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beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Dermulo
Predaia
Trento
chiesa
sussidiaria
SS. Filippo e Giacomo
Parrocchia di Santa Giustina
Preesistenze; Pianta; Prospetti; Campanile; Struttura; Coperture; Interni; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi
presbiterio - aggiunta arredo (1994 circa (?))
XIII - XIII(costruzione intero bene); XIV - 1410(decorazione intero bene); 1503/04/30 - 1537(costruzione campanile); 1579 - 1589(manutenzione intero bene); 1616/11/19 - 1617 (?)(ristrutturazione intero bene); 1621 - 1627(crollo e ricostruzione volta della navata); 1650 - 1694(ristrutturazione e rinnovo arredi intero bene); 1695/06/22 - 1695(manutenzione cimitero); 1710/07/19 - 1710(manutenzione tetto); 1710/11/30 - 1778/11/03(erezione a primissaria carattere generale); 1715 - 1715/12/06(fusione campana); 1838/04/04 - 1838(manutenzione cimitero); 1847 - 1847(distruzione e ricostruzione tetto); 1878 - 1878(sostituzione pavimento); 1890 - 1890(ristrutturazione esterno); 1922/01/26 - 1923/01/24(trasferimento cimitero); 1929 - 1929/04/27(restauro e rinnovo campane campanile); 1931 - 1939(ristrutturazione e decorazione intero bene); 1950/04/25 - 1950/04/25(erezione a parrocchia carattere generale); 1962 - 1969(ristrutturazione e adeguamento liturgico intero bene); 1984 - 2000(restauro intero bene); 2008/09/16 - 2009 (?)(cambio di destinazione d'uso ambiente di servizio)
Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo <Dermulo, Predaia>
Altre denominazioni SS. Filippo e Giacomo
Autore (ruolo)
Bertoluzza, Giacomo (costruzione campanile)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze trentine (costruzione)
Notizie Storiche

XIII  (costruzione intero bene)

Gli affreschi frammentari più antichi rinvenuti con il restauro dei primi anni Novanta lungo le pareti della navata e sull'arco santo risalirebbero secondo gli studiosi al XIII secolo. Il primo edificio romanico aveva un soffitto piano con travi a vista, l'arco santo a tutto sesto e probabilmente una piccola abside semicircolare.

XIV - 1410 (decorazione intero bene)

Ulteriori interventi decorativi ad affresco interessarono a più riprese l'edificio nel corso della prima metà del Trecento e poi tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo; in quest'ultimo caso il frammento conservato in controfacciata è stato assegnato a Maestro Venceslao, il pittore boemo documentato a Trento nel 1397, autore entro il 1407 del celeberrimo Ciclo dei Mesi di Torre Aquila nel Castello del Buonconsiglio per il principe vescovo Giorgio di Liechtenstein. La chiesa, documentata a partire dal 1400, fino all'inizio del secolo seguente era dedicata al solo San Giacomo Apostolo.

1503/04/30 - 1537 (costruzione campanile)

Una pergamena del 30 aprile 1503 riporta il contratto tra il rettore e amministratore della fabbrica della chiesa di Dermulo e "mastro Giacomo figlio di Antonio Bertoluza di Tres", che si impegna a nome suo e dei sui eredi a realizzare il campanile. Sappiamo dagli atti vistali del 1537 che nel giugno di quell'anno l'opera non era ancora terminata, mancando della copertura.

1579 - 1589 (manutenzione intero bene)

I visitatori vescovili tornarono a Dermulo nel settembre del 1579 e trovarono due altari nella chiesa, ora intitolata ai Santi Filippo e Giacomo: il maggiore dedicato ai due apostoli, il secondo a San Bartolomeo, privo di pala, croce e tovaglia. Di norma l'edificio si teneva chiuso, ma si era aperta una finestra con inferriata per poter dare uno sguardo all'interno anche da fuori. Il tetto andava rinnovato e il cimitero circostante chiuso. Dieci anni dopo, il 6 aprile 1589, la comunità si accordò con il maestro carpentiere Marino Zader, incaricato di rifare metà della copertura.

1616/11/19 - 1617 (?) (ristrutturazione intero bene)

Monsignor Pietro Belli, suffraganeo di Carlo Gaudenzio Madruzzo, visitò la chiesa il 19 novembre 1616: ordinò di imbiancare le pareti del coro, rinnovare la pala dell'altar maggiore, rimuovere immagini deformi o poco indicate, dotare la sacrestia di un lavabo e le finestre di vetrate. Per quanto riguarda il cimitero prescrisse di fare un ossario dove collocare i defunti esumati e di ripulire gli accessi.

1621 - 1627 (crollo e ricostruzione volta della navata)

Nel terzo decennio del Seicento la volta della navata (non è chiaro se anche del presbiterio) era crollata; si vide dunque la necessità urgente di ricostruirla, ancora nelle forme tardogotiche della volta reticolata costolonata e dell'arco santo a sesto acuto. I lavori terminarono nel 1627, come testimonia l'iscrizione commemorativa affrescata in controfacciata.

1650 - 1694 (ristrutturazione e rinnovo arredi intero bene)

La successiva visita pastorale del 23 luglio 1649 ordinò che venisse dorato e completato il nuovo altare maggiore ligneo, che fosse coperto l'ambiente presso la sacrestia, che venisse ridotta o rimossa per intero la copertura appoggiata al muro di cinta "in pregiudizio grave della chiesa". Tra il 1655 e il 1656 Giovanni Pietro Fogarolli eseguì la doratura dell'altare maggiore; nel 1679 venne realizzato l'altare di San Bartolomeo, dipinto e dorato da Giovanni Battista Bezzi nel 1685; infine Pietro Strobl il giovane fu incaricato nel 1693 di intagliare l'altare laterale destro, terminato l'anno successivo.

1695/06/22 - 1695 (manutenzione cimitero)

Un anno dopo, il 22 giugno 1695, i visitatori vescovili ordinarono di integrare le lastre (?) mancanti ai muri del cimitero e di fissare col piombo alle pietre le inferriate all'ingresso, onde evitare possibili furti.

1710/07/19 - 1710 (manutenzione tetto)

Nel corso della visita pastorale del 19 luglio 1710 si ordinò di provvedere a riparare il tetto.

1710/11/30 - 1778/11/03 (erezione a primissaria carattere generale)

La fondazione della primissaria di Dermulo è datata 30 novembre 1710, ma la chiesa fu nuovamente costituita primissaria della pieve di Taio il 3 novembre 1778.

1715 - 1715/12/06 (fusione campana)

Si apprende da una supplica rivolta dalla comunità al principe vescovo per ottenere dei fondi e datata 6 dicembre 1715 che il fonditore Simone Callovi di Bolzano aveva realizzato per il paese la campana maggiore e doveva essere per questo pagato. E' forse in questo stesso periodo che il campanile ricevette le forme attuali, con la sopraelevazione corrispondente alle ultime aperture e la copertura piramidale svasata.

1838/04/04 - 1838 (manutenzione cimitero)

La visita pastorale del 4 aprile 1838 consigliò di abbassare il terreno del cimitero trasportando altrove la terra, per ovviare ai problemi di umidità della sacrestia e dell'intero fianco settentrionale della chiesa.

1847  (distruzione e ricostruzione tetto)

Il tetto della chiesa fu distrutto da un incendio nel 1847. Il materiale danneggiato e quindi inservibile fu interrato dietro l'abside. La spesa per la ricostruzione ricadde sulla comunità, dato che l'amministratore responsabile, Pietro Inama, aveva dimenticato di pagare il premio dell'assicurazione di cui l'edificio godeva.

1878  (sostituzione pavimento)

Nel 1878 il pievano di Taio ottenne dalla curia il permesso di sostituire il pavimento esistente, "affatto indecoroso", con uno nuovo in pietra, rifacendo anche i gradini degli altari in pietra calcarea rossa. Il lavoro venne eseguito dagli scalpellini Giuseppe Maccani e Gregorio Zadra di Tres, con una spesa di 299 fiorini.

1890  (ristrutturazione esterno)

Lavori esterni furono eseguiti nel 1890, quando venne trasferito l'accesso alla chiesa sul lato ovest del campanile, con un passaggio interno voltato dove fu collocata l'acquasantiera, e si realizzò la scala e il portale aereo di collegamento alla torre sul lato sud.

1922/01/26 - 1923/01/24 (trasferimento cimitero)

Nel giro di un anno, grazie al lascito testamentario di un campo da parte di Rosa Inama (defunta il 26 gennaio 1922), si provvide a trasferire il cimitero in una posizione più consona e ampia; il 24 gennaio 1923 don Nicolò Rosa, decano di Taio, lo benedisse solennemente.

1929 - 1929/04/27 (restauro e rinnovo campane campanile)

Due delle tre campane, risalenti al 1837, vennero requisite dall'Austria, la prima il 1° dicembre 1916, la seconda a un anno esatto di distanza; la chiesa ne riebbe altre due nel Dopoguerra, fuse dalla ditta De Poli di Udine, giunte a Dermulo il 27 aprile 1929 e benedette il 25 agosto dal decano di Taio. Furono issate sul campanile, restaurato per l'occasione grazie alla raccolta di offerte private, il 2 e il 9 settembre.

1931 - 1939 (ristrutturazione e decorazione intero bene)

Nel corso degli anni Trenta venne realizzata un'arcata di collegamento tra la navata e l'ambiente voltato a sinistra, destinato a contenere un confessionale. Nel 1935 gli affreschi esistenti vennero ricoperti da uno strato di intonaco e Matteo Pedrini eseguì l'ornato al centro delle volte; venne inoltre installato l'impianto di illuminazione elettrica e fu acquistato un lampadario. Presumibilmente nello stesso periodo vennero sostituite le vetrate, realizzate dalla ditta di Giuseppe Parisi su disegno di Dario Wolf.

1950/04/25  (erezione a parrocchia carattere generale)

La chiesa di Dermulo fu eretta a parrocchia con decreto dell'arcivescovo Carlo de Ferrari del 25 aprile 1950.

1962 - 1969 (ristrutturazione e adeguamento liturgico intero bene)

Presso l'archivio dell'Ufficio Arte Sacra dell'Arcidiocesi di Trento è conservata una lettera del 4 gennaio 1962 in cui si richiedeva l'aiuto finanziario della Soprintendenza per la riparazione del tetto, per ovviare alle infiltrazioni d'acqua; nel gennaio del 1969 alcune brevi indicazioni dell'Ufficio Liturgico consigliavano al parroco di rimuovere le balaustre di cemento e un gradino di legno aggiunto all'altare (maggiore?).

1984 - 2000 (restauro intero bene)

Su progetto redatto nel 1984 dall'architetto Alberto Dalpiaz, la chiesa fu sottoposta ad un intervento di restauro, concluso nel 1994: vennero rifatti il pavimento e il soffitto della sacrestia, il tetto e gli intonaci fatiscenti della chiesa; vennero inoltre riparate porte e finestre integrando le parti mancanti delle vetrate, furono restaurati il pavimento dell'edificio sacro e la scala di accesso al campanile, dove venne anche riaperta una monofora archiacuta tamponata nell'Ottocento. Nel corso dell'intervento si rinvennero diversi affreschi all'interno e all'esterno lungo la parete sud e si individuò la traccia del primo arco santo a tutto sesto, poi trasformato in uno a sesto acuto. Con l'occasione venne rinnovato l'impianto elettrico e di illuminazione; anche gli altari lignei e le pale furono restaurati, i primi tra il 1994 e il 1995 da Ileana Ianes, le seconde intorno al 2000 dalla ditta L.A.R.A. di Denno.

2008/09/16 - 2009 (?) (cambio di destinazione d'uso ambiente di servizio)

A metà settembre del 2008 l'Ufficio Arte Sacra dell'Arcidiocesi di Trento diede parere favorevole al progetto dell'architetto Alberto Dalpiaz, volto all'allestimento di un locale espositivo nel vano in collegamento con la navata e la sacrestia, chiudendo l'arcata con un cristallo temperato, realizzando un'inferriata interna alla finestrella quadrata e installando un sensore volumetrico collegato con l'esistente impianto d'allarme. Per l'illuminazione vennero previsti cinque faretti alogeni posti su di un binario sopra l'arco.
Descrizione

Eretta su di un terrazzamento presso il nucleo storico di Dermulo, sotto la strada nazionale, e circondata dal terreno corrispondente al vecchio cimitero, l'antica parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo, regolarmente orientata, risale nel suo primo nucleo al XIII secolo, come testimoniano le più antiche decorazioni affrescate al suo interno, ma ha subito importanti modifiche nel XVI e nel XVII secolo. La facciata a due spioventi è quasi interamente occultata dal fusto del campanile ad essa addossato; una pergamena del 1503 ci ha tramandato il nome del maestro costruttore, Giacomo Bertoluzza di Tres. Sul lato ovest la porzione inferiore della struttura è sfondata dall'accesso principale all'edificio sacro, con arcata esterna a pieno centro e portale vero e proprio a sesto acuto, mentre sul lato sud sale la scala a chiocciola in pietra che conduce al portale aereo architravato di accesso all'interno, sostenuto da un balconcino lapideo e protetto da un tettuccio a spiovente unico. Il fusto intonacato raso sasso è caratterizzato dalla presenza di conci angolari lapidei sfalsati e rinforzato da varie chiavi in ferro; la cella è forata da due ordini di finestre separati da una cornice orizzontale, il primo originale, con quattro aperture a sesto acuto e conci angolari lapidei, il secondo frutto di una sopraelevazione settecentesca, con finestre a sesto ribassato e finiture a intonaco rustico. Il fianco destro della chiesa è marcato dalla presenza di tre monofore archiacute, in corrispondenza delle due campate della navata e del presbiterio, e da tracce di affreschi; sul fianco sinistro cieco emerge il corpo della sacrestia, con accesso indipendente sul lato nord, due monofore archiacute e una finestra rettangolare sul lato est e altre due aperture sovrapposte su quello ovest, in corrispondenza del vano di servizio ad essa collegato. L'abside poligonale è forata da un oculo al centro della parete di fondo. All'interno la navata unica è divisa in due campate, segnate dai peducci in pietra che sostengono i costoloni della volta reticolata, ricostruita dopo un crollo nel 1627, ancora in stile tardogotico; la controfacciata è preceduta centralmente dal piccolo atrio d'ingresso corrispondente al fusto del campanile, voltato a botte e contenente le acquasantiere. Un'arcata a pieno centro sfonda la parete sinistra in corrispondenza della prima campata, collegando la navata all'ambiente di servizio; una successiva apertura nella medesima parete, nella seconda campata, con portale lapideo architravato elevato di un gradino, mette in comunicazione la chiesa con la sacrestia. Sempre in corrispondenza della seconda campata i due altari minori si fronteggiano, addossati alle pareti, entrambi preceduti da un gradino in pietra calcarea. L'arco santo a sesto acuto in pietra a vista, ornato di diversi strati di affresco, reca la traccia del precedente arco della chiesa romanica, a tutto sesto; il presbiterio rettangolare, sopraelevato di un solo basso gradino, è concluso dall'abside poligonale: entrambi sono coperti da una volta reticolata. Oltre ai numerosi e pregevoli frammenti di affreschi antichi, sono presenti decorazioni a tempera in stile neogotico nel settore centrale delle volte, composizioni geometriche e vegetali con iscrizioni sacre realizzate da Matteo Pedrini nel 1935.
Preesistenze
La navata è la porzione più antica dell'edificio, risalente al XIII secolo; successivi sono il campanile e, presumibilmente, l'abside poligonale.
Pianta
Navata a pianta rettangolare con asse maggiore longitudinale, preceduta dal campanile centrale a pianta quadrata; presbiterio a pianta rettangolare con asse maggiore trasversale, concluso da abside poligonale. A sinistra un vano a pianta trapezoidale funge da collegamento tra la navata e la sacrestia a pianta rettangolare regolare.
Prospetti
Facciata a due spioventi, quasi interamente occultata dal fusto del campanile ad essa addossato, recante una finestrina rettangolare sdraiata protetta da inferriate in basso a destra; fianco destro marcato dalla presenza di tre monofore archiacute, in corrispondenza delle due campate della navata e del presbiterio. Sul fianco sinistro cieco emerge il corpo della sacrestia, con accesso indipendente sul lato nord, due monofore archiacute e una finestra rettangolare sul lato est e altre due aperture sovrapposte su quello ovest, in corrispondenza del vano di servizio ad essa collegato. Abside poligonale forata da un oculo al centro della parete di fondo. Finiture a intonaco rustico.
Campanile
Torre a pianta quadrata elevata davanti alla facciata della chiesa, sfondata nella porzione inferiore del lato ovest dall'accesso principale all'edificio sacro, con arcata esterna a pieno centro e portale vero e proprio a sesto acuto; sul lato sud sale la scala a chiocciola in pietra di dieci gradini che conduce al portale aereo architravato di accesso all'interno, sostenuto da un balconcino lapideo e protetto da un tettuccio a spiovente unico. Zoccolo di base emergente in pietra calcarea a vista; fusto intonacato raso sasso, caratterizzato dalla presenza di conci angolari lapidei sfalsati e rinforzato da varie chiavi in ferro. Cella forata da due ordini di finestre separati da cornice orizzontale, il primo originale, con quattro aperture a sesto acuto e conci angolari lapidei, il secondo frutto di una sopraelevazione, con finestre a sesto ribassato e finiture a intonaco rustico. Copertura piramidale svasata a quattro falde, sormontata da globo, bandierina segnavento e croce apicale.
Struttura
Strutture portanti verticali: muratura in pietrame; strutture di orizzontamento: volta reticolata costolonata sopra navata e presbiterio.
Coperture
Tetto a due spioventi sopra la navata e il presbiterio, a più spioventi sopra l'abside poligonale e a spiovente unico sulla sacrestia; struttura portante in legno e manto di copertura in tegole di laterizio. Campanile coperto da scandole lignee, tettuccio protettivo dell'ingresso alla cella in lamiera metallica.
Interni
Navata unica divisa in due campate, segnate dai peducci in pietra che sostengono i costoloni della volta; controfacciata preceduta centralmente dal piccolo atrio d'ingresso corrispondente al fusto del campanile, voltato a botte e contenente le acquasantiere. Un'arcata a pieno centro sfonda la parete sinistra in corrispondenza della prima campata, collegando la navata all'ambiente di servizio; una successiva apertura nella medesima parete, nella seconda campata, con portale lapideo architravato elevato di un gradino, mette in comunicazione la chiesa con la sacrestia. Sempre in corrispondenza della seconda campata i due altari minori si fronteggiano, addossati alle pareti, entrambi preceduti da un gradino in pietra calcarea emergente nella navata. Arco santo a sesto acuto in pietra a vista, ornato di diversi strati di affresco, che introduce al presbiterio rettangolare, sopraelevato di un solo basso gradino, con breve abside poligonale, entrambi coperti da volta reticolata. Finiture a intonaco tinteggiato, ove non vi siano affreschi; il settore centrale delle volte è ornato da composizioni geometriche e vegetali in stile neogotico, opera di Matteo Pedrini.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimento in quadrotte di pietra calcarea bianche e rosse, disposte alternate in corsi diagonali; gradini in pietra calcarea rossa.
Elementi decorativi
Affreschi frammentari databili tra il XIII e il XV secolo sono presenti all'interno nella navata e sull'arco santo e all'esterno lungo la parete meridionale.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1994 circa (?))
L'adeguamento liturgico del presbiterio è stato parzialmente attuato presumibilmente al termine del restauro dell'edificio, intorno al 1994, mediante arredi lignei coordinati: l'altare verso il popolo, a tavolo con fronti pieni, è posizionato centralmente presso l'arco santo, a raso pavimento; alla sua destra è presente un ambone con corpo a parallelepipedo sormontato da un leggio. Come sede è utilizzata una semplice sedia. E' presente l'altare maggiore storico, con un tabernacolo non coerente in legno intagliato e dorato appoggiato sulla mensa che contiene la custodia eucaristica al bisogno; negli anni Sessanta dovevano esserci delle balaustre in cemento, fatte rimuovere dall'Ufficio Liturgico dell'Arcidiocesi.
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