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Firenze
Firenze
chiesa
parrocchiale
S. Maria a Mantignano
Parrocchia di Santa Maria a Mantignano
Pianta; Facciata; Campanile; Interno; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture
presbiterio - intervento strutturale (1975 ? )
X - 1046(origini carattere generale); 1083 - 1083(realizzazione intero bene); 1084 - 1094(cenni storici carattere generale); 1130 - 1142(cenni storici carattere generale); 1148 - 1190(cenni storici carattere generale); 1178 - 1178(cenni storici carattere generale); 1190 - 1190(cenni storici carattere generale); 1190 - 1195( cenni storici carattere generale); 1198 - 1200(cenni storici carattere generale); 1208 - 1211(cenni storici carattere generale); 1236 - XIII(cenni storici carattere generale); 1260 - 1291(cenni storici carattere generale); 1370 - 1370(fortificazione del complesso intero bene); 1440 - 1441(cenni storici carattere generale); 1500 - 1550(opere decorative interne chiesa); 1551 - 1551(cenni storici carattere generale); 1556 - 1565(soppressione monastero); 1580 - 1599(realizzazione ''Crocifisso'' arredo chiesa); 1641 - 1641(cenni storici carattere generale); 1684 - 1684(realizzazione controsoffittatura chiesa); 1745 - 1745(cenni storici carattere generale); 1785 - 1788(cenni storici carattere generale); 1792 - 1792(cenni storici carattere generale); 1833 - 1847(cenni storici carattere generale); 1895 - 1895(danni da sisma intero bene); 1935 - 1940(restauro complessivo intero bene); 1961 - 1961(fonte battesimale chiesa); 1971 - 1979(adeguamento liturgico presbiterio); 1981 - 1989(cenni storici carattere generale); 2000 - 2000(rifacimento impianto elettrico chiesa); 2010 - 2013(vicende conservative chiesa); 2019 - 2019(rifacimento manto copertura )
Chiesa di Santa Maria a Mantignano
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Santa Maria a Mantignano <Firenze>
Altre denominazioni S. Maria a Mantignano
Ambito culturale (ruolo)
romanico (impianto)
Notizie Storiche

X - 1046 (origini carattere generale)

Nei secoli X-XII i conti Cadolingi di Fucecchio e di Borgonuovo controllano un lungo tratto della via Francigena e tutta la zona pianeggiante ad Occidente della Greve, area gravitante attorno alla via Pisana (costituente un incrocio di genti e di merci, all'ombra dei loro visconti, i "vicecomites" Nerli, il cui primo visconte locale ci è noto nel 1049) e ad un importante diverticolo della Francigena stessa. Ad essi, agli estremi confini orientali dei loro possedimenti, spettano anche il patronato della chiesa di Santa Maria "ad curtem Agnani" (memoria di un romano "praedium Annii", Il Palagiaccio, odierna villa Lisi), che nel 1004 donano ai Cluniacensi di S. Salvatore a Settimo e che nel 1015 Enrico II conferma alle dipendenze di questi ultimo, e la curtis di Mantignano (antico "praedium Amantinii"), confermata loro da Enrico III nel 1046.

1083  (realizzazione intero bene)

Secondo la tradizione maturata nei secoli, ad Uguccione di Guglielmo de' Cadolingi (m. 1096) e al suo visconte Nerlo di Segnorello dobbiamo la creazione, poco prima del 1083, del monastero benedettino delle potenti “abbadesse” di Santa Maria a Mantignano, legato a quello cluniacense di S. Salvatore a Settimo. ll patronato spetta ai Nerli. La chiesa è realizzata secondo le direttive ambrosiane, con asse di sviluppo sudest-nordovest e con rapporti metrici basati sul piede di Liutprando (cm 44), come nella seconda fase cluniacense di costruzione ed ampliamento della badia a Settimo. L'icnografia originaria forse è già a croce latina nella variazione a tau, diffusa dai Benedettini dal X secolo e sostenuta dai Vallombrosani nell'XI per il contemporaneo riferimento alla Croce e alla Trinità. Un primo campanile è posto tergalmente di lato all'abside semicircolare a destra, mentre un secondo, speculate, è stato ipotizzato sorgesse a sinistra, dove ancora si vede la base quadrata di una torre.

1084 - 1094 (cenni storici carattere generale)

Nel 1084 la monaca Imilla (Imilia, Emilia, forse appartenente ai Cadolingi), la prima badessa a noi nota e così definita solo nel 1090, è beneficiata con un lascito testamentario di beni a Sollicciano, che nel 1090 permuta con Rozzo, arciprete di Firenze; in quel periodo il rettore della chiesa di Mantignano è prete Walfredo, che ottiene l'investitura da parte del conte Uguccio di Bulgaro de' Cadolingi nel 1087; lo stesso nel 1094 dona alla badessa Emilia alcune proprietà ad Agnano.

1130 - 1142 (cenni storici carattere generale)

Dopo il 1130 le badesse ottengono da papa Innocenzo II la protezione apostolica, la conferma della regola benedettina e quella dei loro possessi e si reputano dipendenti direttamente dalla Santa Sede e non dal vescovo di Firenze. Ciò comporterà scontri con il potere vescovile. La nuova badessa di Santa Maria a Mantignano, Cecilia (Cilia), eletta senza il consenso del vescovo di Firenze Gottifredo degli Alberti, viene da quest'ultimo deposta prima del 1142.

1148 - 1190 (cenni storici carattere generale)

Per ordine del nuovo abate generale vallombrosano Ambrogio e con il consenso di Atto II, vescovo di Firenze, dal 1148 al 1190 è badessa Berta, identificata con la beata Berta di Lotario de' Cadolingi (1106-1197), nipote del fondatore e secondo la tradizione proveniente dal cenobio vallombrosano di S. Maria a Cavriglia, che dirige il monastero in maniera ferrea e vi introdurrebbe la regola vallombrosana, procurandogli un forte consolidamento della ricchezza patrimoniale sempre all'ombra dei Cadolingi.

1178  (cenni storici carattere generale)

Nel 1178 è documentato un borgo attorno al monastero.

1190  (cenni storici carattere generale)

Nel 1090 Berta avrebbe rinunciato alla carica essendo in disaccordo sulla questione dell'"apostolica protectio" (prima di andarsene avrebbe bruciato la pergamena con il "privilegium libertatis") e si sarebbe di nuovo ritirata a S. Maria a Cavriglia. Secondo recenti studi del 2019, però, l'identificazione della beata Berta da Cavriglia con la badessa omonima di Mantignano (proposta fin dal 1900 da Teodoro de Colle sulla scia della vaga ricostruzione della vita della cavrigliese fatta nel Quattrocento dall'agiografo vallombrosano Girolamo da Raggiolo) non sarebbe storicamente verosimile; si sottolinea come il monastero di Cavriglia venga ricordato per la prima volta come vallombrosano solo nel 1153 e non nel 1148 e come quello di Mantignano fosse invece legato a quello cluniacense di Settimo. Ma anche in quest'ultimo si erano insediati per qualche tempo i Vallombrosani (sempre legati ai Cadolingi), forse già nel 1068 e di sicuro nel 1073-1076, non più nel 1090.

1190 - 1195 ( cenni storici carattere generale)

Nel 1190 diviene badessa Giulia (Iuliettina), citata per la prima volta nel 1193. Nel 1195 è documentata l'esistenza di un chiostro monastico con pozzo ad occidente della chiesa.

1198 - 1200 (cenni storici carattere generale)

Nel 1198/1199, facendo nuovamente valere l'autonomia confermata da papa Celestino III dopo il 1191 (nuovo "privilegium libertatis"), si fa eleggere badessa Marta, senza il consenso del vescovo Pietro, che la depone. Il 4 marzo 1199, però, le monache giurano fedeltà al vescovo Pietro e la badessa viene confermata nel 1200, ma la questione non è risolta.

1208 - 1211 (cenni storici carattere generale)

Nel 1208 Innocenzo III dichiara nuovamente le monache indipendenti dal vescovo, ma questa volta solo per le elezioni della badessa. Nel 1209, però, al tempo del vescovo Giovanni da Velletri, è nominata badessa Giustina, che come primo atto dichiara falsa la bolla di papa Celestino III e le monache giurano nuovamente obbedienza al vescovo in quell'anno. Le monache, tuttavia, sono in fermento e lo scontro si conclude solo il 9 aprile 1211, stabilendo che l'elezione della badessa spetti al vescovo e poi la nomina sia confermata dal priore di Camaldoli e dall'abate di Settimo vecchie emanazioni già dei conti Cadolingi).

1236 - XIII (cenni storici carattere generale)

Il monastero di Mantignano rimane legato a quello di badia a Settimo anche quando in quest'ultimo subentrarono i Cistercensi nel 1236.

1260 - 1291 (cenni storici carattere generale)

Effimeri sussulti di autonomia rinascono nel 1260, ricordati con nostalgico orgoglio ancora nel Trecento in una lapide "Monasterium [...] ad Romanam Ecclesiam nullo medio pertinens, ut in suis privilegiis apertissime demonstratur", "Monastero [...] di pertinenza della Chiesa di Roma senza nessun intermediario, come chiaramente si deduce dai suoi privilegi"). Il "Monasterium dominarum S. Mariae de Mantignano" alla fine del secolo, guidato da due badesse, Cecilia e Agnese, gode di buona salute economica: tra il 1276 ed il 1303 paga di decima annua 21 lire e 8 soldi. Il monastero viene ricostruito in buona parte dopo il 1273. Nel 1291 è confermato ancora ai Nerli il patronato della chiesa.

1370  (fortificazione del complesso intero bene)

L'intero complesso, chiuso a quadrato, è rifortificato attorno al 1370, in parallelo al complesso della badia a Settimo, durante la guerra contro il Duca di Milano. A tale epoca una "Madonna con il Bambino" già attribuita alla bottega di Nicola Pisano (1223-1281), ma ascrivibile invece a quella di Nino Pisano (1315-1370), ora nel deposito di S. Stefano al Ponte.

1440 - 1441 (cenni storici carattere generale)

Passato alle monache di Sant’Apollonia nel 1440, il monastero è trasformato in 'spedale' femminile. La vecchia badessa, Bartolomea, si ritira a vita privata con una pensione annua di 80 fiorini d'oro. Le monache di S. Apollonia mantengono il patronato della chiesa; esercita funzioni di parroco del 'popolo' di Mantignano un monaco di Badia a Settimo. Al tempo dell'unione dei due monasteri, voluta da papa Eugenio IV, è badessa di S. Apollonia Cecilia de' Donati. L'unione definitiva avviene il 14 luglio 1441

1500 - 1550 (opere decorative interne chiesa)

La chiesa viene ridecorata tra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo dalle monache di S. Apollonia. Nel Primo Cinquecento sul primo altare a destra è dipinta una "Madonna con il Bambino con i Santi Giovanni Battista, Antonio Abate, Nicola di Bari ed un Vescovo", già ascritta alla bottega di Ridolfo del Ghirlandaio (1483-1561) e più recentemente a Mariotto Albertinelli (1474-1515), dove in basso è l'emblema di S. Apollonia. Sull'altare speculare a sinistra, attorno alla statua trecentesca della Madonna, sono dipinti alcuni Santi attorno ad un sarcofago contenente rose (un'"Assunzione della Vergine"?), oggi solo parzialmente conservatisi nel solo settore inferiore, ed è inserito un tabernacolo in pietra. Vengono rifatti pure il ciborio dell'altar maggiore, il tabernacolo degli oli santi e un rosone circoscritto da foglie d'alloro.

1551  (cenni storici carattere generale)

Nel 1551 il 'popolo' di S. Maria a Mantignano conta 115 anime.

1556 - 1565 (soppressione monastero)

Soppresso da Paolo IV o da Pio IV Cinquecento, l’ex monastero in seguito è ridotto a casa colonica.

1580 - 1599 (realizzazione "Crocifisso" arredo chiesa)

Verso la fine del Cinquecento viene fatto realizzare un nuovo "Crocifisso" (ora nell'abside).

1641  (cenni storici carattere generale)

Nel 1641 è fondata la Compagnia del SS. Sacramento ("Societas Corporis Christi").

1684  (realizzazione controsoffittatura chiesa)

Nel Seicento la navata della chiesa viene dotata di una controsoffittatura a botte e sono rifatti i due altari laterali. Nel 1684 il transetto sinistro, dato alla Compagnia del SS. Rosario, riceve un nuovo altare, pagato 50 ducati, dei quali 40 dal confratello Arcangelo di Domenico Arcangeli da Città di Castello.

1745  (cenni storici carattere generale)

Nel 1745 il 'popolo' di S. Maria a Mantignano conta 216 anime.

1785 - 1788 (cenni storici carattere generale)

Nel 1785 lo 'spedale' delle monache e la Compagnia del SS. Sacramento sono soppresse dal Granduca e la chiesa, fino ad allora "cappellania amovibile" delle monache, diviene "inamovibile" con obbligo al parroco di risiedervi, cioè parrocchiale a tutti gli effetti. Alle monache di S. Apollonia resta il patronato della chiesa. Negli anni seguenti i locali del complesso ex monastico sono adibiti a private abitazioni. Il nuovo parroco è Giuseppe Maria Del Chiaro, figlio del matematico Ippolito Gaetano, che verrà sepolto in chiesa nel 1788.

1792  (cenni storici carattere generale)

Nel 1792 viene ripristinata la Compagnia.

1833 - 1847 (cenni storici carattere generale)

Nel 1833 il 'popolo' di Mantignano conta 361 anime, nel 1847 450. Dal 1845 ne è parroco Marco Matteucci. Il patronato spetta al Granduca "per le ragioni delle RR. Monache di S. Apollonia".

1895  (danni da sisma intero bene)

Nel 1895 il complesso è danneggiato dal violento terremoto del 18 maggio di quell'anno.

1935 - 1940 (restauro complessivo intero bene)

La chiesa è oggetto di un importante intervento di ‘ripristino’ tra il 1935 e il 1941 ad opera della Regia Soprintendenza di Firenze, in parte dovuto all’architetto Piero Sampaolesi (1904-1980), dipendente della Soprintendenza dal 1934. Allora è parroco Aurelio Ballerini. viene demolita la controsoffittatura centinata della navata, sono eliminati gli altari laterali, sono stonacate le pareti interne e sono ricostruiti gli arconi in pietra, viene eliminata la cantoria in controfacciata. Il nuovo altar maggiore è disegnato dal Sanpaolesi.

1961  (fonte battesimale chiesa)

Il fonte battesimale, disegnato dall’architetto della Soprintendenza fiorentina Guido Morozzi (1909-2002), risale al 1961 ed è voluto dal parroco don Ballerini.

1971 - 1979 (adeguamento liturgico presbiterio)

Negli Anni Settanta il parroco don Gino Scardigli porta in avanti l'altar maggiore e lo riduce secondo le normative postconciliari.

1981 - 1989 (cenni storici carattere generale)

Negli Anni Ottanta la parrocchia è unita a quella di S. Stefano a Ugnano.

2000  (rifacimento impianto elettrico chiesa)

Nel 2000 è rifatto l’impianto elettrico della chiesa.

2010 - 2013 (vicende conservative chiesa)

Nel 2010 è rifatto l’impianto di illuminazione e nel 2013 quello di riscaldamento. Nel 2012 sono restaurati gli affreschi nelle nicchie al centro delle pareti laterali.

2019  (rifacimento manto copertura )

Nel 2019 è rifatto il manto di copertura della chiesa.
Descrizione

La chiesa di S. Maria si trova a Mantignano, frazione del Comune di Firenze. La chiesa sorge ai margini del borghetto di Mantignano, inserita in quello che fu un monastero, ancora circondata da campi coltivati di pianura. La fronte prospetta sulla corte centrale, ai cui lati sono gli ex edifici monastici, oggi di proprietà privata e ad uso abitativo. La torre campanaria a pianta rettangolare è sul retro, a destra, e sul lato opposto si trovano la sagrestia e la canonica. La facciata è a capanna, la pianta a tau absidata.
Pianta
La chiesa ha pianta a tau con abside semicircolare. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 23,20, lunghezza fino all'arco absidale: m 20,40; larghezza della navata: m 8,50, larghezza toltale comprese le cappelle laterali: m 16,90.
Facciata
La facciata, rivolta a nordovest, è a capanna, non intonacata. I prospetti esterni sono misti in arenaria, alberese e inserti di laterizi. In asse centrale reca in alto una finestra rettangolare strombata ed in basso il portale architravato in arenaria sormontato da un ampio arco di scarico in mattoni. Le finestrature laterali sono cieche in seguito agli interventi di restauro del Novecento; in basso a sinistra reca visibili tracce di un'apertura centinata poi tamponata in mattoni. Il settore più antico corrisponde a quello inferiore realizzato in ampi conci non isodomi, ma l'apparecchio murario meglio conservatosi è quello posto sul retro, nell'abside semicircolare, nella porzione inferiore della canna del campanile e nella costruzione a destra (in visione frontale) dell'abside medesima, elevata per una modesta altezza e già trasformata in colombaia nel Settecento, forse di pertinenza di una seconda torre.
Campanile
Il campanile è a pinta quadrata, con apparecchio murario a vista in conci di pietra non isodomi nel settore inferiore ed misto in pietrame e in mattoni in quello superiore. In alto presenta lacerti di intonaco. Possiede vari livelli di monofore e nella cella le tre campane sono elettrificate ed in funzione.
Interno
L’interno è ad aula unica, a pianta rettangolare culminante in lieve ascesa nel presbiterio con abside semicircolare e cappelle laterali, definite da arconi in pietra dovuti alla ricostruzione prebellica, tramite le quali la pianta è riconfigurabile in una croce a tau absidata. I conci dei prospetti interni sono a vista. Al centro delle pareti laterali sono due nicchie centinate con affreschi primo-cinquecenteschi; il rivestimento e le mostre delle nicchie sono lisciati a mestola e simili al marmorino. In quella di sinistra è presente anche un tabernacolo in pietra trabeato con lesene laterali corinzie dal fusto scanalato e rudentato, contenete una "Madonna con il Bambino". Il presbiterio è rialzato su un basamento in muratura e cotto con in gradino in pietra; in alto si trova il "Crocifisso" tardo-cinquecentesco. Alla testata della cappella laterale sinistra (già dedicata al SS. Rosario) è un dossale d'altare lapideo del 1684, con colonne dai capitelli in una variante ionica ed un frontone centinato spezzato a valva di conchiglia recante al centro l'emblema bernardiniano; l’altare è stato smontato, la decorazione della nicchia a parete è ad imitazione di graffito, con ossidi di terra incisi su bianco e recanti al centro la statua del "Sacro Cuore di Gesù"; nella parete laterale sinistra della cappella si apre l’accesso alla sagrestia. Nella cappella sul lato opposto, al centro della parete tergale, è un altare di recente fattura (1991) e piccole dimensioni dedicato alla mitica S. Berta, della quale custodirebbe una reliquia; sul lato sinistro della parete di fondo si apre l’accesso alla torre campanaria. Il controfacciata si trova una bussola lignea e, a sinistra, il fonte battesimale del 1961. La chiesa prende luce dal finestrone in facciata, dalla monofora nell'abside e da due finestre centinate nelle cappelle laterali. L'altezza massima della navata è m 10,50, la minima m 8,80.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione è in cotto arrotato in opera con mattoni rettangolari disposti a spina. Al centro vi sono cinque lastre tombali in marmo ed arenaria. Sotto all'attuale pavimentazione, ad una quota inferiore di circa m 1,5 è l’antica pavimentazione (anch’essa in cotto) e ad oggi visibile da un pozzetto coperto con cristallo presso la parete laterale sinistra.
Coperture
La navata ha copertura poggiante su sei capriate, con orditura primaria e secondaria lignee e pianelle. Il tetto è a capanna con manto di copertura in coppi e tegole piane; l'abside presenta un tetto a semicono coperto in tegole.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1975 ? )
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare realizzato sul finire degli anni ’70. L’altare è costituito da una mensa in arenaria poggiante su due basamenti in muratura. Le dimensioni della mensa eucaristica sono: lunghezza cm 235, larghezza cm 116, altezza cm 100. Il tabernacolo è posto al centro del catino absidale su piedritto in conci di alberese. In uso leggio in legno con fusto in arenaria a balaustro (colonnino da altari laterali smontati nel XX secolo). Fonte battesimale in arenaria, a pianta circolare su fusto a colonna, realizzato nel 1961 e collocato presso la controfacciata, sul lato sinistro.
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