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Verrucola
Fivizzano
Massa Carrara - Pontremoli
chiesa
parrocchiale
Santa Margherita
Parrocchia di Santa Margherita
Facciata; Impianto strutturale; Pianta; Presbiterio; Struttura; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi; Elementi lignei; Torre campanaria o campanile
altare - intervento strutturale (1970)
1104 - 1137(prime attestazioni intero bene); 1148 - 1148(cambio di giurisdizione intero bene); 1352 - 1352(notizia intero bene); 1394 - 1477(passaggio politico intero bene); 1481 - 1481(evento sismico intero bene); 1537 - 1577(monache agostiniane intero bene); 1553 - 1553(archivio parrocchiale intero bene); 1568 - 1584(erezione in parrocchia intero bene); XVII - XVII(rifacimenti intero bene); 1786 - 1786(soppressione del monastero intero bene); 1920 - 1930(rifacimenti intero bene); 1995 - 1997(danni sismici intero bene); 2013 - 2013(danni sismici intero bene)
Chiesa di Santa Margherita
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Santa Margherita <Verrucola, Fivizzano>
Ambito culturale (ruolo)
maestranze fivizzanesi (cappella del complesso castrense)
Notizie Storiche

1104 - 1137 (prime attestazioni intero bene)

un atto del 1104 celebrato «in caminata domini Bosonis» attesta per la prima volta l'esistenza della Verrucola mentre un Diploma di Lotario II, di trentatre anni successivo, ricorda la chiesa di Santa Margherita tra le dipendenze del Monastero di San Prospero di Reggio Emilia

1148  (cambio di giurisdizione intero bene)

nella bolla pontificia del 1148 l'«Ecclesia S. Margheritae de Castro Verrucola» risulta incorporata nella giurisdizione del Vescovo di Luni e sottoposta alla Pieve di San Paolo a Vendaso

1352  (notizia intero bene)

Spinetta Malaspina, detto il Grande, feudatario della Verrucola (1282-1352) stabilì che qualora fosse deceduto in Lunigiana la sua sepoltura fosse collocata nella chiesa di Santa Margherita. Il marchese morì a Fosdinovo nel 1352 ma della sua tomba non si è trovata traccia. Alcuni sostengono che il suo corpo sia stato traslato a Verona nella chiesa San Giovanni in Sacco, fatta costruire dallo stesso Spinetta, e dove si trovava anche il monumento funebre, oggi all'Albert Museum di Londra

1394 - 1477 (passaggio politico intero bene)

Niccolò II Malaspina della Verrucola (1348 -1418) nel 1394 favorì la venuta dell'ordine degli Agostiniani a Fivizzano assegnando loro la chiesa di San Giovanni, costruita dal notaio Ser Puccio della Verrucola e da lui dotata; consacrata nel 1336 dal vescovo di Luni, Bernabò Malaspina, la chiesa venne distrutta dal terremoto del 1920. Nel 1477 la Repubblica di Firenze ebbe piena giurisdizione sull'antico feudo malaspiniano della Verrucola, ma la rocca medievale aveva perso importanza in favore del vicino forum di Fivizzano, che divenne sede del Capitano fiorentino e dove i marchesi possedevano alcune residenze già alla fine del secolo XIV

1481  (evento sismico intero bene)

nel 1481 la Verrucola subì una forte scossa di terremoto e l'abitato fu gravemente danneggiato. Il Libro della Compagnia dei Battuti dell'Archivio Parrocchiale di Fivizzano riporta che la fortezza, per effetto delle scosse, si aprì e le torri rovinarono al suolo. E' probabile che anche la chiesa, essendo inserita nel complesso, abbia subito danni

1537 - 1577 (monache agostiniane intero bene)

tra il 1768 ed il 1779 Giovanni Targioni Tozzetti, nelle sue Relazioni, scrive che Cosimo I°, Granduca di Toscana tra il 1537 ed il 1574, concesse l'antico castello della Verrucola, quasi in rovina, alle Fanciulle e Vedove di Fivizzano per fabbricarvi un monastero secondo la regola di Sant'Agostino. Nel 1577 si recò a vedere le muraglie, come si ricava dalle Memorie del Padre Agostiniano Alessio Stradella. Questo Monastero, realizzato con «grave spesa» mantenne la struttura antica, con merli e torrioni medievali. «La sua chiesa fino dagli antichi tempi ha mantenuto il titolo di S. Margherita» prosegue il Targioni suggerendo una sovrapposizione, da altri studiosi non confermata, della parrocchia, che in quel periodo si stava affermando, con la chiesa monastica

1553  (archivio parrocchiale intero bene)

l'archivio parrocchiale della chiesa di Santa Margherita risale al 1553

1568 - 1584 (erezione in parrocchia intero bene)

la chiesa divenne parrocchia autonoma tra il 1568 ed il 1584

XVII  (rifacimenti intero bene)

alcuni studiosi datano il rifacimento dell'edificio al secolo XVII, si può tuttavia proporre una datazione collegata anche alla riduzione del complesso castrense in monastero, avvenuta alla fine del secolo XVI

1786  (soppressione del monastero intero bene)

Pietro Leopoldo lo descriveva così «si fu a vedere il conservatorio di S. Maria della Verrucola situato sopra un fiume tre due monti a un miglio e mezzo fuori di Fivizzano in un antico castello o sia rocca del feudatario. La fabbrica è angusta, scomoda, fredda, cattiva, mal situata e mal tagliata, benché le mura siano forti». Il monastero fu soppresso

1920 - 1930 (rifacimenti intero bene)

il terremoto del 1920 causò danni all'edificio sacro che fu riparato e dipinto negli anni seguenti. A quella fase, per analogia con altri edifici religiosi della zona, si possono far risalire le decorazioni interne

1995 - 1997 (danni sismici intero bene)

la chiesa ha subito cadute d'intonaco per l'evento tellurico del 1995 ed e' stata chiusa per due anni per lavori interni di ripristino

2013  (danni sismici intero bene)

la chiesa ha subito lievi danni a seguito del terremoto del giugno/luglio 2013 ed e' stata chiusa in via cautelativa
Descrizione

la chiesa di Santa Margherita s'inserisce nel complesso fortificato della Verrucola, centro costruito su un promontorio naturalmente munito, scavato a nord dalle acque del torrente Mommio ed a sud da quelle del canale di Collegnago. La posizione strategica per il controllo dei valichi appenninici dell'Ospedalaccio e del Cerreto, e' facilmente raggiungibile, per vie interne, anche dalla Garfagnana. Appartenne, in origine, alla famiglia dei Bosi ed alla metà del Trecento ne fu unico signore Spinetta Malaspina e nel 1477, per volontà dell'ultimo marchese, la Verrucola passò sotto la giurisdizione fiorentina. L'antica chiesa castrense non è più riconoscibile nell'attuale edificio, che ha subito numerose trasformazioni dovute ad eventi bellici e sismici ed è stato ricostruito nei secoli XVI - XVII. Vi si accede attraverso una lunga scalinata appoggiata sul bordo meridionale dell'antico castello e dominata dalla poderosa cortina muraria. Tra l'antica rocca, oggi occupata dal giardino, e la dimora feudale si apre il porticato che protegge l'ingresso alla chiesa ed al castello, fiancheggiato da un campaniletto, dalle anteridi in pietra e dalla copertura piana. Il complesso originariamente castrense fu ristrutturato per ospitare un monastero femminile sotto la regola agostiniana concesso dai granduchi di Toscana alla metà del Cinquecento e, dagli stessi, soppresso alla fine del secolo XVIII. Il loggiato superiore, scandito da cinque eleganti arcatelle a sesto ribassato, è adiacente alla tribuna che permetteva agli abitanti della rocca di assistere alle celebrazioni liturgiche in forma privata attraverso l'apertura della lunetta della volta dell'aula liturgica posta sopra l'ingresso, bipartita da un'elegante colonnina cilindrica, con capitello a tronco di piramide e foglie angolari ornato nelle quattro facce da una foglia più piccola sormontata da una rosetta. L'interno, molto semplice, è scandito da due campate a crociera, ornate con decorazioni geometriche, floreali e figurazioni, riconducibili all'ambiente luigianese della metà del Novecento. Si distaccano da questo quadro la mensa dell'altare in arenaria manufatto locale del secolo XVII-XVIII, l'imponente dossale ligneo seicentesco ed una base erratica recante la data 1589, scritta in lettere capitali
Facciata
la facciata della chiesa parrocchiale di Santa Margherita è inserita nel complesso castrense della Verrucola; a destra la torre campanaria la separa dalla residenza medievale, fiancheggiata dalla poderosa torre trecentesca, mentre a sinistra si accosta all'alta muraglia del giardino dove si trovano resti di altre fortificazioni. Alla facciata della chiesa è addossato un loggiato articolato su due ordini, quello inferiore è formato da un'ampia arcata a sesto ribassato e da una minore a tutto sesto, mentre quello superiore è ritmato da una serie di cinque arcatelle a sesto ribassato sostenute da colonne in arenaria perfettamente calibrate sulle due sottostanti. La larghezza del campanile corrisponde al setto murario opposto, mentre delle cinque arcatelle tre soltanto equivalgono al vano interno della chiesa. Le altre due fanno parte di un'ampliamento addossato alla più antica struttura del cassero trecentesco, ben riconoscibile nell'androne-portico sottostante e rintracciabile anche nella cartografia ottocentesca. La ghiera a doppia curvatura, con chiavi laterali e conci ben squadrati, del portale che immette nel castello è chiaramente ridotta dalla struttura del portico e ciò significa che la chiesa doveva essere isolata e preceduta da una sola campata di portico probabilmente ampliata per collegare i vani residenziali con il giardino che si costruì, in tempi relativamente recenti, sulla parte occidentale del promontorio fortificato. La chiesa preceduta quindi dall'ampio portico lastricato, sostenuto da robusti pilastri in pietra, è ornata da un portale in arenaria dalla cornice continua, aperta in basso, e sormontato da un timpano triangolare aperto, appoggiato su un fregio ornato da un motivo a foglie allungate stilizzate
Impianto strutturale
l'impianto strutturale è generato da un rettangolo, profondo circa una volta e mezzo la larghezza, ripartito in due campate coperte a crociera fiancheggiato, a sinistra, dal corpo rettangolare della sacrestia, più basso ed addossato alla struttura principale. Sul fronte si affianca un doppio volume comprendente il porticato, antistante l'ingresso, sormontato dal loggiato e dall'adiacente tribuna che permetteva ai residenti del castello di assistere alle celebrazioni in forma privata. Quest'ultima si compone di due campate, a crociera, impostate sulla parte superiore della facciata, corrispondente, in genere al frontone, ed affacciate verso l'aula liturgica attraverso l'apertura dell'ampia lunetta della volta. Una colonna cilindrica, con capitello tronco-piramidale a motivi fogliari, collocata in corrispondenza dell'asse dell'edificio, ricompone le forze scaricando sul muro della facciata il peso delle crociere appoggiate sulla campata maggiore del sottostante portico
Pianta
all'edificio si accede tramite una lunga scalinata che conduce al portico, coperto da un'ampia volta a crociera rettangolare, sostenuta da un pilastro esagonale in conci di arenaria, ben disegnati, in corrispondenza dello spigolo sud orientale. L'austero vestibolo, di gusto rinascimentale, precede l'ingresso della chiesa, situato sull'asse dello spazio lastricato, e quello del castello un poco più elevato, collocato a destra, al termine di una gradonata di raccordo. L'aula è uno spazio rettangolare suddiviso in due campate ed animato dall'imponente dossale ligneo appoggiato alla parete di fondo. A sinistra si trova la porta della sacrestia con la scala che conduce alla tribuna, corrispondente al porticato esterno: è uno spazio rettangolare suddiviso in due campate, voltate a crociera, poste in contro orditura rispetto all'aula. Lo spazio, oggi utilizzato come cantoria, era privato ed a disposizione degli abitanti del complesso fortificato e doveva essere, per questa ragione, collegato con gli altri ambienti del castello tramite il porticato che lo fiancheggia verso la valle
Presbiterio
la chiesa non possiede un vero e proprio presbiterio ma soltanto una specializzazione della seconda campata dove si trovano, oltre all'altare maggiore, anche i due altari laterali e l'unica finestra che illumina la chiesa. L'adeguamento liturgico ha comportato lo smontaggio delle mense riutilizzando quella pregevole dell'altare destro, in arenaria, composta da mensole in pietra disposte ad angolo con protome di cherubino, basi di pilastri laterali con stemmi e paliotto raffigurante il monogramma di San Bernardino. La fisionomia del manufatto è riconducibile alla produzione di ambito fivizzanese dei secoli XVI-XVIII
Struttura
la struttura dell'edificio è in muratura portante di pietrame sbozzato e murato a calce. E' ricoperta da intonaco nelle parti interne del portico mentre l'esterno è ridotto in pietra a vista con manufatti speciali, conci regolari di arenaria, in corrispondenza delle aperture. A tratti si leggono resti di precedenti strutture ricomposti all'interno di un disegno unitario
Coperture
la copertura dell'edificio è a due falde inclinate coperte con manto di coppi ed embrici alla toscana appoggiata su orditura lignea. Si articola in tre parti, quella dell'aula coperta a capanna a falde simmetriche, attestate sulla parte superiore della controfacciata; quella del portico, ordita in senso opposto, con due falde di larghezza diversa appoggiate sul colmo delle volte a crociera della tribuna; quella della sacrestia ad una falda inclinata appoggiata al lato sinistro della chiesa
Pavimenti e pavimentazioni
il pavimento dell'aula è lastricato in arenaria come il portico esterno
Elementi decorativi
l'interno, dalle tinte calde in atmosfera buia, presenta superfici ornate con figure nelle volte e motivi geometrici e floreali nelle ghiere degli archi, riconducibili alla produzione lunigianese della prima metà del secolo scorso
Elementi lignei
il dossale ligneo dell'altare maggiore, contenente la tela della Vergine Immacolata tra i santi, è una pregevole manifattura seicentesca. Si compone di una trabeazione molto elaborata con dorature, policromie calibrate in modo da evidenziare il disegno delle parti architettoniche ornate con motivi fitomorfici. Le mensole terminanti con un timpano aperto sostengono un'architrave-fregio concavo al centro del quale si dispongono un fastigio rettangolare ed un cartiglio, sormontato da una protome di cherubino in valva di conchiglia, recante sul fondo nero il motto «Melius caeci vident fides amor». Al centro all'interno di una ricca cornice ornata di girali d'acanto si trova l'immagine della Vergine Immacolata incoronata, con i piedi appoggiati sulla luna, adorata dalle sante Lucia, Apollonia, Caterina d'Alessandria, da Sant'Agostino con l'abito nero dell'ordine ed, a destra, ancora un monaco agostiniano (San Nicola da Tolentino primo santo dell'Ordine?) ed una monaca inginocchiata (Santa Monica?). I due personaggi potrebbero essere anche il monaco Alessio Stradella che presentò al Granduca Cosimo primo la supplica per ospitare le monache alla Verrucola e la madre della comunità
Torre campanaria o campanile
il campanile chiude a destra la pagina compositiva della facciata che segue nell'articolazione del marcadavanzale del loggiato e nell'orizzontamento della copertura. Una finestra, parzialmente tamponata, si colloca al centro dello sviluppo verticale della torre compresa tra due pareti piene, quella più bassa forma la spalla destra del loggiato, mentre quella più alta di simili dimensioni, con l'orologio, precede la cella campanaria a quattro fornici, a copertura piana circondata da un parapetto in ferro. La cella, probabilmente ricostruita, si distingue dal resto della torre per la mancanza delle anteridi in pietra che invece delimitano le pareti sottostanti
Adeguamento liturgico

altare - intervento strutturale (1970)
l'altare maggiore, in muratura, ha subito la demolizione della mensa ed attualmente ha una chiusura con un paliotto in tessuto damascato che viene cambiato a seconda delle festivita' mentre l'altare laterale destro, in pietra arenaria di pregevole fattura, e' stato spostato al centro per le celebrazioni liturgiche; l'altare laterale di sinistra, in marmo, e' stato smontato, per simmetria, ed e' attualmente conservato nel deposito parrocchiale
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