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Firenze
Firenze
chiesa
parrocchiale
S. Remigio
Parrocchia di San Remigio a Firenze
Pianta; Facciata; Campanile; Interno; Elementi decorativi; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture
presbiterio - intervento strutturale (1970 (?))
IX - X(cenni storici carattere generale); 1040 - XI(cenni storici carattere generale); 1066 - XII(cenni storici carattere generale); XII - 1175(cenni storici carattere generale); XIII - 1237(cenni storico carattere generale); 1265 - XIII(cenni storici carattere generale); 1267 - 1292(cenni storici carattere generale); 1303 - XIV(cenni storici carattere generale); 1348 - XIV(cenni storici carattere generale); 1360 - XIV(cenni storici carattere generale); 1365 - XIV(cenni storici carattere generale); 1375 - 1428(cenni storici carattere generale); 1381 - XIV(cenni storici cappella sinistra); 1392 - 1450(cenni storici refettorio); 1419 - 1419(cenni storici affresco presso un altare); 1450 - 1450(cenni storici finestroni della navata sinistra); 1568 - 1576(cenni storici carattere generale); 1579 - 1584(cenni storici carattere generale); 1589 - 1593(cenni storici carattere generale); 1611 - 1633(cenni storici altari laterali); 1717 - 1717(cenni storici altare maggiore); 1817 - 1823(cenni storici carattere generale); 1827 - 1827(cenni storici sagrestia); 1838 - 1838(cenni storici cappella del SS. Sacramento); 1869 - 1869(cenni storici carattere generale); 1912 - 1912(cenni storici altare del SS. Crocifisso); 1966 - 1970(vicende conservative carattere generale); 1967 - 1970(vicende conservative carattere generale)
Chiesa di San Remigio
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Remigio <Firenze>
Altre denominazioni S. Remigio
Ambito culturale (ruolo)
tardo gotico (costruzione)
Notizie Storiche

IX - X (cenni storici carattere generale)

Secondo la tradizione fiorentina (ripresa da Stefano di Francesco Rosselli nel suo Sepoltuario del 1657 e poi dal Richa nel 1754), un primo 'spedale' sarebbe sorto dove è attualmente la chiesa di San Remigio agli inizi del IX secolo e all'ombra di Carlo Magno, fondato da pellegrini francesi diretti a Roma e dedicato, appunto, a San Remigio (439-533 circa), vescovo di Reims dal 471, l'"apostolo dei Franchi" che aveva convertito alla Chiesa romana il re Clodoveo, battezzandolo, secondo la tradizione, nel 496. Ragioni storiche, che si fondano soprattutto sullo sviluppo dei percorsi alternativi alla via Francigena per i pellegrini diretti a Roma e in Terrasanta, percorsi passanti anche per Firenze e risalenti solo alla metà del X secolo, fanno ritenere che la fondazione dell'hospitium o xenodochium risalga solamente a quest'ultimo secolo. Allo 'spedale' doveva essere annessa una cappella, che avrebbe avuto anche funzione di edificio sacro presso il porto d'Arno.

1040 - XI (cenni storici carattere generale)

Tra la fine del X e gli inizi del'XI secolo, ancora in età ottoniana, è da porsi la creazione della chiesa romanica, portuale e romea, di San Remigio, ad impianto basilicale a tre navate divise da colonne e con tre portali in facciata. Nata come chiesa del porto fluviale, all'ombra della corte marchionale canossiana, è nota dal 1040 quando il canonico Rolando, divenuto preposto del Capitolo fiorentino nel 1038, donò vari suoi beni allo 'spedale' di San Giovanni e alla vicina pieve di Santa Reparata per l'erezione di un nuovo altare all'interno della pieve stessa, dedicato a San Giovanni Evangelista. Tra questi beni erano comprese "integram meam portionem de ecclesia Sancti Remigii cum suas pertinentias, quæ est posita prope civitate[m] Florentia" e la sesta parte del vicino "portus in fluvio Arno". La nascita della basilica di San Remigio è quindi strettamente connessa al rifiorire del vicino porto formatosi in quel secolo, nonché, in qualche misura, al porto occidentale verso Verzaia.

1066 - XII (cenni storici carattere generale)

Tra XI ed inizi del XII secolo assistiamo all'avvicinamento alla città, all'episcopio ed al porto dei domini rurales Da Cintoia, consorti dei conti Guidi e forse dei conti Alberti di Catenaia, provenienti dal Valdarno Superiore. I Da Cintoia ed i loro consorti, nell'XI secolo e nei primi due decenni del XII, detenevano il potere sulla navigazione dell'Arno a monte e a valle di Firenze, nonché su ampi tratti di importanti vie di pellegrinaggio, sul porto orientale e sulla chiesa di San Remigio. Circa venticinque anni più tardi rispetto alla donazione effettuata da Rolando di Gottifredo, tra la fine del 1066 e gli inizi del 1067, Gisla o Ghisla o Kisla, anch'essa fidelis dell'episcopio fiorentino e vicina alla politica filopapalina dei conti di Canossa, donò la chiesa di San Remigio, "cum casis et rebus pertinentibus", al monastero femminile benedettino di San Pier Maggiore, donazione confermata dal vescovo Pietro Mezzabarba nello stesso 1067 e quindi dal vescovo Rinieri nel 1073.

XII - 1175 (cenni storici carattere generale)

Nella seconda metà del XII secolo San Remigio costituiva oramai una chiesa 'di Popolo', vale a dire la parrocchia del borgo, sebbene il popolo non ne detenesse ancora il patronato. Il nuovo circuito murario del 1172/1175 (il primo comunale), dilatando fortemente la superficie urbana intramuraria, inglobò tutto il borgo e la sua chiesa, comprese le case-torri dei Bagnesi, nate sui ruderi del porto vicino alle case dei Quona-da Castiglionchio.

XIII - 1237 (cenni storico carattere generale)

Nell'ambito della grande espansione urbana del XIII secolo al di fuori delle mura del XII secolo, verso est nacquero le case degli Alberti e dei Peruzzi, mentre furono ristrutturate quelle dei Quona-da Castellonchio, dei Castelli e dei Bagnesi, con i loro mulini e gualchiere. Parallelamente all'eutanasia del porto, assistiamo alla nascita di un nuovo ponte, quello di Rubaconte, oggi alle Grazie (1235/1237).

1265 - XIII (cenni storici carattere generale)

Il primo cantiere gotico della nuova 'fabbrica' della chiesa (post 1267-1292 circa) avviene sotto il patronato dei Bagnesi e degli Aldighieri. I lavori iniziarono al tempo di Tebalduccio di Tebaldo, eletto rettore della chiesa per volontà dei Bagnesi nel 1265. Allora si istituirono fluidi rapporti bivalenti con il cantiere di Santa Maria Novella, ma è solamente una leggenda nata nel Cinquecento quella secondo cui i 'mitici' fra' Sisto e fra' Ristoro si fossero ispirati a San Remigio per la nuova chiesa domenicana. Con probabilità fu demolita inizialmente l'abside e venne costruito un presbiterio a pianta rettangolare (di rapporto attorno a 1:2), poi coperto (forse solo agli inizi del Trecento) da una volta a crociera costolonata (con le Chiavi di San Pietro scolpite a bassorilievo nel concio circolare in chiave di volta), fiancheggiato da due cappelle simili tendenti alla pianta quadrata. Due finestre ed un finestrone sestiacuti e forse polilobati dovevano illuminare tali cappelle.

1267 - 1292 (cenni storici carattere generale)

I pilastri mediani e le paraste laterali su cui scaricano gli arconi furono realizzati in conci lisci di pietraforte, con lineari capitelli a doppio listello e doppio cavetto o guscio. Si passò quindi alla ricostruzione delle tre navate, mantenendo la larghezza di esse sostanzialmente invariata rispetto alla costruzione romanica. Il primo pilastro ad essere innalzato fu quello nordorientale, qualificato da un capitello gotico a crochets o Knospenkapitell con foglie d'acanto della prima corona sostituite da sedici elementi figurati: volti maschili e femminili schiacciati e rotondeggianti, dai grandi occhi a mandorla privi di pupille, di non altissima fattura, bensì alquanto popolareggianti. Ser Gherardo di Pepo Aldighieri edificò la cappella di sinistra, forse i Cattani da Diacceto quella di destra.

1303 - XIV (cenni storici carattere generale)

Con il Trecento i lavori proseguono con il secondo cantiere gotico tra il 1303 ed il 1363 (conclusosi al tempo del rettore vallombrosano Gherardello, al secolo Niccolò di Francesco, morto nel 1363 e che fu anche un compositore appartenente alla nota Compagnia di San Zanobi detta dei Laudesi ed amico di vari altri musicisti dell'Ars Nova), grazie alle elargizioni degli Aldighieri e dei Pepi. Si proseguì la costruzione delle navate (il secondo pilastro aniconico di destra degli anni Venti/Trenta del Trecento, i due primi pilastri occidentali degli anni Cinquanta del XIV secolo, le volte a crociera costolonate) e venne eretta la facciata a capanna (anni Quaranta del Trecento), con un solo portale mediano architravato e un originario oculo superiore, non più esistente. La chiesa è tipico esempio di quella che è stata definita la via fiorentina al Gotico, con una spazialità orizzontale dilatata in dialogo con il verticalismo gotico (Hallenkirche e Staffelkirche).

1348 - XIV (cenni storici carattere generale)

La chiesa, ad iniziare da circa la metà del XIV secolo, diviene internamente un cristallografico spazio dipinto. Tutte le 48 vele della chiesa furono dipinte, ad iniziare dalle tre cappelle. Vennero affrescati ¿ entro tondi polilobati ¿ quattro santi (gli Evangelisti) nella cappella maggiore, risalenti circa alla metà del XIV secolo (forse antecedentemente alla peste del 1348), ascrivibili alla bottega di Taddeo Gaddi; nelle nove crociere delle navate furono dipinti busti degli Apostoli e di San Remigio (nelle dodici della navata centrale, di maggior qualità, raffrontabili con quelli della cappella maggiore e del suo arcone e sempre del secondo quarto/metà del XIV secolo) e busti di Santi (dottori della Chiesa, diaconi martiri e vescovi) e di Profeti (in quelle corrispondenti alle navate laterali, di gusto maggiormente orcagnesco, opera di allievi o di figure comunque di minor spessore artistico, del terzo quarto del Trecento).

1360 - XIV (cenni storici carattere generale)

Di lato alla chiesa, in corrispondenza dell'angolata sudorientale ed in prosecuzione del blocco delle cappelle di testata, fu fondata nel Trecento la nuova torre campanaria, mai ultimata, nel cui ambiente terreno, adibito a sagrestia, furono eseguiti alcuni affreschi con scene di vita eremitica e cenobitica, ma pure con scene di caccia e cortesi ritraenti tornei cavallereschi, databili al settimo/ottavo decennio del XIV secolo e forse risalenti al tempo del rettore Gherardello (1360-1363).

1365 - XIV (cenni storici carattere generale)

Nella seconda metà del settimo decennio del Trecento lungo le pareti delle cappelle e delle navate laterali fu creata un'alta fascia ad imitazione di lastre marmoree rettangolari di differenti colori, che determinò l'inizio della decorazione parietale. Al di sopra di tali finte lastre nell'ultimo Trecento trovarono posto gli affreschi di vari pittori giotteschi, dei quali restano lacerti lungo la parete longitudinale destra nei pressi della porta laterale di chiesa (un San Sigismondo, opera forse di Pietro Nelli o di Niccolò di Pietro Gerini, ed un posteriore Cristo in Pietà, commissionato dalla famiglia Lori e attribuito a Mariotto di Nardo) e lungo quella sinistra (un San Cristoforo). Tali affreschi facevano parte di una decorazione speculare a coronamento laterale del tramezzo di chiesa: lungo ciascuna delle opposte pareti longitudinali, infatti, era la teoria di tre santi entro un'incorniciatura quadrangolare, posti sopra la fascia marmorizzata perimetrale.

1375 - 1428 (cenni storici carattere generale)

Nella cappella di destra restano gli avanzi di due santi: a sinistra San Giacomo Apostolo (Sant'Jacopo, il patrono dei pellegrini), a destra San Lorenzo, santi ai quali era dedicata allora la cappella medesima. All'ultimo quarto del Trecento risalgono anche gli affreschi con verzieri nella sala della canonica al primo piano. Nel 1428 il patronato passò al popolo proprio in seguito alle numerose opere di abbellimento alla chiesa fatte fare dalle varie famiglie (come i Bagnesi, i Gaddi, i Rustici, i Lori, i Bellacci) nei decenni precedenti. Il lungo cantiere gotico (circa 160 anni) poteva ritenersi finalmente concluso.

1381 - XIV (cenni storici cappella sinistra)

Gli Aldighieri discendenti da Donato di Ricco si estinsero ed il patronato della loro cappella passò, tramite Caterina (n. circa 1360), che sposò nel 1381 Zanobi di Taddeo di Gaddo di Zanobi Gaddi (circa 1340/50 ¿ testamento del 27.6.1400), ai membri della famiglia del marito di quest'ultima. Lo stemma binato degli Aldighieri-Gaddi, risalente alla fine del secolo, compare anche nella cappella di San Remigio.

1392 - 1450 (cenni storici refettorio)

Tra gli ultimi anni del Trecento e gli anni Quaranta del Quattrocento venne affrescata anche l'ex loggia laterale della canonica, destinata a refettorio per i pellegrini: sopra una fascia basamentale con l'Agnus Dei trovarono luogo un'Annunciazione e Scene della vita di Cristo, delle quali l'unica ancora leggibile è l'Ultima Cena. La data oscilla tra il 1392 circa ed il primo quindicennio del XV secolo se autore fu Niccolò di Pietro Gerini oppure fra gli anni Trenta e Quaranta del Quattrocento se ne fu autore Stefano d'Antonio di Vanni.

1419  (cenni storici affresco presso un altare)

Al 1419 risale l'affidamento a Mariotto di Cristofano dell'esecuzione di un affresco con S. Giovanni Gualberto, oggi perduto, da parte di Leonardo Rustici, che aveva le proprie case ad oriente della chiesa. La pittura raffigurava S. Giovanni Gualberto.

1450  (cenni storici finestroni della navata sinistra)

A metà Quattrocento i nuovi stilemi dell'Umanesimo fecero il loro primo parziale ingresso a San Remigio. Agli inizi del sesto decennio del secolo, infatti, le famiglie proprietarie degli altari nella navata di sinistra decisero di rinnovare le proprie cappelle. Il canonico Luca Ranucci fu verosimilmente colui sotto il cui impulso si attuò tale renovatio. Durante tali lavori furono eliminate le tre finestre gotiche presenti nella parete longitudinale sinistra di chiesa e vennero sostituite con altrettanti finestroni centinati, tipicamente di gusto quattrocentesco, che ritroviamo anche in numerose architetture del Brunelleschi. In facciata, infine, furono forse allora aperte due finestre centinate di simile fattura, documentateci nella veduta del 1584 di Stefano Bonsignori e da una foto d'epoca risalente alla fine dell'Ottocento, inizi del Novecento.

1568 - 1576 (cenni storici carattere generale)

Nel 1568 la chiesa fu elevata a prioria, avendo l'arcivescovo Antonio Altoviti (1521-1573) trasferito ad essa il titolo già di San Pier Scheraggio in occasione della costruzione degli Uffizi vasariani. Dal 1564 ne era parroco Niccolò Serguidi, di nobile famiglia volterrana vicina a Cosimo I. È agli inizi dell'ottavo decennio del secolo che dovrebbero forse ascriversi i primi lavori di ristrutturazione dell'area presbiteriale della nostra chiesa, anche qui, come in Santa Maria Novella, demolendo il tramezzo di fronte all'altar maggiore con il coro gotico. Ciò fu possibile attraverso la comune volontà del Granduca Cosimo I), di Niccolò di Sinibaldo Gaddi e di Niccolò Serguidi, servendosi probabilmente fin da allora dei servigi di Giovan Antonio Dosio. Verosimilmente, i lavori furono poi sospesi per la morte di Cosimo I e del Vasari nel 1574 e del Serguidi nel 1576. Solo Niccolò Gaddi rimase in vita e a lui dobbiamo l'inizio dei lavori di rifacimento della cappella familiare.

1579 - 1584 (cenni storici carattere generale)

Verso il 1579 fu eletto parroco il nobile Pietro Francesco di Benedetto Falconcini, anch'egli volterrano e vicino alla politica granducale, che continuò i lavori già intrapresi, sempre in accordo con Niccolò Gaddi e con l'intervento professionale forse del Dosio. Fu elevato il portale di accesso alla sagrestia e fu costruito il nuovo organo nel 1584 a spese di Vittorio di Vincenzo Saltamacchi, insieme al vicino loro altare (poi andato distrutto). Sempre nel 1584 i Bagnesi patrocinarono la ricostruzione dell'altar maggiore, della scalinata antistante e del nuovo pulpito.

1589 - 1593 (cenni storici carattere generale)

Nel 1589, infine, al tempo del Granduca Ferdinando I, il cardinale arcivescovo Alessandro de' Medici consacrò la chiesa. Nel 1593, ad ultimazione di tutte le opere (comprese le nuove croci greche della Via Crucis, scolpite a bassorilievo nei pilastri medioevali), il priore fece apporre una lapide marmorea a memoria di tale consacrazione. Niccolò Gaddi, frattanto, nel suo testamento del 1591 (morirà in quello stesso anno) lasciava l'incarico al fidato Luigi Alamanni (1558-1603) di portare a termine l'ancora incompiuto rifacimento della cappella familiare, che verrà concluso con l'inserimento della tela raffigurante l'Esaltazione di Maria, opera di Jacopo da Empoli.

1611 - 1633 (cenni storici altari laterali)

La prima metà del Seicento si contraddistingue per la ricostruzione dei quattro altari di chiesa lungo le navate laterali, che imprimeranno una nuova visione 'controriformata' allo spazio precedente, fornendo una differente scansione spaziale delle navate laterali. Secondo quanto attesta il Richa, fu Anton Maria Fabbrini, "Provveditore della Galleria di Sua Altezza Reale", cioè degli Uffizi, ed accademico delle Arti del Disegno, che fece giungere da Roma i nuovi altari laterali. In realtà, il solo progetto pare sia giunto da Roma (ascrivibile forse a Bernardino Radi); poi gli altari sembra plausibile che siano stati costruiti in pietra serena a Firenze. Il secondo altare di destra andò a occludere la porta laterale di chiesa.

1717  (cenni storici altare maggiore)

Nel 1717 il priore Anton Giuseppe di Giovan Camillo Spinetti fece ricostruire l'altar maggiore alla romana con tre gradi dorati scolpiti da Domenico Buccioni.

1817 - 1823 (cenni storici carattere generale)

Tra il 1817 ed il 1818 Giuseppe Rigoli, parroco dal 1816, ed il sacerdote Leopoldo Bigazzi, ambedue già vicini a posizioni illuministe e filonapoleoniche, fecero intonacare la facciata della chiesa e dipingerla a finti conci isodomi secondo una visione storicistica neomedievale. Fu ampliato anche l'originario oculo, trasformandolo nel finestrone attuale. Tra il 1820 ed il 1821 furono rifatte la pavimentazione interna in cotto e listoni di marmo bianco e la scalinata antistante le cappelle e venne ristrutturata la cappella maggiore su progetto di Luigi de Cambray Digny. Sopra l'altar maggiore, entro un'edicola lignea neoclassica intagliata da Paolo Sani e disegnata sempre dal Cambray Digny, verrà inserito il San Remigio che battezza il re dei Franchi Clodoveo, opera di Giuseppe Bezzuoli (1822/1823). Carlo Falcini, invece, affrescò la cappella di destra.

1827  (cenni storici sagrestia)

Il nuovo rettore della chiesa, Domenico Cozzi (o Colzi), entrato nel 1826, continuò l'opera di "ammodernamento" iniziata in precedenza. Il progetto per una nuova ed austera sagrestia fu affidato nel 1827 al giovane architetto Leopoldo Pasqui, occupando alcune botteghe poste a destra dell'edificio sacro, verso Mezzogiorno.

1838  (cenni storici cappella del SS. Sacramento)

Il rammentato rettore della chiesa, Domenico Cozzi, nel 1838 fece realizzare, sempre su disegno del Pasqui, anche l'altare marmoreo e le decorazioni neogotiche per la cappella di sinistra dedicata al SS. Sacramento, già degli Aldighieri. Le decorazioni pittoriche neogotiche per tale cappella furono eseguite da Paolo Benedetti, mentre le scene figurate vennero dipinte da Paolo Celestino Sarti.

1869  (cenni storici carattere generale)

Nel 1869, quando era priore Gaetano Chiarini, l'edificio sacro venne nuovamente restaurato, come si evinceva da una lapide già esistente in fondo alla chiesa.

1912  (cenni storici altare del SS. Crocifisso)

Nel 1912 un incendio semidistrusse l'altare del SS. Crocifisso con il suo Crocifisso miracoloso.

1966 - 1970 (vicende conservative carattere generale)

Il 4 novembre 1966 la chiesa fu impietosamente investita dall'alluvione. Fin dal 1967 furono eseguiti dalla Soprintendenza vari rilievi del complesso; nel 1969 il Ministero della Pubblica Istruzione concesse 21 milioni e 600.000 lire per il suo restauro. Dei lavori si occupò direttamente il Soprintendente ai Monumenti, architetto Guido Morozzi, coadiuvato dall'architetto Marisa Forlani Conti. Furono disfatti interamente il pavimento e la scalinata ottocenteschi e furono rifatte una nuova scalinata rettilinea ed una nuova pavimentazione in cotto. I quattro altari secenteschi lungo le navate laterali furono demoliti e vennero alla luce i lacerti degli affreschi trecenteschi dietro il secondo altare di sinistra del SS. Crocifisso e dietro il secondo di destra di San Giuseppe. Sul retro di quest'ultimo tornò in vista anche il portale laterale medievale tamponato, che sarà riaperto.

1967 - 1970 (vicende conservative carattere generale)

Nella cappella di sinistra fu demolito l'altare marmoreo ottocentesco del Pasqui e tornò in luce quello antico, che fu smontato, restaurato e ricollocato correttamente in situ, e vennero staccate le pitture murali superstiti del Sarti. Parimenti, nella cappella di destra, vennero staccate le pitture del Falcini. In nome sempre del Gotico, nel presbiterio furono demoliti l'altar maggiore e la decorazione neoclassica del Cambray Digny attorno al quadro del Bezzuoli. In facciata venne riaperta la porta laterale destra romanica. La chiesa fu riaperta al culto il 18 marzo 1970.
Descrizione

La chiesa di San Remigio è ubicata a Firenze nel quartiere di Santa Croce. La chiesa, rivolta verso occidente, prospetta sull'omonima piazzetta. All'esterno la facciata presenta una muratura in pietrame a vista, mentre all'interno è intonacata ed ha modanature architettoniche tipiche del Gotico fiorentino. La pianta si articola su tre navate e quelle laterali non posseggono più gli altari secenteschi. Tre cappelle, tra le quali quella maggiore mediana, concludono ad oriente l'edificio.
Pianta
La chiesa ha pianta basilicale a tre navate, concluse da tre cappelle rialzate. Tali cappelle hanno pianta quadrangolare. Dall'area antistante alle cappelle si accede alla sagrestia ottocentesca sulla destra e all'ambiente alla base del campanile, già originaria sagrestia. In facciata vi è un portale mediano ed uno laterale a destra, di pertinenza della precedente chiesa romanica. Una porta lungo la navata destra immette nel contiguo chiostro porticato. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 26,90, lunghezza fino agli archi delle cappelle: m 23,80, larghezza navata centrale m 6,30, larghezza totale m 14,70.
Facciata
La facciata è a capanna, con apparecchio murario a vista costituito da conci in arenaria su filari non isodomi, presente anche negli altri due prospetti settentrionale ed orientale. La chiesa ha un portone centrale di accesso in facciata con portale architravato in arenaria ed uno laterale sulla destra, architravato, ambedue sormontati da lunette (sestiacuta gotica quella sopra il portale mediano, a pieno centro romanica quella sul portale destro). Sopra il portale centrale si apre un finestrone centinato. Un coronamento sottogronda è costituito da archetti su beccatelli, che continuano pure lungo il prospetto sinistro settentrionale.
Campanile
Il campanile è a torre a pianta quadrata, realizzato in filari di conci a vista, mai terminato (un progetto ottocentesco di ultimazione in stile non fu mai realizzato). Si trova in corrispondenza dell'angolata sudorientale della chiesa. La più tarda cella campanaria è realizzata in mattoni a vista e coperta con un tetto a capanna.
Interno
Nel suo complesso la chiesa è un tipico esempio di edificio gotico ad aula (Hallenkirche), dove il verticalismo delle strutture è attenuato da una forte spazialità orizzontale. Tutte le superfici murarie e l’intradosso delle volte a crociera delle navate e delle tre cappelle sono intonacate e tinteggiate a colore chiaro, con lacerti degli affreschi trecenteschi. I quattro pilastri a sezione ottagonale in conci isodomi di pietraforte sono sormontati da un secondo breve ordine di paraste sulle quali si impostano chi archi ogivali che dividono le campate della navata maggiore, coperte con tre volte a crociera costolonate. Direttamente al di sopra dei capitelli dei pilastri, sugli altri tre lati si impostano, invece, gli archi sestiacuti ortogonali alla facciata e dividenti la nave maggiore dalle minori e gli altri archi posti parallelamente alla facciata e suddividenti le campate delle due navate laterali, coperte anch'esse da volte a crociera costolonate. Questi ultimi archi scaricano dalla parte opposta su paraste in pietraforte poste lungo le pareti longitudinali. L'altezza massima della navata centrale è di m 13,10, la minima di m 11,30, con uno scarto di m 1,80 fra l'imposta delle volte a crociera e il colmo in chiave. Una breve scalinata di cinque gradini conduce al ripiano di fronte alle cappelle, divise da pilastri a sezione quadrata in pietraforte, qualificate da tre arconi sestiacuti e da coperture con volte a crociera (di minore altezza le due cappelle laterali). Lungo la parete longitudinale sinistra, in corrispondenza delle campate della navata minore, sono tre finestroni centinati; due finestre sestiacute illuminano le cappelle laterali, mentre un finestrone rettangolare è nella cappella maggiore. Un altro finestrone centinato si trova in controfacciata. Una monofora di pertinenza della chiesa romanica è visibile nella parete longitudinale sinistra, due altre monofore (ma attualmente cieche) si possono osservare lungo la parete longitudinale destra. Nella terza campata della navata laterale destra è la mostra lignea dell'organo con la sua cantoria in pietra.
Elementi decorativi
Vari lacerti di affreschi trecenteschi si trovano lungo le pareti longitudinali, in corrispondenza dell'intradosso dell'arcone presbiteriale, nelle pareti della cappella maggiore, in quelle della cappella di destra e in tutte le volte a crociera, all'infuori che in quelle della cappella di sinistra, dove, però, è presente l'originario altare del XIV secolo. Nella cappella di destra è la mensa settecentesca dell'altare di patronato dei Beccuti o Del Beccuto, sorretto da due mensoloni e con lo stemma familiare nel mezzo.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione delle navate e delle tre cappelle è in cotto, in formato quadrato posato in diagonale; gli scalini della scala antistante le cappelle sono in arenaria.
Coperture
Navate e cappelle sono coperte da volte a crociera in mattoni intonacate. Le falde del tetto a capanna sono costituite da capriate lignee con terzere e travetti sormontati da un pianellato. Il manto di copertura è in coppi e tegole piane.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1970 (?))
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare messo in opera negli anni '70 del secolo scorso. L’altare è posto al centro della cappella maggiore ed è costituito da ampia mensa eucaristica in muratura, rivolta verso i fedeli e rivestita frontalmente con paliotto ligneo decorato in bassorilievo. Dimensioni complessive: cm 109 x 270 x 97. Tabernacolo collocato nella cappella laterale sinistra. Sede lignea posta al centro della parete tergale della cappella maggiore. Ambone ligneo, mobile, sul lato sinistro del presbiterio. Fonte battesimale: in uso bacile mobile. Due confessionali lignei di fattura moderna sono addossati alle pareti laterali della prima campata.
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