata); 1993 - 1993(ristrutturazione canonica); 2003 - 2003(restauro coperto)
Chiesa di San Procolo
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Procolo <Bologna>
Altre denominazioni S. Procolo
Autore (ruolo)
Tibaldi, Domenico (progetto tribuna)
Torreggiani, Alfonso (progetto arca)
Dotti, Carlo Francesco (progetto coro)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze emiliane (costruzione e rifacimenti)
Notizie Storiche

IV - VIII (preesistenze intero bene)

A Bologna nel IV secolo si conservano le reliquie di tre martiri: Agricola, Vitale e Procolo. Le spoglie di quest'ultimo, con buona probabilità, vengono conservate nella medesima collocazione attuale, a sud della città, in una prima costruzione databile fra il VII e l'VIII secolo. Il primo impianto dell'edificio che ospita la sepoltura non è allineato con l'attuale via D'Azeglio, mentre si trova ad essere ortogonale alla via Tagliapietre, probabilmente prosecuzione dell'originario cardo urbano. La facciata della chiesa era dunque in fondo ad un ampio sagrato e lambiva una delle arterie principali della viabilità locale.

XI - XIV (ampliamento intero bene)

Almeno dalla prima metà dell'XI secolo, una comunità benedettina è presente a S. Procolo con un monastero che sovrintende economicamente tutta la zona. La chiesa, pur mantenendo l'orientamento della prima costruzione, è sottoposta a intensi lavori di ampliamento che la rendono la più grande della zona. L'ingombro di questo edificio pare corrispondesse circa allo spazio occupato dalle prime quattro campate dell'edificio attuale. L'edificio è a tre navate coperte da capriate lignee sostenute probabilmente da un numero doppio di pilastri. Vi è anche una cripta in cui sono riposte le spoglie del santo. All'interno della chiesa si insedia una parte dell'Università degli Scolari, mentre sull'ampio sagrato e nelle zone contigue nel mese di maggio (fino al 1° giugno, festa di S. Procolo) si tiene una grande fiera di bestiame e non solo che troverà poi spazio dal 1251 presso la Montagnola. Tale trasferimento è reso necessario, forse, dalla costruzione in quegli stessi anni di un Ospedale

1384 - 1438 (ristrutturazione intero bene)

Dopo un periodo di crisi, durante il ministero dell'abate Giovanni di Michele (1384-1412) la chiesa è oggetto di restauri. Vengono sostituite le capriate con volte in muratura e la facciata è ornata da una lunetta con un affresco di Lippo di Dalmasio. Nel 1436, con l'arrivo dell'abate Paolo da Pavia, si ha un altro momento di intensa attività sugli edifici. Nella cripta viene abbellita la cappella destinata ad ospitare l'arca di S. Procolo che è resa fruibile ai fedeli grazie ad una finestrella centinata ritagliata nel marmo.

1536 - 1579 (ampliamento intero bene )

Nel 1536 iniziano nuovi lavori di ampliamento a cura di Antonio Morandi detto il Terribilia. La cripta viene eliminata e l'arca è traslata nella Cappella Isolani dove rimane fino al 1943. Nel 1574 Domenico Tibaldi interviene nella grande tribuna cilindrica portata a termine nel 1579 da Giulio della Torre.

1623 - 1741 (ristrutturazione cappella Isolani)

Nel 1623 si pensa di rendere l'arca del Santo più visibile e viene ricavata pertanto un'ampia nicchia sopra l'altare. Contestualmente la cappella viene decorata a stucco. Nel 1741, su disegno di Alfonso Torreggiani, la cappella è totalmente ricostruita e l'arca del Santo è posta sull'altare all'interno di un nuovo sacello di marmo e legno.

1744 - 1752 (ristrutturazione coro)

Nel 1744 i benedettini commissionano a Carlo Francesco Dotti la riforma del coro che viene sopraelevato. Per fare ciò vengono occluse le finestre costruite da Tibaldi e l'illuminazione è garantita da una fonte posta al sommo della volta. Nel 1752, Alfonso Torreggiani esegue l'altare maggiore. Qui, attualmente, a seguito delle indagini svolte nel 1943 e ancora nel 1995, sono custodite le spoglie del Santo

1883  (ristrutturazione di facciata facciata)

Nel 1883 la facciata spoglia viene adornata di terrecotte su progetto di Giuseppe Modonesi.

1993  (ristrutturazione canonica)

Nel 1993 sono state ristrutturate la canonica e le aule parrocchiali.

2003  (restauro coperto)

Nel 2003 è stato restaurato il coperto e le volte e trovati affreschi incompleti.
Descrizione

La chiesa di San Procolo affaccia su via D'Azeglio, nel cuore della città storica, tra edifici storici importanti, quali il convento benedettino che ne gestiva la pastorale e l'Ospedale degli Innocenti che la fronteggia. La chiesa presenta una facciata in laterizio e internamente è costituita da un'aula a tre navate. La chiesa custodisce le reliquie di San Procolo, con Vitale e Agricola ricordato anche da Paolino di Nola tra i martiri della Chiesa di Bologna. Da qui l'importanza del Santuario e il continuo restauro ad opera dei più importanti architetti Bolognesi dei secoli XVI e XVIII.
contesto
La chiesa è situata nel centro storico della città, sulla centralissima via Massimo D'Azeglio, rispetto alla quale tuttavia la facciata si pone sghemba, non allineata. Ciò ha portato all'ipotesi che il sagrato della chiesa non fosse quello attuale di piccole dimensioni, su via D'Azeglio, bensì che la chiesa appartenesse piuttosto a Via Tagliapietre, cardo della limitatio latina sul prolungamento di via Galliera. Secondo questa ipotesi la chiesa sarebbe dunque sorta al termine di una ampia piazza, similmente alla non lontana san Domenico. Rispetto a questo quadro originario, la collocazione della chiesa è profondamente mutata, sia per l'intervenire dell'Ospedale degli Innocenti (detto dei Bastardini - recentemente restaurato) sul lato opposto di Via D'Azeglio, sia per il progressivo sviluppo ed ampliamento del convento Benedettino di cui la chiesa era l'Aula liturgica, divenuto poi Ospedale degli Esposti (1796 - 1860), Ospedale della Maternità (1860-fine sec. XX), e attualmente in attesa di una nuova destinazione d'uso.
impianto planivolumetrico
La chiesa è parte di una aggragazione orizzontale di volumi: a destra si trova l’ex convento benedettino, contiguo al fianco della chiesa, a sinistra la canonica e le sale parrocchiali, sul retro è situato il campanile.
esterno
Il sagrato ha pianta sghemba, in ragione dell'inclinazione del fronte della chiesa rispetto all'asse stradale di via D'Azeglio. Posto oltre pilastrini lapidei dal passo largo con catena in ferro interposta, il sagrato di distingue dal marciapiede per una pavimentazione in cubetti di porfido. La facciata fu ridisegnata sul finire dell' '800 da Giuseppe Modenesi nel gusto tipico del "restauro d'invenzione" che in Alfonso Rubbiani aveva a quel tempo in Bologna il suo massimo esponente. Attualmente essa presenta tre ingressi, di cui quello centrale con portale cuspidato e lunetta entro la quale era collocato un affresco di Lippo di Dalmasio che, già deteriorato, è stato poi traslato all'interno (IV cappella a sin.). I portali laterali, di minori proporzioni sono sovrastati da due monofore a sesto acuto. Domina la facciata un grande oculo in asse con il portone principale, sormontato da una croce greca in marmo, recupero di modelli bolognesi del XIII secolo, tra i quali certamente San Giacomo Maggiore. Il semplice profilo del tetto, a capanna, è ornato di una modanatura ispirata al ritmo degli archetti pensili. La cuspide e le paraste terminali della facciata sono sormontate da pilastrini recanti la croce. Sul lato sinistro della facciata una epigrafe latina a bisticcio, datata 1393 ma risalente al 1566 ricorda forse un campanaro morto nel crollo parziale del campanile, di nome Procolo, e sepolto presso la chiesa. Una seconda lapide ricorda che gli scolari ultramontani dell'Ateneo di Bologna si radunavano presso questa chiesa (i cui chiostri furono tra le prime sedi dell'Università) e che furono sepolti in questa sede Bulgaro e Martino, due dei quattro dottori dello Studio Bolognese chiamati da Federico Barbarossa alla dieta di Roncaglia (1158) per esprimere pareri giuridici sulle prerogative dell'Impero e dei Comuni. La copertura, a due falde, è in coppi.
pianta
Pianta a croce latina con aula a tre navate. Sul lato Nord si aprono cappelle laterali di diversa profondità e magnificienza. Al contrario sul lato Sud, confinante con il convento, le cappelle hanno tutte uguale proporzione. Oltre l'area presbiterale, il coro si raccoglie in una alta esedra circolare, aperta verso l'altare maggiore, opera di Domenico Tibaldi poi modificata da Carlo Francesco Dotti. La circolarità del coro era dovuta al notevole sarcofago tardo-romano con le spoglie del santo conservato per un tempo al suo centro ed ora traslato come mensa del presbiterio.
interni
Si entra nell'aula dalla porta principale mediante una bussola in legno. La pavimentazione alla veneziana presenta un motivo regolare a scacchi bianchi e neri, che nelle cappelle laterali trova altre e più ricche decorazioni. Si tratta dell'esito della rimozione e/o rivestimento delle antiche lapidi tombali che formavano il pavimento della chiesa fino al 1883. Gli alzati interni sono caratterizzati da volte a crociera su pilastri composti da semicolonne addossate a pilastri di base quadrata. L'ordine dell'alzato è tuscanico. L'intradosso delle volte è bianco e i pilastri contraddistinti da grigio tenue. Saggi stratigrafici hanno comunque mostrato diverse colorazioni e tracce di affresco. Sul presbiterio e sul coro sono presenti cupole affrescate, mentre la cappella di san Mauro (la seconda a sinistra) è dotata di una cupola ornata a stucchi e lanterna. Nelle cappelle laterali di destra si trovano altari di marmo, in quelle di sinistra, più grandi, si trovano pareti affrescate. Notevolissimo il sarcofago tardo romano in marmo di Carrara oggi altare maggiore della chiesa. L'alzato della chiesa è illuminato da oculi circolari nella navata principale.
elementi di pregio
Sulla cantoria del transetto destro è un organo di Bartolomeo Malamini (1580), con successivi interventi di Gatti (1797) e Verati (1872-83) perfettamente funzionante.
impianto strutturale
Struttura in muratura portante con copertura lignea.
apparati liturgici
L’assemblea è ordinata a battaglione rispetto al presbiterio, con panche lignee su due file nella navata centrale, con aggiunta di alcune sedie in legno laterali. L’adorazione e la celebrazione feriale si svolgono in sacristia. Il tabernacolo è posto sull’altare preconciliare. La sacrestia non fa parte del volume dell'aula ed è accessibile alla sinistra del presbiterio.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1995)
L’altare post-conciliare è fisso e consacrato, traslazione dell'arca tardo-romana in marmo di carrara contenente le spoglie del santo. Il fronte dell'antico sepolcro è così rivolto verso l'altare del Torreggiani, mentre verso l'assemblea il retro del sarcofago è occluso da un paliotto contemporaneo in bronzo, opera del prof. Mauro Mazzali, ornato di bassorilievi e ovale centrale ad incorniciare l'urna delle reliquie del santo. Ambone a leggio, formato da una scultura in bronzo a forma di drappo che ricade sui gradini del presbiterio, opera di Mauro Mazzali. E’ presente una sede riconoscibile per il ministro istituito, in bronzo, realizzata dallo stesso artista che ha realizzato l’ambone e la lastra per l’arca, Mauro Mazzali. Sono presenti sedute laterali per i chierici.
fonte battesimale - aggiunta arredo (anni '80 )
Situato nella cappella di San Ciro, la più vicina all’altare da sinistra, è stato traslato in questa sede dalla cappella di San Mauro, dove si trovava in origine. Prevede il rito per aspersione.
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